TOTTUS IN PARI 207: PROGETTO BRINC@

 

 

Finalmente siamo riusciti a partire… come dice il detto "Meglio tardi che mai!" Da oggi in poi vi terremo aggiornati sugli sviluppi del progetto, le date dei concerti, le date di disponibilità dei gruppi, le novità. Innanzi tutto ci sono altri strumenti con cui potete tenervi aggiornati. Il Sito Internet: http://www.progettobrinca.com/. Il sito è attivo e costantemente aggiornato. Vi si possono trovare la lista dei gruppi, le foto, il collegamento ai loro siti internet, le disponibilità e le date già fissate. La sezione "news" del sito è il modo più diretto per essere aggiornati sui lavori in corso. Il Sito Myspace: www.myspace.com/progettobrinca. Il myspace rappresenta un potente sistema di comunicazione e di diffusione delle informazioni. Completa, dal punto di vista dinamico, il ruolo del sito internet.

SCELTA GRUPPI PER PROGETTO

E’ stata effettuata una ricerca dei gruppi musicali presenti in Sardegna, sono stati raccolti i dati (genere musicale, provenienza, esperienze live fuori dall’isola), le immagini, i siti internet, i myspace e i numeri di telefono. E’ stato effettuato il contatto preventivo coi gruppi via mail, myspace e telefono per informarli dell’iniziativa. Sono stati catalogati e scelti i gruppi musicali più adatti al progetto. La direzione artistica è stata affidata anche ad un socio del Circolo Sardegna di Bologna proveniente da Istanbul (Turchia) che vive in Italia da anni, Utku Uluer, che ha fatto un’analisi su come viene vista e percepita la musica sarda da una prospettiva esterna, dai "non sardi".

UFFICIO STAMPA

L’attività di promozione presso le testate giornalistiche, nazionali e locali ha avuto il suo culmine nella conferenza stampa di presentazione del progetto Brinc@, che si è tenuta il 16 aprile 2008 a Bologna presso il Caffè La Linea.  Alla conferenza stampa sono intervenute le seguenti testate: Repubblica, Corriere Della Sera, Il Resto Del Carlino, Il Bologna, I-Land. La promozione a mezzo stampa è proseguita ed è tutt’ora in corso. Poiché il progetto è "appena nato" e i gruppi musicali che vengono promossi non ancora  conosciuti al grande pubblico, sono necessari tempi un po’ lunghi per poter guadagnare spazio nelle testate nazionali (come si può facilmente intendere ogni testata seleziona le proprie notizie da pubblicare in base agli spazi nelle proprie pagine e alla risonanza nazionale degli eventi). Grazie al costante lavoro dell’ufficio stampa sono stati pubblicati articoli sulle seguenti testate: Unione Sarda; La Nuova Sardegna; Liberazione; Il Bologna. A breve usciranno articoli sui mensili "I Land" e "Sonos e Contos".

RAPPORTI ISTITUZIONALI/REALTA’ MUSICALI

Stiamo portando avanti rapporti di collaborazione con alcune realtà musicali sarde. Attualmente collaboriamo con: Consorzio Quinto Moro, Musikarel – Ufficio della Musica di Cagliari, Festival Sottosuoni, Festival Radio Indipendèntzia, Etichetta "Here I Stay", Desvelos Records, RockSa e altre realtà.

GRAFICA

Sono stati realizzati: il logo principale, con colori che riconducono all’idea di Sardegna, inserita la "@" al posto della "A" di Brinca che simboleggia spostamento, dinamismo, multimedialità, apertura internazionale. E’ stata inserita l’immagine della Sardegna al posto del puntino della "i" per caratterizzare il prodotto e creare quindi un logo nello stesso tempo locale e globale; diversi Banner animati per pubblicizzare il progetto nel web in modo dinamico e caratteristico.

PROMOZIONE

Per ogni tour sarà realizzata una locandina sia con tutte le date del tour, sia una per ogni concerto. Si preparerà un comunicato apposito e una locandina dedicata a quell’evento. Oltre ai loghi base del progetto, di città in città verrà inserito il nome e il logo del Circolo della città in cui si svolge l’evento. La comunicazione degli eventi avverrà tramite la newsletter, i post su myspace e i comunicati stampa.

COORDINAMENTO GIOVANI FASI

Stiamo tenendo costantemente i contatti con tutti i Responsabili Giovani dei Circoli Sardi attraverso l’utilizzo della Gmail e del Google Groups "Giovani
FASI
".

LOGISTICA

Nel progetto rientra anche l’attività di gestione viaggi, spostamenti e pernottamenti. La responsabile raccoglie tutte le info per permettere la scelta ottimale nei vari ambiti. La bigliettazione viene effettuata attraverso l’Agenzia Eurotarget di Milano.

RADIO INDIPENDENTZIA  

E’ la prima web radio sarda che mantiene contatti stabili e diretti con il panorama musicale sardo tradizionale e contemporaneo). E’ stata realizzata una pagina multilingue nella homepage del portale riferita al Progetto Brinc@.  Il Progetto è stato pubblicizzato attraverso conferenze stampa, mailing list, sito internet, myspace e contatti diretti sul territorio, con musicisti e operatori del settore musicale. Nel portale sono state pubblicate le registrazioni delle conferenze stampa, sia svolte dalla radio che dai rappresentanti del progetto. Nel palinsesto sono state inserite 2 trasmissioni dedicate al Progetto Brinc@.  

MATERIALI MULTIMEDIALI

Sul sito internet c’è un apposito spazio per i meteriali multimediali (foto, registrazioni audio, filmati). Lo staff cerca di raccogliere qualsiasi tipo di materiale riguardante il progetto, per poter creare un  archivio. Sarebbe ideale per ogni manifestazione riuscire a coinvolgere dei giovani che facciano foto, video, registrazioni, recensioni sul concerto. Chi avesse la possibilità di raccogliere del materiale può contattare lo staff che provvederà a caricarlo sul sito.

RUOLO DEI GIOVANI

Con Brinc@ si vuole rendere attivi e protagonisti i giovani dei Circoli il cui ruolo sarà quello di "Local Promoter", "Supporto Logistica" e "Supporto alla Promozione". Per Local Promoter si intende colui che conosce l’ambiente della città, che la vive e sa quale genere musicale va per la maggiore, quali sono i locali preferiti dai giovani e che cosa li attira in un determinato periodo, quale luogo è più adatto per svolgere una determinata iniziativa, ecc.  Per Supporto Logistica si intende colui che conosce la città dal punto di vista delle strutture e della mobilità, che ha il compito di dare indicazioni su come, a che ora e dove arrivare, cosa è meglio utilizzare per spostarsi, dove è meglio andare a dormire ecc. Per la Promozione è necessaria la collaborazione di tutti. Ogni Responsabile Giovane, supportato dalla Segreteria del Circolo, ha il compito di diffondere la notizia del concerto il più possibile all’interno dei suoi canali:

– inoltrando le date dei concerti che si svolgono nella propria città ai Soci del Circolo;

– inoltrando la notizia e la locandina del concerto via email ai contatti personali e del Circolo;

stampando le locandine e distribuendole dove ritiene più opportuno (Circolo, informagiovani, bacheche varie, zona universitaria, spazi giovanili ecc.). Naturalmente più giovani vengono coinvolti meglio è!

