IN RIFERIMENTO AL CONVEGNO DEL CIRCOLO "MONTANARU" DI UDINE: LINGUA SARDA, COME PRATICARLA E COME INSEGNARLA

nella foto, l'autore dell'articolo

nella foto, l'autore dell'articolo


di Natalino Piras

Parlo di un argomento attuale, la lingua sarda. Come praticarla. Come insegnarla, dalla scuola dell’infanzia all’università. Come renderla moneta di scambio. Tante cose su cui tornare. Inizio facendo cronaca di un convegno di cui sono stato coordinatore, a Udine, al salone del Consiglio di Palazzo Belgrado. È stato un buon convegno. La valorizzazione delle lingue minoritarie. Sardo e friulano confronto nel quadro delle nuove metodologie di apprendimento. Organizzazione dell’Associazione Regionale dei Circoli Sardi in Friuli Venezia Giulia e Circolo Sardi “Montanaru” di Udine. Collaborazione dell’Arlef, Agjenzie Regionàl pe Lenghe Furlane, patrocinio della Provincia di Udine. Finanziamenti della Regione Autonoma della Sardegna. Convegno magistralmente organizzato da Maria Adelasia Divona. Sintomatico a chiusura l’intervento di Elio De Anna, assessore alla cultura  della Regione Friuli-Venezia Giulia. Coincide con le intenzioni di coordinamento manifestate a inizio lavori: passare dall’opposizione lingua di maggioranza/lingua di minoranza a uno stare “alla pari”. De Anna ha più volte ripetuto “parimenti”. Forse un’utopia. Forse un percorso di attuabilità, una strada da percorrere. Spendere energie e risorse per una società plurilingue dove stiano parimenti insieme anche sardo e friulano. Si può. Si potet. Si pode. Saluti e interventi sono stati a tal proposito unici di cuore e intento. Lo ha ribadito nei saluti il consigliere  Daniele Moschioni a nome di Pietro Fontanini, presidente della Provincia di Udine. Così come ha fatto, a nome del sindaco, il sardo-friulano Carmelo Spiga.  Addentrandosi nel percorso, Lorenzo Zanon,  presidente dell’Agenzie Regionàl pe Lenghe Furlane, ha detto dei risultati ottenuti ma pure  richiamato più attenzione politica. “Stare alla pari” dentro la dialettica del “majoria-minoria“, per contestare il fantasma della divisione, che fu friulano e continua ad essere sardo. Richiami e intenti che Domenico Mannoni, presidente del Circolo dei Sardi “Montanaru” di Udine, ha trasformato in auguri e auspici. Montanaru, della montagna, pseudonimo di uno dei più grandi poeti in lingua sarda, Antioco Casula, cantò i  minatori e fu maestro di scuola.  Il  nostro “parimenti” linguistico, sostiene questo Convegno, necessita di un continuo aggiornamento didattico per e con la scuola di ogni ordine e grado. Come un’interazione in era internet tra la scuola impropria dell’ovile-montagna-famiglia-nassone-nazione e la scuola istituzionale. A dare ragione a questa utopia dell’antropologo Michelangelo Pira, evocato al Convegno, ci hanno pensato tra le altre e gli altri Mariantonietta Piga de s’Ufitziu de sa Limba Sarda nuorese e il duo Rosalba Perini e Matteo Fogale, del Comitato Tecnico Scientifico dell’Arlef e del Liceo Scientifico Magrini di Gemona. Mariantonietta Piga ha raccontato con competente passione e con capacità fabulante la sua esperienza con i bambini di diverse scuole elementari di Nuoro, l’ostinazione e il credere nel proprio compito che gradualmente vincono sulla diffidenza e sull’indifferenza. Necessario portare fuori quanto come groviglio di lingua di appartenenza si ha dentro. Per poterlo proporre a cuori e menti bambine. Rosalba Perini e Matteo  Fogale dal canto loro hanno mostrato come l’insegnamento e l’uso didattico del friulano possa essere fatto anche nelle scuole superiori sia in ambito umanistico che scientifico. Senza  pesantezza terminologica. Con la continua provocazione verso la curiosità di chi apprende. Un imparare che coinvolge continuamente docenti e discenti. Dice un proverbio: Morit su vezzu imparanne, il vecchio muore e continua  imparare sempre qualcosa di nuovo. In questo la lingua, la lenghe, sa limba, è magistra. Attrae. Lo ha detto e dimostrato, con doti da esperta comunicatrice, Piera Rizzolatti, direttrice del Centro Interdipartimentale di ricerca sulla Lingua e la Cultura del Friuli all’Università di Udine. Per la propalazione della lingua, una propaganda fide in accezione religioso-laica, servono il libro ma anche il gadget, la messa in furlane (siamo stati a sentirne un frammento dopo il Convegno)  ma anche l’aggiornamento del lessico. Importante è che questa idea di lingua sia dentro i sentessos, il guazzabuglio del cuore, ragionata senza fanatismi, senza che la forma ortografica abbia a prevalere, forzandone la grande capacità di significante e significato, sul contesto storico, geografico e legislativo. Un contesto che per quanto riguarda le aree della Sardegna hanno saputo ben illustrare Simone Pisano, lessicologo all’università di Pisa,  e Maurizio Virdis, filologo romanzo all’Università di Cagliari. Per stabilire una capacità d’ascolto,  Simone Pisano ha fatto pure  sentire come dentro uno stesso ambito paesano la stessa parola, la stessa frase abbia inflessioni diverse a seconda che a dirla siano una voce maschile oppure femminile. Di pregnante valenza l’intervento di Maurizio Virdis che ha saputo attraversare diversi “cuori di tenebra”  del contesto sardo. Lingua/dialetto. Evitare ideologismo e sentimentalismo che portano alla folklorizzazione. A tal proposito giusto il richiamo allo spirito delle leggi, la nazionale n. 482 del 1999 – la regionale n. 15 del 1996 per il Friuli, fatto da Federico Vicario, linguista romanzo all’università di Udine. Scelta di avvalersi dell’insegnamento delle lingua minoritaria. Silenzio-assenso da parte della majoria.  Tanti piccoli passi verso il “parimenti-alla pari”. Anche e ancora ricorrendo alla poesia come  tradizione e come prospettica. Montanaru, Benvenuto Lobina, Francesco Masala, i Mura padre e figlio: Predu e Antoni, Pierpaolo Pasolini contestatore e rifondatore dell’academiuta furlane che attualizza la voce del giovane  gemonese Pierluigi Cappello, il meticciato dei Trastolons, contemporanei clerici vagantes, il cjant del popul yddish metut a muart di Itzak Katzenelson tradotto in friulano e  che a Nuoro, il 26-27 gennaio del 2011, Giornata della memoria, ha suonato come Cantu de su populu yiddish picat’a morrer. Ci sono sempre indicazioni per il parimenti.  Lo diceva ancora negli anni Settanta, il furlane Angelo Pittana, Agnul di Spere, nella rivista sarda “La Grotta della Vipera” fondata e diretta da Antonio Cossu, anch’egli poeta e romanziere bilingue. Come Michelangelo Pira, come Benvenuto Lobina, come Francesco Masala, come Pierpaolo Pasolini, come Pierluigi Cappello, come Carlo Sgorlon. Un gioco insieme di cerchi concentrici, una proposta di percorso, senza soluzione di continuità, per arrivare “alla pari”. Basta crederci. Basta volerlo. In bona voluntate e in sapientia cordis.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *