Muore di tumore ad un rene il figlio di un militare che per 6 anni è stato al poligono "della morte"

di Marco Mostallino

A Quirra è tutto okay, dicono i generali, giura il Governo, conferma la Regione. A Quirra è tutto okay ma adesso c’è un corpicino che potrebbe raccontare un’altra storia, se le autorità militari e civili avessero voglia di fermare la strage da poligono, se coltivassero il desiderio di non far ammalare la loro gente. «Avevo un bellissimo bimbo, il secondo figlio, che abbiamo avuto dopo che io ho operato per lungo tempo nel Poligono sperimentale di Salto di Quirra in Sardegna e ho partecipato a tre missioni in Kosovo. Mio figlio è morto subito dopo l’operazione di asportazione del neuroblastoma a un rene con il quale era nato. Mio figlio aveva appena trenta giorni». A Quirra è tutto okay ma adesso c’è un padre che racconta un’altra storia. L’uomo ha scritto al sito vittimeuranio.com, due anni dopo la perdita del bambino. Un lungo scarto, per elaborare la perdita, per trovare il coraggio, per trasformare il dolore privato in una pubblica denuncia. «L’ho fatto – spiega il militare – perché mi auguro che anche il mio caso personale possa aiutare a capire il perché dell’insorgenza di quel tipo di tumore». L’uomo non accusa, però racconta. E sollecita indagini per capire le ragioni della malattia e della morte del suo bambino. Un appello che cadrà quasi certamente nel vuoto. Il Poligono di Quirra è troppo prezioso per le forze armate italiane, le quali probabilmente non utilizzano armamenti all’uranio impoverito. Però il territorio viene costantemente affittato a forze armate e industrie belliche straniere, le quali non rivelano alcun particolare sui test, sui lanci, su tipo di missili, proiettili ed esplosivi sottoposti a prova in cambio di forti somme versate alla Difesa italiana. Lo Stato incassa, tace e non indaga sulla salute dei cittadini. E spara e inquina a sua volta, perché nei sistemi missilistici anticarro – lo ha ammesso ufficialmente l’Esercito – sono contenute quantità rilevanti di amianto e di altre sostanze tossiche. Quirra dunque è un buon affare e la tutela della vita umana è passata da tempo, molto tempo in secondo piano. Accordi internazionali, contratti, missili e denaro pesano più della incolumità non solo dei civili, ma degli stessi militari.

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