"SU VALORI 'E SA LIMBA": LA RASSEGNA DI CORI REGIONALI ORGANIZZATA A NICHELINO (TO) DAL CIRCOLO "GENNARGENTU"

un momento della serata a Nichelino

un momento della serata a Nichelino


di Bruna Murgia

Il Centro Culturale Grosa di Nichelino ha ospitato la Prima Rassegna di Cori Regionali organizzata  dal circolo  Gennargentu  con la partecipazione  del Coro Paulicu Mossa di Bonorva (SS) e il Gruppo folk Abruzzo-Molise di Nichelino.

Il saluto del presidente del Circolo, Salvatore Fois,  seguito dall’intervento dell’Assessore alla Cultura della città, Carmen Bonino,  che, nel rimarcare l’impegno e la serietà d’intenti, già ampiamente dimostrati dall’Associazione Sarda, e: “L’importanza che tali attività rivestono per il territorio e il forte richiamo e interesse che suscitano nella collettività”, ha introdotto le parole del presidente dell’”Associazione Culturale Paulicu Mossa”, Tonino Pischedda, che, nel presentare l’attività del Coro e le sue origini nel paese di Bonorva, ha sottolineato come il numero degli abitanti si sia ridotto a causa dell’emigrazione dovuta alle gravi difficoltà economiche e di sviluppo dell’isola. Pischedda ha illustrato anche gli aspetti strutturali, culturali e sociali di Bonorva, e sottolineato l’importanza delle attività agro pastorali e la salvaguardia dei mestieri antichi. Parole che rendono più forti quelle di Fois sulle difficoltà degli emigrati a tornare nell’isola durante le ferie estive, a causa dei costi dei traghetti che negli ultimi anni sono aumentati a dismisura, e di fatto impediscono ai sardi di riabbracciare i propri cari “almeno” una volta all’anno. A tal fine, dopo la manifestazione di aprile, tenutasi a Torino, in piazza Castello, davanti alla sede della Regione Piemonte, Fois annuncia quella che si terrà a Roma il 15 giugno prossimo in cui gli isolani cercheranno di richiamare l’attenzione del Governo sul problema dei costi dell’attraversata e sulle conseguenti ricadute socio-economiche legate alla stagione turistica dell’isola.

La presidente del Gruppo Folk Abruzzo e Molise, Rossella Camerano, ha voluto sottolineare l’importanza dell’incontro tra due Terre così diverse, ma in fondo accomunate dal forte senso di appartenenza dei nativi emigrati che si ritrovano a condividere spazi e valori culturali nella città in cui sono integrati.

Segue l’introduzione ai canti e la descrizione della vocalità dei cantori sardi del direttore artistico del Coro Paulicu Mossa, Marco Lambroni, e la serata inizia.

Sulle note di “Non poto riposare” si intravedono nella semi oscurità della sala i volti silenziosi e attenti degli spettatori, prima di esplodere in un fragoroso applauso. Nelle parole espresse nella musicalità delle note corali emergono forti e chiare quelle dei solisti che intonano:  “Nanneddu meu”, “Cunservet Deus su Re”, “Serenada”, “Procurare e moderare” e altre opere, i cui titoli certo non bastano ad esprimere la ricchezza dei contenuti conservati nei secoli e compresa dai presenti. E ciò, verosimilmente, accade perché la lingua dei sardi conserva caratteristiche accessibili alla comprensione degli ascoltatori, isolani e non. Anche nella singolarità dei canti di Terre diverse si trovano spunti di riflessione per continuare a perseguire l’intento di far conoscere la lingua e le tradizioni della Sardegna.  Questa è soltanto una delle tante iniziative culturali realizzate dai Circoli il cui fine è quello di conservare e divulgare, nel Paese e all’estero, dove risiedono molti emigrati sardi – anche di seconda generazione –, le tradizioni autentiche e sa lìmba come strumento di conoscenza del presente attraverso le parole dei protagonisti della letteratura di ieri e di oggi. Sostanziale esempio valoriale del passato nel presente lo troviamo nei versi di “Forza Paris” in cui sono  richiamate le qualità e la forza di coinvolgimento e partecipazione del popolo sardo ogni volta che il Paese chiama. “E fortes che nuraghe, a s’attenta pro mantenere sa paghe. Sa fide nostra no la pagat dinari…avanti forza paris…”.

Allegri e spensierati i canti folk abruzzesi-molisani del poeta Italo D’Onofrio. Le parole orecchiabili e lungimiranti della canzone “Europa Europa”, “scritte oltre venti anni fa”, ricorrono nelle tonalità de “Tutto il mondo è paese” e nella descrizione di una Terra che conserva l’autenticità e la freschezza dei suoi abitanti nei versi de “La montagna”, e si manifestano nelle note vivaci de “Vola, vola, vola”.   

I due gruppi ci salutano con “Va pensiero” e “L’inno di Mameli” per rimarcare che tutti siamo figli di un unico Paese, nell’anno in cui ne ricorre il centocinquantesimo anniversario della nascita.

La serata ai protagonisti ha regalato un’accoglienza calorosa e una targa ricordo, agli astanti l’emozione e la consapevolezza di aver vissuto un’opportunità di crescita culturale individuale e collettiva.

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Un commento

  1. Bruna Murgia (Torino)

    Grazie Massimiliano, l’ho ri-letto sono lieta di averla conosciuta e apprezzo davvero molto il suo lavoro…alla prossima

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