Intervista a Bologna a Luca Goldoni: "i miei rapporti con la Sardegna"

di Emanuela Valentino

  

Siete mai stati a Bologna città di portici e di torri, del buon cibo e del buon vino, di cantanti rock e dei molti stranieri? Bologna dei manifesti, degli studenti, ancora dotta ma un po’ troppo sporca. Bologna romantica in inverno tra antichi quartieri, chiese e mercati. Bologna e la sua stazione con targa per non dimenticare. Bologna patria d’adozione dello scrittore Luca Goldoni che ci ha aperto le porte della sua casa per raccontarci come ha scoperto, per caso, la Sardegna più genuina, il suo amore per gli animali e i suoi sogni.

Qual è il rapporto di Luca Goldoni con la Sardegna più vera e perché uno scrittore come lei decide di andare in un paesino come Arzana?

Ho scoperto la Sardegna per caso, in effetti penso che nella vita tutto quello che ci accade, ci accade casualmente. E così un’estate ci hanno proposto di andare a Costa Paradiso dove c’era la possibilità di comprare degli appartamenti. Siamo stati là e dopo aver visto le case io e mio figlio abbiamo fatto un giro. Era una giornata di forte maestrale e ci ritrovammo vicino a degli scogli sul mare: a braccia aperte e stavamo su, tanta era la violenza del vento. Allora ci siamo detti: non si può fare il bagno, facciamo un giro! Siamo arrivati a Castelsardo e dopo abbiamo girato verso l’interno, stavamo passando attraverso un paese che si trova vicino alla Roccia dell’Elefante. Dalla macchina ad un certo punto ho detto a mio figlio: guarda che belle querce. Lui mi ha risposto: no, papà, non sono querce. A quel punto ci siamo fermati e abbiamo notato che di fronte a noi un uomo stava lavorando sotto un trattore, lo riparava. Ho chiesto: scusi, se la disturbiamo, ma volevamo sapere: sono delle querce quelle lì? Immediatamente d’è fermato, si è alzato ed è venuto verso di noi, si è pulito le mani e ha aperto il cancello dicendo. Se venite dentro vi spiego bene cosa sono. Ci ha fatto entrare mostrandoci orgoglioso il sughereto mentre ci spiegava come avveniva la raccolta. Poi ci ha invitato nella sua cantina e ha iniziato a tagliare salame e formaggio, aprendo anche una bottiglia di vino rosso. Mi ricordo che siamo stati lì due ore a parlare con questo uomo che si chiama Gavino Conconi e poi siamo andati via. Ho detto a mio figlio: ma guarda un po’ questo qui, tu arrivi, chiedi una spiegazione e anche se non ti ha mai visto ti invita a casa sua a mangiare con lui. E così da quel giorno abbiamo stabilito un’amicizia con Gavino.

E poi cosa è successo?

A distanza di tempo sono tornato e mi sono portato degli amici, portavo anche dei regali per ricambiare l’ospitalità e lui come sempre, ci imbandiva la tavola, e cucinava il porcetto. L’anno dopo sono tornato da Gavino che mi disse subito: "ho saputo delle cose su di te!" E cosa hai saputo? gli dissi io. "Mia figlia mi ha detto che ha letto un tuo libro. Ma tu sei uno scrittore?" Si, io faccio lo scrittore! Vede, questa cosa mi è molto piaciuta perché ho capito che quando mi aveva accolto non sapeva nemmeno chi fossi. Aveva aperto la sua casa ad un perfetto sconosciuto e non era stato gentile perché ero Luca Goldoni. Da questo episodio siamo diventati molto amici e quando viene a sapere che vado in Sardegna e non vado a trovarlo si arrabbia mi chiama e mi fa delle scenate quasi da amante, si sente quasi tradito. "Come! Sei passato da queste parti e non sei venuto a trovarmi?" Da allora ho cominciato a capire che la Sardegna era una terra da scoprire. Non era solo quella delle bellissime spiagge, ma anche dell’interno. Ho cominciato a girarla. Quando vado a trovare Gavino incontro queste incredibili basiliche romano-pisane abbandonate tra pascoli e voli di falchi. Vado ad Arzana, un paese che mi ha dato la cittadinanza onoraria e da cui sono partito alla scoperta del Gennargentu, e su questo territorio incredibile che sembra un continente ho scritto diversi articoli. Ti trovi a girare con quel trenino e incontri canyon poi cascate, montagne e pianure e naturalmente ho cominciato ad innamorarmi di questa terra. Ho cominciato ad innamorarmi anche di questa gente, che è molto chiusa, diffidente ma se capisce che sei sincero ti apre il cuore e te lo apre per sempre.

Cosa le ha dato l’identità sarda?

La sincerità nei rapporti, a volte semplici, a volte brutali ma belli perché schietti. Ci sono luoghi dove per entrare devi essere chissà chi, lì invece, ti presenti per quello che sei e se sei genuino le porte ti si aprono. Una cosa che mi ha colpito molto di questo mio amico Gavino è che parla un italiano perfetto, con i congiuntivi. Non come dalle mie parti, dove i contadini parlano quella specie di lingua bastarda che è il dialetto italianizzato. I contadini sardi, invece, l’italiano lo parlano bene. 

Lei ha scritto molti libri che parlano di animali, da cui traspare il suo profondo amore per loro. Perché più libri sugli animali che sugli uomini? Sono soggetti migliori, alla fine?

Non proprio! Prima di tutto, le dirò che nella mia vita per tanto tempo ho fatto l’inviato speciale girando il mondo. Mi sono ritrovato spesso a raccontare di guerre, di cose atroci, cose veramente atroci. Poi, tornato, forse per reazione a tanti anni di brutture, mi sono comprato una vecchia casa di pietra in collina qui vicino a Bologna, perché mi sono reso conto di aver necessità di scoprire il mondo in un altro modo, di scoprirlo in mille metri quadri. Il mondo fatto di insetti, di animali; di animali tuoi o animali che scelgono te passando di lì. Faccio sempre questo esempio per spiegare meglio il mio pensiero: non vorrei che la commozione per la clinica del cardellino sia superiore alla commozione per casa del moribondo costruita a Calcutta da Madre Teresa. Stiamo attenti, gli animali non sono né migliori né peggiori di noi, sono diversi. Hanno un’intelligenza ridotta e se uccidono lo fanno per mangiare non certo per denaro.

Cosa pensa dell’info
rmazione oggi?

Penso che tutto sommato, presi globalmente, i giornali italiani siano fatti con una certa professionalità e indipendenza. Non è così invece per le televisioni. Sappiamo che in parte sono proprietà di chi ci governa e il resto sono comunque influenzate perché il governo mette la sua mano anche sulla RAI e di conseguenza sull’informazione pubblica. Per la carta stampata, il discorso è diverso. Ci sono dei giornali indipendenti che hanno degli editori che capiscono. Il giornali vai a comprartelo in edicola, lo scegli fra tanti. Dovremmo comunque prendere esempio dai giornali americani che sono riusciti a buttar giù un presidente come Nixon con una campagna di stampa.

Quindi ha ancora senso scrivere?

Si certo! Non solo ha senso ma è necessario!

Ci vuole dire un sogno di Luca Goldoni?

Adesso che ho 80 anni, non tornerei a venti, ma vorrei tirare diritto così per altri 50, così come sono adesso, con i miei limiti e con quello che mi resta ancora.

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