Per le centrali nucleari, la Sardegna è il luogo ideale: possibile en plein atomico!

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La Sardegna è la zona ideale non per una ma per tutte le quattro centrali che il governo Berlusconi vuole realizzare in Italia dopo l’accordo col francese Sarkozy. Era ed è una valutazione fin troppo facile, ora ufficializzata con pezze d’appoggio scientifiche e istituzionali al massimo livello, come spiega Marco Mostallino su "Epolis". «La Sardegna è l’area italiana migliore per la costruzione di centrali nucleari, perché è la più stabile dal punto di vista sismico», ha riferito Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) durante una audizione davanti alla commissione Territorio e ambiente del Senato. L’audizione è un momento nel quale il Parlamento comincia a farsi delle idee precise su un problema, ascoltando i tecnici di settore prima di esaminare disegni di legge del Governo o proposte di deputati e senatori. «A Palazzo Madama, è toccato al numero uno della sismologia italiana – precisa il quotidiano – parlare del ventilato ritorno all’energia figlia dell’atomo. Il responsabile dell’istituto statale è stato chiaro: la regione Sardegna è una zona con una storia geologica completamente diversa dal resto dell’Italia. Si potrebbero fare tutte e quattro le centrali nucleari che il governo intende costruire lì, anche se poi bisognerebbe risolvere il problema del trasferimento dell’energia – ha aggiunto Boschi – Bisogna evitare che il problema venga affrontato con le informazioni sbagliate», ha proseguito il sismologo: «Ho visto sui giornali che un sito proposto era quello di Augusta, in Sicilia: non potrebbe esserci un’area più sbagliata, perché si trova su una faglia sismica». «La Sardegna invece è terra antica, stabile, dove le scosse di terremoto sono rare e leggere. Ecco che un sistema delicato e potenzialmente devastante come una centrale nucleare nell’isola, secondo Boschi, sarebbe sistemato bene, al riparo da eventi sismici catastrofici. Così non una ma quattro centrali potrebbero trovare spazio nella regione. Decidere, comunque, non è in capo a Boschi. Il governo non ha ancora avviato le procedure per i criteri tecnici di scelta dei siti: dopo questi, sulla base di rapporti scientifici, l’esecutivo dovrà stilare una lista di zone candidate e poi procedere alla individuazione delle quattro aree che saranno oggetto di quella che viene chiamata nelle carte ministeriali «servitù nucleare». Ai primi annunci e segnali, duramente contestati da Renato Soru durante la campagna elettorale, il neo presidente della Regione Ugo Cappellacci aveva garantito che «nessuna centrale nucleare verrà costruita nell’Isola: se vorranno farlo, dovranno passare sul mio corpo». Forse è il caso che cominci a prendere in considerazione di non esporsi troppo, di spostare la sua notevole stazza dai cingoli di carrarmato-Berlusconi quando avrà deciso di passare all’azione. Scajola ha smentito, niente di deciso, si fa disinformazione su vecchie mappe superate dei siti. Una balla, come quando in grande segreto, nel 2003, si stavano per stoccare nelle miniere sarde le scorie radioattive che sono ancora da piazzare. Certo, il parere espresso in Senato non è il via operativo al nucleare in Sardegna. Ma diamo tempo al tempo, bisogno pur preparare il terreno per ammorbidire le resistenze di pochi fanatici. Poi si potrà contare sulla tradizionale accoglienza dei sardi.

 

 

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2 commenti

  1. Ebbè certo lo schifo sempre qua in Sardegna lo mettono!E’ sicuro fare le centrali in Sardegna? Ma per chi? per loro magari… Tanto la Sardegna è lontana e lo schifo non li raggiunge!

  2. Nessuno vuole le centrali, neppre io, ma quello che scrivi tu si chiama ” terrorismo psicologico”

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