"Su Nuraghe" di Biella, dedica "Su Calendariu 2009" alla Brigata Sassari

di Battista Saiu

 

Su Calendariu 2009 è l’omaggio alla Brigata "Sassari" dei Sardi di su disterru e si inserisce nel progetto triennale del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, per le celebrazioni nel 2011 dei 150 anni dell’Unità d’Italia, cui la Sardegna ha dato nome e fondamento giuridico: il 17 marzo 1861, infatti, il Regno di Sardegna cambia nome e diventa Regno d’Italia. Illustra alcuni momenti dell’inaugurazione di Nuraghe Chervu e della intitolazione del monumento alla Brigata "Sassari", nel 90° anno dalla fine della Prima Guerra Mondiale, la Quarta del Risorgimento italiano. Nuraghe Chervu, che prende il nome dal Torrente Cervo, luogo presso cui sorge, sarà una delle porte del costituendo Parco Fluviale Urbano, è formato da massi estratti dalle cave di Curino e da pietre provenienti da diverse regioni d’Italia. Il nuraghe è inserito all’interno di un giardino mediterraneo in cui sono state piantumate anche alcune essenze botaniche offerte dal Corpo Forestale della Sardegna, per ricordare i nuovi nati nella Comunità sarda di Biella. Anche il Comune di Asiago ha inciso e portato a Biella una pietra dal suo altopiano. La scelta dei blocchi di roccia biellese sottolinea l’antico legame tra Biella e la nostra Isola, legame che trova una delle sue massime espressioni nell’emblematica figura di Alberto Ferrero Della Marmora. Allo scienziato biellese, infatti, senatore del Regno di Sardegna, sono dovuti gli studi mineralogici sardi e piemontesi tra cui quello relativo a un particolare filone di roccia magmatica – il melafiro – che per 23 chilometri unisce il Biellese e la Valsesia: tre lastre di melafiro decorano il monumento a lui dedicato da Quintino Sella all’interno della Basilica di San Sebastiano di Biella. Le altre pietre, provenienti da ogni parte d’Italia, vogliono rievocare il dolore delle guerre e dei sacrifici che hanno contribuito alla creazione dell’Italia moderna, coi tanti giovani, tra cui i 523 Caduti biellesi e i 98.124 richiamati sardi – uno ogni nove abitanti dell’Isola.  Con i suoi 13.602 Caduti, la Sardegna ha pagato all’Italia il prezzo più alto in rapporto alla popolazione grazie ai fanti della gloriosa "Brigada Tataresa", la Brigata "Sassari": il 3 dicembre 1915, i vertici militari disposero il trasferimento di tutti i fanti sardi nella "Sassari", unica Unità dell’Esercito Italiano ad essere tuttora costituita con arruolamento su base regionale. Al generale Alberto Ferrero Della Marmora è intitolata la caserma sede del Comando Brigata "Sassari" a Sassari. La Brigata "Sassari", erede delle tradizioni del Terçio de Cerdeña, del periodo aragonese-spagnolo e del Reggimento di Sardegna, del periodo sabaudo, fu costituita il 1° marzo del 1915 a Tempio Pausania (SS) e a Sinnai (CA), su due Reggimenti, il 151° e il 152° fanteria, composti interamente da Sardi. Nel luglio dello stesso anno attraversa l’Isonzo e viene subito impegnata in combattimento: Bosco Cappuccio, Bosco Lancia, Bosco Triangolare, furono tappe eroiche per il conseguimento del primo titolo d’onore che la Brigata conquistò, espugnando le trincee delle "Frasche" e dei "Razzi", meritando la citazione, prima tra tutte le Unità dell’Esercito, sul Bollettino del Comando Supremo: "Agli intrepidi Sardi della Brigata Sassari", frase incisa sul menir del complesso monumentale di Biella. Spostata dal Carso sull’altopiano di Asiago, nel giugno 1916 riconquistò Monte Fior, Monte Castelgomberto e Casera Zebio. Il 3 agosto, i suoi reggimenti ricevettero la prima Medaglia d’Oro. Nei tragici giorni di Caporetto, i fanti della "Sassari" contrastarono fino al Piave le avanguardie nemiche, combattendo con straordinaria coesione morale, disperato orgoglio e granitica compattezza organica. Il battaglione "Musinu" fu l’ultimo dell’intero Esercito a ripiegare oltre il Piave, attraversando il Ponte della Priula, inquadrato a passo cadenzato, quasi irridendo il nemico che incalzava. Ultimi a ripiegare, i Sassarini furono i primi nella riscossa. Sull’altopiano dei "Sette Comuni", nel gennaio 1918, la Brigata fu protagonista della battaglia dei "Tre Monti" (Col de Rosso, Col d’Echele e Monte Valbella), che valse la seconda Medaglia d’Oro alle Bandiere dei reggimenti. La Grande Guerra costò alla "Sassari" oltre 15.000 vittime: 2.164 caduti e 12.858 tra feriti, mutilati e dispersi. Caddero 138 Sassarini ogni 1000 incorporati (la media nazionale fu di 104). 6 Ordini Militari di Savoia, 9 Medaglie d’Oro, 405 d’Argento, 551 di Bronzo, rappresentano il riconoscimento del valore individuale dei Sardi che si batterono all’ombra delle due gloriose Bandiere, ciascuna delle quali venne decorata con 2 Medaglie d’Oro al V.M. Il caso è rimasto unico nel nostro Esercito, nell’arco di una sola campagna di guerra. Nell’ordinamento provvisorio del 1919, la Brigata "Sassari" viene mantenuta tra le Brigate permanenti come riconoscimento per lo straordinario valore dimostrato in guerra. Una memoria collettiva affievolita, da sottrarre a una sorta di "damnatio memoriae", che con Nuraghe Chervu si vuole rinvigorire e tramandare, rinsaldando e metabolizzando frammenti di storia e di geografia attraverso il Concorso Scolastico "Le pietre e il sacro, disegna un nuraghe", cui hanno risposto 729 studenti e che han permesso col loro contributo di idee l’edificazione di Nuraghe Chervu, e il coinvolgimento dei "Ragazzi delle spade" che han sfilato issando le antiche insegne nuragiche: progetto articolato e condiviso dalle Regioni Piemonte e Sardegna, dalla Provincia di Biella e dalla Città capoluogo che ha accettato l’impegno e la proposta del Circolo Su Nuraghe per l’erezione del monumento. Dolce coronamento, i "nuraghini al mirto", rafforzano, anche attraverso il gusto – cioccolato piemontese e mirto di Sardegna – i legami profondi che caratterizzano i nostri popoli.

