Tottus in Pari, 235: vince Cappellacci alle elezioni barbariche

Ugo Cappellacci diventa il nuovo Governatore della Sardegna. Per Renato Soru, una sconfitta netta che brucia. Gli elettori isolani hanno inesorabilmente bocciato la politica, a questo punto, non popolare fatta di divieti che hanno caratterizzato gli anni della sua legislatura. Pensiamo ai Piani Paesaggistici o alla Tassa sul Lusso. La tematica più urgente, non è stata risolta. E Soru la paga con la sconfitta elettorale: i posti di lavoro tanto agognati non si sono creati. La tranquillità economica del paese nemmeno. Soru ha sempre contestato i dati dell’Istat, ha ripetuto che l’occupazione, soprattutto quella giovanile, in Sardegna era cresciuta. Ma l’Eurostat, l’ufficio europeo di statistica, ha confermato che tra i giovani dai 15 ai 24 anni la Sardegna è ai primi posti della disoccupazione con un tasso del 32,5%. E con Soru hanno perso tutto il centrosinistra e il Pd, dilaniato dall’ex governatore, con una spaccatura verticale difficilissima da ricucire. Cappellacci è al 51,90% dei consensi, mentre il presidente uscente si ferma al 42,89%, con un distacco di 9 punti che pesa come un ko. Irrompe un inedito «partito», quello delle schede nulle che diventano la terza forza della Sardegna: sono quasi 15.000, a cui si aggiungono le schede annullate volontariamente dall’elettore (circa 3300) e quelle bianche (più di 5000). Cappellacci: ha vinto con l’aiuto fondamentale di Berlusconi che si è impegnato nella campagna elettorale, ci ha messo la faccia e l’ha spuntata. Tutta l’alleanza che ha lottato compatta intorno al suo candidato  alla fine ha dimostrato che solo uniti si vince. Ma, finita la sbornia di questo successo, da Cappellacci si attendono fatti concreti. La Sardegna non può più aspettare, ha bisogno di una durissima cura per guarire da questa febbre che l’ha messa in ginocchio. Le promesse elettorali devono subito essere mantenute, dai bonus ai disoccupati agli interventi per le aziende. E anche il governo Berlusconi deve far seguire i fatti a ciò che è stato detto in campagna elettorale. E’ arrivata la sterzata, alibi non ce ne sono più. In palio c’è il futuro: sbagliare è tassativamente vietato.

Massimiliano Perlato

UNA CAMPAGNA ELETTORALE SENZA ESCLUSIONI DI COLPI

ELEZIONI BARBARICHE

Ne ho viste tante di campagne elettorali, in oltre cinquanta anni che voto, da farmi diventare uomo di mondo, restio a meravigliarmi della crudezza delle accuse incrociate. La faccia di Garibaldi (Fronte popolare) che rovesciata si trasformava in quella di Stalin, i manifesti con lo Scudo crociato sormontati da enormi forchette (dc=forchettoni), e poi i comunisti che mangiavano i bambini, i Dc dal governo assassino e via via. A parte il gusto non proprio raffinato di chi, su Facebook, augura a Berlusconi un infarto, o il blog di Di Pietro che definisce l’avversario un nazista e, di converso, le accuse di vetero-comunismo lanciate sui Democratici, le nuove tecnologie nella comunicazione non aggiungono molte novità, al di fuori del mezzo impiegato. Tanto, finite le elezioni, non credo che l’accusa di nazismo da un lato e di stalinismo dall’altro avrà lo sbocco naturale, consono a tali denunce: la resistenza armata e la guerra civile fra fazioni naziste e fazioni staliniste. La novità sta nel fatto che a suscitare principalmente l’incarognimento non sono elezioni governative riguardanti tutta la Repubblica, ma le elezioni politiche in Sardegna, vale a dire in una parte della Repubblica. La Sardegna, insomma, è trasformata in un campo di Marte fra principi alla Corte di Madrid. Non è solo questo, va da sé, e comunque ai sardi interessa eleggere un loro presidente che, al di là di chi ha designato la loro candidatura (Veltroni Soru, Berlusconi Cappellacci), dal 17 di questo mese ci governa. Ciascuno con alleati che cercano di entrare nel Parlamento sardo con una forte profferta di sardità e di sardismo (un aspetto nuovo ed incoraggiante) e ciascuno – questa è almeno la mia speranza – con terzi incomodi, espressione del mondo indipendentista senza se e senza ma. Comunque vada, quale dei due schieramenti vinca, non ci sarà alcuna catastrofe: la Sardegna non sarà consegnata né al Bene assoluto né al Mostro del male, categorie assolutamente fungibili da qualunque parti si osservi. Resterà ai sardi che dovranno dimostrare a loro stessi che i richiami alla loro dignità di popolo e alla loro sardità, che in modo bypartisan sono stati rivolti e accolti, faranno la differenza fra un passato più di autocolonialismo che di colonialismo e un futuro di capace autodeterminazione. Sullo sfondo c’è la devoluzione alla Sardegna di più ampi poteri (impropriamente chiamata federalismo, ma anche l’enfasi può servire) e un processo di revisione della Costituzione in senso davvero federalista e contro lo statalismo di cui è ancora impregnata. Lo è non solo perché a dirigere i lavori della Costituente era un uomo, come Umberto Terraccini, comunista e sostenitore del primato dello Stato, ma anche perché, obiettivamente, subito dopo la guerra, il diritto internazionale circa l’autodeterminazione dei popoli ancora non esisteva. Solo le vestali della Costituzione come totem intangibile e il segretario del Pd (spero solo per questioni elettorali di contrasto con il suo avversario) che si appella alla piazza per contestare l’Eversore, possono pensare che una Costituzione nata sessanta anni fa possa essere del tutto attuale oggi. Senza che, per esempio, adotti il principio universalmente riconosciuto e sottoscritto dal Parlamento italiano del diritto dei popoli alla autodeterminazione (articolo 1 del Patto dell’Onu sui diritti politici e civili, 1966); o senza che, appunto, il rapporto Stato-Cittadini sia più bilanciato e, semmai, sbilanciato a favore dei secondi. In tempi di normalità, queste questioni sarebbero affrontate come problemi seri. In tempi
di elezioni, no: è quasi una guerra di religione.

Gianfranco Pintore

 

IL RISULTATO ELETTORALE CHE NON TI ASPETTAVI

PERFAVORE, NON LAMENTIAMOCI PIU’

Il nuovo governatore della Sardegna è Ugo Cappellacci (PdL), contro ogni ragionevole previsione e soprattutto sensazione. Ha vinto non di poco: circa 9 (nove!) punti rispetto a Renato Soru, che è andato meglio del Pd (che per modo di dire lo sosteneva), che certo ha il consenso del 45% dei votanti, ma comunque, insomma, come è e come non è, è andata così. Successone dell’Udc, a dimostrazione che anche noi sardi siamo proprio precisi precisi ai continentali, da oggi è impossibile farsi illusioni. Let’s take as it comes, prendiamola come viene, talvolta con la rabbia di dover subire le decisioni altrui, ma questa è la cosiddetta democrazia, bellezza; però, lo stupore è soprattutto quello di aver sbagliato completamente le proprie impressioni. Senza arrivare alle temerarie dichiarazioni di Luigi Crespi, che alle 16 del pomeriggio di lunedì affermava con sicurezza che avrebbe vinto Soru, dando anche lo scarto percentuale (1,5%), chi è stato in Sardegna in quest’ultimo mese e mezzo e ha minimamente seguito la campagna elettorale può testimoniare la differenza di partecipazione, convinzione, sentimento fra i due contendenti. Il 51 per cento dei sardi ha comunque dato il voto a un candidato immagine sponsorizzato con lusinghe, barzellette e minacce ("è bene che un governo regionale sia in sintonia con quello centrale"), per il quale girare la Sardegna ha significato andare nei capoluoghi di provincia e nei paesi più grossi mentre quell’altro si smazzava 150 paesi, che sorride, sorride, sorride, alla faccia della nota (un tempo) diffidenza, ostinazione, serietà dei sardi. I quali non sono un "popolo": ma quando mai? d’ora in poi, evitatemi l’utilizzo di queste romanticherie, per favore. Lo stupore, insomma, non perché uno sia meglio e l’altro peggio, po caridadi, però queste elezioni dimostrano in maniera inequivocabile alcune cose:

1. Che i sardi non sono diversi dagli italiani, come più d’uno campanilisticamente pensava: questi risultati dimostrano che è impossibile, comunque, scardinare i piccoli grandi feudi, impossibile cambiare la mentalità della betoniera e del secchiello di cemento, impensabile per i sardi prendersi le proprie responsabilità e meglio, molto meglio, ascoltare le sirene e le tentazioni, quelle dei 100 mila o 40 mila (ho perso un po’ il conto) posti di lavoro come per magia. Quindi, in futuro, o imparo ad usare la cazzuola o mi attacco al tram.

2. Che la costante resistenziale sarda è una tragica illusione: i sardi non resistono, semmai si lamentano. Non sono pronti per scattare in avanti in maniera concreta e partecipata con gli altri, se non attraverso utopistici sogni come quelli della formazione indipendentista IRS (che infatti ha avuto un buon risultato). Il "graffio della resistenza" semplicemente non esiste, altrimenti Soru non avrebbe perso con questo scarto. Esiste invece l‘insofferenza al cambiamento, esistono le pastoie di un partito-minestrone e anche un po’ minestronzo come il Pd, in cui si è praticata ampiamente la porcata del voto disgiunto pur di non riconfermare il governatore uscente.

3. Che non c’è posto per alcuni (parecchi) di noi in questo sistema: cioè, viviamo in questo paese e in questa regione e ostinatamente vogliamo rimanerci, ma prima capiamo che questi non sono tempi per noi e meglio è. Certo, nel frattempo non è che questi "noi" la debbano dare via aggratis, ma, come dire? per una volta sarebbe bello essere maggioranza e non minoranza cornuta e mazziata, nemmeno tutelata come i panda.

4. Che dobbiamo mangiarne di panini, e imparare tanto da questi avversari: che attaccano, non hanno tanti scrupoli né vergogne, parlano chiaro per slogan che ci sembrano ingenui e invece sono efficaci, capiscono che in politica la correttezza della comunicazione è perdente, e soprattutto promettono parecchio, ad personam, e di solito mantengono. Mi spiace per il cinismo, perché a tutti piace sentirci brave persone, ma la realtà è che le brave persone in Italia e in Sardegna non governano, soprattutto se comunicano da persone normali e perbene e se pensano che gli interlocutori lo apprezzino.

