"QUEL FORTE DESIDERIO INTERIORE DI PARLARE IN SARDO": DIALOGO CON ALEXANDRA PORCU, VICE PRESIDENTE DEL CIRCOLO SARDO DI BERLINO

 

Alexandra Porcu

Alexandra Porcu


di Massimiliano Perlato

 

Da bambina andavo spesso in Sardegna per visitare i fratelli e altri parenti di mia madre. Sempre d’estate, mi recavo al mare e a Villaputzu, il paese di mia madre. Non mi sentivo molto sarda:  mi piaceva il clima e la natura. Non ho ricordi particolari perché ci andavo tutti gli anni e per tutta la mia infanzia.  Comincia così Alexandra Porcu, 32 anni,  a raccontare di sé e del suo sentirsi, oggi, sarda nonostante sia nata e abbia sempre vissuto in Germania. Mia madre è emigrata verso la Germania nel 1976 e lì ha conosciuto mio padre. Alexandra ha frequentato gli studi in Germania: il liceo a Berlino e l’università a Potsdam che dista una trentina di chilometri dalla capitale tedesca. Alexandra ricorda i tempi della scuola, quando comunque veniva considerata da tutti come la ragazza “italiana”. Frequentavo le scuole dove c’erano tanti figli di emigrati. Al liceo soprattutto si poteva studiare il turco e il francese al livello intensivo perché la maggior parte avevano quelle origini, ma anche arabi e italiani. Giovanissima, Alexandra, quando ha iniziato a studiare filologia italiana e linguistica, ha cominciato ad avere un grande interesse  per la cultura sarda. Un giorno una conoscente della madre che frequentava il circolo sardo la invitò ad una serata. Lì ho scoperto che la Sardegna non è solo mare, ma che c’è una straordinaria storia e cultura alle spalle (avevo 22 anni). Quando mi reco in Sardegna provo curiosità e voglia di scoprire sempre di più e vedere le cose delle quali ho letto. in questo momento mi affascina molto il Banditismo, sono già stata ad Orgosolo, ma credo che quando ritorno ci passerò un altra volta e vedrò le cose con occhi ancora diversi. Sento dentro di me una crescita culturale e personale:  mi sto avvicinando all’identità, alle radici delle mie origini. Oggi Alexandra al “Sardisches Kulturzentrum” guidato da Fabrizio Palazzari, è la vice Presidente. Lo è dall’ultimo rinnovo del consiglio direttivo che si è svolto all’inizio del 2010. In precedenza ha fatto la consigliera prima e la segretaria poi. Ricorda con orgoglio le iniziative svolte a Berlino negli ultimi anni: convegni che riguardano la lingua e la letteratura sarda. Tematiche che coinvolgevano i giovani per far si che si avvicinassero alla vita del circolo ma anche alla storia della Sardegna. L’emigrazione a Berlino è sempre stata diversa da altri posti ed è anche una spiegazione perché il circolo sardo di Berlino avendo solo undici anni è il più giovane in Germania. Questo già indica che l’emigrazione a Berlino non è avvenuta per cercare solamente lavoro come negli anni cinquanta e sessanta nelle zone industriali in Germania, come per esempio ad Oberhausen, Augsburg o Wolfsburg. A Berlino questo esisteva forse solo nei primi tempi, ma in ogni modo lavorando soprattutto nel settore di servizio e ristorazione. Si può ben dire che l’emigrazione negli anni ottanta e che avvenne dopo l’aperta del muro è successa per altri motivi: l’amore, l’avventura o la libertà e la possibilità di realizzare progetti o crescere personalmente in una maniera che la Sardegna non offre. Questo ultimo aspetto, superando gli altri, è la motivazione principale nel campo artistico sardo-berlinese. La nuova emigrazione è un emigrazione di giovani artisti sardi o studenti che fanno uno scambio e poi rimangono qui per crescere e arricchire il loro bagaglio culturale. Alexandra scrive e parla abitualmente il sardo: ho iniziato al circolo conversando con soci che venivano da varie zone. Ho appreso qualche frase. Poi ho preso l’introduzione alla lingua sarda (nuorese) di Guido Mensching. Mi sono iscritta alla lista – limba – dove scrivono tanti linguisti. Ho letto nella lista per 3 anni: arrivavano circa 2-3 mail al giorno. Quando andavo in Sardegna ho cercato di ascoltare creandomi un piccolo vocabolarietto di sardo. Nelle serate folk del circolo ho sempre cercato di avvicinarmi ai Tenores facendo amicizia con i quelli di Fonni, di Orgosolo e di Lodè. Nel giro di otto anni l’ho imparato: sono autodidatta. L’intraprendenza di Alexandra è nota negli ambienti del circolo a Berlino: una determinazione che la fanno ben volere da tutti: quando parlo il sardo durante una conferenza linguistica o in un intervento, tutti sono impressionati. Gli italiani sono sempre molto interessati: ascoltano e rimangono affascinati. Diversamente in Sardegna, nei paesi dell’interno mi rispondono sempre e sono molto carini e fanno i complimenti. Soprattutto le persone anziane. I giovani che forse non lo conoscono bene o che hanno questa certa forma di vergogna, di solito rispondono in italiano. Poi ci sono quelli che rispondono in italiano perché pensano che io non capisco il “loro dialetto”. E’ un fiume in piena Alexandra: le motivazioni che la spingono a parlare di una tematica che ama, sono fortissime: il sardo che parlo è prevalentemente un nuorese/logudorese, non perché credo che sia più bello o più puro: semplicemente sono di quelle parti i miei interlocutori. Dovessi insegnarlo un giorno, utilizzerei la Limba Sarda Comune nello scritto. Quello che poi si parla è solo una questione di pronuncia. Comprendo tutti i dialetti: pochi lo vogliono credere e pensano che il loro sardo sia più “stretto”. Penso non sia vero. Sono certa che il mio sardo cambierebbe se andassi a vivere per 6 mesi ad Orroli o Ittiri. Alexandra sposta le attenzioni sulla realtà del circolo sardo di Berlino: siamo uno dei circoli più attivi nella promozione della cultura sarda di qualità. Credo che questa dovrebbe essere la struttura dei circoli. Ho visto tanti che non sono in grado di farlo per mancanza organizzativa e progettuale. Gran parte delle associazioni si è fermata al circolo come “su tzilleri in bidda”: vanno al circolo per giocare a carte, per bere birra e fare il porcetto, ballu tundu, promozione di prodotti sardi. E va anche bene: anche noi lo facciamo, ma pochissimo. La Sardegna è tanto altro. Rapidamente snocciola le principali attività svolte a Berlino negli ultimi anni: presentazioni di libri e documentari; conferenze; concerti jazz e di launeddas; convegni con la partecipazione di giovani emigrati; mostre fotografiche e d’arte. Insomma un repertorio davvero completo di promozione dell’isola tenendo ben presente che ci si trova per avere un’idea a 1800 chilometri da Cagliari. E’ questo quanto dovrebbero fare i circoli sardi nel mondo: un luogo dove incontrarsi per promuovere la Sardegna, per farla conoscere nei luoghi ove si vive. Mantenere viva la radice con la terra lontana che tanto si ama.

