L'ARCIVESCOVO PROTAGONISTA DELLA CHIESA DEL NOVECENTO: ENEA SELIS, SARDO DI BONORVA

don Enea Selis

don Enea Selis


di Cristoforo Puddu

L’Annus  Sacerdotalis (19 giugno 2009 – 11 giugno 2010), è lo speciale anno giubilare indetto dalla Chiesa Cattolica, in occasione dei 150 anni dalla morte del Santo patrono dei parroci il Curato d’Ars, Giovanni Battista Maria Vianney, come percorso di riflessione su identità-missione del ministero e ricordo dei tanti esemplari uomini di chiesa che hanno promosso dialogo, entusiasmo culturale ed azione viva nel sociale. E appunto a conclusione dell’anno sacerdotale ricorre il centenario della nascita di Enea Selis, esponente di primo piano in ambito turritano e protagonista della storia sociale e religiosa della Chiesa carismatica del Novecento. E. Selis nacque a Bonorva (SS) IL 26 novembre 1910. Frequenta le scuole primarie nel paese natale, dimostrando una forte predisposizione per lo studio, e prosegue con grande profitto nel Liceo-Ginnasio Azuni di Sassari. I genitori, originari di Luras e conosciuti nel paese logudorese come sos lurisincos, possedevano un avviato negozio di stoffe che permetteva loro di crescere dignitosamente i sette figli. L’adolescenza di Enea è plasmata culturalmente e spiritualmente dalle figure straordinarie del parroco don Giovanni Pirastru, futuro vescovo del Sulcis, e dal vice parroco don Giuseppe Masia che in seguito, da parroco di San Giuseppe a Sassari, forma e “guida” la giovane classe dirigente democristiana (es. Cossiga). La laurea in filosofia la consegue all’Università Cattolica di Milano. E “solo una volta conclusi gli studi, come aveva stabilito il padre”, può finalmente seguire la vocazione sacerdotale che aveva coltivato nell’animo fin da giovanissimo. Per due anni, dal 1936 al 1938, approfondisce gli studi in Teologia a Friburgo. Ordinato sacerdote il 24 settembre 1938 si stabilisce a Sassari. Nel proficuo periodo sassarese ricopre svariati incarichi ed evidenzia una personalità di elevata cultura e intelligenza. Dotato della “speciale capacità di dialogare col prossimo” è infaticabile e “dinamico promotore” di mille attività. Concilia con estrema facilità e duttilità l’incarico di segretario dell’Arcivescovo mons. Arcangelo Mazzotti, di insegnante al Liceo Classico “Azuni”, di Cappellano delle suore del Getsemani e di assistente spirituale della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana) con un progetto pastorale che “aveva l’obiettivo di preparare le coscienze laiche” alla vita pubblica. E in questo senso è ritenuto uno degli ispiratori dei “Giovani Turchi” della DC sassarese (Dettori, Giagu, Soddu). Nel 1964 è nominato vescovo di Iglesias; nella nuova diocesi porta una straordinaria “ventata di primavera” attivando una fondamentale pastorale della cultura e la rivalutazione del ruolo dei laici nella Chiesa sulcitana. Il 1968, periodo di grandi fermenti sociali e di contestazione giovanile, viene destinato a Milano come Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. E’ lo stesso Paolo VI, in una lettera datata 9 novembre 1968, a comunicare l’inizio del ministero di servizio spirituale: “… A Lei, ora, Venerabile Fratello, è affidato il compito di stabilire un prezioso collegamento affinchè la volontà di tutti -Professori, Assistenti, Alunni, Personale tutto- si fondano all’unisono nel garantire e assicurare all’Università Cattolica questa sua essenziale caratteristica. Pur nel silenzio e nella sobrietà della sua azione, l’Assistente Generale è come l’emblema vivente di tale destinazione dell’Ateneo, perché la sua sola presenza possa ricordare a tutti qual è il dovere che incombe a uno studioso, allorchè sceglie liberamente e meditatamente di entrare a far parte di codesta grande famiglia, che si onora di chiamarsi “Cattolica”…(Dal Vaticano – PAULUS PP. VI)”. Ed è ancora il Santo Padre a volerlo Arcivescovo di Cosenza (dal 1971 al 1979) e Assistente della nascente Università della Calabria. Abbandonata la diocesi calabrese per motivi di salute, si stabilisce a Roma come Canonico del Capitolo Vaticano. Scompare il 14 dicembre del 1999. Il percorso umano e sacerdotale di don Enea, così amava essere chiamato anche da vescovo, è stato sempre scandito dalla promozione e al richiamo di un partecipato impegno politico e sociale dei laici con connotazione valoriale cattolica. Il suo messaggio sembrerebbe tornato di grande attualità, con l’appello del cardinale Angelo Bagnasco che sollecita per “una generazione di cattolici impegnati in politica”.

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Un commento

  1. don Sergio Adimari

    Ho conosciuto don Enea quando era Arcivescovo di Cosenza, facevo parte di un gruppo costituito per l’animazione liturgica della Diocesi, ho potuto apprezzare sia le doti umani e spirituali che l’amore per la sua missione. Oggi sono sacerdote è devo anche a lui se oggi attraverso la sua testimonianza di vita posso vivere la mia consacrazione nella gioia e nell’umiltà.
    Grazie don Enea per quello che hai fatto per molti che ti hanno incontrato e hanno trovato un padre.

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