Francesca Madrigali

 

LE ELEZIONI SONO STATE UNA LOTTA FRA PADRONI

UNO SARDO E L’ALTRO NO

Qualche giorno fa, mentre arrivavo ad Oristano sotto una pioggia scrosciante e un semaforo mi teneva inchiodata allo stop, sotto i miei occhi divertiti è passato uno di quei grandi mezzi che servono a fare pubblicità ambulante. Il faccione del candidato del centro destra mi sorrideva sotto la pioggia con una scritta di contorno che diceva qualcosa tipo: con Cappellacci splende il sole sulla Sardegna. Lo dicono alto, ben vestito, affabile e buon parlatore. Ma è nessuno e lo sa pure lui. Qui la sfida non lo riguarda, qui si sceglie tra Berlusconi e Soru. Tra un padrone non sardo e un padrone sardo. Un padrone non sardo che ha il barbaro coraggio di affermare in tv che Cappellacci è stato scelto dalla base. Ma quale base che sia veramente tale, quindi nutrita anche di aspiranti governatori, tira fuori dal cilindro uno sconosciuto? Un padrone sardo che ha imposto le candidature, tenendo fuori gente che, in proprio, si era già stampato il suo bravo manifesto elettorale, che ora campeggia, solitario, sui muri sbreccati dei nostri piccoli centri. Un padrone non sardo che sta facendo il giro delle sette chiese: mai stato in Sardegna così spesso e così a lungo, ovazioni nella "sua" (ma quando lo è diventata?) Olbia. Un padrone sardo accolto con grande cautela quasi ovunque fuorché dagli studenti. Due padroni e una posta in gioco molto alta, che va oltre la Sardegna. L’attivismo di Berlusconi denuncia paura; perché fino a quando si tratta di competere con un politico le cose vanno bene e il premier non ha problemi, ma quando si discute di un imprenditore di successo, uno che ha i tuoi stessi modi, uno che si è pure comprato un giornale, allora le cose cambiano. C’è il rischio di trovarselo domani competitore a Roma, e il rischio va stroncato. Si consoli il bravo Cappellacci con la botta di fortuna che gli è toccata: in tal maniera.

Ignazia Scanu

SCONTRO IN CAMPAGNA ELETTORALE ANCHE SULLA VALENZA DEGLI EMIGRATI

SARDI DI FUORI, UN POTENZIALE INESPRESSO?

Sono preoccupati «per l’immagine sbiadita, triste e intollerante che ha la Sardegna a livello internazionale» e attaccano la Giunta Soru «per l’assenza di dialogo con il mondo dell’emigrazione». Avevano fiducia in Ugo Cappellacci, convinti che con lui «l’isola poteva riprendere vita e frenare l’immigrazione di 4-5mila giovani ogni anno». Sono gli emigrati sardi a favore del candidato del centrodestra: imprenditori, sindacalisti di primo livello, politici già in corsa con la destra nel 2004, avvocati in pensione. Vengono da Olanda, Svizzera, Germania, Spagna, Francia: «Figli di questa terra prestati all’estero», dice Cappellacci, «i primi ambasciatori della Sardegna nel mondo». Dicono il contrario dei conterranei che dall’estero sostenevano Soru: per questi ultimi, mai la Sardegna aveva avuto un’immagine così alta nel mondo. Parere che non conta, per la delegazione a sostegno di Cappellacci: «Nelle federazioni sarde in Europa e nel mondo», dicono a chiare lettere, «il malessere è diffuso per il mancato dialogo e i tagli alle risorse per i circoli all’estero. Quelli che hanno votato, sceglieranno il cambiamento vero». Dal loro punto di vista, il cambiamento era a destra. Curioso che, nel frattempo, molti sardi sono tornare nell’isola per votare la continuità del lavoro di Renato Soru: la prova nei forum su Internet ma anche l’organizzazione dei pullman dal centro Italia dopo il viaggio del candidato del centrosinistra a Torino e Bologna. Si son fatti sentire, gli emigrati per Soru (ndr: anche su "Tottus in Pari"): «capire la politica della Giunta uscente su questo problema basta vedere la Conferenza Internazionale dell’Emigrazione, a Cagliari, con oltre 400 rappresentanti dei sardi nel mondo che hanno dimostrato il loro grande consenso al presidente Soru e all’assessore Romina Congera. In questi anni si sono rafforzate le iniziative di politica culturale e promozionale e di tutela dell’identità e della lingua per i sardi nel mondo, investendo sulla qualità, piuttosto che sull’assistenza; a questo scopo, nell’ultimo bilancio della Giunta regionale uscente c’è la proposta di aumento di un milione di euro per il capitolo emigrazione. Il favore e il sostegno degli emigrati per Renato Soru è dimostrato dai "pullman per Soru" che si sono organizzati in Europa per venire a votare (Belgio, Francia, Germania e Italia); dalle grandi e calorose manifestazioni degli emigrati e degli studenti a Torino e a Bologna; dal pronunciamento dei sardi eletti negli enti locali delle Regioni italiane, che hanno firmato un appello per Soru, insieme alla Parlamentare Europea, emigrata, socialista, eletta in Belgio Giovanna Corda; dalle adesioni al manifesto "Emigrati per Soru" dei sardi di tutte le parti del mondo, intellettuali, ricercatori, professionisti, operai e impiegati. Piaccia o non piaccia questa è la realtà e sulla base di ciò la maggioranza di noi emigrati ha sostenuto, per il bene della Sardegna, Renato Soru». Tant’è, per Cappellacci la rappresentanza seduta accanto a lui a palazzo Doglio bastava e avanzava. In caso di vittoria «verrà istituito un ufficio per le relazioni con gli emigrati sardi all’estero direttamente dipendente dalla presidenza della Giunta regionale per costruire una strategia di marketing della Sardegna all’estero». Affetto e sviluppo, ecco la ricetta di Cappellacci: perché i sardi all’estero, 300mila in Europa e 700mila nel mondo, sono «un potenziale straordinario, ma inespresso, per diffondere l’immagine dell’isola. Soru ha presenziato una volta sola alla Consulta per l’emigrazione e solo sette volte su 58 al Comitato delle Regioni di Bruxelles». Anche la replica di Soru non si è fatta attendere: «Cappellacci ancora una volta dice di voler fare cose che sono state già fatte. Quando dice di voler rafforzare il legame con gli emigrati sardi all’estero ignora, o finge di ignorare, che per la prima volta dopo 20 anni Cagliari ha ospitato, dal 25 al 27 aprile 2008, la Conferenza internazionale dell’emigrazione "I sardi nel mondo", fortemente voluta dalla Regione Sardegna. E che nel 2008 i contributi per gli emigrati all’estero sono cresciuti di un milione di euro». Sulla questione della rappresentanza: «In base a un accordo stipulato tra la Regione e l’Anci, i membri supplenti del Comitato delle Regioni vengono scelti tra i rappresentanti dell’Anci. Dal 2004 non c’è stata una sola riunione del Comitato delle Regioni in cui la Sardegna non sia stata rappresentata». Da lui o da un rappresentante dell’Anci delegato appositamente: significa «che la Sardegna ha sempre partecipato ai lavori del Comitato delle Regioni. E infatti nell’aprile 2008 la commissione Educ del Comitato delle Regioni, che si occupa di istruzione e ricerca, è stata a Cagliari per due giorni di lavoro». Ma il punto è un altro, e si capisce dalle dichiarazioni dei rappresentanti degli emigrati. Tutti innamorati della Sarde
gna ma non tutti disinteressati. C’è Nando Ceruso, responsabile per la stampa dei circoli degli immigrati in Svizzera, segretario generale aggiunto dei sindacati cristiani in Svizzera, già esponente dell’Unione del popolo sardo che si presentò alle scorse regionali con il centrodestra; c’è Ettore Serra, portavoce di un’associazione di sardi residenti nell’Alto Lazio e nell’Alta Toscana che sottolinea «la necessità di portare in terra sarda le voci dell’emigrazione organizzata»; c’è Tore Melis, rappresentante di un’associazione di sardi emigrati in Spagna, avvocato in pensione, secondo cui «troppi giovani, anche qualificati dal punto di vista professionale, sono costretti ancora oggi a emigrare per l’assenza di prospettive nell’isola». E c’è Paolo Liceri, già stella del rally isolano, imprenditore del cioccolato in Svizzera: «Siamo in tanti, gli imprenditori che vorrebbero tornare qui. Ma non c’è nulla, e impossibile fare qualsiasi cosa». Parla di suoi conoscenti: ristoratori e imprenditori dell’edilizia. Con Cappellacci, può magari cambia qualcosa.

Marco Murgia

 

DEPOSTE LE LAME, C’E’ MOLTO DA LAVORARE PER IL BENE DELLA NOSTRA ISOLA

VOTO IN SARDEGNA, CHE COSA RESTERA’?

Quello che rimarrà di queste specifiche elezioni sarde non sarà probabilmente l’eco dei programmi, non sarà forse nemmeno la sana passione civica delle persone che si sono spese per sostenere i candidati, e di sicuro non sarà la riflessione sul presente e sul futuro dell’isola, mai stata esercizio comune, e ora relegata a prurito personale persino tra quelli che della riflessione si fanno vanto di aver fatto mestiere. Alla grancassa mediatica dei vincitori e dei vinti c’è da sperare sopravviva almeno una domanda:  cosa ci è successo? Cosa è accaduto al nostro modo di pensare la responsabilità del bene comune? Oggi che sono pezzi d’antiquariato le vecchie sezioni politiche di paese e che nessuno vota più per appartenenza ideologica, alle persone sono rimaste altre forme di partecipazione ai processi di elaborazione politica? La risposta realistica per la maggioranza è no, ma quello che inquieta è che nessuno sembra sentirne la mancanza. Il modo di comunicare politicamente è stato violentemente ristrutturato, e nel nuovo assetto non è rimasto alcun posto per il confronto di base. Non vuol dire che le persone non siano più interessate alla politica, anzi; ma è oggettivo che siano radicalmente cambiati i modi di viverla. Uno dei segnali viene dal fatto che il carisma del leader è diventato determinante: egli nella percezione comune non ha solo un peso molto maggiore dell’idea politica che rappresenta, ma addirittura la sostituisce, al punto che la capacità personale del capo è diventata una garanzia sufficiente anche in assenza di un progetto condiviso: in questo nuovo gioco, pare che al goleador non serva più una squadra. Dato il clima, è quasi naturale che per molti l’affidamento alla figura messianica abbia preso il posto del dibattito, e che sia quasi scomparsa la critica come forma nobile di libertà. Nel nuovo scenario non c’è spazio per chi fa domande; sollevare problemi impone discussione, e la discussione nella logica del messianismo è disfattista e richiede tempo, quindi per definizione ne fa perdere.  L’adesione è diventata devozione: dove il partito forte aveva i tesserati, l’uomo forte ha invece i fans, e l’antagonismo ideologico è diventato attacco personale. Chi si lamenta di esserne oggetto dovrebbe piuttosto chiedersi se il modello comunicativo che ha scelto di incarnare non lo giustifichi. Chi si lamenta del fatto che i candidati si esprimano solo a slogan, dovrebbe piuttosto domandarsi se questa non sia la logica conseguenza della scomparsa dei luoghi di elaborazione più complessa. Chi chiama "semplicità" la semplificazione e la esalta come valore del linguaggio e del pensiero, fa finta di non sapere che le risposte semplici ai problemi complessi sono di solito risposte sbagliate. Tutti quelli che credono ancora che il confronto non sia una perdita di tempo e che non hanno rinunciato a considerare la complessità una sfida che vale la pena di affrontare, prima di esprimere il voto potrebbero trovare utile interrogarsi non solo sul "chi" e sul "cosa" gli si propone come cittadini, ma anche "come" questa proposta venga portata avanti. Io lo farò di sicuro.

