Costantino Nivola, incoronato artista a New York, fra immagini, opere e scritti


 
di Giancarlo Ghirra
 

È uno dei più grandi artisti sardi, e finalmente anche nell’Isola Costantino Nivola comincia a essere conosciuto, studiato e amato. Cagliari, si è in parte rimessa in linea nel 2008 con una bella mostra visitata in sei mesi da oltre 25 mila persone. Iglesias, dedica al muratore di Orani (come amava definirsi, anche in onore del padre) un’esposizione nella quale una Grande Madre in marmo accoglie il visitatore (fino al 9 aprile) nel palazzo Vescovile. Né mancano lavori realizzati con la originalissima tecnica del sand casting, inventata da Titino sulla spiaggia di East Hampton mentre giocava con i suoi bambini, Pietro e Chiara. Ecco dunque una colata di cemento su una matrice di sabbia trasformarsi in scultura, quasi per gioco. E la dimensione del gioco è fondamentale in questo artista fuori dagli schemi, capace di scrivere (si legge in uno dei pannelli della mostra): «In un modo o nell’altro siamo tutti un po’ matti. Senza un tocco di follia accompagnato da curiosità intellettuale e poesia, la vita sarebbe una cosa triviale. Brindiamo alle nostre inadeguatezze, alla nostra capacità di sbagliare e soprattutto alla nostra necessità di autoillusione».
Sono poche le opere esposte in questo viaggio voluto dalla Fondazione Nivola, dal Parco Geominerario e dalla Ilisso Edizioni, progettato da Antonello Cuccu e curato da Margherita Coppola. È lei la direttrice del museo che a Orani espone alcune delle opere dell’artista nato nel 1911 nel paese delle miniere di talco e poi decollato alla scoperto del Nuovo Mondo, dove morì nel 1988 senza mai dimenticare le sua radici.
Da Orani a New York il viaggio non fu diretto: passò per la scuola di grafica e pittura a Monza, dove Nivola incontrò Salvatore Fancello, pittore e ceramista morto giovanissimo, a 28 anni, eppure capace di influenzare potentemente anche Titino. Ma, soprattutto, incontrò Ruth Guggenheim, «moglie, musa e inscindibile compagna, fondamentale nella sua formazione», ricorda Margherita Coppola. Il legame con l’ebrea Ruth, che sposò nel 1938, fu fondamentale quanto il fascismo e il nazismo che lo costrinsero a riparare negli Stati Uniti, lontano dalle leggi razziali di Mussolini e dai campi di sterminio di Hitler. Grande fu il travaglio esistenziale, eccezionale la scoperta delle correnti più avanzate della pittura contemporanea, che già aveva conosciuto a Parigi, ultima tappa europea prima del salto a New York. Evidente la presenza nella sua opera dell’influsso dei surrealisti e del cubismo di Pablo Picasso prima della profonda influenza esercitata negli Stati Uniti da Le Corbusier, amico intimo in una New York dove il sardo scambia la sua arte con quella di Saul Steinberg, Jackson Pollock e William De Kooning. Molti di questi passaggi sono documentati in una mostra imperniata prevalentemente su pannelli ricavati da fotografie realizzate da grandi artisti dell’obiettivo quali Henri Cartier – Bresson, Richard Avedon, Carlo Bavagnoli, Ugo Mulas. Si coglie nei loro scatti la dimensione anche privata di Nivola, ritratto non soltanto con i pittori e gli architetti a lui più vicini ma anche in mezzo ai suoi. Forte la presenza della madre, delle sorelle, di Ruth, e della gente di Orani, che nel 1958, ormai celebre, Titino volle coinvolgere in una mostra per le strade del paese, oltre che nell’intervento sulla facciata della chiesa della Madonna d’Itria. La presenza delle sue radici, del profumo del pane, della figura della Madre, si sposa in Nivola con le riflessioni più avanzate sull’arte contemporanea, un’arte civile, che sposa la scultura con l’architettura. «La scultura integrata in una visione totale dello spazio architettonico e ambientale – sostiene Margherita Coppola – rappresentò la sua vera utopia. Straordinario, in tal senso, l’esperimento compiuto nel negozio newyorchese Olivetti e la significativa Piazza Satta a Nuoro, in cui Nivola annulla i presupposti stessi di monumento e di piazza come entità separabili, privilegiando l’evocazione di un’ideale identità di ambiente, storia e natura un’opera d’arte totale». E a sostegno di questa interpretazione, ecco esposti in mostra disegni, studi e bozzetti legati alla progettazione della piazza oggi oggetto del desiderio del museo Man. C’è tutto questo e anche molto altro in un percorso destinato prevalentemente alle scuole, per le quali sono previte visite guidate e laboratori didattici. Visite nel corso delle quali verranno letti brani tratti dal libro di Nivola Memorie di Orani , oltre che di un’opera (edita nel 1993 da Angela Grilletti Migliavacca, edizioni Arte Duchamp) che dà il titolo alla mostra: Ho bussato alle porte di questa città meravigliosa . La città è New York, il mondo infantile che Nivola racconta ai suoi nipoti è quello della sua infanzia. Un’infanzia sempre presente nell’opera di un artista capace di parlare ai bambini con il sand casting che scolari e studenti potranno provare durante la loro visita. Una visita guidata da studiosi e storici dell’arte, come Giulia Aromando, capaci di raccontare con competenza ma anche con grande passione la vicenda artistica ed esistenziale di un genio non ancora sufficientemente riconosciuto. Incredibilmente interessanti nella sua opera le terrecotte, in particolare i Letti (in mostra due molto significativi) nei quali Costantino Nivola modella l’argilla con i gesti con i quali la mamma modellava il pane: quel pane il cui profumo si sparge nelle strade di Orani invase dai bambini attratti dalle sue sculture, dai suoi disegni, dalla sua straordinaria capacità di trasmettere emozioni. Sono soprattutto le bambine a circondarlo in una bella foto di Carlo Cavagnoni del 1958. Chissà se pensava a loro quando scriveva: «Le donne sarde sono tutte vedove, anche le vergini, le non sposate e col marito ufficialmente ancora vivo: per il fatto che gli uomini sardi non sanno comunicare con loro». Lui sapeva comunicare, come si scopre anche nel leggere le sue lettere a Maria Lai, grande artista che per fortuna continua a operare in una Sardegna non sempre attenta ai suoi figli migliori.

 

 

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Un commento

  1. Egregio Giancarlo Ghirra,
    volevo leggere il suo articolo sull’artista Nivola,ma i caratteri in giallo sono difficili da laggere.Help!!
    Lo metta azzurro o meglio nero.
    Salutoni.
    Paolo Tolu
    Vergiate
    topart.tolu@gmail.com

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