Nota sul Progetto: Il Progetto nasce per promuovere i gruppi che vivono e producono musica in Sardegna, fuori dall’Isola, e per cercare di avvicinare i giovani ai Circoli. Lo staff organizzativo ha il compito di organizzare i tour ai gruppi in elenco, ma anche, dove si ha la possibilità, di dare supporto ad altri gruppi sardi in tour per aiutarli a coprire i Day Off (date scoperte). Il Progetto è finanziato dalla Regione Sardegna. Il contributo copre al 100% le spese di viaggio e gli spostamenti interni dei Tour, quindi i Circoli o i locali che ospiteranno i concerti dovranno coprire solo le spese di cachet. Per le manifestazioni legate ai Circoli è compreso anche il pagamento dell’alloggio. Ogni tour e il rispettivo finanziamento devono essere approvati dallo staff organizzativo e dal Coordinatore Giovani, Giuseppe Tidore. Ciascun tour deve prevedere un minimo di 3 concerti, l’ideale sarebbe riuscire a fissare 4 date per ciascun gruppo.

Staff di Brinca: Giuseppe Tidore: rapporti istituzionali. Giancarlo Palermo: coordinamento e comunicazione, newsletter, relazioni pubbliche, relazioni con Circoli, tour manger. Utku Uluer: direzione artistica, relazioni con locali, tour manager. Arianna Murgia: segreteria, logistica. Sofia Palermo: ricerca sponsor. Francesco Medda: grafica, responsabile Radio indipendèntzia, consulenza artistica. Responsabile giovane del circolo: "local promoter" – "supporto logistica". Stefania De Salvador: ufficio stampa.

Giancarlo Palermo   328/4721791 mailto:giancarlopalermo@gmail.com

 

 

I GRUPPI MUSICALI DEL "PROGETTO BRINC@"

IN GIRO PER L’ITALIA

ASKRA. in lingua sarda significa FRAMMENTO, come un elemento che trae significato dal passato, ma si inventa continuamente su alcuni obiettivi ben saldi: la lingua e l’appartenenza alle origini del popolo sardo. Vicini a quella gente per la quale la storia non ha riservato posti nell’Olimpo, ma solo miseria e disperazione, vista con gli occhi dei bambini soldato, delle madri di Plaza de Majo, delle torture inflitte in nome e per conto del capitale, la globalizazione coatta delle coscienze. ASKRA, FRAMMENTO di energia che viene dal basso e con questo si rapporta sulle musiche nel dialogo della condivisione di una coscienza critica internazionalista.

KNA. E’ il progetto in acustico dei Kenze Neke con gli Askra. Durante il concerto si eseguono versioni in acustico e in medley dei brani più rappresentativi dei due gruppi, più cover varie riarrangiate.

BALENTIA. La storia del Rap cantato in lingua sarda. Dal 1995 ad oggi un Album ufficiale ed un EP su vinile distribuiti su tutto il territorio nazionale. Oltre 500 concerti, con date in tutta Italia, Germania e Grecia. BALENTIA significa: Non solo Rap. Non solo Elettronica. Non solo Funk. Anima nera nel funk della tradizione. Radici black miscelate al millenario patrimonio linguistico sardo. L’America più nera, passa attraverso le colline dell’entroterra sardo del secolo passato, e giunge all’Europa di oggi. Orgogliosa appartenenza alle proprie tradizioni culturali venata di passione black. Realistica interpretazione sociale dei tempi nostri attuali e puro intrattenimento. Sguardo attento sul presente e memoria storica

BOGHES DE BAGAMUNDOS. Abbiamo iniziato il nostro viaggio percorrendo le strade e le mulattiere della nostra isola, la Sardegna, abbiamo ascoltato i canti di protesta dei poeti guerrieri contro chi sfruttava la povera gente, coloro che il popolo chiamava "Baroni" Ci siamo allontanati attraversando i prati dell’Europa e della Terra, siamo tornati in Italia passando dal Nord al Sud, un’Italia che ancor oggi non ha né capo né coda E poi siamo tornati a casa, siamo tornati in Sardegna e adesso portiamo con noi, nell’anima e nel cuore, le voci che abbiamo raccolto nel nostro viaggio un gruppo di amici riuniti per suonare, nelle balere, nei locali, nei pub e un po’ dove capita, con flauto, pelli, corde e voci. Se vi capita venite a sentirci e anche voi potrete ascoltare le nostre "Voci di Vagabondi".

GOLFCLVB. Nascono nell’estate del 2004 a Cagliari. Le loro canzoni uniscono ritmiche serrate e nervose a sonorità melodiche e ballabili che rimandano all’energia emo e alle atmosfere new wave. Voci sgraziate si alternano al suono inconfondibile della farfisa, mentre la chitarra si sposta tra armonie ricercate e aperture graffianti. Nel febbraio 2006 i Golfclvb si ritrovano a Ferrara per registrare al Natural Head quarter Studio. Il mixaggio e il mastering sono affidatia Max Stirner che ha collaborato anche con One Dimensional Man,Karate, Bugo, Tre Allegri Ragazzi Morti (e altri artisti del circuito indie italiano e straniero). Prende così forma un disco compatto che risulta fedele al suono live della band. Il disco esce come prima stampa della Here I Stay Records, la band dopo un tour italiano, che ha toccato anche mete europee come Monaco, e dopo 1 anno e mezzo carico di live, si ritroverà ad aprile in studio all’InsideOutsideAnalogRecording Studio di Treviso (lo studio dei MOJOMATICS) per registrare il loro secondo disco.