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6 commenti

  1. grazie mille… troppo forte 🙂 sono molto contenta
    tanti saluti, Alexandra

  2. Complimenti a questa bella ragazza che fa onore alla Sardegna in Germania. Saluti a tutti

  3. Roberto Bolognesi

    Brava sa sposa, sighi de aici!

  4. Complimenti ad Alexandra Porcu che ho il piecere di conoscere, vero motore (non me ne vogliano gli altri) del Circolo Sardo di Berlino. Complimenti e continua così. Saluti a tutti.

  5. Giorgio Pili (Villaputzu)

    De unu parenti (non troppu de attesu, germanitta…): seu ingrogolitzau, aici si faidi!!!!

  6. Complimenti Alexandra per la tua iniziativa e Massimiliano impeccabile come sempre, nel testo.
    sono d’accordo con voi e condividere questo desiderio.
    Prendiamo l’esempio del Brasile, ci sono molte scuole per imparare e offre la lingua italiana, ma a lingua Sarda, anche se ci sarebbe un lusso qui. E poi il costo di insegnamento della lingua in Brasile non è accessibile, media 150 a 300 reale al mese, non molto accessibile alle tasche dei brasiliani, imagina per imparare una lingua come il Sardo? in Brasile è comune il commento anche per i discendenti Sardi, che la lingua Sarda è solo una dei tanti dialetti parlato in’Italia .Di chi é la colpa?non importa adesso, sto facendo la mia parte come una discendente di sassareses e cercando di rendere le persone consapevoli di poter fare qualcosa per cambiare questo stato di cose, anche con il mio ignóbil e tanto criticato italiano … ma io sono un autoditadata e ho imparato da sola,e tutto che parlo e faccio e per la Sardegna dei mei nonni, e per conto e rischio mio. Allora, cosa me ne frega degl’altri?
    Un altra cosa che mi dispiace, sono tutti i Circoli che potrebbero fare molto per il discendente in Brasile … beh questo è un altro capitolo triste che io non voglio fare il mio commento personale, forze perche non a anche una vera voglia della parte di loro di fare un simplice collegamento, anche voluntà politica, con chi ha la buona volontà de fare qualcosa,come io sto facendo traveso il Blog Sardegna Sa Terra Mia, per difondere la cultura e la radice hai discendete Sardos.
    Faccio questo in memoria di mie nonni e per me stessa, enquanto ho forza, perchè non somo muioto geovanne, pero sono movida per i mie sogni e per questa terra che amo che ho amparato a amare com i mio padre, come se fossi mia.
    Caro abbraccio di una discendente Sarda in Brasile.
    Lucinha Dettori

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