Un classico del XX secolo: Antonio Gramsci da ricordare a 119 anni dalla nascita

di Paolo Pulina

 

Il 22 gennaio 1891 nasceva ad Ales, in Sardegna, Antonio Gramsci, del quale oggi in tutto il mondo (dall’America Latina, al Giappone, agli USA) si studiano le opere perché i suoi concetti  (blocco storico; egemonia; ruolo degli intellettuali; società civile e società politica; sovrastruttura; nazional-popolare; cultura subalterna) sono entrati nel lessico della scienza politica del Novecento. Negli ultimi tre anni le iniziative editoriali più importanti riferite alla pubblicazione di opere di Gramsci  hanno preso le mosse dai decisivi studi filologici di Gianni Francioni,  dell’Università di Pavia,  sui manoscritti  dei "Quaderni del carcere".  Nel 2007 sono usciti, per le cure di Francioni e di Giuseppe Còspito, i primi due tomi dell’edizione nazionale degli scritti di Gramsci (i "Quaderni di traduzioni 1929-1932" operate dal filosofo sardo in carcere), che viene realizzata dal punto di vista editoriale ad opera dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana "Treccani". Nel 2009 il quotidiano "L’Unione Sarda" ha concretizzato  un progetto ideato dalla Fondazione Istituto Storico "Giuseppe Siotto" di Cagliari, accolto dalla Fondazione Istituto Gramsci – titolare di tutti i diritti della pubblicazione degli scritti di Gramsci  – e approvato dall’Istituto Treccani: è stata pubblicata, sempre per le cure di Francioni, la riproduzione anastatica di tutte le pagine originali dei "Quaderni del carcere" scritti da Gramsci nelle carceri fasciste tra il febbraio 1929 e la metà del 1935 (sono stati editi, in allegato al giornale,  18 volumi compreso uno di saggi introduttivi). Dato il successo dell’iniziativa si può dire che si  è presa coscienza a livello del grande pubblico dei lavori di  analisi filologica e di inquadramento storico-critico attuati presso la pavese  "officina gramsciana"  (è questo il titolo del primo libro dedicato da Francioni ai "Quaderni" e uscito nel 1984 con saggi risalenti alla seconda metà degli anni Settanta), che hanno  permesso di formulare una convincente "ipotesi sulla struttura dei  32 Quaderni" e di pervenire a una sicura datazione della compilazione di ciascuno di essi. Una testimonianza  del 1948. Personalmente qualche anno fa ho avuto la possibilità di realizzare una specie di "scoop" sul tema "la ricezione del pensiero e delle opere di Gramsci in Francia" grazie al ritrovamento  della testimonianza di un importante scrittore francese del Novecento, Claude Roy, che era sfuggita a tutti i bibliografi. La ripropongo qui come omaggio al grande pensatore sardo nella ricorrenza dei 119 anni dalla nascita. Scrive dunque Roy nel suo Diario mentre, nell’aprile 1948, si reca in treno a Varese per incontrare Elio Vittorini: "Leggo le ‘Lettere dal carcere’ di Gramsci, e comincio il suo libro ‘Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce’. È una buona lettura per scuotere l’energia e preservare dalle pigrizie dello scoraggiamento. Tuttavia, il solo fatto di leggere oggi queste lettere, sotto forma di un libro, rischierebbe di attenuarne la grandezza. […] Questo libro è stato scritto giorno per giorno in undici anni di prigionia da un piccolo gobbo, malato, minato, sublime […] che tuttavia mai si considera come un solo uomo. Si leggono le lettere di Gramsci tra commozione al limite delle lacrime ed esaltazione. […] Niente ha potuto (se non la morte e la sua vittoria qui pesa dunque poco!) averla vinta su Gramsci. Niente ha potuto averla vinta sulla sua bontà, sulla sua gentilezza d’animo, sulla sua curiosità di spirito, sulla sua volontà, sulla sua potenza di meditazione e di lavoro. Malgrado il logoramento causato dalla vita in cella, malgrado le umiliazioni e le angherie subite in migliaia e migliaia di giorni, malgrado la reclusione e la malattia, malgrado l’oppressione dei carcerieri e dei detenuti per reati comuni, Gramsci durante dodici anni ha resistito, lavorato, approfondito il suo pensiero, preparato pazientemente i giorni del grande risveglio, conservato lo spirito lucido e il cuore generoso".

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Un commento

  1. Alberto Areddu

    Credo sarebbe utile ricordare, per quante lontane, le origini albanesi dello studioso e politico sardo, cosa che mi pare non si voglia fare da nessuna parte in sardegna, dato che tali origini a molti dei sardi non vanno punto a genio. Rimanderei invece in merito a web.tiscali.it/sardoillirica/sardoillirica

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