INKARAKUA. Nascono nel 2000 a Cagliari, i membri sono accomunati dalla passione per l’hardcore new school, il thrash moderno e la frangia più pesante del nu-metal/crossover che allora viveva il suo periodo di maggiore successo. Musicalmente, l’intento della band è quello di trovare la propria via al crossover, sperimentando con suoni e percussioni; il cantato in Italiano Cris non lascia alcuno spazio a compromessi con la melodia, nel pieno rispetto dell’ "Italian Style HC". Durante gli anni il suono della band diverrà più pesante e le atmosfere più cupe; la svolta verso un certo tipo di metal-core sarà graduale ma continua; quelle che erano le influenze crossover cederanno il passo a sonorità noise, che mischiandosi a groove HC e alle ritmiche cupe delle chitarre accordate basse daranno come risultante quello che è l’attuale suono della band. I testi spesso affrontano tematiche sociali, descrivendo una visone decadente del genere umano e della società da esso creata. L’attitudine hardcore della band viene fuori soprattutto in ambito live, dove la band propone uno show energico e i 5 tirano fuori tutta la loro furia musicale sino all’ultima goccia di sudore! Durante 7 anni gli Inkarakua hanno avuto occasione di fare oltre 100 concerti, partecipare ad eventi importanti e dividere il palco con band del calibro di Walls of Jericho, Linea 77, Extrema, Dog Eat Dog, GF93, Earthtone9, Concrete Block e tanti altri.

LAME A FOGLIA D’OLTREMARE.  E’ un progetto musicale/letterario nato a Bologna nel 2004 e attivo già da allora anche in Sardegna. Ideato e portato avanti da cinque musicisti provenienti da
diverse zone dell’isola, esso si è sviluppato durante questi anni in forma di gruppo musicale e di spettacolo, ma ha sempre conservato, durante la sua evoluzione, il carattere laboratoriale e di produzione del proprio lavoro. L’idea portante è quella di creare un dialogo vivo tra
la Sardegna e le culture del mondo utilizzando la musica e la poesia. Per questa sua natura discorsiva il progetto si sviluppa come un work in progress che si propone di approfondire temi e legami forti all’interno della grande rete di relazioni tra le culture mondiali. Il percorso sviluppato è in realtà dunque un doppio percorso, due visioni che si alternano a creare il dialogo: dalla Sardegna verso il resto del Mondo, e dal Mondo verso la Sardegna. Un continuo scambio che orienta la ricerca sempre verso nuove strade e nuovi obiettivi. L’interculturalità è alla base della proposta musicale, e il bagaglio di esperienze culturali e artistiche di ognuno si inserisce intensamente nel momento creativo. Le influenze sono le più diverse: dal popolare al rock, dal jazz alla classica, dall’America latina all’Africa.

MENHIR. Si è costituito ufficialmente nel 1997 con le voci di Momak e Kappa, che sin dal 1990 avevano militato separatamente in due band diverse S.M.P. e W.A.R.. Risalgono al 1998 le prime pubblicazioni. Nel 1999 durante una parentesi a Torino, abbiamo avuto il modo di far conoscere con svariati concerti in giro per l’Italia il nostro sound. Sempre a Torino, abbiamo registrato il nostro primo album "Pecorino sardo" prodotto da dj Gruff per la Puruchan recording. Nel 2003, tornati definitivamente in Sardegna, abbiamo partecipato al 5° festival della canzone sarda conquistando il primo posto con il pezzo "Balla custu dillu". In questi anni abbiamo continuato a portare avanti il nostro spettacolo in lungo e largo per tutta l’isola con diverse apparizioni nel circuito nazionale e adesso abbiamo pronto un nuovo cd uscito nel mese di Agosto 07 col nome omonimo "MENHIR" che vede le partecipazioni del tenores Angelo Caria, Gavino Murgia, dj Gruff ed altri musicisti nostrani. I testi delle nostre canzoni passano da un argomento all’altro tenendo fede al sociale che per noi costituisce un importante filo conduttore. Le basi invece, spaziano dal funk/jazz più melodico e accattivante con il supporto di musicisti, sino ad arrivare a campionamenti che traggono spunto dalla musica folkloristica sarda. Crediamo sia significativo e distintivo del nostro gruppo un uso studiato della voce tendente a riprodurre tecniche vocali che richiamano alla mente la gutturalità dei canti a tenores.

NASODOBLE. Nel novembre 2003, nasce il progetto ad opera di Alessandro Carta (voce e flauto), Peppino Anfossi (violino), Andrea Fanciulli (chitarre), Simone Sassu (pianoforte), Alessandro Zolo (bassi) e Carlo Sezzi (batteria). Da allora e fino all’apprezzato debutto nel luglio 2004 al Primo Festival Internazionale di Letteratura "L’isola delle storie", a Gavoi, i sei Nasodoble hanno realizzato un repertorio originale in cui coniugano tutte le suggestioni sonore delle musiche che hanno accompagnato – o accompagnano – la loro vita, creando prima uno spettacolo e poi il disco "BESTIARIO", estremamente mosso, nel quale le barriere di genere cadono per lasciare il posto a un viaggio quasi "multisensuale" fatto di evocazioni di colori, sapori, profumi attraverso atmosfere jazz, reggae, rock, pop senza abbandonare suoni più acustici che anno caratterizzato il progetto alle sue origini.

NUR. Sono composti da Massimo Loriga (sax, clarinetto, armonica), Daniele Cuccu (chitarre, laud, mandola) Massimo Perra (fisarmonica ed organetto), Valter Spada (basso), Alessandro Picciau (batteria), e da Enrico Frongia (voce e chitarra). L’obiettivo del gruppo è quello di recuperare la musica sarda, rivisitandola con arrangiamenti e strumenti "moderni", nella convinzione che la sopravvivenza della tradizione passi anche attraverso una sua rilettura in chiave attuale (e possa costituire un efficace mezzo per avvicinare ad essa i più giovani). Il primo disco "NUR" segnala il recupero di testi classici, come nel caso di "Galusè". A fine 2004 terminano le registrazioni del disco "Chentu colores". I cento colori del titolo alludono, oltre che alla pace come evidenziato dall’omonimo brano di apertura, alla possibilità di far convivere "pacificamente" suoni ed esperienze musicali differenti. Affianco alle sonorità acustiche fanno ora ingresso sempre più marcate influenze rock, ma senza mai perdere di vista la struttura delle composizioni, che resta imperniata sulla musica sarda ed, in particolare, sul lavoro dell’organetto e della fisarmonica di Massimo Perra.

