UN'ISOLA AVVELENATA IN EUROPA: INCHIESTA DEL GIORNALE "TAZ" DI BERLINO SUGLI AVVENIMENTI DEL SALTO DI QUIRRA IN SARDEGNA

Alexandra Porcu con il giornale "Taz" che parla della Sardegna

Alexandra Porcu con il giornale "Taz" che parla della Sardegna


riferisce Alexandra Porcu

Inchiesta di Ambros Weibel e Marie- Claude Bianco

La storia che ha come protagonisti le indagini del procuratore Domenico Fiordalisi, la resistenza di Mariella Cao e il bisogno di verità  di Stefano Artizzo, padre di una bambina malformata, non si svolge in un angolo sperduto del mondo. La Sardegna non è solo un posto di vacanze per molti tedeschi, non è da decenni solo luogo di stazionamento dell’esercito federale tedesco, è una terra che, dovendo sopportare la sproporzionata presenza militare dell’Italia e della Nato, mette in evidenza i veri costi delle guerre che la Germania conduce in paesi remoti. Conoscerli è importante sia per coloro che – come l’autore –  ritengono necessario l’impegno militare in Libia, sia per coloro che sono si rallegrano di essere riusciti, con decenni di proteste, ad allontanare dalla soglia della loro casa l’inquinamento militare: ebbene, non è scomparso. E’ difficile calcolare le conseguenze di una ricerca su questo tema: ne soffrirebbe il turismo? Verrà mai fuori tutta la verità su ciò che nel poligono di Quirra è stato sparato, bruciato e sotterrato – non solo dai militari ma anche da ditte private? Verranno mai risarcite le vittime? E in questo caso, come? Finanziariamente? Spiritualmente? Il messaggero delle cattive notizie è colpevole del fatto che gli allevatori facciano sopprimere le vacche, le pecore e le capre, perché non sanno più cosa farsene e perché i politici in Sardegna e a Roma non riescono a prendere decisioni adeguate? Una cosa è chiara: l’esercito tedesco e la fabbrica di armi EADS devono confrontarsi con Quirra – e senza temere il conflitto. Devono informare i soldati stazionati a Quirra e le loro famiglie sul procedere delle indagini della Procura di Stato a Lanusei. Devono collaborare da subito con la giustizia. E i sardi? Hanno bisogno di una rivoluzione: e smetterla di farsi mantenere dai militari, basta Bombardegna! Il chiarimento dello scandalo di Quirra è solo il primo passo di un lungo cammino.
Il procuratore Domenico Fiordalisi  dispone per prima cosa che vengano allontanati diecimila capi di bestiame, tra pecore, capre e bovini. Non devono più pascolare nel Salto di Quirra, il poligono militare nella Sardegna sud orientale. Gli allevatori si indignano. Ma se Fiordalisi si lasciasse intimidire, sarebbe certo la persona sbagliata per questa azione. Quando Fiordalisi si sposta in luoghi pubblici è scortato da tre uomini armati di pistole di grosso calibro. La Procura di Stato della città di Lanusei, la più piccola capitale di provincia in Italia, ha sede in un edificio beige in stile funzionale. In un pomeriggio di sole vediamo Fiordalisi che entra nel suo ufficio chinando la testa. Le porte sono basse e lui è quasi un gigante. Il procuratore ha appena ordinato il sequestro del più grande poligono militare in Europa: il Salto di Quirra. Sta indagando l’excomandante del poligono per omicidio. Il poligono è grande quanto la città tedesca di Darmstadt, 116 km quadrati. Per ora le operazioni militari possono proseguire. Ma il territorio non può più essere utilizzato come pascolo. Adesso protestano gli agricoltori. Ma già molti caseifici si rifiutavano di produrre formaggio dal latte di pecore che partoriscono agnelli con gli occhi dietro le orecchie. Forse i contadini sono il più piccolo dei problemi di Fiordalisi. Un’iniziativa di cittadini denuncia da decenni le alte percentuali di morti per cancro nelle zone circostanti il poligono. All’origine del sequestro ordinato da Fiordalisi c’è il sospetto su un fabbricante di armi tedesco e sull’esercito delle repubblica