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2 commenti

  1. Tutto bene. Peccato che in sardo il termine “Calendariu” non esista. Ma non vi dirò il termine esatto. Almeno fate il lavoro di scoprirlo, visto che siete così amanti della lingua.

  2. La Redazione risponde a "Sardo Doc"

    Ovviamente lasciamo che sia il Circolo culturale sardo “Su Nuraghe” di Biella a rispondere per quanto di sua competenza. Per il resto, se si consulta il Ditzionariu on line de sa limba sarda (Edizione Condaghes), di cui è autore Mario Puddu, si trova: calendàriu, nm, zenia de cartolàriu cumpartidu in meses ue sas dies de s’annu sun cumpartidas in chidas e inditadas comente benin e ite dies sunu (e fintzas ite festas, santos, e gai): meda impitadu pro fissare azóvios, impenzas e gai, calendàrio (it.), calendrier (fr.), calender (ingl.). Calendariu (per l’italiano calendario) è registrato anche nell’ottocentesco Dizionario sardo-italiano e italiano -sardo di Giovanni Spano. In ogni caso non si capisce la polemicità, per non dire l’animosità, del rilievo critico: “Tutto bene. Peccato che in sardo il termine “Calendariu” non esista. Ma non vi dirò il termine esatto. Almeno fate il lavoro di scoprirlo, visto che siete così amanti della lingua”. Anche noi della redazione di questo Blog siamo amanti della lingua (supponiamo che si intenda quella sarda: vero? In ogni caso amiamo anche la lingua italiana, francese, inglese, spagnola, ecc.) ma ci guardiamo bene dal dare lezioni a nessuno. Dal nostro severo “professore” attendiamo quindi che ci voglia concedere un po’ della sua scienza. Nel frattempo sfogliamo l’almanacco ( in sardu: su tzaravagliu) dell’anno 2009…

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