(P)NEUMATICA. Si formano a Cagliari nel 1996. Si caratterizzano fin da subito per il loro rock "ruvido ed intenso" che spesso lascia spazio ad aperture più melodiche ed orecchiabili. E’ lunga l’attività live del gruppo, negli anni si ritrovano a dividere il palco con importanti gruppi internazionali e nazionali tra i quali: Sonic Youth, Calla, Afterhours, Marlene Kuntz, Giorgio Canali & Rossofuoco, Enfance Rouge. Il gruppo arriva all’esordio discografico nel 2003 con la produzione artistica di Francois Regis Cambuzat e Chiara Locardi. Il disco dalle tinte scure, risulta imprevedibile, affascinante ed introspettivo, testi rabbiosi, voglia di cambiare, malinconia e dolcezza insieme, voglia d’amore. Il videoclip del singolo "Viaggio per caso" (regia di Giovanni Coda) viene selezionato tra i migliori video a basso budget dell’anno nel concorso promosso dal M.E.I. – Meeting Etichette Indipendenti. Nel 2005 i (P)neumatica con Davide Ragazzo alle chitarre hanno fatto uscire il loro secondo disco prodotto artisticamente e registrato da Giorgio Canali (ex chitarrista di C.S.I. ora P.G.R. e Rossofuoco produttore e meccanico del suono) anche questa volta pubblicato dall’etichetta indipendente sarda Desvelos Records distribuzione Audioglobe. Nell’ottobre del 2007 i (P)neumatica sono impegnati nel loro primo tour europeo esibendosi a Berlino per alcune importanti date.

RATAPIGNA. Abbardente (acquavite), zucchero di canna, ananas, limonello…e invece no!! 9 mandroni (scansafatiche) che dal ’98 si divertono a makiori (da matti) con la musica in levare, reggae ska rocksteady dub in limba (lingua) sarda. Un primo disco "Sighi Sighi" (Vai avanti), uscito nel 2005 per la Upr, per raccontare il sole, il mare, un’isola strakka (stanca) ma ancora callenti (calda). Lele, Simone, Mimmo, Fede, Igor, Matteo, Maurizio, Francesco, Corrado per farvi saltare e divertire meda (molto) ma meda…perchè toccada a si movi cun sa ratapignata… bisogna muoversi con l
a ratapignata!!

 

LA TESTIMONIANZA DEL COORDINAMENTO DEI GIOVANI F.A.S.I. A CAGLIARI

IL FUTURO DELL’EMIGRAZIONE SARDA

È con vivo piacere che i giovani della FASI partecipano a questa importante occasione di confronto. Oggi si affrontano temi fondamentali per il futuro del mondo dell’emigrazione. È per questo che ringraziamo coloro che hanno voluto così fortemente che questa giornata si potesse svolgere ed hanno scelto come luogo Cagliari, sede delle istituzioni e dunque simbolo dell’unità del popolo sardo. Noi rappresentiamo quella parte dell’emigrazione organizzata che ha deciso di dare un senso diverso al proprio impegno: in passato i circoli nascevano da esigenze "pratiche", che avevano a che fare più con la dimensione sociale che culturale, una nobile funzione di supporto a un’emigrazione che partiva dall’esigenza di trovare soluzioni più di sostentamento che di affermazione personale intesa a 360 gradi. Attualmente, infatti, riteniamo che non sia più giusto utilizzare il termine "emigrati" se non in termini storici; oggi è appropriato parlare di "sardi fuori dall’Isola". L’emigrazione nei Paesi occidentali non è più così traumatica: si parla di libera circolazione delle persone e delle merci; questo fenomeno di mobilità è sempre più spesso ascrivibile a libere scelte di opportunità; è il caso degli studenti, che lasciano l’Isola per frequentare atenei di eccellenza, oppure sono spinti dall’esigenza di raccogliere la sfida del confronto globalizzato. Ed è anche per questo che il livello di sacrificio a cui sono disposti i sardi che lasciano l’Isola è più basso: prima ci si muoveva per ricoprire posizioni lavorative ritenute di secondo o terzo livello, oggi si sceglie di partire per realizzare progetti ambiziosi. Quel ruolo all’interno del mondo lavorativo che veniva ricoperto dall’emigrazione dei sardi e dei meridionali in genere oggi, è occupato dalla nuova emigrazione, che è quella dei Paesi dell’Est. Le attuali organizzazioni dei sardi nel mondo, a questo punto, come si inseriscono nella dinamica che in questi termini si delinea? Se il ruolo che queste organizzazioni hanno, o ambiscono ad avere in un futuro prossimo, è quello di dare un sostegno alla Sardegna e alla sua immagine, devono necessariamente consolidare il loro essere un network di conoscenze e di risorse culturali. Per fare questo, però, hanno bisogno di grandi risorse, che sono di tipo umano ma anche economico. Questa comunità, che si è retta per decenni sul volontariato e sull’assistenzialismo, purtroppo dimostra evidenti segni di cedimento; in molte realtà il ricambio generazionale non sta avvenendo: i giovani trovano forti resistenze ad inserirsi, a trovare un proprio spazio ma soprattutto a trovare dentro se stessi una spinta motivazionale forte. È vero che bisognerebbe procedere con un’analisi diversificata del fenomeno soprattutto in relazione alle dimensioni delle città e dei paesi nei quali hanno sede i circoli, ma è vero anche ci sono delle problematiche ricorrenti e comuni. Alcuni giovani sono riusciti a farsi largo e a raggiungere posizioni verticistiche all’interno di queste organizzazioni ma dobbiamo registrare, con rammarico, che le loro esperienze si sono rapidamente concluse. È il caso degli amici della Germania e del Belgio. In una società nella quale gli stimoli culturali sono molteplici e ampiamente diffusi, trovare nella sardità un elemento unificante è terribilmente difficile. Non è più una motivazione di aggregazione, si tende sempre maggiormente a cercare, anche in ambito culturale, specializzazioni e approfondimenti. Allora perché un giovane dovrebbe dedicare una parte del suo tempo, tempo che ormai è sempre più risorsa scarsa, e sopportare un pesante costo-opportunità per poterlo impiegare al servizio della Sardegna?  Il legame con la Sardegna, che nasce da una spinta anche ideale, e al quale sovente non fa da contraltare un’ altrettanto intensa attenzione da parte delle istituzioni verso coloro che partono, i quali rischiano di sentirsi apolidi, stranieri nella comunità "adottiva" che li accoglie e rinnegati da una certa visione dell’emigrazione non come risorsa ma come possibile base imponibile (e mi riferisco alla tassa sulle seconde case e alle paventate tasse di soggiorno), rischia di dissolversi. La nuova linfa vitale di questo legame intimo con la Sardegna, che è un legame che almeno per quanto riguarda gli emigrati di seconda e terza generazione è mediato e si basa su racconti e su ricordi tramandati ma non vissuti. Questo legame può essere conservato attraverso il coinvolgimento in operazioni di riscoperta del patrimonio culturale sardo. È necessario però che i giovani sentano propri i progetti che si accingono a realizzare. Devono essere sì progetti inerenti la Sardegna ma anche necessariamente devono riguardare interessi propri, personali e professionali. In mancanza di questo le organizzazioni rischiano di procedere ad una mera riproposizione di luoghi comuni ed immagini stereotipate. Nel tentare di perseguire questi obiettivi il coordinamento giovani Fasi ha realizzato diverse attività, che non vado ad elencare per evidenti questioni di tempo, ma credo che sia necessario dedicare un minuto ad un progetto che sta decollando in questi giorni e che ritengo essere un progetto estremamente innovativo. Il progetto, che si chiama Progetto Brinc@, è uno strumento per la promozione e diffusione della nuova musica sarda oltremare. Il progetto ha come obbiettivo quello di dare visibilità agli artisti sardi e nasce dalla volontà di dare un supporto reale all’organizzazione di tour. C’è un gran numero di artisti che ha la necessità di farsi conoscere ed esportare la propria cultura ed arte. Il progetto vuole fungere da collante, diventare un contenitore in grado di creare un ponte tra la Sardegna e il mondo, consapevoli che la Sardegna è sì cultura, tradizione ma anche avanguardia. Questo forse non basterà per risolvere il problema del ricambio generazionale, ma è uno degli ingredienti della nostra ricetta, e ci crediamo. Grazie.