Michela Murgia

 

LA STORIA ISOLANA PIENA DI DIFFICOLTA’ CHE CI FA DIPENDERE DAGLI ALTRI

SESSANT’ANNI DI ASSISTENZIALISMO

Sono giunta alla conclusione che il più grosso problema della Sardegna del secondo dopoguerra è stato, è e sarà sempre l’assistenzialismo. Con ciò intendo tutte quelle manovre che convogliano soldi nelle tue tasche senza in cambio chiedere nulla in particolare, oltre che una respirazione regolare. Sessant’anni di assistenzialismo ci hanno sottratto anche la dignità. Perché spiegatemi che cosa oggi nell’Isola funziona di sua propria volontà. L’agricoltura? E’ moribonda, sopravvive solo in virtù degli aiuti europei che trasformano i contadini in potenziali cialtroni alla ricerca del soldo facile. Piove troppo? Contributo danni pioggia. Sole alto? Contributo siccità. L’agricoltore e il pastore aspettano che il politico si impegni per loro, ovvero che apra il borsellino. Questa e solo questa è la richiesta. Ma forse va meglio con l’industria. Sbagliato. L’industria sarda funziona solo in ragione delle scelte della politica di salvare o meno un’attività. Perché le aziende capaci di farcela da sole non ci sono. Ma almeno il turismo ci salva in corner. Neppure. Dopo mezzo secolo di tentativi a vuoto risulta chiaro e lampante ai più che non c’è umanamente alcuna possibilità di far decollare il turismo in Sardegna ad opera dei sardi e con capitali isolani. Non sto a discutere dei milanesi perché quelli ci riescono sempre. E sia ben chiaro che non vedo la possibilità di farcela neppure con l’aiuto della politica, che in tal campo si mostra semplicemente negata. < span>Con questi presupposti io sono andata alle urne a votare, a scegliere chi possa ovviare a tale, disastrosa, situazione. E vorrei poter avere la possibilità di scegliere qualcuno capace di dire: adesso si fa sul serio, per troppo tempo vi abbiamo costretti a tendere la mano all’angolo di una strada, ora è giunto il momento di diventare grandi. Ci costi pure lacrime e sangue, ma non torneremo indietro. Voglio una scelta impopolare, lo so, ma onesta. E vorrei che tutti i sardi come me la chiedessero a gran voce. Altrimenti saremo sempre e solo ostaggio di una classe politica inetta e stupida che nasconde la sua dappocaggine dietro un’elargizione inutile.

Ignazia Scanu

 

IL TOUR ELETTORALE DI RENATO SORU, ELETTO FRA GLI EMIGRATI

L’ABBRACCIO DEI SARDI DI TORINO

Si lamenta che in cinque anni che è durato il suo mandato né il primo quotidiano dell’isola gli abbia mai chiesto una intervista, né che lo abbia fatto la televisione privata a maggiore diffusione, ma oggi, qui a Torino, davvero Renato Soru non si può lamentare del sistema dei media. Che giornalisti e cameraman lo stringono subito in un assedio compatto,usando telecamere e microfoni a guisa di spadoni medievali, più vicini alla giugulare che alla bocca: "o la dichiarazione o la vita". Né gli va meglio con il variegato popolo sardo che gremisce il teatro Verdi, incapace di contenere seduta la folla che deborda verso il candidato, ognuno vuole dirgli almeno una parola, sfiorarlo se non toccarlo o, suprema ebbrezza, riuscire a stringergli la mano. Il vostro cronista si era illuso di potergli rivolgere qualche domanda che non fosse scontata  (cosa ne pensa della produttività delle otto province sarde, com’è che ha cambiato idea su quanto promesso cinque anni fa: solo un periodo quinquennale della mia vita alla politica e poi tornerò alla società civile, cosa pensa dei politici che hanno interessi nell’editoria ecc. ecc.). Oggi non è cosa. Oggi è campagna elettorale. Assolutamente ben gestita, dall’entusiasmo con cui la gente risponde alle provocazioni che Soru lancia ai suoi avversari in questa sede. In realtà, come anche i maggiori quotidiani nazionali hanno messo in evidenza, l’avversario vero è uno solo: il Cavaliere di Arcore Berlusconi Silvio, autoproclamatosi sardo "ad honorem ", desideroso quindi di salvare la Sardegna tutta dalla iattura di rivivere un’altra legislatura sotto il segno del campidanese di Sanluri, che tanti danni ha fatto nonostante, ahimè, non lo si possa definire comunista a tutto campo ( come Prodi), ma che con i comunisti ha intenzione di continuare a brigare, pur riconoscendogli una certa volontà di scompigliare il campo dei maggiorenti il maggior partito che lo appoggia (PD). Del povero Cappellacci solo qualche accenno per ricordare tutti i milioni (di euro) che è riuscito a mettere insieme quando era assessore al bilancio della giunta Pili, ad accrescere un debito abnorme che solo questa giunta di centro sinistra ha operosamente azzerato. Col che si è poi potuto provvedere a distribuire qualche cosa ai cittadini sardi più bisognosi, usando, dice Soru, criteri di imparzialità sconosciuti alla "politica politicienne", quella per intenderci che prevede sempre un ritorno di favori (leggi: il tuo voto) al padrino politico di turno che ti fa avere una qualche prebenda. E qui Soru è bravo  nell’enumerare le cento e una cose che è riuscito a fare con la sua giunta negli anni scorsi, si sente che oramai recita a memoria, sembra quasi che non rifiati a sufficienza tra il ricordo della differenziata che passa dal 5 al 40%, il numero del parco macchine regionali crollato da 750 a 40, il numero di persone non autosufficienti  che la regione aiuta passato da 5000 a 20.000, il numero di dirigenti regionali drasticamente assottigliato mentre è aumentato quello dell’ente foreste, che prima ce ne era uno per 7.000 dipendenti precari e ora sono 50, come a dire che quando servono i posti di lavoro "veri", non come quelli dei corsi professionali, i concorsi si fanno e si assume( e i posti di lavoro sono stabilizzati). Quando  arriva il sindaco Chiamparino ( in ritardo), sembra che Soru voglia farlo partecipe di queste statistiche positive e riprende a citarle anche a lui, tornando a sottolineare: i 40 milioni  di euro andati all’istruzione, i 1000 euro che andranno agli studenti che alla maturità meriteranno almeno ottanta su cento, i 25.000 a cui hanno avuto diritto colore che ristrutturavano case nei centri urbani, i 500 mensili per gli universitari che si recano a studiare fuori Sardegna. E poi i soldi per i "Master-back" (prendi una laure e poi torni a casa) e i "professor visiting" (illustri cattedratici che vengono in visita alle nostre università), tanto per far capire che il nostro eroe oltre al campidanese parla anche inglese fluente, nonché maneggia tecnologie d’avanguardia che la banda larga per tutti i sardi è oramai realtà e se il ministro Brunetta (l’efficientissimo per antonomasia) preconizza che tutta la burocrazia italiana interloquirà tramite internet entro il 2013, ebbene, da noi tutto questo è già realtà dal primo di gennaio, con enorme risparmio di tempo e di carta. Perché la Sardegna che Soru disegna nel futuro prossimo somiglia tutta a quella di Obama quando parla dell’America che lui vorrebbe: ecologista, virtuosa nei conti pubblici (quelli della regione nostra sono diminuiti del 40%), aperta alle tecnologie dolci:solare, fotovoltaico, eolico. In attesa che arrivi il gas sottomarino dall’Algeria. La Sardegna dei paesi dell’interno, con le loro chiese romaniche, la natura per lo più incontaminata in cui sono immersi, cultori ancora di una civiltà, un modo di vivere, che è di per se stesso un valore. A cui occorre dare voce, perché l’isola non sia più, nell’immaginario degli italiani, una sorta di ciambella circondata dal mare blu, degna quindi di essere visitata solo per le sue spiagge. I sardi che applaudono forte queste cose le sanno già e amano sentirsele ripetere da Soru. Sono di quelli che non hanno avuto paura di passare il mare e di rischiare del loro per farsi un’alternativa di vita che comportasse anche una risalita sociale. Come i ragazzi che hanno parlato, i più leggendo l’intervento che li tremava la voce per l’emozione, all’inizio della manifestazione: studenti d’ingegneria, praticanti giornalismo, violinisti, informatici. Fieri di questo candidato che più sardista non può essere, che parla di regole del gioco da rispettare tutti, di servitù militari ancora intollerabili (alla faccia del ministro La Russa), che tiene testa da solo a un governo tutto che v
iene in Sardegna a fargli campagna elettorale contro, pretendendo macchine di rappresentanza che non avrà (il leghista Zaia), firmando accordi di programma attesi da diciotto mesi (il nuclearista Scajola). Tutti per "un aiutino" a quel tale Ugo Cappellacci, figlio prediletto (seppure troppo alto) del presidente del Consiglio, che mischia barzellette agli insulti, quando si rivolge a Soru. Lui, giacca di velluto marrone, poco sorride ma lancia fendenti di nuragica precisione, come quando parla del cosiddetto lodo Alfano, quell’obbrobrio istituzionale mediante il quale Berlusconi può sparlare e mentire su tutti i cittadini italiani, senza che paghi dazio giudiziario. Si capisce che la Sardegna di Soru è altra cosa, l’ovazione da stadio che gli tributa la platea è a dire che sardi qui convenuti la pensano come lui. Tutti.

