Ma per il cinema, ci sono dei fondi inutilizzati. Che la Regione Sardegna sblocchi i finanziamenti

di Andrea Massidda (nella foto Maria Lucia Baire)

 

C’era una volta la cosiddetta nouvelle dei registi sardi. C’era una volta appunto. Perché quel fiore miracolosamente sbocciato qualche anno fa, pur essendo ancora ben piantato per terra sta appassendo davanti all’inconcludenza della classe politica. Basti pensare che la legge per lo sviluppo del cinema in Sardegna, dopo una lunga e perigliosa gestazione, risulta ancora inapplicata in una delle sue parti fondamentali: quella relativa alla produzione. E che mentre i più talentuosi cineasti isolani cercano disperatamente i soldi per realizzare nuovi film, nelle casse della Regione giacciono inutilizzati ben 3,8 milioni di euro da destinarsi proprio ai lungometraggi. Il risultato paradossale, insomma, è che da quando il Consiglio regionale ha approvato le norme che avrebbero dovuto far decollare nell’isola l’industria del cinema, generando di conseguenza cultura, occupazione e un’immagine della Sardegna da sfruttare anche a scopo turistico, con i fondi previsti non è stato girato neanche un metro di pellicola. I motivi che hanno portato a questo punto sono tanti e a guardarli con attenzione piuttosto deprimenti. L’ultimo riguarda la commissione tecnico – artistica che deve valutare i progetti cinematografici da sostenere con il fondo di rotazione. In quasi 3 anni ne sono state nominate due, ma entrambe sono regolarmente cadute: vuoi perché i commissari in arrivo dal "continente" non era stato previsto nemmeno il rimborso delle spese di trasporto e soggiorno, vuoi perché tra i giudicanti spiccavano persone in palese conflitto d’interessi. Nel frattempo per salvare il salvabile si è andati avanti a forza di emendamenti più o meno sostanziali contenuti nelle Finanziarie 2007 e 2008. Tutto nell’attesa che l’Unione Europea dichiarasse la legge sul cinema in Sardegna non in contrasto con la normativa comunitaria sugli aiuti di Stato. Un parere necessario arrivato in grave indugio, poiché l’assessorato regionale della Cultura (retto nell’ordine da Elisabetta Pilia, Carlo Mannoni e Maria Antonietta Mongiu) aveva istruito la pratica con imbarazzante ritardo. Nell’aprile scorso l’Associazione registi sardi, presieduta da Antonello Grimaldi e Giovanni Columbu, ha scritto una lettera al Presidente della Regione Ugo Cappellacci e all’assessore alla Cultura Maria Luisa Baire e per risposta hanno fatto sapere che c’è tutta la volontà di affrontare la questione. Tuttavia anche il fronte dei registi non sembra più molto compatto. Tanto è vero che dall’associazione che li riunisce sono rimasti fuori sia Salvatore Mereu sia Enrico Pau.

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