Coordinamento Nazionale Giovani F.A.S.I.

A RIVOLI, DAL 5 AL 15 GIUGNO, LA "SETTIMANA CULTURALE SARDA"

LA SARDEGNA INCONTRA IL PIEMONTE

La settimana della cultura sarda è ormai diventata per la nostra Associazione un normale appuntamento annuale. Ogni edizione è caratterizzata da un tema centrale e da un omaggio particolare verso grandi personaggi sardi che vogliamo restino nella nostra memoria e nella nostra cultura. Negli anni scorsi abbiamo ricordato Grazia Deledda, Giuseppe Dessì e, nella scorsa edizione, Antonio Gramsci. Quest’anno lo vogliamo dedicare al ricordo della figura di Giovanni Maria Angioy, del quale ricorre il 200° anniversario della morte. Lo proponiamo come ispiratore ideale dei grandi fatti del 28 aprile 1794, celebrati come Sa die de sa Sardigna. Il 28 aprile 1794, i Cagliaritani, stufi di angherie, ruberie, vessazioni ed ingiustizie subite da parte della corte dei Savoia, rappresentata a Cagliari dal Vicerè Balbiano, si ribellano, dando origine alla giornata chiamata in seguito S’annu ‘e s’acciappa (acciappa = acchiappare, cioè tutti coloro che non erano sardi e portarli verso il porto per spedirli via). La città quel giorno diventa una polveriera. Da ogni angolo sbucano uomini che attaccano, con ogni mezzo i pochi Savoiardi presenti nel capoluogo del regno, al grido di nara cixiri. Ma questo e tanti altri momenti di storia vi verranno raccontati nella rappresentazione teatrale del 14 giugno. A tutti i convenuti verrà offerto un libretto dello spettacolo rappresentato. Nella serata del 7 giugno viene proposto uno spettacolo etnico musicale che celebrerà Sa die de sa Sardigna come incontro di voci e suoni dell’isola. Giuliano Marongiu, Carla Denule, Roberto Tangianu volti e voci note nella Sardegna proporranno un vastissimo repertorio con i brani più amati nella nostra terra ma anche fuori dall’isola. Oltre agli artisti sopra elencati lo spettacolo si avvale della partecipazione di una coppia in costume sardo che esegue alcuni dei balli del repertorio tradizionale isolano, e di un musicista suonatore di organetto. La nostra è Associazione di Promozione Sociale, quindi è giusto che colga questi eventi importanti, come la settimana di cultura sarda, per lanciare messaggi di promozione sociale e culturale nei confronti dei soci e degli amici. Il tema che ci accompagnerà quest’anno lo abbiamo colto da l’iniziativa "Uniamo le energie" della Regione Piemonte, che si propone di diventare il motore ecologico d’Italia perseguendo l’obiettivo di ridurre i consumi di energia primaria del 20%, abbattere il livello dei gas serra del 20% rispetto al 1990 e coprire almeno il 20% del fabbisogno mediante l’uso di fonti rinnovabili. Su questo tema proponiamo momenti di riflessione suddivisi per specifiche materie sotto la direzione di nostri soci, esperti del settore. Si parte giovedì 5 con la "Geotermia", energia dal sottosuolo con l’ingegner Fabrizio Galia. Il 6 con il "Solare Termico", acqua calda dal sole con l’ingegner Antonello Tatti. Il 7 si parlerà del "Fotovoltaico", energia elettrica a costo zero con l’ingegner Gianluca Bernardi. Domenica 8 ci sarà un’intera giornata dedicata all’ambiente con stando, incontri tecnici e prove gratuite. Giovedì 12 si riprende con la "Certificazione Energetica della casa" con l’ingegner Paolo Sanna, seguito dal film "Una scomoda verità" – il Pianeta sta andando verso la distruzione e i responsabili siamo noi. Il 13, si parla degli "impianti Eolici", energie dal vento con l’ingegner Flavio Urrai. Il 14 giugno, come detto in precedenza, "Omaggio a Giovanni Maria Angioy": sulla colonna sonora delle musiche di Procurare e Moderare vengono narrati i presupposti che portarono ai grandi fatti de Sa die de sa Sardigna. La colonna sonora è di Francesco e Fabrizio Saiu. Il coro del "Su Cuncurdu" di Cuglieri. I narratori saranno Gianluca e Mario Medas, Carlo Angioni, Andrea Lecca, Carlo Porru. Questi dieci giorni si concluderanno il 15 giugno con un momento religioso: Sa Missa Manna  sarà accompagnata dal coro "Su Cuncurdu" di Cuglieri. Max Zaccheddu canterà la sua ultima produzione Madonna tu sarai Bonaria. Va ricordato che nella "dieci giorni" di Rivoli, in via Fratelli Macario 54, tutte le sere, dalle 19 in poi, sarà possibile consumare piatti tipici ed acquistare prodotti regionali. Gian Paolo Collu

 