Sergio Portas

 

DAGLI EMIGRATI "CONSIGLI, PASSIONE E AIUTO"

SORU HA FATTO CENTRO ANCHE A BOLOGNA

Il tour oltre Tirreno conferma l’appeal del presidente anche nel resto del paese: tantissimi sardi ma anche molti altri interessati, tanto al cinema Massimo nel capoluogo piemontese quanto alle Scuderie nel centro del capoluogo emiliano. Il messaggio, per chi ha la residenza fuori e non potrà votare a metà febbraio, è uno solo: «Chiamate a casa e dite di votarmi». Gli altri, soprattutto studenti, si organizzano per il rientro elettorale: anche con il Renatobus che partirà il 13 febbraio da Bologna verso Livorno per l’imbarco, direzione Olbia. Il perché è presto spiegato, collegato alla scelta di rispondere agli inviti dal continente: «So quanti sardi vivono fuori dalla loro isola, immigrati negli anni passati in cerca di un lavoro, di una formazione universitaria o di una professione. E dato che a me non è dato andare in televisione – pensate che in cinque anni il primo canale privato italiano non mi ha mai intervistato – ho deciso di venire io a trovarvi». L’occasione è buona «per dirvi che sto cercando di preservare e sviluppare la vostra isola per renderla più autonoma e forte sotto un profilo culturale, energetico, sanitario, universitario e anche politico». Soprattutto «per ascoltare i vostri consigli» indispensabili quanto l’aiuto «campagna difficile e impari», con una telefonata a casa. «Dite ai vostri cari che in Sardegna è cominciato un percorso di cambiamento importante. Loro lo sanno: ne vedono i frutti, ma sono bombardati dai media locali e dalla campagna del governo molto più di voi». Il secondo round è a Bologna e Soru riparte all’attacco: è una campagna ai «ai limiti della legalità», una «barbarie». Sul simbolo della coalizione di centrodestra, a esempio, non c’è il nome di Ugo Cappellacci ma la scritta "Berlusconi presidente": «Per fare il candidato avrebbe dovuto dimettersi da presidente del Consiglio». Invece quando arriva in Sardegna «si prepara con le interviste che vengono negate a me. Il giornale più importante della Sardegna in cinque anni non mi ha mai dato un’intervista. Per lui, paginate di giornali: straparla, racconta barzellette irripetibili ma non parla mai di cosa vuol fare in Sardegna. Dice amenità, vuole che i sardi ridano perché così si distraggono e li può fregare meglio. Poi rivolto a Cappellacci dice: "Dì qualcosa anche tu". Così alla fine tutti ridono e il mio avversario non dice mai niente». Per ascoltare il candidato del centrosinistra, a Bologna ci sono anche i rappresentanti dei circoli di Padova, Firenze, Modena e Trento. Diversi giovani sardi prima dell’intervento di Soru hanno voluto raccontare la loro esperienza sul continente. Il presidente uscente ascolta con attenzione, e sorride per la standing ovation riservata all’ultimo intervento, tutto in dialetto. Parole per molti ma non per tutti: in sala anche tanti emiliani. Il presidente dell’Unipol, Pierluigi Stefanini, perché «sono incuriosito, voglio ascoltarlo»; Luigi Gilli, assessore regionale alla programmazione territoriale e alla casa; il segretario bolognese del Pd Andrea De Maria. Assente Vasco Errani, presidente della Regione: ma ha mandato una lettera per augurare a Soru «un grande in bocca al lupo. Sono sicuro che la comunità dei sardi saprà essere di aiuto. Forza presidente».

 

CITTADINA DEL MONDO CON IL "MASTER AND BACK" IDEATO DA SORU

CON IL SOGNO DI TORNARE IL SARDEGNA PER LAVORARE

Nel manifesto del programma master and back si legge: ti aiutiamo a volare oltre la laurea e a riportare in Sardegna un sapere più alto. Io aggiungerei … anche grazie alle tue competenze. Mi chiamo Carla Caredda, ho 33 anni sono una laureata sarda, Lettere moderne – Università di Cagliari, che 6 anni fa è andata via dalla sua terra, un po’ per caso, ma che poi si è ritrovata a restarci, qui oltremare, per lavorare. Dopo tanti sforzi e trasferimenti da Cagliari a Dublino passando per Roma, Torino mi ha dato la possibilità, non senza sacrifici, di realizzare il sogno di diventare una giornalista e di imparare questo mestiere … con il quale – ora – potrei tornare a casa, grazie proprio alla borsa del master and back, sogno impensabile prima dell’avvio di questo programma.  Che cos’è il master and back … per chi non lo sapesse è un progetto ideato dal presidente Renato Soru nei primi anni del suo mandato, che permette ai giovani laureati sardi di svolgere percorsi di alta formazione e tirocini presso organismi di riconosciuta qualità e reputazione a livello nazionale e internazionale con la successiva possibilità di rientrare in Sardegna a lavorare nelle imprese, nei centri di ricerca, nelle Università e nelle istituzioni pubbliche. Ora… io sono una di quelle persone che un anno fa, rispondendo al bando 2007/2008 ha presentato un progetto di tirocinio all’ufficio stampa del Comune di Torino per essere formata come addetto stampa. I miei attuali "superiori" hanno accettato la mia idea e così abbiamo mandato la documentazione agli uffici che si occupano del progetto a Cagliari … ed eccomi qui, a lavorare con giornalisti professionisti, che mi stanno insegnando tanto.  La notizia dell’ammissione alla borsa di studio l’ho appresa – in anticipo – curiosando su internet nelle pagine della regione Sardegna … e sono rimasta senza parole! Perché mai mi sarei aspettata di vedere il mio nome scritto nell’elenco degli ammessi. "E invece c’era!" Ho iniziato a sperare, a sognare … mi sono detta:"Torno a casa con il mio mestiere!!!! Quello pe
r cui in questi anni mi sono sacrificata è servito a qualcosa … Molte volte mi sono detta: "Non tornerò mai più in Sardegna" … ma ora ho una possibilità e come me ce l’hanno tanti giovani sardi. Possiamo dare un contributo a quel cambiamento che Renato Soru sta dando alla nostra Regione. Ci ha dato uno strumento per poter crescere grazie però al nostro sapere, all’impegno e allo studio. Possiamo tornare con maggiori competenze rispetto a quando siamo partiti e metterle a frutto per la crescita della realtà che amiamo: la Sardegna. ‘Questo dovrebbe fare la politica: creare po.ssi.bi.li.tà’! Io credo che il Presidente Soru abbia portato una ventata d’aria nuova in Sardegna … e io vorrei che questo vento continuasse a soffiare.

Carla Caredda

 

L’IMPEGNO DELLA GIUNTA SARDA PER GLI STUDENTI SARDI

GRAZIE SORU … COMUNQUE

Siamo un gruppo di giovani amiche e amici sardi e volevamo rubarvi qualche minuto per raccontarvi la storia che ci accomuna. Speriamo che in questo momento siano attenti e interessati a quello che si dice, alle tematiche in questione, alla posta in gioco: lo sviluppo della Sardegna, il riscatto della nostra terra. Noi crediamo che questo processo di riscatto sia iniziato con vigore e forza negli ultimi cinque anni e che nonostante le difficoltà molte cose buone siano state fatte. Siamo accomunati dallʼaver vinto in anni diversi le borse di studio che la Regione Sardegna mette in palio ogni anno per il Collegio del Mondo Unito dellʼAdriatico di Duino in provincia di Trieste. In questa scuola internazionale, attraverso un percorso accademico tanto intenso quanto stimolante, siamo cresciuti insieme a studenti provenienti da tutto il mondo, abbiamo imparando altre lingue, conoscendo ed apprezzando realtà e culture diverse dalle nostre ma sempre consapevoli delle nostre origini e delle nostre radici, rappresentando con orgoglio la Sardegna e la nostra cultura. La Nostra Regione ha finanziato e continua a finanziare interamente ogni anno lʼavventura delle ragazze e dei ragazzi sardi che vincono la borsa di studio per il Collegio del Mondo Unito. Questa avventura che per noi è iniziata li, continua ancora oggi divisa per strade diverse, in settori diversi, ed in diverse parti del mondo. Quello che continua ad accomunarci è la passione, lʼorgoglio e la consapevolezza di essere sardi, ed il desiderio di difendere il futuro della nostra terra e aiutarla al meglio delle nostre possibilità e capacità per garantirle un avvenire migliore. Insomma siamo tanti amici. Molti di noi sono già affermati, altri stanno ancora studiando e stiamo accumulando conoscenze in diversi settori come tanti altri giovani sardi. Un giorno ci piacerebbe mettere a frutto le nostre capacità nella nostra terra e non solo allʼestero. Abbiamo tutti in comune oltre che passione e curiosità per ciò che ci circonda, la consapevolezza che con questa borsa di studio cʼè stato fatto un dono. Tutto questo non perché eravamo "raccomandati", ma perché ci siamo impegnati e la Sardegna ha voluto puntare sulle nostre capacità. E infatti tra di noi cʼè il figlio dellʼoperaio, il figlio del dottore, il figlio dellʼimpiegato, il figlio del politico. Questa borsa ha eliminato le differenze iniziali e ci ha reso tutti uguali in partenza. Ci ha dato le stesse possibilità e adesso ognuno, secondo le sue possibilità e capacità, sta cercando di mettere a frutto i suoi talenti. Questo è ciò che noi cittadini ci aspettiamo dalla nostra regione e dalla politica: che sia responsabile e che dia a tutti le stesse possibilità con idee e politiche come queste senza guardare prima alla provenienza dei suoi cittadini o alla convenienza elettorale… ma guardando al futuro! Secondo noi il presidente Soru ed il suo Progetto rappresentano questo tipo di politica il cuoi fondamento è il benessere di tutti e non il privilegio di pochi. Soru ci ha detto: studiate! Impegnatevi e poi tornate qua a lavorare per la vostra terra! Io proverò a darvi questa possibilità! Eʼ per questo che la Sardegna deve puntare sulle Sue risorse (umane, culturali, naturali). Dobbiamo crescere ancora tanto, dobbiamo studiare, dobbiamo riscoprire chi siamo e capire chi dobbiamo essere nel futuro… e poi impegnarci a diventarlo. Vorremmo testimoniare che la giunta del Presidente Soru sta seguendo questa strada e dobbiamo per forza continuare a seguirla. Eʼ necessario! Non lo diciamo per semplice opinione politica o per simpatia. Lo diciamo con cognizione di causa. Studiamo la politica, lʼeconomia, il diritto la società, le scienze, lʼarte… E riconosciamo che molto è stato fatto in tutti questi settori. Molti di noi per lavoro o per studio devono valutare cosa fanno i politici e devono guardare i dati. Dobbiamo insomma capire cosa vogliono dire i numeri e partendo da essi abbiamo potuto osservare che stiamo crescendo nellʼeconomia, che la sanità è stata risanata, che la scuola sta ricevendo i soldi necessari, che lʼambiente viene rispettato e valorizzato e che finalmente la Sardegna rivendica con orgoglio i suoi diritti. Forse non si possono ancora toccare con mano questi benefici. In molti credono che siano tutte fandonie. Ma guardiamo ad alcuni esempi concreti: il piano paesaggistico regionale, gli assegni agli studenti meritevoli ed il programma Master and Back, le numerose rotte aeree che ormai ci connettono al resto dʼEuropa, la riduzione degli sprechi nellʼamministrazione pubblica, i nuovi progetti per nuovi ospedali, i ticket sanitari più bassi, le nostre leggi regionali scritte finalmente anche nella nostra lingua… E la lista potrebbe continuare. Se osserviamo questi importanti risultati, scopriamo che le critiche alla giunta sono spesso solo chiacchiere. Eʼ ovvio che molti problemi persistano e che ci sia ancora tanta strada da fare. Nessun politico ha una bacchetta magica o una ricetta speciale per risolvere le cose. Ma non dobbiamo arrenderci. In Renato Soru ci abbiamo creduto 5 anni fa e dobbiamo continuare a farlo. Vivendo la Sardegna non solo "da dentro" ma anche "da fuori" e potendo osservarla con sguardo più oggettivo, scopriamo con piacere ogni volta che torniamo, che finalmente qualcosa si muove, che cʼè un fermento vitale e voglia di impegnarsi con onestà. Eʼ bello e quasi commovente in questo momento di difficoltà e crisi internazionale, di cambiamenti radicali della società, di scomparsa di valori importanti, di individualismo cieco, sapere con orgoglio che la nostra isola stia dando un esempio diverso e migliore di società al nostro paese e non solo. Vi lasciamo con le parole utilizzate recentemente in un comizio dal presidente Soru, citando un vecchio proverbio cinese "Se fai piani per un anno, semina grano. Se fai piani per un decennio, pianta alberi. Se fai piani per la vita, istruisci le persone".