federale. Si tratta delle testate all’uranio. Per le quali Domenico Fiordalisi ha preso contatto con le autorità tedesche. Per molti Fiordalisi è l’ultima speranza dopo anni di silenzi. Altri scrivono sui muri minacce di morte contro di lui. 50 000 euro all’ora pagano, secondo le informazioni del procuratore, al ministero della difesa italiano le ditte che fanno esplodere sostanze non meglio identificate nel cielo sardo per poi farle ricadere sul terreno e lasciarle penetrare nelle falde acquifere. Rilassato come un orso, Fiordalisi siede nel suo luminoso ufficio dai mobili di disegno funzionale. Sulla scrivania regna l’ordine. Solo sotto il tavolo i suoi piedi denunciano nervosismo a certe domande. Il luogo che sembra innervosirlo si trova sui monti della Sardegna. Il paesaggio sarebbe uno sfondo perfetto per un film di Karl May. Il timo e la lavanda crescono tra quercie ritorte. Alte rocce di granito, gole di pietra, case diroccate. Su una collina si eleva la gigantesca cupola di un radar. E’ qui che si nasconde parte della più grande base militare della Nato, che si estende ancora per molte miglia sul mare. “Gioiello della corona” lo chiamano alcuni generali italiani. Nella zona riservata si trova un punto di lancio missili. L’esercito tedesco ha usato il Salto di Quirra negli anni ’80. Altri membri europei della Nato, come la Turchia e Israele, vi sperimentano nuove armi. Stasera a Lanusei il procuratore è vestito di azzurro. La sua camicia è un po’ più sbottonata di quanto ci aspetterebbe da un pubblico ufficiale – nonostante i 595 metri di altezze di Lanusei, ancora di sera ci sono 35 gradi. Domenico Fiordalisi sa che ha pochissimo spazio di manovra. In Italia gli avvocati vengono facilmente proclamati eroi, o accusati di comunismo. Fanno carriera alla televisione e in politica – come Antonio Di Pietro, ex-procuratore capo in quella serie di  indagini sulla corruzione che hanno cambiato il panorama politico italiano negli anni ’90. Oggi Di Pietro è presidente del partito antiberlusconiano “Italia dei valori”. Secondo un recente sondaggio più della metà degli italiani ha fiducia in lui. Ora esiste una pagina su Facebook che si chiama “Sostegno a Domenico Fiordalisi”. Chi sale così in alto può cadere altrettanto in basso. Da tre anni Fiordalisi vive nel paesino montano di Lanusei, 6000 abitanti. Non è certo il culmine della carriera a cui questo rampollo di una famiglia di rinomati giuristi aspira. Negli anni ’90 Fiordalisi ha indagato in Calabria contro la Mafia e la ‘Ndrangheta. Anche in Sardegna, da quando vi ha preso servizio nell’estate del 2008, ha messo allo scoperto strutture della criminalità organizzata. In seguito a ciò, qualcuno ha tagliato le gomme alla macchina della moglie. Davanti alla sua casa è stata trovata una busta da lettera piena di pallottole.
Il procuratore riceve una denuncia da parte dei veterinari
La stampa locale scrive che Fiordalisi ha fatto un errore: riesumare le cartelle polverose dagli scaffali e far proseguire l’iter delle pratiche. Domenico Fiordalisi è al servizio della giustizia dal 1986. Da allora è stato oggetto di diversi procedimenti disciplinari, in conclusione dei quali è stato sempre completamente scagionato. Forse ciò l’ha reso prudente, o almeno così sembrerebbe quando dice: “Nel gennaio di quest’anno sono venuti da me a sporgere denuncia alcuni veterinari delle USL di Lanusei e di Cagliari. Questi veterinari avevano fatto una ricerca sulle malformazioni  tra gli animali che pascolavano nella zona militare del Salto di Quirra. La sede centrale del poligono è nel comune di Perdasdefogu, che appartiene alla provincia dell’Ogliastra e dunque rientra nella competenza della procura di Lanusei. Per questo motivo esiste per noi l’obbligo di condurre un’indagine ufficiale. Le malformazioni erano notevoli e facevano pensare a una possibile contaminazione radioattiva  – per esempio da munizioni all’uranio, che sono state impiegate nelle guerre della Nato, anche se non dai militari italiani, dicono. Siccome in questo poligono vengono a provare armi anche eserciti stranieri e ditte private, non potevamo escludere il sospetto”.  