Occupazione e imprenditorialità femminile in Sardegna

di Massimiliano Perlato

 

Un convegno, una opportunità, non per ricordare o riaffermare i principi dell’universo femminile nel senso più sterile del termine ma per promuovere e innalzare il significato di "essere donna". Tutto ciò, per stimolare un dibattito acceso ma costruttivo sulle problematiche femminili più immediate, volendo metterne in luce l’aspetto psicologico, sindacale, giuridico, culturale e ovviamente politico. Questo è accaduto a Milano, nella Sala della Memoria, di fronte ad una soleggiata Piazza Duomo. L’occasione è stato il Seminario Formativo della Donne FASI sul tema dell’occupazione e l’imprenditorialità femminile in Sardegna. Gli onori di casa li hanno fatti Pierangela Abis, responsabile del Gruppo donne della FASI (presidente del circolo di Milano) e Serafina Mascia, vice Presidente FASI (presidente del circolo di Padova). Gli interventi sono stati di pregevole spessore ed importanza con: Daniela Cardia, Presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Sardegna; Giovanna Corda, Parlamentare Europea a Strasburgo come rappresentante del Belgio; Romina Congera, Assessore al Lavoro della Regione Sardegna. Un seminario apprezzabile, cui hanno aderito molte sarde emigrate, donne che vivono e lavorano con un carico di storie ed esperienze che fanno ormai parte della cultura della donna isolana. Si vuole guardare alla diversità femminile non solo in termini di inferiorità, di svantaggio e di mancato raggiungimento dell’uguaglianza con gli uomini, ma soprattutto s’intende assumere tutte le iniziative che sono destinate a porre l’accento e l’attenzione della diversità e della specialità femminile nei più diversi ambiti di riferimento. Storie personali, le asperità esistenziali lontane dalla terra natia, la difficile integrazione nel tessuto sociale ospitante. La crescita caratteriale in termini di coraggio e di forza che ha spinto queste donne della Sardegna a dare un significativo contributo anche per migliorare le varie entità locali. I ruoli conquistati e difesi ad oltranza nelle associazioni sarde di appartenenza, senza abbandonarsi alla pura nostalgia della propria terra come ha fortemente evidenziato Serafina Mascia, responsabile del Comitato Scientifico per la Conferenza dell’Emigrazione che si terrà a fine aprile a Cagliari. Il riferimento all’importanza del ruolo femminile all’interno delle associazioni dei sardi emigrati è determinante. Un tragitto notevole fatto di esperienze e di grande sofferenze. Rimembrate le tappe del percorso storico del movimento donne FASI, bel sottolineate da Pierangela Abis di cui da sempre ne è la portabandiera: dalla nascita del movimento ad Olbia nel 1998 durante il Congresso FASI al Workshop Aspasia a Venezia del 2003; dal Convegno su Eleonora d’Arborea a Padova nel 2005, all’ultimo Congresso FASI del 2006 a Milano. Le donne tratteggiano un accrescimento in più per la Sardegna e il cammino per colmare il gap che le separa dagli uomini è ancora lungo ed impervio. Le qualità umane da valorizzare nelle loro specificità faticano ancora ad affiorare. Il ruolo delle donne oggi, è ancora legato al bivio che le mette innanzi a delle scelte spesso obbligate come quelle di prediligere o il mondo occupazionale, o la famiglia e quindi la crescita dei figli. E le discriminazioni nel mondo del lavoro sono alte nei confronti delle donne che hanno scelto comunque di non trascurare la famiglia. E questo nonostante che sia soprattutto femminile il risultato più eloquente e significativo nel settore dell’istruzione. Si ha quindi una figura femminile preparata e studiosa ma che fatica poi a percorrere con successo una carriera professionale. E in Sardegna, a riguardo, mancano anche le strutture adatte che tutelino questo itinerario, che non mandino allo sbando una donna che essenzialmente è anche mamma. Osservando più da vicino poi le lacune prettamente isolane, la problematica che incide maggiormente è la disoccupazione, anche se la percentuale per quanto concerne le donne registra in questi ultimi anni un calo. Si ha comunque un numero ancora troppo alto, non allineato con la situazione del resto d’Italia.  