NOSTRA SIGNORA DI BONARIA IN PELLEGRINAGGIO A LIVORNO

UN SALUTO IDEALE AI SARDI FUORI DALL’ISOLA

Nostra Signora di Bonaria è diventata pellegrina per andare incontro ai suoi figli. Lo ha fatto con una grande nave della Moby che ha ospitato a bordo il simulacro della Madonna insieme ad alcune centinaia di giovani volontari e a delle personalità che l’hanno accompagnata durante il tragitto. Durante il viaggio, nei vari porti, ci sono state celebrazioni, conferenze: giornate di fede e di festa. La Patrona Massima della Sardegna è arrivata a Livorno il 17 maggio alla mattina presto, ripartendo per Olbia solo in tarda serata. Organ
izzatore e promotore della giornata in Toscana, è stato il circolo "Quattro Mori" di Livorno assieme diverse altre associazioni dei sardi emigrati della Penisola:
La Spezia, Firenze e Ostia. Ci siamo preparati con il massimo impegno e abbiamo accolto nel migliore dei modi la Madonna. Questo è stato un evento unico, in quanto è la prima volta dal 1370, anno del famoso ritrovamento della cassa di legno contenente la statua nelle acque del golfo di Cagliari gettatavi da una nave in balia del mare in tempesta, che il simulacro di Nostra Signora di Bonaria esce dai confini della Sardegna, e questo per salutare idealmente tutti i suoi figli sardi sparsi nel mondo. E’ stata una grande emozione, una grande manifestazione di fede. La statua della Madonna, Protettrice dei naviganti, nella mattinata è stata esposta presso la Chiesa di San Ferdinando a 100 metri dalla Stazione Marittima. Nel pomeriggio, ci sono state le celebrazioni della Santa Messa officiate dal Vescovo di Livorno, Monsignor Simone Giusti presso il grande sagrato del Santuario Mariano di Montenero. I canti liturgici sono stati eseguiti in lingua sarda dalla Corale Polifonica "Giovanni Sedda" del circolo "Quattro Mori". Dopo le funzioni religiose si è esibito il gruppo folk di Selegas (Cagliari). Va sottolineata anche la grande disponibilità delle Istituzioni di Livorno quando si è trattato di organizzare la manifestazione: la Curia Vescovile di Livorno e Cagliari; la provincia di Livorno; il comune di Livorno; la Brigata Paracadutisti "Folgore"; l’Accademia Navale; i Monaci Benedettini Vallombrosani. Giorgio Canu

 

COMMEMORATO A SANTA CRISTINA E BISSONE (PV) SU VOLERE DEL CIRCOLO "LOGUDORO"

PEPPINO MAROTTO, CANTORE E POETA

Nel pomeriggio di domenica 18 maggio, per iniziativa del Circolo culturale sardo "Logudoro" di Pavia e del Museo Contadino della Bassa Pavese, Peppino Marotto è stato commemorato a Santa Cristina e Bissone, piccolo comune (meno di 2000 abitanti) a 20 chilometri da Pavia, in cui il sindacalista e poeta, vigliaccamente assassinato alla fine di dicembre 2007, aveva lavorato per qualche tempo come mungitore.  Nel 1963, a 38 anni, Marotto aveva dovuto abbandonare la Barbagia e cercarsi un’occupazione in provincia di Pavia (da Santa Cristina si era trasferito nella frazione Lambrinia di Chignolo Po per lavorare prima in una piccola fonderia artigiana e poi in una grande fattoria, dove era stato raggiunto anche dalla moglie). Dopo due anni in Lombardia, Marotto (la cui vita di pastore orgolese era stata raccontata nell’inchiesta di Franco Cagnetta su Orgosolo pubblicata nel 1954 sulla rivista "Nuovi Argomenti") non aveva saputo resistere al richiamo della natìa Orgosolo, che egli volle far diventare il luogo privilegiato del suo impegno politico e della sua passione sociale e civile e l’oggetto del suo amore di sardo barbaricino e di poeta in limba. Dopo i saluti di Gesuino Piga, presidente del Circolo "Logudoro", Giuseppe Francesco Gallotti, sindaco di Santa Cristina, e Osvaldo Galli, presidente del Museo Contadino, hanno espresso il proprio compiacimento per la possibilità loro concessa di rendere onore alla memoria di Marotto, la cui  breve appartenenza alla comunità locale  non ha lasciato tracce a livello di documentazione amministrativa né ricordi tra le persone attualmente residenti. In particolare Galli, artefice con altri appassionati di una pregevolissima collezione di strumenti e di testimonianze scritte e orali della civiltà contadina della Bassa Pavese (che ha ricevuto il sigillo formale del "riconoscimento" come "raccolta museale" da parte Regione Lombardia), ha voluto sottolineare il fatto che la manifestazione è stata inserita tra quelle con cui le strutture culturali del paese hanno inteso partecipare all’iniziativa "Fai il pieno di cultura. Incontri e spettacoli in luoghi straordinari" che nei giorni 16-17 e 18 maggio ha coinvolto la quasi totalità delle  biblioteche e dei musei  lombardi. Personalmente ho ricostruito il percorso attraverso il quale è stato recepito in provincia di Pavia, e in particolare naturalmente a Santa Cristina e a Chignolo, il mio articolo in ricordo di Marotto uscito in questo e in altri giornali sardi. Si è  manifestato un certo interesse alla "scoperta" del personaggio Marotto e per l’individuazione delle persone che possono averlo conosciuto in terra pavese. Non è escluso che in futuro l’omaggio a Marotto possa avvenire anche con l’esibizione di qualche gruppo di cantori sardi (Coro a tenore di Orgosolo, di cui è stato per molti anni "voce" e portavoce; o i Tenores di Neoneli, che gli hanno dedicato recentemente a Milano un concerto-spettacolo). Per intanto, è da notare che a Santa Cristina era presente anche Francesco Piras, figlio del più grande poeta improvvisatore della Sardegna, Remundu Piras, che a trent’anni dalla scomparsa è stato celebrato il giorno prima a Melzo per impulso del Circolo sardo di Carnate, che a lui è intestato. Paolo Pillonca, che ha avuto una lunga frequentazione amicale con Marotto (un suo scritto, insieme a quelli di  Pietro Sassu, Tonino Cau e Giuseppe Fiori, compare nel volume che raccoglie le "cantadas in limba" del poeta orgolese "Su pianeta ‘e Supramonte" -Il pianeta del Supramonte-, pubblicato dalle edizioni Condaghes nel 1996) ha voluto insistere su un concetto: l’eredità meno caduca di Marotto è affidata non tanto alle sue poesie "cantate" in sardo (alle quali va comunque riconosciuto il merito di aver popolarizzato i temi della battaglia politica e sindacale della sinistra italiana e mondiale) ma alla sua voce, al suo timbro vocale. L’importanza della voce di Peppino Marotto: vogliamo fare nostra questa osservazione concreta di Pillonca anche in un preciso senso culturale: come impegno di ricerca volto al  recupero e alla valorizzazione del maggior numero possibile  di perfomances vocali  di Marotto. E’ questo il modo migliore per restituirgli quella "voce", in senso mater
iale e in senso metaforico, che gli è stata tolta così brutalmente.