Tra le forze armate straniere c’era l’esercito tedesco. Fiordalisi continua: “L’uranio è stato trovato poi nelle ossa di un agnello appartenente a un gregge che pascolava nella zona militare. Lì si trovava anche la discarica centrale per le armi di tutta l’aviazione italiana. Inoltre dalle ricerche risultò che il centro esoplosioni fu usato in modo intensivo dal 1984 fino al 1989, e poi più limitatamente fino al 2008, ed era inquinato da nanoparticelle metalliche, che, secondo le nostre informazioni, sono cancerogene”. Il procuratore riferisce con tono pacato e oggettivo, come se l’avesse già raccontato molte volte. “Questo è l’oggetto delle nostre indagini, nient’altro”, dice. Fiordalisi ha ordinato la riesumazione di più di 20 corpi di pastori, cosa che ha provocato molte reazioni. Allevatori hanno sfilato davanti al suo ufficio, accompagnati da delegati dei contadini, sindaci e ex-militari, che esigevano un rinvio dello sgombero. Sono persone per bene, che fanno uso dei loro diritti, non balordi, dice Fiordalisi, uomo d’ordine.  In Germania lo si definirebbe di destra. Ma l’Italia è diversa, per non parlare della Sardegna. Qui si realizzano strani connubi, come per esempio quello tra un tipo come Fiordalisi e una tipa come Mariella Cao. Mariella Cao lotta da più di 20 anni contro il poligono. Ha 60 anni, un aspetto fragile. Con dita sottili sposta una ciocca di capelli dal viso e si accende una sigaretta. La sua voce è rauca, parla velocemente. Mariella Cao non arriva a bere il té che le sta davanti, in un caffé nel centro di Cagliari. Nel 1956 l’esercito ha sequestrato il territorio del poligono, ma doveva dare un indennizzo ai proprietari. I comuni ricevettero un risarcimento un denaro. Con ciò la zona non divenne di colpo ricca, ma Mariella Cao conosce gente che prima non aveva da mangiare e dopo l’installazione del poligono poteva anche mandare a scuola i figli.  I legami tra militari e popolazione sono forti, anche grazie a numerosi matrimoni. A volte i militari chiedono aiuto ai contadini. Una volta hanno fatto nascondere un missile con un carro a buoi. Nel villaggio Perdasdefogu c’è un murale che illustra il fatto.
L’insegnante la chiama schiavizzazione militare
Dalla metà degli anni ’90 Mariella Cao insegnava nella scuola elementare di Villaputzu. Correvano voci persistenti su certe morti strane. Nel 1999 morì di cancro un giovane soldato.  Era tornato da un intervento Nato in Bosnia. “Per la prima volta si sentì parlare di munizioni all’uranio, che le truppe Nato utilizzarono anche nella ex-Jugoslavia” ricorda Cao. Un soldato di leva morì di leucemia. I suoi genitori chiesero audienza al sindaco. Nessuno voleva stare a sentire la loro storia. Il comando militare tergiversò, parlò di tragici casi singoli, rimandò agli interventi Nato. Eppure il giovane militare di leva non era mai stato stazionato fuori dell’isola. Le armi utilizzate dalla Nato vengono sperimentate da decenni nell’isola, sostiene Cao, che ha fondato l’iniziativa “Gettiamo le basi”. Cao ha trovato collaboratori come il medico Antonietta Gatti, che da anni porta avanti ricerche sulle conseguenze dell’inquinamento militare. Gatti si era specializzata sull’inquinamento dovuto alle nanoparticelle, che si diffuminano nell’atmosfera in conseguenza delle esplosioni. Insieme intensificarono le pressioni sui politici. Fu instituita una commissione parlamentare. Per alcuni è la continuazione di una storia millenaria: i cartaginesi, i romani, i genovesi, i pisani, i caltalani, è la storia della colonizzazione della Sardegna. Poi l’isola è diventata l’immondezzaio