Come provvedere quindi? Il dibattito si apre e non è di facile soluzione. Alle istituzioni si chiedono finanziamenti indirizzati con logicità che puntino sulla valorizzazione del capitale umano che le donne offrono. Una crescita nell’identità sociale e propria, come potrebbe essere la conoscenza della propria realtà, del territorio. Fino ad ora abbiamo fatto crescere la Sardegna in silenzio e in punta di piedi, sottolinea Daniela Cardia, ma manchiamo nei luoghi politici che contano. In Regione Sardegna le donne sono ancora poche. Rivendicare spazio e concretezza è l’imperativo, come per altro sta accadendo nell’imprenditoria, che statisticamente vede raddoppiato il numero di imprese gestite da donne. Il trend di crescita delle imprese condotte da donne in Sardegna è da tempo positivo e in linea con il resto della nazione. Si è registrato quindi un incremento sia in termini assoluti che in proporzione al crescere del numero totale delle imprese iscritte. L’incidenza delle imprese femminili in Italia è del 23% e la Sardegna mostra valori percentuali poco al di sopra della media nazionale. La distribuzione delle imprese femminili riflette le caratteristiche generali del tessuto imprenditoriale isolano. L’imprenditoria femminile è uno dei fattori che nell’ultimo decennio ha consentito di ridurre di molto il gap occupazionale esistente tra uomini e donne. Il fenomeno dell’imprenditoria femminile, fino a pochi anni fa considerato marginale è divenuto negli ultimi tempi, oggetto di grande attenzione. La rapida e significativa crescita in termini numerici delle impresarie è stata sia causa che effetto dei numerosi interventi legislativi a sostegno dell’imprenditoria femminile. Romina Congera, guarda all’aspetto delle donne in politica da cui restano ampiamente escluse. Al luglio 2006, le donne costituivano – a livello mondiale – meno del 17% di tutti i parlamentari, in un rapporto di circa 1 a 6. Le donne continuano a subire discriminazioni per quanto riguarda le elezioni. La rappresentanza femminile nelle istituzioni è bassa e lo sarà ancora alla prossima tornata elettorale. A livello nazionale si è cercato di colmare la lacuna "civile" della rappresentanza femminile prima con le quote rosa, poi con "buone pratiche" come quella che sta alla base della proposta di legge che l’UDI (Unione Donne in Italia) ha portato al Senato che prevede l’obbligo (e le sanzioni) che la metà delle candidature presentate dai partiti sia femminile in tutte le assemblee elettive, da quelle circoscrizionali a quelle per il Parlamento europeo. Nella Sardegna di oggi farebbe venire un coccolone alle segreterie dei partiti, agli organismi dirigenti, a chi decide oggi chi verrà eletto domani. Perchè, se è vero che con il voto eleggiamo i nostri rappresentanti, sembra che la Sardegna sia composta, "in potenza" e in pratica, soprattutto da uomini. Le liste blindate contengono infatti pochissimi nomi femminili. Possibile che fra queste non ci fossero più donne? O forse quelle esistenti non sono considerate persone abbastanz
a valide, preparate, volenterose e rappresentative? Cioè, le donne in politica ci sono o no? Su 85 consiglieri regionali della Sardegna infatti, solo una è eletta: le altre sette esistono grazie al listino rosa del presidente Soru e dunque grazie a una "magnanima" decisione individuale, che identifica il governatore, suo malgrado, come una sorta di "monarca illuminato" grazie al quale le donne si sono per un attimo elevate dalla consueta posizione "ancellare". Ha chiuso Giovanna Corda, originaria del Goceano, che vive in Belgio sin dall’età di 4 anni, ha raccontato la sua esperienza politica all’estero che l’ha portata ad essere quotidianamente a stretto contatto coi cittadini, che è sempre stato il suo obiettivo principale.

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3 commenti

  1. Ciao Massimiliano, guarda la prima pagina del Terralbese.

    Buona estate.

  2. marika di lanusei

    tutto molto interessante… un bel viaggio per conoscere l’altra sardegna… l’impegno è notevole.. continuate così… forza paris!

  3. Ajòòòòòòòòòò… certo che voila Sardegna l’amate quando siete fuori…

    Ma quando venite qui la cotestate….o no!?!?!?!?!?!?!

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