Paolo Pulina

 

L’OMERTA’ DI ORGOSOLO

Gente di Orgosolo, con l’assassinio di Marotto sprofondiamo nel non-ritorno, tutti, insieme a voi! Che credete? E’ un tradimento verso la nostra Terra non solo verso la vostra comunità. Perchè Peppino Marotto ha cantato e lottato per tutti noi, sardi e non solo sardi. Un uomo che ha subito pesanti ingiustizie dello Stato, ma non ha per questo
cercato un riscatto in forma criminale. Credete che abbiamo dimenticato cosa faceva lo Stato italiano negli anni ’60 e ’70 o nell’800? Sappiamo bene che non è stato facile superare quella totale discrasia fra culture. Abbiamo pagato tutti con un grosso pegno. Che ancora pende sulla nostra testa. Ma Peppino ha lottato con gli strumenti dell’intelletto, dell’estro, dell’arte, nobilitando la nostra Terra di poeti. Sambene ‘e poeta semus! Questi non sono i tempi degli orgolesi perseguitati da uno Stato impostore e malvagio. Questi non sono i tempi della giustizia autonoma fra famiglie. Io che ho sempre cercato di capire la violenza barbaricina di un tempo, le vendette private, gli assassini feroci, i testicoli tagliati e messi in bocca, le lingue mozzate infilate nel sedere. C’erano leggi crude e spietate che regolavano le comunità barbaricine a quel tempo, difficili se non impossibili da comprendere da altre culture, da altre comunità. Ma oggi non capisco più! Oggi, se sceglierete la strada dell’omertà verrete condannati, per sempre, dai vostri stessi figli.
Ornella Demuru

 

 

 

 

 

 

 

LE ANALISI PER LA "CONFERENZA" DI CAGLIARI E PER "SA DIE" DI CREMONA

RIUNIONE DEI CIRCOLI SARDI DELLA LOMBARDIA A CORNAREDO

La riunione a Cornaredo, è stata l’occasione per i 21 circoli della Lombardia coordinati da Antonello Argiolas, per tirare le somme di un periodo denso di attività che ha coinvolto tutte le associazioni fra la fine di aprile e l’inizio di maggio. Presso la struttura del centro sportivo "Sandro Pertini" per la dodicesima "Festa della Sardegna" programmata dal circolo "Amedeo Nazzari" di Bareggio ben presieduto da Franco Saddi, si è proferito della Conferenza Internazionale sull’Emigrazione "I sardi nel mondo" che si è svolta a Cagliari e de "Sa die de sa Sardigna" che ha confluito oltre 400 sardi nella città di Cremona. Dopo aver ricordato che due sodalizi presenti sul territorio, ovvero quelle di Cardano al Campo e di Gallarate si sono uniti eleggendo come nuovo presidente Gino Loche, Antonello Argiolas è entrato nel vivo del dibattimento esaminando i risultati dell’esperienza di Cagliari. Le positività dell’avvenimento di ampia portata, l’ottimo dialogo con gli emigrati giunti da tutto il mondo e con le istituzioni della Regione Sardegna, hanno fatto da contro altare alle lacune che si sono sottolineate. I riferimenti vanno al poco spazio procacciato nella Conferenza per gli interventi dalla FASI, in particolare quelli legati alla Circoscrizione Lombardia. Dal dibattito di Cornaredo, emerge l’amarezza di aver visto nel contesto della Conferenza di Cagliari, la mancata partecipazione attiva dei sardi residenti, dei politici di ogni tipo di schieramento, dei sindacati e a livello mediatico, dello scarso interesse mostrato dalla stampa regionale al grande appuntamento. I presidenti dei circoli della Lombardia si interrogano sul perchè: e cosa rimarrà nel prossimo futuro dopo questa esperienza? Una controversia calda di grande partecipazione in cui è affiorato ancora una volta quella percezione di "isolamento" che continua ad accompagnare storicamente le attività dei circoli degli emigrati, pressoché snobbate dagli abitanti dell’isola. La speranza è che la Regione Sardegna, in particolare il Governatore Soru, sappia far tesoro a sua volta, delle grandi potenzialità che può esprimere il mondo migratorio organizzato, così come dallo stesso ammesso nel corso della tre giorni di Cagliari. Nei prossimi mesi, meglio si comprenderà il peso specifico che la manifestazione lascerà in eredità. Cambiando argomento, concretezze sono emerse dalla giornata di Cremona per "Sa Die". A parte qualche piccola inoperosità a livello organizzativo emersa durante la riunione, viene consegnata alla storia dei circoli sardi, una ennesima pagina apprezzabile delle manifestazioni in grande stile delle associazioni della Lombardia, capaci come nessun altro, nel mostrare quel senso di unione e compatezza che non è semplice conseguire. E per il circoli della Lombardia, proprio per "Sa Die" è così sin dal 2003. Massimiliano Perlato

 

GLI EMIGRATI A RACCOLTA NELLA CONFERENZA DI CAGLIARI

UN’OCCASIONE DI ARRICCHIMENTO

Congratulazioni all’assessore Congera per ave indetto la Conferenza Internazionale degli Emigrati Sardi. E’ stato un vero successo! Sono uscita, da questa esperienza, arricchita intellettualmente, socialmente e umanamente. Come insegnante presso la Scuola Riva di Cagliari e all’ottimo dialogo instaurato da tempo con il circolo AMIS di Cinisello Balsamo e alla sua Presidente Carla Cividini Rocca, lamento l’assenza delle scuole, soprattutto delle scuole superiori. Sarebbe stata un’opportunità ricca di stimoli perché impostata su testimonianze vissute, nonché spunto per ulteriori riflessioni e approfondimenti. Carla Zedda

 

LE ATTIVITA’ E GLI SCOPI DEL "GRAZIA DELEDDA"

