La Sardegna contro la povertà: lavoro e dignità per tutti

di Paolo Pisu

 

Disoccupazione, di lunga durata ma soprattutto giovanile, precarietà e irregolarità del lavoro, pensioni basse e falcidiate dal caro-vita, cassa integrazione di tutti i tipi a segnare la profonda crisi produttiva: sono queste le principali cause di una povertà materiale imposta e inaccettabile. La povertà è, dunque, tra noi. Per quanto sforzi taluni facciano per non riconoscerli, i poveri fanno parte della nostra esistenza quotidiana. Anche in Sardegna questa è la prima emergenza sociale. Si è, infatti, di fronte a un fenomeno diffuso e consistente, pur con caratteristiche diverse da quelle del Terzo e Quarto mondo. Nell’isola sono coinvolte più di 300mila persone, molte nella condizione della povertà assoluta. Per i giovani viene compromessa una positiva percezione del futuro, la stessa speranza di una propria realizzazione e la possibilità di poter contribuire alle scelte della comunità. Per molti anziani l’inadeguatezza del reddito pensionistico e la qualità dei servizi socio sanitari non consentono di realizzare l’obiettivo di dare anni alla vita e vita agli anni. Più di altri, dunque, i poveri e la povertà necessitano di una rappresentanza e rappresentazione che incidano nel modello di sviluppo della Sardegna e nelle scelte politiche che determinano le necessarie misure di contrasto. Certo, l’accumulazione della ricchezza collettiva in Sardegna è insufficiente. Proprio per questo bisogna pensare a un modello di sviluppo che non sia neutrale ma regolato, perché non contenga così i connotati dell’arbitrio e dell’ineguaglianza delle opportunità. L’attenzione ai poveri è insieme una questione di sensibilità e solidarietà, ma soprattutto di giustizia sociale. Sono questi gli aspetti fondamentali utili a caratterizzare positivamente lo sviluppo dell’isola, recuperando l’enorme spreco di risorse umane e di ricchezza sociale. Si pensi alle migliaia di persone che vogliono lavorare, ma non hanno l’opportunità di farlo, a coloro che sono costretti ad emigrare, ai disoccupati, agli immigrati che chiedono di essere realmente cittadini. Questo accade in una realtà dove lo sviluppo e la produttività necessitano invece di un numero ben maggiore di lavoratori. Il lavoro è, dunque, al centro della questione sociale in Sardegna. Qui passano, infatti, molti dei problemi e delle soluzioni che riguardano la povertà. Alla politica, intesa come quotidiano e ordinario governo dei problemi, la responsabilità delle scelte a favore degli esclusi, per un lavoro dignitoso e una vita dignitosa. È un impegno, questo, che deve coinvolgere tutti e per il quale vale la pena di lottare con passione e volontà. Anche per questo, infatti, siamo con tutti i poveri della terra. Queste considerazioni, che accompagnano da diverso tempo la nostra azione sociale, trovano nuove ragioni per essere evidenziate nella fase di preparazione dell’incontro del g8 previsto per il prossimo anno a La Maddalena. Non possiamo non dire qualcosa in occasione di un evento che accosta e rende più stridente il contrasto tra i grandi del mondo e gli abitanti del luogo in cui essi si incontrano, dove la povertà ha un peso grandissimo. Bisogna dire qualcosa per un processo di impoverimento che rischia di peggiorare ulteriormente la situazione. Gli ultimi dati parlano di aumenti spropositati dei beni di prima necessità, come la carne, il latte, i formaggi, il pane, il gas e l’elettricità, e dove addirittura la pasta rischia di diventare un bene di lusso (con un esagerato +24,7%). L’appuntamento sardo del g8 merita un ragionamento su ciò che esso è e su ciò che dice: un incontro di pochi grandi che decidono su tutti gli abitanti del pianeta; la pretesa di pochi di spostare sempre più avanti le scadenze che meriterebbe ro decisioni urgenti e immediate perché si riferiscono a beni essenziali per la vita, come l’acqua, il cibo, l’aria. Per questi motivi riteniamo che spesso la povertà in cui vivono molti uomini e popoli è il risultato dell’ingiustizia di altri uomini ed esige quindi la protesta contro un comportamento immorale. I poveri sono coloro che soffrono un’ingiustizia, perché la loro povertà è prodotta da meccanismi di impoverimento e sfruttamento. Da questo punto di vista quindi la povertà è un male e un’ingiustizia. L’opzione preferenziale per i poveri significa quindi opzione per la giustizia sociale, lotta contro la povertà iniqua e per una società giusta e fraterna. Per far comprendere questi messaggi spesso ci siamo aiutati con il linguaggio simbolico. Infatti, P-1000, sta ad indicare l’immensa povertà dei popoli e delle terre sfruttati e senza diritti. Anche stavolta ci sembra utile ricorrere a questo tipo di linguaggio, per far capire il nostro pensiero, sfuggendo alla sterilità di un’azione solo protestataria e offrendo invece contributi di riflessione propositiva. A fronte dei grandi abbiamo scelto la piccola comunità di Zuri, che non è neanche Comune, ma semplicemente «frazione». A fronte dei potenti abbiamo scelto un territorio falcidiato dall’emigrazione, ricco di beni ambientali e culturali ma povero di reddito e di opportunità lavorative. Una zona del Guilcer e del Barigadu con alcuni comuni tra i primi nella graduatoria nazionale delle zone segnate dalla povertà, ma ricche di compostezza e di dignità, elementi spesso assenti d alla tavola dei ricchi. In seguito alla scelta dell’invaso dell’Omodeo, Zuri è stato smontato e ricostruito con le sue stesse pietre, a partire dal gioiello, davvero invidiabile, della sua Chiesa romanica. Potrebbe essere l’indicazione di un percorso nuovo, rispetto ad un consumismo che punta a costruire, consumare e distruggere, lasciando solo segni di degrado. Si può ricostruire invece la propria abitazione, la propria storia, il tessuto sociale; si può rileggere la storia a partire dalla periferia del mondo e accompagnare gli oppressi nel loro cammino. Zuri è stato anche premiato dalla natura che ha trasformato le sue piante in pietre; in modo che nessun incendio possa distruggerle e rimangano come segno duraturo di una natura che è benevola ed amica, quando viene rispettata. Zuri, la Sardegna e tutti i poveri della terra attendono la stessa attenzione anche da parte della comunità degli uomini.

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