Gli stranieri in Sardegna, a cura di Maria Luisa Gentileschi

di Massimiliano Perlato

 

L’autrice e curatrice del volume viene considerata, nell’ambito accademico, fra i più autorevoli esponenti di quegli studi sulla "geografia delle popolazioni", con i conseguenti "fenomeni migratori", che si indicano essere uno dei campi di studio oggi più frequentati per ottenere una più completa conoscenza della multietnicità presente nella società e nell’economia dell’isola. Analizzare e scrivere quindi sull’immigrazione in Sardegna, e sulla presenza di colonie di stranieri, è dunque di grande interesse, non foss’altro perché si tratta di un fenomeno abbastanza nuovo e poco conosciuto. Anche perché la Sardegna è conosciuta come terra di emigrati e non certo di immigrati. Oggi che l’isola ha fra le più alte percentuali di inoccupati e disoccupati nella sua forza lavoro, un’analisi del fenomeno immigratorio assume un particolare interesse. Anche se si tratta di un fenomeno quantitativamente inferiore ad altre parti del nostro Paese (un po’ più dell’1% rispetto al 4 abbondante del resto d’Italia). Il lavoro della professoressa Gentileschi, docente di geografia politica ed economia a Scienze politiche nell’Ateneo di Cagliari, ha sempre riservato un’analisi profonda alla questione. La Sardegna che soffre della concomitanza di due flussi contrapposti: di congestione demografica nei centri costieri e di spopolamento in quello dell’interno. Cagliari con la sua conurbazione, assorbe gran parte dell’immigrazione straniera, dai senegalesi ai cinesi ed ai cittadini dell’est europeo. Per darsi al commercio (ambulante e stanziale), alla manovalanza in edilizia od all’assistenza domiciliare. Ma la stessa distribuzione territoriale di questi immigrati non può che offrire motivi di studio, anche perché aiuta a comprendere la genesi stessa delle mobilità e delle destinazioni migratorie, che sono poi differenti per i diversi gruppi etnici. Le stesse cronache giornalistiche hanno, in più occasioni, descritto situazioni d’inserimento e di rigetto che rendono questo fenomeno interessante anche come comprensione dei differenti atteggiamenti sociali. Se poi la Sardegna diventa oggetto dei sbarchi di clandestini, nelle coste del sud, il fenomeno assume una nuova e particolare valenza, non aliena da motivi di preoccupazione. C’è infatti da domandarsi il perché d’un viaggio "della speranza" in Sardegna, allorché altre destinazioni avrebbero certamente maggiori attrattive-certezze? Sono domande che sorgono spontanee a cui il volume della Gentileschi offre interessanti risposte. Analizzandone le rotte d’arrivo, le sistemazioni domiciliari, gli spostamenti territoriali e gli indirizzi occupativi. Si fa anche formando, soprattutto ad opera dell’immigrazione cinese, un’economia parallela fatta di imprese commerciali sia all’ingrosso che al dettaglio a forte dinamica di crescita, caratterizzata dal basso prezzo. Con quel pericolo di infiltrazioni mafiose che sembrerebbero contraddistinguere molto commercio cinese in Italia. Diverso sembrerebbe, almeno sotto quell’aspetto malavitoso, l’immigrazione senegalese, anch’essa molto presente in Sardegna. Può essere normale, provenendo dalle regioni africane od anche da quelle danubiane, pensare a Roma od a Milano: ma perché arrivare fino alla Sardegna? Alcune ragioni la ricerca le ha individuate da una sorta di passa parola fra immigrati o attraverso la ricerca di qualche datore di lavoro, od ancora attraverso la conoscenza di migliori condizioni di accoglienza e di sistemazione (vedi il clima per gli africani). Tanti africani sono sull’isola da oltre dieci anni. Questa è una conferma di una soddisfazione ricavata dalla residenza isolana e, nella maggior parte dei casi, da un buon rapporto con la popolazione locale. Lo studio di queste geografie dell’immigrazione appare quindi come un interessante campo di riflessione per meglio capire un fenomeno che oggi è divenuto socialmente sensibile. La multietnicità culturale, religiosa e linguistica ha posto e pone molteplici problemi, molti anche di difficile se non impossibile soluzione, ma è chiaro che per prendere iniziative od adottare rimedi utili, occorre "conoscere" il fenomeno.

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Un commento

  1. Ignoravo l’esistenza del vs blog, mi fa piacere che esistiate e che vi battiate per i sacrosanti diritti (spero anche economici) degli emigrati in Sardegna. Faccio a voi presente che m’interesso dal punto di vista linguistico delle relazioni del paleosardo con l’antico illirico (cioè quel che è considerato l’odierno albanese)e sarebbe utile che il lettore potesse soffermarsi su alcune mie ricerche. Cordialmente

    alberto

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