Annalisa Staffa, Marco Siddi, Gianmarco Spiga, Simon
e Pireddu, Giovanni Giobbe, Giulia Sardo,
Chiara Casula, Matteo Arisci, Junio Valerio Palomba, Renzo Corrias

 

IL RICONOSCIMENTO DELLA REGIONE SARDEGNA COME STIMOLO PER LE ATTIVITA’ CULTURALI

GATTINATA E VERCELLI: PROMUOVERE L’ISOLA IN PIEMONTE

Nella giornata di sabato 31 gennaio si sono riuniti a Gattinara i rappresentati di Circoli Sardi della Circoscrizione Nord-Ovest della F.A.S.I. (Federazione Associazioni Sarde in Italia) per coordinare le attività nei rispettivi territori di competenza. Alla fine dell’incontro, è stata data lettura della Deliberazione 4/8 del 20 gennaio 2008, dell’Assessorato del Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza Sociale in cui le Associazioni dei Sardi: "Cuncordu" di Gattinara e "Giuseppe Dessì" di Vercelli vengono annoverate tra i circoli riconosciuti della Regione Autonoma della Sardegna. Il coordinatore regionale dott. Giampaolo Collu ha consegnato ufficialmente ai presidenti Maurizio Sechi di Gattinara e Galdino Musa di Vercelli le bandiere bordate d’oro dei "Quattro mori". La notizia è stata accolta con grande entusiasmo dal Direttivo dell’Associazione "Cuncordu" e dal presidente dell’Associazione "Giuseppe Dessì", che hanno visto coronato un percorso di iniziative volte a promuovere la Sardegna e il Piemonte nel proprio territorio e che sarà da stimolo per continuare in questa direzione. La delegazione biellese di "Su Nuraghe", formata dal presidente, dal vicepresidente Isabella Salaris e dal segretario Alma Cabras, hanno salutato con gioia il lieto annuncio.

Battista Saiu

 

LA REGIONE SARDEGNA RICONOSCE UFFICIALMENTE QUATTRO CIRCOLI DEI SARDI EMIGRATI

L’OKAY PER GATTINARA, VERCELLI, MONZA E MADRID

L’Assessore del Lavoro riferisce che, nell’ambito degli interventi rivolti a favorire l’associazionismo tra i sardi all’estero e in Italia, l’art. 6 della L.R. n. 7/1991 e l’art. 1 del D.P.G.R. n. 191/1991 prevedono i requisiti e le modalità di riconoscimento regionale dei nuovi Circoli di emigrati sardi, quali strutture di base dell’emigrazione beneficiari degli interventi stessi. Il riconoscimento deve essere disposto, in base alle citate norme, con decreto dell’Assessore regionale del lavoro, sentito il parere della Federazione dei circoli del territorio nazionale di riferimento ove presente, previa deliberazione della Giunta regionale su proposta dell’Assessore regionale del Lavoro. L’Assessore informa a tal fine che è stata presentata presso il Servizio cooperazione, sicurezza sociale, emigrazione e immigrazione dell’Assessorato istanza di riconoscimento ai sensi di legge da parte dei seguenti Circoli: Associazione "Cuncordu", con sede in Gattinara (VC); Associazione Culturale Sarda "Giuseppe Dessí", con sede in Vercelli; Circolo "Sardegna", con sede in Monza; Circolo Sardo "Ichnusa", con sede in Madrid (SPAGNA). L’Assessore riferisce che il Servizio medesimo ha concluso l’iter istruttorio per i Circoli predetti, accertando il possesso dei requisiti richiesti per il riconoscimento regionale. Precisa infine che la Federazione dei Circoli in Italia (F.A.S.I.) di Milano ha espresso parere favorevole circa il riconoscimento del Circolo di Gattinara, di Vercelli e di Monza, e che altresì in Spagna non è costituita alcuna Federazione. La Giunta regionale, sentita e discussa la proposta dell’Assessore del Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza Sociale, e constatato il parere favorevole di legittimità del Direttore Generale, delibera di disporre il riconoscimenti dei seguenti circoli:

– Associazione "Cuncordu", con sede in Corso Vercelli n. 260/262, 13045 – Gattinara (VC)

– Associazione Culturale Sarda "Giuseppe Dessì", con sede in Corso Papa Giovanni Paolo II n. 31, 13100 – Vercelli;

– Circolo "Sardegna", con sede in Via Correggio n. 59 c/o Casa del volontariato, 20052 – Monza

– Circolo Sardo "Ichnusa", con sede in Calle Cabestreros n. 10, 28012 – Madrid (SPAGNA)

(l’assessorato guidato da Romina Congera)

 

DEDICATO AD ALESSANDRO PIBIRI, SCOMPARSO NEL 2005 A NASSIRIYA IN IRAQ

"TERRA NOSTRA" UN CIRCOLO SARDO AD HERAT IN AFGHANISTAN

Nella giornata del 23 ottobre 2008, nella sede del circolo culturale sardo di Herat (Afghanistan), si è svolta una cerimonia nella quale, il circolo Terra nostra costituito da Massimiliano Piras di Carbonia, Andrea Castagna di Nuoro e da altri amici sardi nel 2005, è stato intitolato al caporalmaggiore Alessandro Pibiri morto il 5 giugno 2005 a Nassiriya in Iraq. La decisione di dedicare il circolo dei sardi presente in Afghanistan ad un nostro sfortunato corregionale prematuramente e tragicamente scomparso è scaturita dalla volontà comune dei 110 sardi presenti presso la base ISAF di Herat. Il circolo si propone di mantenere alto il nome dei sardi e della Sardegna attraverso prog
etti che consentano di aiutare, con piccole ma significative iniziative, la popolazione locale. Il primo obiettivo raggiunto dal circolo Alessandro Pibiri è stato quello di aiutare due giovani fratelli afghani, Ahmady Nesar Ahmad di 25 anni e Hamira di 23 anni, affetti da una grave sordità causata dall’esplosione di un ordigno che ha distrutto la loro abitazione. Attraverso l’intervento economico del circolo, i due giovani sono stati sottoposti ad una visita specialistica e al conseguente impianto di un apparato acustico che ha consentito il recupero parziale dell’udito.  Inoltre, in occasione del festeggiamento del secondo mese di attività del circolo, il presidente Massimiliano Piras di Carbonia e i soci fondatori Franco Loru di Villacidro,Paolo Pietro Pilia di Sadali, Giampaolo Cadeddu di Sassari, Alberto Poddi di Cabras, unitamente a tutti i corregionali presenti in Afghanistan, hanno provveduto ad effettuare una ulteriore raccolta di fondi. La somma, attraverso la mediazione di don Ganciu, sacerdote sardo presente nel teatro afghano, è stata destinata all’ospedale femminile di Herat nel quale vengono curate ed assistite le donne vittime di una triste realtà fatta di emarginazione e degrado che le porta all’autolesionismo più estremo praticato attraverso il fuoco. Altre iniziative sono previste nell’immediato futuro da parte dei soci del circolo Alessandro Pibiri che rappresentano l’intera Regione con ragazzi provenienti da tutte le province sarde.

* Unione Sarda .it

 

IL 26 APRILE, I CIRCOLI SARDI DELLA LOMBARDIA ORGANIZZANO "SA DIE"

ALL’OMBRA DELLA MADONNINA

I Presidenti e i delegati delle venti associazioni degli emigrati sardi della Lombardia, si sono ritrovati a Cinisello Balsamo, presso il circolo AMIS. Diretti dal coordinatore Antonello Argiolas, l’incontro si è giovato anche della partecipazione di Tonino Mulas, Presidente FASI e di Filippo Soggiu, responsabile del settore trasporti. L’attenzione essenziale dell’appuntamento si è accentrata sulla pianificazione dell’imminente "Sa Die de sa Sardigna" che si svolgerà il 26 aprile a Milano. Ogni anno la circoscrizione dei circoli della Lombardia aderisce alla dottrina regionale e pianifica questa manifestazione nelle più importanti città lombarde. La giornata meneghina, come ha rimarcato Pierangela Abis, Presidente del CSCS di Milano, comincerà con la celebrazione della Santa Messa presso la Basilica di Sant’Ambrogio da parte di un’autorità religiosa sarda col sostegno della chiesa locale. Si è fatto il nome di Padre Teresino Sebastiano Serra, superiore dei Comboniani. E’ attesa a giorni l’eventuale conferma della presenza del religioso originario di Berchidda. Durante la Santa Messa saranno effettuati antichi canti religiosi sardi a cura di un gruppo di cantori provenienti dall’isola. In questo caso, rimarca Tonino Mulas, è preventivabile la presenza di qualche gruppo a tenore di un certo rilievo. In contemporanea alla Messa, verranno inserite delle visite guidate alla città di Milano, che intratterranno i partecipanti sino al pranzo a buffet. Nel pomeriggio, per la parte culturale, si terrà un convegno con un argomento di interesse generale che riguardi la Sardegna. Fra le ipotesi più plausibili, si avanza l’ipotesi di mettere sotto i riflettori l’imminente G8 che si terrà a luglio a La Maddalena con l’intervento di specifici relatori ed autorità politiche sarde e lombarde. Si cercherà di comprendere ed esaminare quali saranno i ritorni d’immagine e di risorse per la Sardegna al di là dell’importante appuntamento mondiale. Antonello Argiolas, evidenzia come per svolgere questo seminario, si stia rintracciando una sede di prestigio in centro città, come il Palazzo della Provincia in via Corridoni. Il finale sarà con uno spettacolo musicale in serata. Altre tematiche sono state affrontate durante la riunione: la solidarietà dei circoli della Lombardia per gli alluvionati di Capoterra con la raccolta di fondi già distribuiti alle famiglie più disagiate colpite dall’evento lo scorso ottobre. Tonino Mulas ha auspicato ricordare i progetti a cui la FASI lavorerà in questo 2009. Filippo Soggiu ha diffuso i dati della bigliettazione del 2008 con il Centro Servizi FASI – Eurotarget Viaggi. Visti i tempi che stiamo vivendo, ha sottolineato Soggiu, la chiusura pressoché in pareggio nel confronto con il 2007, è da ritenere un risultato assolutamente positivo. Il dibattito di chiusura che ha implicato i presenti, si è stabilito sul futuro delle associazioni. La difficoltà del ricambio generazionale all’interno dei gruppi dirigenziali, pone serie preoccupazione sull’avvenire di diversi circoli. Si è cercato di comprenderne le motivazioni anche per tentare di trovare allo stesso tempo, i rimedi credibili che possano in un certo qual modo, sovvertire la tendenza e far avvicinare nuove persone alle associazioni.

