Miss Liberty: la madre di tutti gli emigrati

di Valentina Telò e Massimiliano Perlato

 

Occupandoci di emigrazione, seppur sarda nella fattispecie, un viaggio di nozze negli Stati Uniti e più precisamente a New York, non poteva esimerci dal visitare uno dei simboli di questa imponente città. La Statua della Libertà: la madre di tutti gli emigrati. Un dono francese agli americani (opera di Gustave Eiffel, lo stesso della famosa torre parigina) che erge come porta d’entrata nel fiume Hudson sin dal 1885. La statua, dedicata alla democrazia, fu inaugurata nel 1886 con i celebri versi poetici di Emma Lazarus apposti alla sua base: mandatemi i vostri affaticati, i vostri poveri, le vostre masse pigiate che bramano di poter respirare liberamente. Oltre il 40% della popolazione americana, circa 100 milioni di persone, è diretta discendente di quei 22 milioni di immigrati che approdarono ai moli di Ellis Island, nella baia di New York, tra il 1892 e il 1924: la più grande migrazione mai registrata nella storia dell’umanità sino a che la Grande Depressione prima e l’aereo poi ridussero e diversificarono le modalità di ingresso. E tutti sono passati per questa isoletta, gemella di quella sulla quale poggia Miss Liberty, la Statua della Libertà, oggi in vista di uno splendido panorama di Manhattan e del Sogno Americano. Ellis Island non era niente più che una stazione di controllo sanitario e di identità che registrava arrivi alla media di 5mila al giorno con punte che raggiungevano le 10mila teste, una tappa obbligata prima che le masse si spargessero sul Continente. Genti di tutto il mondo che si mescolavano: il grande calderone della società multietnica, è qui. Un archivio di 22 milioni di nomi, appunto, completo di Paese di provenienza, città di partenza, nome della nave, e altre indicazioni personali. E come ci hanno raccontato le guide locali, tutto questo è il frutto del lavoro di centinaia di volontari Mormoni che hanno impiegato quasi 6 milioni di ore per listare tutti i passeggeri arrivati in quegli anni. Ma ne è valsa assolutamente la pena. Ellis Island si raggiunge con un viaggio di 15 minuti in battello in partenza ogni mezz’ora da Battery Park, la punta estrema di Manhattan; il biglietto dà diritto anche alla visita di Liberty Island, il primo molo di attracco della gita. Per le autorità statunitensi, ci raccontano sempre a New York, Ellis Island rappresenta una sorta di gigantesco check-in. Gli immigrati venivano suddivisi in gruppi e portati sull’isola per la registrazione. Qui erano presenti alcuni medici che li osservavano per scoprire eventuali problemi di salute. Il Museo dell’Immigrazione, è ricchissimo di dati e grafici sul numero di persone e le diverse etnie arrivate sull’isola. Nella grande sala a pianterreno sono accatastati alcuni dei bagagli originali, mentre al piano superiore ecco i display con le suppellettili come scarpe, vestite, monete e centinaia di immagini che raffigurano visi spauriti o sorridenti che sembrano estratti da un testo di etnologia e di costume delle razze. L’accostamento d’immagini delle navi Tirrenia nei porti isolani è sorprendentemente reale. Alcune sale raccontano della difficoltà che il nuovo popolo ha avuto per l’inserimento nella quotidianità americana: i bassi salari, il problema della lingua, la carenza di assistenza medica e le precarie condizioni igieniche degli alloggi: era un mondo da costruire. Sparse un po’ qui e un po’ là, tra tante testimonianze da tutto il mondo, ci sono le immagini e i documenti che raccontano la storia degli italiani approdati in America, o come sta scritto su un cartello: La Merica. Al centro di una sala del secondo piano, circondato da altre decine di passaporti e documenti di identità, a destra di uno schermo video che narra dell’attracco di una nave, ecco il passaporto del Regno d’Italia per un Bersagliere dal nome scritto in modo praticamente illeggibile, ma con una foto con tanto di cappello ornato da piume nere e sguardo fiero: un testimone delle tradizioni d’Italia che ora fa parte della storia d’America.

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4 commenti

  1. Mariella Cortès (Sassari)

    Massimiliano! Perdona il clamoroso ritardo! Tanti tanti tanti auguri a te e Valentina!!!! Vi auguro un’infinità di giorni splendidi e luminosi dove l’amore e la gioia di riscoprirsi minuto dopo minuto non venga mai meno!!!!!!!!!!!!! Auguriiiiii 🙂 Ma siete a Milano? Il 30 saremo nel Circolo dei sardi! Ci vediamo?????? Un abbraccio

  2. Pier Paolo Ciudinu (Milano)

    Tantissimi auguri a te e a Valentina dalla nostra famiglia

  3. Salvatore Fois (Nichelino)

    auguri dai soci del circolo e miei personali

    a te e Valentina

  4. Patrizia Aquino (Cesano Maderno)

    ciao max,ho saputo che ti sei sposato, a dire il vero è qualche giorno che lo so, ma non sapevo se fossi già

    tornato dal viaggio di nozze. Sono veramente contenta …………………………..!!!!!!!!! ma immagino che tu lo sia di più! I miei migliori auguri, anche a Valentina. Un bacione grande grande

    pat.

    PS: naturalmente non dimenticare di fare gli auguri anche a tua mamma e a tuo papà, che stanno, sicuramente, vivendo grandi emozioni.

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