della Nato e dell’Italia. Mariella Cao parla di  schiavizzazione militare. Ora Fiordalisi indaga e Mariella Cao non sa se lo può considerare un successo. Infatti per ora ha ordinato esattamente ciò che i militari hanno sempre desiderato. I pastori e gli animali devono sparire. Se si continua a sparare senza testimoni e il territorio resta occupato, che cosa ha ottenuto? Stefano Artizzu, la cui figlia è nata senza le dita di una mano, vede il radar del Salto di Quirra dalla finestra della sua casa di Escalaplano, villaggio di 2500 abitanti. Artizzu, cinquantenne alto e snello, ha uno studio di fotografo. Camicia scura e bracciale d’oro, dimostra più della sua età, forse per i denti rovinati. Artizzu non è di per sé contrario alle basi militari in Sardegna e non è un pacifista. E’ solo arrabbiato per tutte le bugie. Sua figlia, 18 anni, è nata senza le dita della mano destra. Inizialmente sia lui che sua moglie non diedero troppo peso alla cosa. Destino. Daniela è una ragazza felice come le altre. Poi cominciò a sentire dai pastori storie di agnelli nati deformi. Solo dopo anni sentì parlare di bambini malformati. Si riunì con i loro genitori, scambiarono idee e informazioni. Nel solo 1988 vennero alla luce 14 bambini con malformazioni gravi. Artizzu parla di “mostri”. Così almeno venne descritto un bambino che un’infermiera vide in braccio alla madre nell’ospedale. Gli abitanti del paese cominciarono a cercar le cause. Non c’era nessuno disposto ad aiutarli. Non la Usl, non il comune, non la Chiesa. Poiché le malformazioni nei neonati erano sempre più frequenti, si rivolsero alla stampa. Il sindaco di Escalaplano insultò gli attivisti, accusandoli di gettare fango sul proprio paese. Secondo Artizzu è la paura di fronte ai politici ciò che protegge il poligono. Ci sono cento persone a Escalaplano che vivono dalla base militare. Il lavoro vince sulla salute. “Mia sorella è morta a nove anni di un linfoma Hodgkin” dice Artizzu guardando lontano. Cancro. Poi è arrivato Domenico Fiordalisi, il nuovo procuratore. Artizzu ha fatto una deposizione. Ha consegnato del materiale alle autorità: articoli di giornale e un agnello con malformazioni. “L’ho tenuto un anno in formalina”. Artizzu ride, orgoglioso come un ragazzo. Tutte le sue speranze ora sono riposte nelle indagini di Fiordalisi. “Abbiamo i nostri metodi” sorride il procuratore, sicuro di sé. La magistratura ha preso contatto con la Germania per saperne di più sui missili Kormoran della ditta Messerschmitt-Boelkow-Blom, MBB, che sono stati lanciati da tornados dell’aviazione tedesca. Fiordalisi è ancora un po’ offeso perché Giancarlo Carrusci ha parlato prima con la stampa che con lui, procuratore della Repubblica. La stampa ha subito promosso Carrusci a super testimone. “Ma certamente” dice Fiordalisi, “ritengo il testimone molto affidabile”. L’ex capitano Giancarlo Carrusci siede a una scrivania, nella cantina della sua casa alla periferia di Cagliari: “Cemento armato”, ride, “non c’è campo per il telefonino”. E neanche per eventuali cimici da intercettazioni. Carrusci, di 60 anni, è consulente per il risparmio energetico. Dal 1976 al 1992 era responsabile delle operazioni militari a Quirra. “Tutti i lanci di missili dovevano essere pianificati minuziosamente, per essere sicuri di non danneggiare la popolazione”. Carrusci afferma che anche la MBB ha sperimentato armi in questo poligono. Oggi la MBB appartiene alla EADS,  compagnia europea  per la difesa aerea e spaziale, il secondo produttore d’armi mondiale. La MBB ha sviluppato per l’esercito tedesco i Kormoran,  missili aerei anti navi. All’inizio degli anni ’80 sono cominciati i test per la versione “Kormoran 2”. “Erano stati programmati tre lanci” ricorda Carrusci. Alla riunione preparatoria erano presenti ingegneri della MBB e quattro piloti di tornado dell’aviazione tedesca. Si voleva analizzare la forza di penetrazione dei missili in una nave blindata. A questo scopo un tornado tedesco lanciò il missile sull’obiettivo e il secondo caccia volò immediatamente dietro al primo per documentare il lancio.    