Massimiliano Perlato

 

SI E’ RINNOVATO IL DIRETTIVO DEL CIRCOLO DI FIRENZE

PRESIDENTE E’ ELIO TURIS

Si sono svolte sabato 13 dicembre le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo dell’ACSIT, l’Associazione Culturale dei Sardi in Toscana. L’assemblea, molto partecipata, ha provveduto al rinnovo delle cariche che, ufficialmente, sono entrate  dal 1° gennaio 2009. Il sottoscritto, con grande onore e soddisfazione è stato eletto Presidente dell’Acsit di Firenze. Per la prima volta, la carica è stata affidata a un sardo di seconda generazione visto che sono  figlio di sardi ma non nato in Sardegna. Questo è un segnale importante che dimostra come i legami con la terra d’origine siano forti anche per le nuove generazioni. Nel consiglio, inoltre, le nuove generazioni sono abbondantemente rappresentate, visto che molti degli eletti hanno tra i venti e i trent’anni. Un grande rinnovamento che permette all’ACSIT di essere presente e attiva in tutti i settori della società civile. Infatti il nuovo consiglio è fatto di studenti, professionisti, lavoratori e pensionati e si prefigge di consolidare i rapporti tra Sardegna e Toscana con una presenza costante sui temi cittadini e territoriali e con una attività mirata a sviluppare tali rapporti. L’assemblea ha provveduto anche all’elezione di Gianni Conti a Presidente onorario dell’associazione. Conti, già vice sindaco di Firenze, ci ha ricordato la strada fatta dai sardi a Fi
renze che, negli anni, hanno saputo integrarsi al massimo, occupando spesso posizioni di rilievo nelle istituzioni e nel mondo produttivo. L’ACSIT di Firenze, fondata nel 1975, conta oggi oltre 900 soci. L’attività principale  è incentrata su programmi e servizi che puntano a valorizzare quanto di meglio la Sardegna propone in campo produttivo e culturale. La sede  ACSIT  si trova di Piazza Santa Croce 19 a Firenze.

Elio Turis

 

RINNOVATO ANCHE IL DIRETTIVO DEL CIRCOLO "DELEDDA" DI WOLFSBURG IN GERMANIA

PRESIDENTE E’ GIUSEPPE SPANU

Il 2 febbraio si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo del circolo "Grazia Deledda" di Wolfsburg che di recente ha festeggiato il 40° anniversario della fondazione. Presidente è stato eletto, Giuseppe Spanu, che già in passato aveva ricoperto a più riprese questo incarico. Sarà affiancato da Pietro Pinna (vicepresidente), Franca Cidali in Monni (segretario), Pietro Sedda (cassiere) e dai consiglieri Teresina Casu, Roberto Serra, Luciano Frau,Giampaolo Astero e Giuseppe Monni. Riserve: Sebastiano Barraccu e Angela Pisu. Il Collegio dei Revisori dei Conti è composto da Paolo Spina, Enzo Piluso e Angelo Sale. Il Collegio dei Probiviri è costituito da Gina Sedda, Antonina Pinna e Lucia Astero.

 

A MILANO, IL PORTAVOCE E’ LO SCRITTORE PIETRO PICCIAU

SARDI PER L’ASSOCIAZIONE "NUOVI ORIZZONTI HANDICAP"

Nel suo ultimo libro (La recluta di Aden, Davide Zedda ed.) Pietro Picciau descrive magistralmente lo scenario mediorientale in cui si muove il suo protagonista, l’agente segreto Marreri, tutt’altro che uno 007(pensate che di nome fa Bartolomeo), un bravo funzionario che svolge il suo compito con professionalità, dedizione, come spesso sanno fare i sardi che operano nell’amministrazione dello stato. Picciau, di Monserrato, fa il giornalista per l’Unione, è attivo nel sindacato, segretario regionale dell’ordine, ha scritto numerosi altri libri di genere diverso dal "giallo". E’ qui a Milano, sabato 20 dicembre, a raccontare di questo suo libro in veste comunque di operatore di pace. O almeno così mi sento di chiamare tutti gli artisti sardi che, insieme a lui, si sono mobilitati nella raccolta fondi in favore di "Noha", l’associazione Nuovi Orizzonti Handicap, che ha sede a Milano. Ora com’è che siano i  sardi, che non passano certo per ricchi, a venire nella capitale economica e finanziaria d’Italia per portare sostegno a questa (benemerita) associazione milanese si può solo giustificare con quello spirito che soffia giusto dal medio oriente, dove le cronache narrano di questo Yehoshua ben Yosef (rubato a Corrado Augias, "Inchiesta su Gesù, Mondadori) venuto al mondo,più o meno 2000 anni fa, qualcuno dice in quel di Betlemme, quasi sicuramente a Nazareth  di Giudea, e  che avrebbe cambiato per sempre i destini di questo nostro mondo. Cinzia Chessa, che in Sardegna è pedagogista per i servizi sociali, mi spiega che non c’è nulla di strano: questi della Noha (ci tengono a dirmi che l’associazione è composta da volontari, disabili e non) tra le altre innumerevoli attività a favore dei portatori di handicap fisici organizzano vacanze autogestite in località turistiche marine, in strutture messe a disposizione  dalle amministrazioni locali pubbliche e private (principalmente colonie e asili comunali). E nel corso di oltre venti anni di attività, sono nati nel 1980, hanno vissuto esaltanti esperienze sarde nei mari di Palau, Santa Teresa di  Gallura, Alghero, Bosa e Villasimius. In uno di codesti frangenti si sono imbattuti in Cinzia Chessa ,che è una tosta, cavallerizza in quel di Oristano quando impazza la Sartiglia: mi dice, papale papale, che ha intenzione di farsi ottocento chilometri a cavallo sul cammino di Santiago de Compostela. Qui a Milano ha portato le rosette di stoffa cucite a mano dalle donne di Oristano che i cavalli della Sartiglia sfoggiano nel carnevale  più policromo dell’isola, e certo uno fra i più suggestivi. Andranno all’asta, domani, con alcune delle opere degli artisti sardi presenti qui. Tra gli altri l’arburese Giuseppe Floris Serra e Pier Paolo Lampis, compaesano di Guspini. Mi dice Pierpaolo che può dedicarsi a questa sua passione d’artista (ceramiche cotte col metodo Raku)giusto perché è stato posto in mobilità. Lui, diplomato in chimica industriale, si è fatto per 31 anni Guspini-Macchiareddu e ritorno al petrolchimico dell’Eni ed ora, in questi ulteriori cinque anni "scivolerà" dolcemente in pensione. E  con questi chiari di luna che vedono la parola recessione di gran lunga superare tutte quelle che vagano per l’universo mondo, ha quel  minimo di sicurezza per dedicarsi all’attività che ha sempre sognato di svolgere. Pensare che la sua prima esposizione risale al ’77 quando, con Giorgio Scano, altro artista guspinese, allora come lui giovanissimo, ora quotato pittore, presentarono le loro opere nel "grattacielo" di Guspini. Per scoprire i segreti del Raku Pierpaolo ha  dovuto seguire dei corsi in Toscana chè, mi dice, gli artisti sardi sono gelosi dei propri segreti  di lavoro e non ne vogliono sapere di condividere con altri le tecniche del loro operare. Gli è sembrato ovvio collaborare a questa impresa di beneficenza: questi della Noha hanno in realtà degli obiettivi  non minimali: servono loro centomila euro per rimettere a nuovo una delle cascine che il comune di Milano possiede nel parco sud e assegna alle associazioni di volontariato che ne facciano richiesta. Obiettivo più a breve termine:l’acquisto di un’ambulanza. E poi i campi estivi sono sempre autogestiti, vi partecipano dai 40 ai 70 elementi e qualche volta ne vengono  allestiti due all’anno. E poi ci sono le attività sportive, quelle di formazione e di informazione, i "gruppi cinema" che si incaricano di accompagnare i portatori di handicap a vedere un buon film ogni tanto. Tutte attività che debbono essere finanziate in qualche modo. Domani qui è prevista  anche una "esperienza tattile di pittura per i non vedenti". I quadri che dipinge Giuseppe Floris Serra mi paiono fare giusto al caso, formati come sembrano da migliaia di piccoli sassolini tondi assemblati l’uno con l’altro e dipinti, uno per uno, con colori diversi a formare la figura di fondo che ne emerge come per magia cromatica. Da San Gavino, Cinzia ha portato anche lo zafferano e Francesco Uccheddu, artista  di del S
inis i suoi pezzi di ossidiana del monte Arci, Marco Marras concorre con la sua "glass metal art". Insomma è un vero e proprio "team sardo" che è presente oggi nella capitale lombarda a contribuire alla realizzazione del sogno di questi nostri fratelli meno fortunati. L’hanno chiamate "Luna Sarda pro Noha" tutta la manifestazione e, al di là del successo economico che otterrà, uno scopo già lo ha raggiunto. Quello di operare per la pace tra gli uomini. Nel vicino medio oriente il nostro paese mantiene , in armi, un contingente di 2500 uomini a garanzia delle frontiere libanesi ( sotto la bandiera ONU). E anche questi soldati sono generalmente associati alla parola pace, che pure deve essere garantita dall’efficienza dei  loro carri armati. E purtroppo i cieli di Gerusalemme, di Gaza, anziché brillare di comete ultimamente sono percorsi dai razzi kassam che si infrangono sul suolo di Israele. Quello stesso Israele che tiene in una morsa di filo spinato la Palestina tutta. Da più di sessant’anni.  Inevitabile che il nostro pensiero ritorni a quel bambinello che vi dicevo prima nascere da quelle parti, quel Gesù figlio di Giuseppe che, diventato adulto, prese a predicare cose  scandalose. Scrive Matteo nel capitolo 5, 1-12, 19 del suo Vangelo:" Prendendo allora la parola li ammaestrava dicendo: … Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli… beati gli afflitti, i miti, i misericordiosi… beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio…". Non si può negare che quelli di Noha siano operatori di pace e che gli artisti  di "Luna Sarda" in questa occasione abbiano voluto marciare con loro, si siano posti sotto la loro bandiera. E hanno portato i loro doni, frutto del loro ingegno,mettendoli spiritualmente in terra davanti a quella capanna di Palestina che vide la nascita miracolosa da una vergine a nome Maria, facendosi spazio tra l’oro, l’incenso e la mirra.

