Renato Soru lascia definitivamente. La Sardegna al voto, già a metà febbraio.

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«Le condizioni per arrivare alla scadenza naturale della tredicesima legislatura non ci sono più: è inutile perdere altro tempo, ridiamo la parola ai sardi». È notte quando Renato Soru conferma le dimissioni dopo 24 ore di suspense. Il governatore lascia perché, come spiega lui stesso, «è inutile proseguire: serve un consiglio regionale forte, non uno che galleggi». A niente sono valsi gli accordi raggiunti negli ultimi giorni con la sua maggioranza di centrosinistra. Né gli hanno fatto cambiare idea le intese sul rilancio di una vasta serie di progetti: dalla difesa dell’ambiente alla finanziaria, dalla moralizzazione della vita politica a nuove attenzioni verso i giovani. L’isola andrà al voto anticipato, per la prima volta dal dopoguerra nella sua storia autonomistica, il 15 febbraio (la legislatura nei termini naturali sarebbe scaduta in giugno). La seduta in Consiglio regionale ha avuto un andamento anomalo: una cinquantina di interventi, in verità la maggior parte di consiglieri dell’opposizione, dopo che lo stesso Soru, nel primissimo pomeriggio, aveva posto le sue condizioni all’intera assemblea. Il presidente dimissionario aveva sollecitato un’inversione dell’Ordine del giorno per riprendere la discussione sulla legge urbanistica, laddove si erano interrotti il 25 novembre scorso. Proposta che giocoforza, per l’inserimento dell’argomento all’ordine del giorno, avrebbe richiesto il consenso del Centrodestra. Il governatore, nel breve discorso conclusivo, è tornato sulla legge Urbanistica e ha rimproverato ai consiglieri di essersi sottratti alla discussione perché, in effetti, tutti gli interventi sono stati incentrati sulle modalità delle dimissioni e non sul merito. Dopo le parole di Soru nessuno ha ritenuto opportuno di continuare il dibattito. Spente le telecamere per il Web, la seduta è stata trasmessa in diretta per il sito internet del Consiglio, tra consiglieri che si scambiavano doni natalizi e abbracci, ma anche molti musi lunghi soprattutto da quei consiglieri del Centrosinistra che ritengono di aver fatto un regalo all’opposizione. «Ma quale regalo»? Dirà Soru in un conferenza stampa organizzata notte tempo, «il Centrosinistra dev’essere orgoglioso di questi quattro anni e mezzo». Dimissioni rassegnate «serenamente», spiega Soru, «perché so di aver dato il meglio di me in questi anni». Il presidente sostiene di essere tranquillo «perché non sto scappando. In Sardegna funziona tutto e con l’approvazione dell’esercizio provvisorio non ci saranno contraccolpi. Certo ho sperato fino all’ultimo», ha aggiunto, «che ci fosse un segnale positivo da parte di tutti sulla possibilità di andare avanti, utilizzando proficuamente, nell’interesse dei sardi, anche questi pochi mesi che mancano per la scadenza normale. Si poteva concludere un passo importantissimo nell’azione di tutela del territorio che abbiamo portato avanti in questi anni». Il tempo di stare un po’ in famiglia, afferma, e poi si riparte con la campagna elettorale più breve della storia: «Anche per questo i sardi devono essere tranquilli. Non ci sarà una legge Finanziaria elettorale e la campagna elettorale non costerà nulla alla Sardegna.

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Un commento

  1. Soru è l’unico sardo ad avere tutelato la nostra Terra da Presidente,dal 1947: gli altri,solo tirapiedi delle volontà romane ed altri sardi che,pur di far carriera a Roma (e alcuni ci sono anche riusciti,v.Segni e Cossiga)hanno svenduto la nostra Isola a chi voleva giocare ed ancora gioca alla guerra.

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