La nave colpita è sparita
“I missili avevano testate con munizioni all’uranio” dice Carrusci. L’ha capito dal fumo sprigionato durante l’esplosione. Normalmente il fumo è grigio, e diventa tanto più chiaro quanto più alte sono le temperature. “In questi due lanci il fumo era molto bianco, ci dovevano essere tra 2000 e 3000 gradi”. Temperature che nessun missile normale può sviluppare. Il primo tentativo nell’autunno 1988 fallì e il missile cadde in acqua. Da allora il posto dove cadde, a 40 km da Porto Corallo, si chiama “secca dei tedeschi”. Il secondo tentativo, nell’ottobre del 1989 è andato meglio. Il missile colpì l’obiettivo. La nave fu messa al sicuro, i missili tenuti fermi nella posizione di impatto. Poi si portò la nave nel porto di Cagliari, nella zona riservata ai militari. Da questo momento se ne perdono le tracce. La nave è sparita assieme ai missili conficcati sopra. Un evento che dà filo da torcere al procuratore. Ma è difficile trovare prove valide vent’anni dopo. Perciò Fiordalisi ha chiesto aiuto alla giustizia tedesca. E’ una mattina di fine giugno. Nella sala storica della Provincia  in piazza Palazzo di Cagliari, l’associazione ambientalista Lega Ambiente ha indetto una riunione sul “caso Quirra”. Sono presenti quasi 60 spettatori. Quadri sulla storia della Sardegna decorano la sala. Il sindaco, alcuni scienziati e alcuni deputati dovrebbero chiarire la situazione ai cittadini. E’ vero che la terra e l’acqua sono radioattive?  Deve essere chiuso il poligono? I politici eludono la questione principale. Fino a che punto è incapacità, fino a che punto è ipocrisia? Ci crede veramente il sindaco di Villaputzu che il poligono può essere bonificato in sei mesi? Forse qui nessuno sa che in Germania e negli USA le zone inquinate in questo modo restano recintate di filo spinato per decenni prima che si cominci a pensare a una possibile riutilizzazione? Tra il pubblico siede Mariella Cao e ogni tanto fa sentire il suo dissenso. “Cao, cosa vuoi ancora?” risponde qualcuno dal podio. In questa sala storica si percepisce chiaramente qual è la  difficoltà delle indagini  di Fiordalisi. In Germania potrebbe diventare anche peggio.  Un portavoce del ministero della difesa tedesco afferma che non ci si pronuncia riguardo alle “indagini di autorità straniere”. Il gruppo EADS conferma che la MBB ha costruito i missili Kormoran per l’esercito tedesco, ma il portavoce dice: “Posso escludere definitivamente che la MBB o la EADS  abbiano mai usato munizioni all’uranio”. Poi rimanda all’aviazione tedesca, la Luftwaffe. No, ribadisce il portavoce del ministero, non ci sarà nessun commento. No, una visita alla base aerea di Decimomannu è esclusa. Poi resta in linea e aspetta. Gli raccontiamo un po’ di quello che sta succedendo nell’isola. Il portavoce tace, ma non chiude il telefono. E’ sicuro che i militari tedeschi non sappiano niente dei morti e dei bambini malformati della zona di Quirra? In fin dei conti ci sono soldati tedeschi stazionati lì con le loro famiglie. Alla fine il portavoce mette fine alla conversazione, sarà il ministero della difesa a occuparsi della questione.  Nell’ufficio di Fiordalisi si sono fatte le otto e mezzo. La luce della sera dievnta sempre più fievole. La cosa migliore è che la questione dei Kormoran venga affrontata in Germania in modo equanime. E’ sempre la strategia più efficace.
Traduzione di Bruna Emanuela Manai

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Un commento

  1. Angelo Curreli (Trieste)

    Bravo Massimiliano. Stai rendendo un ottimo servizio alla nostra amata isola di SARDEGNA.

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