Sergio Portas

 

PROMOZIONE E DIFFUSIONE DELLA MUSICA SARDA OLTREMARE PER IL 2009

IL PROGETTO BRINC@ VA IN EUROPA

Inizia il secondo anno di attività per il Progetto Brinc@, che ha l’obiettivo di supportare e promuovere i musicisti che vivono in Sardegna fuori dall’Isola. La novità di questa seconda edizione è l’estensione al territorio europeo. I musicisti sardi avranno l’opportunità di far sentire la loro musica non più solo in Italia, ma anche  nel resto d’Europa.  La gestione del Progetto 2009 sarà affidata alla Federazione dei Circoli Sardi in Germania e al Presidente di Federazione Gianni Manca e all’Associazione Culturale "Che Torni Babele" (che ha sede a Bologna), ideatrice del Progetto, che come l’anno scorso si occuperà interamente dell’organizzazione. Musikarel (Uffico della Musica – Cagliari) sarà il main partner del Progetto Brinc@ Europa e svolgerà  mansioni di raccolta e  smistamento del materiale nonché di coaudiuvo degli artisti per la predisposizione del materiale richiesto. Musikarel parteciperà al Progetto sostenendo gli artisti selezionati con un gettone di uscita che verrà erogato direttamente dietro rilascio di regolare ricevuta di pagamento. È previsto un festival a Berlino con la collaborazione del Circolo di Berlino, grazie all’appoggio del Presidente Alberto Musa. Il Progetto Brinc@ 2008 ha apportato notevoli benefici ai musicisti sardi, permettendo loro di esibirsi e farsi conoscere in numerose città italiane. Questo è stato possibile grazie al contributo della Regione Sardegna che ha permesso di coprire le spese di viaggio a tutti i musicisti. Grazie al sostegno dell’Assessorato al Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, dell’Ufficio dell’Emigrazione e dell’Immigrazione, della F.A.S.I. (Federazione delle Associazione Sarde in Italia) e del suo Presidente Tonino Mulas è stato possibile realizzare questo progetto, che tutela e valorizza l’ identità culturale del popolo sardo, dando anche la possibilità agli immigrati sardi, di prima e seconda generazione, di conoscere le produzioni originali isolane delle nuove generazioni. Infatti il progetto è stato sostenuto dai Circoli sardi della F.A.S.I., presenti in circa 70 città italiane. Hanno partecipato al Progetto le seguenti band/singoli musicisti: Askra, Balentia, Boghes de Bagamundos, Emanuele Garau, Getsemani, Golf Clvb, Inkarakua, Lame a foglia d’oltremare, Love Boat, Menhir, My nerd pride, Nasodoble, Nur, Ratapignata, The Giannies, The Dotch, Train to roots e Violeta Azul. Per il 2009 è stato indetto un bando di adesione al Progetto.Il documento può essere scaricato dal sito www.progettobrinca.com

Giancarlo Palermo

 

SALVATORE GARAU IN MOSTRA AL MUSEO D’ARTE MODERNA DI SAINT ENTIENNE

DAL 23 FEBBRAIO AL 30 APRILE PER "FOTOGRAMMI CON ORIZZONTE

La Capricorno Gallery è lieta di annunciare l’apertura della mostra dedicata all’artista Salvatore Garau dal titolo "Fotogrammi con Orizzonte", che si svolgerà dal 23 febbraio al 30 aprile 2009 al  Musée d’Art Moderne Saint-Étienne Métropole in Francia, uno dei centri d’arte europei più vivi ed interessanti. Una mostra importante e corposa, con oltre trentatrè tele esposte di cui venti di grandi dimensioni, oltre a un gigantesco murales, opera site specific, a consolidare la fama di uno dei pittori più prolifici della scena artistica italiana contemporanea, già apprezzato a livello internaziona
le, e
oggi approdato al Museo d’Arte Moderna Métropole di Saint- Étienne per volontà dello stesso direttore del Museo, Lorand Hegyi, che è altresì il curatore della mostra.
"Le tele di Salvatore Garau – come sottolinea Lorand Hegyi – si aprono su una scena gigantesca, un orizzonte illimitato che si fa teatro di avvenimenti maestosi e impressionanti… Ci si confronta con un’energia sconosciuta. La mostra fa il punto su un percorso pittorico di rara intensità, ma  di grande coerenza espressiva". Nelle opere presentate – quasi tutte realizzate nel 2008 appositamente per l’esposizione francese – si scorge una costante dominanza del viola elettrico, a suggerire i riflessi  delle pellicole cinematografiche, per meglio raccontare fotogrammi della tragica contemporaneità. Ma allo stesso tempo l’accostamento del verde e dell’argento consolidano il bisogno di un ostinato barlume di speranza. Nei nuovi "Orizzonti" di Garau, oltre agli umori cromatici legati agli elementi naturali, incombono potenti neri geometrici avvolti da bianchi e luminosi celesti, facendo esplodere  letteralmente flussi energetici squarciati dall’argento. I dipinti di Garau ci regalano così, soprattutto nella potenza libera del gesto  e nell’estensione delle superfici,  un’energia sconosciuta, strutture geometriche – come nella serie dei containers – che danno rigore a composizioni meditate che spesso partono dallo studio architettonico dello spazio anche se poi la realizzazione è fortemente istintuale. La mostra sarà corredata da un catalogo di 126 pagine edito da Electa con testo critico di Lorand Hegyi e intervista di Giacinto Di Pietrantonio a Salvatore Garau.

(ci riferisce Tonino Mulas)

 

TOTTUS IN PARI: UN LUOGO IDEALE IN INTERNET PER RITROVARSI

UN SALOTTO PER DISCUTERE DI SARDEGNA

Cari amici di Tottus in pari, dopo lungo tempo che sono rimasto senza potervi contattare causa mancanza del computer, ora mi rifaccio vivo. Complimenti vivissimi per il progresso che noto del vostro (nostro) sito TiP in internet. Sempre più ricco. Tottus in pari lo trovo sempre più ricco e aggiornato su tutto quanto riguarda noi sardi fuori casa e mi pare davvero un luogo ideale per ritrovarci tottus in pari. Un vero salotto di discussione nell’intima gioia di sentirci sardi più che mai… "Meglio sardi che mai", titolavo un mio passato articolo sul periodico. Ebbene, Tottus in Pari rinnova ad ogni numero e rinforza questo orgoglio, anche se volgendo lo sguardo alla nostra cara "patria", oggi più che mai ci sembra l’unica regione d’Italia diversamente abile a causa delle tare antiche e della peste perenne di politici incompetenti che non riusciamo a scrollarci di dosso. Ai sardi di fuori dà un disgusto infinito il constatare il teatrino del litigatoio regionale, che sembra non saper produrre altro che liti perenni e notizie di segno negativo. L’opposizione, che in politica si giustifica come un correttivo o un arricchimento di idee, di programmi, di progetti per un bene comune, si esaurisce nell’attività di azzerare l’avversario. Ha ragione Luca Barbareschi (e altri con lui): il vero disastro dei sardi sono i sardi stessi, i loro politici. E intanto… "er popolo se grata", come dice Trilussa. E per oggi la finisco qui. Un caloroso augurio e un abbraccio a tottus.

Vitale Scanu

 

IL NUOVO LIBRO DI FLAVIO SORIGA DOPO IL SUCCESSO DI "SARDINIA BLUES"

L’AMORE A LONDRA E IN ALTRI LUOGHI

"Flavio Soriga compone pagine perfette, con la sapienza dello scrittore e la grazia del jazzista. Pagine che sono letteratura e musica e danza, racconti che assomigliano a partiture. Provate a leggerli ad alta voce: suonano, giuro. Questo è un libro da ballare." Lella Costa 

Un matrimonio di rito indiano in una villa del Cinquecento e due uomini che amano la stessa donna. Un padre che va via, una madre ferita, un ragazzo che lascia  la sua piccola isola di fronte all’Africa e cerca una vita normale in una grande città, lontano dall’incanto dei tredici anni, dalla poesia dei ricordi. Un ballerino che corre per Londra – bellissimo, fragile e inquieto – un uomo che forse arriverà all’aeroporto, lo abbraccerà chiedendogli scusa, o forse no, non ne avrà il coraggio.  Un Presidente sudamericano e un’attrice che ha lasciato l’Italia per un Paese di caldo e cactus, chitarre e rivoluzioni.  Un gatto che arriva per caso, in pieno agosto, e candele che si accendono al tramonto, e il coraggio che serve per stare bene con niente.Tra Roma e la Toscana, la Sardegna e Islington, una raccolta di storie, di vite, di città, un libro intenso e poetico in cui Soriga racconta la passione e la gelosia,  l’incontrarsi e il perdersi, la magia del ritrovarsi, la fatica e la facilità dell’amore.

