Ma tra il 2004 e il 2008, con la Giunta Soru, il mercato del lavoro in Sardegna è cresciuto

di Maria Letizia Pruna

 

L’Istat ha pubblicato puntualmente i dati della rilevazione delle forze di lavoro relativi all’ultimo trimestre del 2008. Possiamo quindi fare un primo bilancio sull’intero periodo 2004-2008, che ha coinciso sostanzialmente con il governo Soru e che, nella campagna elettorale appena conclusa, è stato definito dalla maggioranza ora al governo "un disastro" per l’economia della Sardegna, una sorta di quinquennio "nero" dell’occupazione. Tra il 2004 e il 2008 in Sardegna l’occupazione è aumentata di 18 mila unità, pari ad una crescita del 3%. Malgrado la grave caduta registrata nell’ultimo trimestre del 2008, quale primo amaro assaggio della crisi mondiale, la nostra regione è riuscita ad avere un saldo ampiamente positivo, che nel resto del Mezzogiorno non c’è stato. Nelle altre sette regioni del Mezzogiorno, infatti, il saldo occupazionale del quinquennio è di appena 33.000 unità aggiuntive, pari ad una crescita modestissima, che non supera lo 0,6%. In sostanza, l’occupazione aggiuntiva della sola Sardegna nell’intero periodo corrisponde al 55% di quella che si è creata in totale nelle altre sette regioni del Mezzogiorno. Un dato particolarmente positivo per la Sardegna è rappresentato dal netto aumento delle donne che lavorano e dall’innalzamento del relativo tasso di occupazione, che finalmente ha superato la soglia del 40% nel dato medio annuale. Dei 18.000 occupati aggiuntivi del quinquennio 2004-2008 ben 14.000 sono donne, cioè il 78%: una crescita dell’occupazione a così alta intensità femminile non si era mai verificata prima. L’incremento delle opportunità di lavoro per le donne sarde nel periodo 2004-2008 segna un +6,4%, non molto al di sotto dell’aumento registrato nelle regioni del Nord (+7%) e molto al di sopra di quello delle regioni del Sud, che si ferma al 2,5%. Solo nell’ultimo anno, cioè tra il 2007 e il 2008, si contano in Sardegna 9.000 occupate in più, che corrispondono ad una crescita di oltre il 4% in soli 12 mesi: nel resto del Mezzogiorno l’aumento non ha superato lo 0,8% e perfino al Nord si è fermato al 2%. Il tasso di occupazione femminile in Sardegna è oggi superiore di circa 10 punti percentuali a quello del resto del Mezzogiorno: il 40,4% contro il 30,7%. Certo, siamo ancora ben lontani dai livelli occupazionali delle regioni del Nord, ma l’inarrestabile avanzamento delle donne sarde nel mercato del lavoro può far sperare in un futuro meno diseguale. Anche l’andamento della disoccupazione è stato positivo, perché la totale mancanza di lavoro è diminuita: si contano 11.000 disoccupati in meno tra il 2004 e il 2008, e il tasso di disoccupazione è sceso dal 13,9 al 12,2%. Va detto, anche in questo caso, che se la crisi mondiale non avesse sferrato i primi pesanti colpi nell’ultimo trimestre del 2008, il saldo finale del quinquennio sarebbe stato assai più positivo. In ogni caso, siamo passati da una media di 96.000 disoccupati nel 2004 a una media di 85.000 nel 2008. Per le donne le difficoltà di inserimento lavorativo restano più elevate che per gli uomini: sono quasi il 52% delle persone in cerca di lavoro e il loro tasso di disoccupazione è al 15,8%, contro quello maschile che è inferiore al 10%. E’ comunque l’esito di un miglioramento della situazione: cinque anni fa, il tasso di disoccupazione femminile oltrepassava il 18% e quello maschile arrivava all’11,3%. C’è un altro dato molto positivo che merita di essere evidenziato: le donne in età lavorativa non disponibili a lavorare sono diminuite del 7,6%. Ciò significa che continua ad ampliarsi e radicarsi l’aspirazione delle donne sarde ad inserirsi nel mercato del lavoro malgrado le difficoltà che devono affrontare. E’ un segno importante di fiducia che ripongono nelle loro capacità ma anche nella capacità di questa terra di avanzare verso una modernità più favorevole alla partecipazione delle donne. Il quadro che si ricava da questo primo esame dei dati appena pubblicati dall’Istat impone ancora una volta di riflettere sull’ingiustificabile e inaccettabile ostinazione di coloro che vogliono sempre negare, oscurare i passi in avanti di questa regione. La Sardegna, per fortuna, cresce e cambia malgrado la loro ottusità. Nell’ultimo quinquennio di governo del centrosinistra le cose sono andate così come i dati dell’Istat mostrano. Il disastro comincerà adesso: le cause certamente non si potranno addebitare al governo regionale appena insediato, ma l’entità e la distribuzione dell’impatto che la crisi avrà sulla popolazione certamente si potranno ricondurre alle scelte che farà questa nuova giunta, alla quale auguriamo buon lavoro purché un buon lavoro lo garantiscano anche a molti cittadini e cittadine della Sardegna.

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