LE "FORESTE MODELLO": METODO DI LAVORO PARTECIPATIVO PER SUPERARE I CONFLITTI IN SARDEGNA

foresta
di Roberto Scema

Si chiama “Foresta modello” e si tratta di una modalità originale di gestione del territorio, nata in Canada, diffusa in diverse parti del pianeta ed ora in via di diffusione anche nel bacino del Mediterraneo, con esperienze interessanti, per esempio, in Castiglia, in Corsica, in Tunisia. L’idea della “foresta modello”, alla quale la Regione Sardegna ha aderito, entrando in partnership con la rete internazionale di riferimento. Qualche anno fa la Regione approvò il piano regionale forestale, delineando le linee di programmazione degli interventi di tutela e valorizzazione del bene “bosco”, sia attraverso la diretta azione regionale (con gli enti strumentali, quali Ispettorato ed Ente Foreste), sia attraverso l’intervento dei privati. Per favorire l’attuazione del Piano regionale, sono stati individuati dei distretti territoriali, per i quali redigere progetti esecutivi di valorizzazione. Uno di questi riguarda proprio il distretto territoriale dei ventuno comuni dell’Arci-Grighine, che funge da “area pilota” per tutta la Regione. “Per rendere ottimale l’attività di conoscenza e pianificazione”, dicono dagli uffici competenti “è stata avviata un’indagine conoscitiva di base rivolta alle istituzioni e ai cittadini del territorio”. Ciò è avvenuto attraverso la somministrazione di articolati questionari ai soggetti interessati. Le risposte fornite hanno consentito di avere un quadro più o meno realistico della realtà sulla quale si andrà ad operare. I primi parziali risultati dell’indagine sono stati portati all’attenzione delle comunità locali, chiamate ad integrare o modificare l’ipotesi di percorso delineata. Quali le ipotesi prospettate? Per esempio quelle di garantire un utilizzo mirato e ottimale delle risorse forestali del territorio, consentendo la raccolta della legna da ardere secondo parametri eco compatibili oppure curando una promozione turistica del territorio attraverso i circuiti extra regionali e internazionali legati alla rete delle foreste modello. Così come da non trascurare sono anche la possibilità di produrre energia termica attraverso l’utilizzo delle biomasse forestali. Nel suo intervento l’assessore della Difesa dell’Ambiente Giuliano Uras ha affermato che “l’aspetto positivo è determinato dalla pluralità di soggetti pubblici e privati che stanno concorrendo ad avviare questo progetto sperimentale”. “Il bosco” ha proseguito l’Assessore “è una risorsa importante di crescita economica del territorio, e da semplice opportunità può diventare una prospettiva certa di sviluppo”. L’assessore ha poi annunciato che si provvederà alla sottoscrizione, tra Regione ed Enti Locali, dell’accordo di programma finalizzato alla nascita del Parco Regionale del Monte Arci, che dovrebbe poi vedere la luce nel giro di due anni. Ma, una delle significative opportunità che possono dare un valore aggiunto al distretto forestale dell’Arci-Grighine, ed in prospettiva a tutti i distretti forestali dell’isola, è quella di sovrapporre il processo di elaborazione del Piano di distretto con la possibilità di accreditare il proprio territorio nel circuito delle foreste modello per l’area Mediterranea. Ma cos’è una “foresta modello”? Lo hanno spiegato bene i rappresentanti della foresta di Urbion, della regione spagnola di Leon-Castiglia, dove una superficie di 120.000 ha è interessata da una modalità di gestione che vede protagonisti tutti i cosiddetti “portatori di interesse”: amministrazioni provinciali e comunali, agricoltori, allevatori, conduttori di boschi, associazioni di cacciatori, ambientalisti e persino di pensionati e casalinghe.

Tutti questi soggetti hanno oramai consolidato un metodo di lavoro partecipativo, che riesce a superare i conflitti, non aggirandoli, ma affrontandoli su una dimensione “paritaria”. Tutti i portatori di interesse hanno eguali diritti ed eguale voce in capitolo, su qualunque questione. Questo favorisce il “miracolo”, se lo confrontiamo con le esperienze isolane, di tenere assieme soggetti tradizionalmente avversari l’uno con l’altro. Tutto questo naturalmente non è avvenuto con un colpo di bacchetta magica, ma è il risultato finale di un lungo e faticoso percorso. Insomma, potrebbe davvero essere un buon esempio da seguire anche in Sardegna, per valorizzare il patrimonio boschivo dell’isola, e per meglio tutelarlo anche dai problemi storici, quali quello degli incendi che proprio sul Monte Arci ha inferto una ferita davvero dolorosa, ancora aperta.

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