Hanno detto di Sardinia blues:

•-       "Il suo stile è sempre originale, la lingua una felice sintesi di parlato e poesia, il ritmo sempre incalzante. Un caso letterario."  Cristina Taglietti, Corriere della Sera 

•-       "Intelligente e divertente, e, insieme, provvisto di molto e ben contenuto pathos. Scritto, almeno così ci pare, di istinto, ma con istinto felice, e senza uno sbaglio. In più, anticonvenzionale."  Giovanni Pacchiano, Il Sole 24 Ore   

•-       "Sardina blues ha tutti i numeri per diventare un lirico libro di culto: ma vantando un’onestà, non solo letteraria, che i più noti fra i libri di culto, in genere, non hanno mai intravisto." Fabrizio Ottaviani, Il Giornale

•-       "Un affresco bukowskiano della Sardegna d’oggi che ha una sua forza contagiosa, inserito in un contesto che lacera i confini e globalizza la corsa al disagio, all’indifferenza, allo sfascio autorizzato. Un pellegrinaggio narrativo che regge le intenzioni e ben si sposa con tutte le agonie giovanili contemporanee." Sergio Pent,  TTL La Stampa   

•-       "Flavio Soriga dà sfoggio di una dote molto rara nel panorama italiano contemporaneo: l’ affabulazione, la capacità di avvincere il lettore…Avvince con lo stile, il suono e il rimo delle parole." Luca Mastrantonio, il Riformista

•-       "Un romanzo intenso, scritto con una lingua da ballata…Contro la retorica delle radici, un’umanità multicolore, sanguigna, che appartiene al globo" Filippo La Porta , XL 

Flavio Soriga è nato a Uta nel 1975. Vive a Roma. Ha pubblicato Diavoli di Nuraiò (Il Maestrale, Premio Italo Calvino), Neropioggia (Garzanti, Premio Grazia Deledda giovani) e Sardinia blues (Bompiani, Premio Mondello 2008). Il suo sito è www.flaviosoriga.it

Frida Sciolla

 

IL CALVARIO DI FABIO MURONI, COLPITO DALLA SINDROME DI WEST

LE CURE PER FARLO GUARIRE TRA CASERTA E LA FLORIDA

Fabio Muroni non può dirsi ancora fuori pericolo: la lotta più difficile che il bambino di origini sarde che vive in Lombardia di 3 anni e mezzo, affetto dalla sindrome di West, oggi in cura presso il centro "Ming Men" di Caserta, sta conducendo è quella di liberarsi dal muco che gli si forma in gola e che, potenzialmente, potrebbe soffocarlo. E’ il dottor Gaudenzio Garozzo, chirurgo specializzato i medicina tradizionale cinese, che lo ha in cura e che ha già ottenuto in pochi mesi successi ragguardevoli, a raccontarci delle terapie in atto e del viaggio della speranza in USA.

Dottor Garozzo, come sta oggi Fabio? Dal 10 ottobre scorso non prende più il farmaco inibitore del sistema nervoso centrale che lo ha reso un vegetale per 4 anni. Grazie al trattamento a cui lo abbiamo sottoposto oggi non ha più gli scatti anche se è come un neonato di 2 mesi. Non ha più avuto polmoniti, febbri e ha iniziato pure a spuntargli un dentino. Quando riusciremo a togliergli del tutto il sondino potrà accrescere la propria muscolatura.

Come può imparare a deglutire? Attraverso la suzione, proprio come i neonati. E’ istintivo. Inoltre io con la medicina cinese gli stimolo la masticazione.

State cercando una donna che possa offrirgli latte materno, vero? Si, in modo tale che Fabio possa imparare la suzione e alimentarsi con un latte altamente nutritivo senza il rischio di perdere di peso. Togliergli il sondino è il prossimo, importante, traguardo. Fabio infatti vorrebbe mangiare e produce tanta saliva. Questi muchi restano in gola e influiscono negativamente sulla respirazione. Per questo Fabio è un bambino estremamente a rischio, specialmente durante le ore notturne. Quando avremo tolto la peg sarò più ottimista sul suo futuro.

In cosa consiste esattamente la terapia? Perché il viaggio cosi costoso in America? Siamo l’unico centro
in Italia ad applicare tale protocollo. Pratico un’agopuntura particolare, insegnatami dal prof. Nguyen Van Nghi, che si basa su studi antichissimi. Il trattamento è associato ad una fisioterapia intensiva. Purtroppo in Italia esistono solo le camere iperbariche ad aria, dove l’ossigeno, viene inalato tramite sondino. Nel centro Hbo di Fort Lauderdale in Florida, invece, il dosaggio è personalizzato e l’assorbimento è anche percutaneo, tramite la pelle. Sarò io a dare indicazioni a quei medici sulle modalità di applicazione.

Laura De Benedetti

 

LA MORTE DI ELUANA ENGLARO

UN GERANIO CHE APPASSISCE

Non so se riuscirò a scrivere un articolo di senso compiuto su Eluana Englaro e tutto quello che si è detto e si è scritto in questi giorni. Non lo so perché ammetto la mia confusione e il mio turbamento: è una questione che mi ha spiazzato, e non ricordo un argomento sul quale mi sia trovato così lontano dall’avere una certezza. Io, per intenderci, non mi piazzo né di qua né di là. Più che altro per umiltà. Non ne ho i mezzi, forse, e di sicuro non ne ho le convinzioni. In questi ultimi mesi di continue evoluzioni giudiziarie, politiche, mediche e morali sul caso di Eluana Englaro, come ho scritto prima, non sono riuscito a incasellare certezze. Ho letto tanto, ma probabilmente non abbastanza. Ho ascoltato più o meno tutti, ma senza che mi si sgombrasse il campo da qualche dubbio. E confesso candidamente che l’intervista che mi ha turbato di più – tra mille domande rivolte a professoroni, alti prelati, esperti e politicanti – è stata quella a Enzo Jannacci. Medico, laico, di sinistra. Che come persona si è messo a parlare di Dio. E come uomo di scienza ha detto che la fine guidata di Eluana gli faceva orrore. Si è sempre parlato di "vegetale". Non so a voi, ma a me anche i vegetali creano del pathos. Provate deliberatamente a non innaffiare una pianta. Per giorni, per settimane. Tenetela lì sul balcone a prendere il sole, o in un angolo del soggiorno con poca luce. A me spiace – fa male – vedere morire una pianta. Un vegetale. Eluana mi faceva pensare ai gerani. A quando vado al mare e li lascio sul balcone un paio di settimane. E i gerani sono tosti, è dura ammazzarli. Torni e li ritrovi un po’ al limite, ma ancora vivi. Due belle innaffiate, via le foglie secche. In qualche giorno sono come nuovi. Eluana, va da sè, non era un geranio, anche se così ce la rappresentavano. Hanno continuato a farcela vedere nel fiore dei suoi anni e del suo sorriso, ma è morta 38enne, e io mi immagino come fosse il suo corpo dopo quasi 17 anni di letto, poltrona e sondino nasogastrico. Beppino Englaro, a chi parlava di ciclo mestruale e possibilità di avere figli, a chi parlava di dormire e svegliarsi, a chi parlava di respiro e alimentazione, ha detto: "Venitela a vedere". Secondo me questa, nella sua banalità, era la questione centrale. Vederla, rendersi conto di cosa significa. Noi abbiamo visto per mesi quelle foto, le solite, di una bella ragazza. Abbiamo continuato a chiamarla "ragazza". Penso a quel corpo sfatto, a una vita che non è vita, alla possibilità (il dovere? la necessità?) di fare delle scelte. E contemporaneamente penso ai gerani. Non mi escono dalla testa. Poi – è qui che cado nello sconforto – penso alle dichiarazioni di tutta la classe politica senza distinzione di colore politico, a geranio appena appassito. Una cosa schifosa. Ricordate la scena di quel film (dei Monty Phyton, no?), quando vengono gettati i soldi in una piscina piena di merda e la gente, prima con riluttanza e poi con crescente entusiasmo, si tuffa per recuperare i bigliettoni e poi ci sguazza? Ecco, stessa allegoria. La fine guidata di Eluana, come concetto, mi ha profondamente turbato. Sì, se devo scegliere, se proprio devo dirlo, io sto con Jannacci. E spero che da questo orribile can-can si trovi la forza e la serenità per risolvere un problema che c’è e va affrontato, perchè di Eluani ed Eluane è piena l’Italia. Con una legge seria che ci eviti il gioco delle sentenze e dei colpi di mano. Cercando di rispettare la moralità comune ma riaffermando la laicità dello Stato. Scrivo queste cose pensando a un geranio che appassisce. Massimiliano Perlato

 

IL SOGNO DI ELUANA IN VOLO, ORMAI LONTANA DALLA PRIGIONE DEL CORPO

L’ULTIMO VIAGGIO TI SIA LEGGERO DOPO I TROPPO OLTRAGGI INFAMI

Mi ricordi il mare, perché è in uno spazio come quello che vorrei vederti muovere, nuotare, chissà che riflessi su quei capelli straordinariamente neri: non ti ho mai conosciuta, ma dal quel sorriso fiducioso che hai nelle foto capisco per certo che ti piaceva, il mare. Mi fai venire in mente anche le piante, una foresta, un uccello che vola, perché probabilmente sei già lì, fra il cielo e la terra, sospesa e credo svolazzante, e spero anche non troppo appesantita in questo tuo volo dalle chiacchiere inutili, dagli sproloqui offensivi, dalla manipolazione del tuo involucro corporeo da cui, sono sicura, ti sei già staccata da tempo. Ma gli altri rimangono, alcuni ti guardano come ad un esempio, e solo questo, vedi, mi consola della tremenda ingiustizia a cui sei sottoposta, e del dolore che hanno provato e che provano quelli che sono rimasti, ancora oggi in balìa, semplicemente, del più vile sciacallaggio politico e mediatico. Potrai essere un esempio, come quelli che prima di te hanno sopportato l’oltraggio di essere privati della loro libertà, dei diritti sul loro corpo, di sentirsi parlare addosso tutti: vescovi, medici, politici, perfino una perfetta sconosciuta che con te, e prima di te con Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli, ma anche Terry Schiavo, ha capito cosa significa l’espressione "sentire stringersi il cuore". La tua storia – che orrore sentire dire "il tuo caso"- ci ha insegnato ancora una volta come sia incivile il paese in cui viviamo, nel quale chiunque è autorizzato a utilizzare parole come "omicidio" a caso, e nel quale chiunque può impunemente dire la sua sulla vita di un altro, perfino fare ciò che crede sia giusto della vita di un’altra persona. Come se le parole e i pensieri che hai detto nella tua vita vera non contassero nulla, così come è accaduto a Welby e Nuvoli: è questo, credo, l’oltraggio, oltre al fatto che tu e i tuoi familiari non avete avuto diritto a riservatezza, privacy, nessuno che abbia creduto alle vostre parole, così come anche Piergiorgio e Giovanni erano schiavi delle d
ecisioni degli altri sulla propria vita. Un’altra cosa ci insegna: che dobbiamo accettare l’inaccettabile eventualità di morire, e prepararci per tempo, ognuno come crede. Se ci è permesso di farlo, possibilmente con dignità e con la certezza che la nostra volontà verrà rispettata e non discussa come fossimo al mercato del pesce. Cara Eluana, quanta tenerezza per quel sorriso aperto cristallizzato in una foto: non saprei proprio dire perché mi ricordi le foglie verdi degli alberi, ma è comunque una bella idea, no? Spero che finalmente il viaggio che stai compiendo si alleggerisca, e giunga a un punto che da molti è visto come una meta, ma voglio credere che per te, la tua famiglia e magari pure il resto di questa Italia un po’ pavida, ostaggio di prepotenze non volute, potrebbe essere un nuovo inizio.

Francesca Madrigali

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