NOI, SARDI DI MAGENTA…

Il circolo "Grazia Deledda" di Magenta, si è costituito nel 1971 da un gruppo di sardi residenti nel magentino. Agisce in conformità alla legge sul volontariato, indipendente, libera e senza fini di lucro, con finalità di contribuire all’inserimento nelle realtà locale dei sardi che emigravano dalla Sardegna per motivi di lavoro. Col passare degli anni, con il venir meno del flusso migratorio, l’associazione si evolve e si dedica alla promozione della Sardegna ed alla valorizzazione del patrimonio, delle tradizioni popolari sarde e delle sue forme espressive. Organizza iniziative culturali, di solidarietà sociale, sportive, culinarie e ricreative, con Enti, Comuni e Associazioni del territorio di Magenta e limitrofi. L’attività è volta sempre di più a coinvolgere ed essere coinvolti nella realtà sociale e culturale della comunità dove viviamo. Da tempo nelle nostre manifestazioni si esprimono e si confrontano realtà diverse; pertanto anche i nostri progetti prossimi futuri sono improntati alla riscoperta dei valori culturali e dei grandi personaggi della Sardegna; promuovere le risorse turistiche e agro-alimentari dell’isola; progetti di solidarietà, sostegno alla ricerca e alle persone; coinvolgimento dei giovani dando loro possibilità di esprimersi; tematiche sociali che riportino in primo piano i valori etnici che identificano tutte le persone che operano nel volontariato. L’associazione inoltre, continua as essere luogo d’incontro fra i sardi e amici della Sardegna, svolge un continuo servizio d’informazione ai soci e di bigliettazione diretta da e per la Sardegna, promuove i prodotti tipici della nostra terra e organizza tour per la Sardegna. Il nostro ultimo convegno si è svolto presso la Sala Consiliare del Comune di Magenta in collaborazione con l’Associazione Donatori Midollo Osseo, nata a Cagliari nel 1987 come strumento da affiancare all’attività dei Registri Donatori di Midollo Osseo e all’ADMO, un’associazione nata a Milano nel 1990 che ha lo stesso scopo di sensibilizzazione della tematica. Al convegno ha relazionato il professor Licinio Contu, fondatore e Presidente dell’A.D.M.O. sarda, il dottor Fabrizio Motta dell’ospedale di Magenta, l’ingegner Roberto Aprile dell’ADMO di Milano, la professoressa Maria Cappellini dell’ospedale Regina Elena di Milano e Tomasimo Iorno, presidente dell’Assocazione Talassemici della Lombardia. Antonello Argiolas

 

INCONTRO A MADRID CON LO SCRITTORE GIUSEPPE QUILICHINI

LA STORIA FOTOGRAFICA DELLA POLIZIA ITALIANA

Si intitola "Storia fotografica della polizia dal 1848 al 1962 – una storia di uomini" il libro scritto da Giuseppe Quilichini edito da Italia Editrice New. Quilichini, sardo da molte generazioni, è nato a Lula in provincia di Nuoro, ha vissuto l’infanzia a Cagliari e si è poi trasferito a Roma coi genitori. Ha parlato della sua ricerca storica con Gianni Garbati, presidente del circolo sardo "Ichnusa" di Madrid, che lo ha incontrato nella capitale spagnola. "Il mio cognome – ha spiegato – è di origini corse, cioè francesi, comunque sono de Sardinia al 100% e ho sposato una sarda dalla quale ho avuto un figlio". Quilichini, che ha scritto due libri sulla storia della Polizia italiana, dalla Restaurazione agli anni 60, ha spiegato di aver scelto questo argomento per la sua ricerca storica, perché è stato sempre trascurato dagli scrittori. Mentre altri Corpi di Polizia come i Carabinieri o la Guardia di Finanza dispongono di una vasta bibliografia. A spingere Quilichini a tentare di colmare questa lacuna ha influito anche il fatto di essere un ex poliziotto. Mentre il primo libro aveva pochissime immagini, la nuova opera è ricca di foto, una ricerca che ha richiesto un impegno protrattosi per molti anni. Una mole impressionante di foto, documenti, immagini rare, il testo bilingue italiano / inglese, e copre un periodo storico di circa 170 anni. Quilichini dà molta importanza alle immagini fotografiche, alle stampe, ai disegni, ai documenti d’epoca. Nel libro ci sono, oltre ai documenti ufficiali, anche parecchi documenti "personali" che permettono di dare più originalità e realismo alla storia. Tutte queste immagini parlano da sole, senza alcuna agiografia o retorica, e non hanno bisogno di lunghe esposizioni scritte. Il fatto che sia un lavoro fotografico non toglie al lettore la capacità di avere ben chiara tutta l’evoluzione storica dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, la cronologia dei vari Corpi susseguitisi nel tempo, i vari mutamenti di denominazione causati dalla politica o dalla normale evoluzione dei tempi. Quilichini, che collabora con cinema e tv come consulente storico, attualmente sta lavorando sul personaggio del generale di Polizia Fernando Soleti, coinvolto nella liberazione di Mussolini al Gran Sasso nel settembre del 1943.

 

A STABIO (SVIZZERA), IL GRUPPO SARDO "ACTORES ALIDOS" CON ORLANDO MASCIA

CANTI DELLE DONNE SARDE

Un concerto polifonico ispirato alla millenaria cultura sarda dove le sonorità di cinque voci esplorano i canti tradizionali delle donne: canti di amore e canti liturgici, ninne nanne e danze popolari, lamenti funebri e serenate. Un quintetto polifonico di affascinanti voci femminili formato da Alessandra Leo, Roberta Locci, Valeria Parisi, Manuela Sanna e guidato dalla voce profonda di Valeria Pilia. A loro si affianca un grande interprete: il virtuoso polistrumentista Orlando Mascia, musicista fondamentale della musica tradizionale sarda e specialista di vari strumenti tradizionali – is launeddas, su sulitu, sa trunfa, organetto – che utilizza per dialogare costantemente con le voci del gruppo. Nel loro concerto spettacolo al virtuosismo canoro si somma la cura del non annoia
re, del proporre di continuo, di non star ferme. Actores Alidos hanno partecipato a numerosissime trasmissioni radiofoniche e televisive in diversi paesi europei (di recente al Tg2 mattina, a Radio 3 Suite, a Radio Vaticana), al prestigioso WOMEX ‘05, alla Konzerthaus di Vienna, al Theatre du Lierre di Parigi. Lo spettacolo concerto è stato ospitato con successo in diversi importanti Festival musicali internazionali. "Canti delle donne Sarde" è un concerto polifonico "a cappella" ispirato alla millenaria cultura Sarda dove le sonorità di cinque voci esplorano i canti tradizionali delle donne sarde a partire dai canti monodici fino ad elaborazioni più complesse come i canti polifonici che erano di competenza maschile. I canti, i cui testi sono tradizionali e alcuni del poeta Paolo Pillonca, sono affidati alla calda voce di Valeria Pilia e alle altre quattro interpreti che conducono lo spettatore in un viaggio fra antiche sonorità perdute, rievocando la quotidianità della vita: così, ai canti d’amore si alternano quelli di preghiera, alle ninnananne seguono versi scherzosi, ai canti di lutto fanno eco quelli delle danze. Il concerto è arricchito dalla presenza del polistrumentista Orlando Mascia, che accompagna e si alterna alle voci femminili con gli strumenti tipici della cultura isolana: launeddas, sulitu, trunfa e organetto diatonico. Nel 2005 la "Finisterre", una delle più importanti case discografiche italiane di musica popolare, ha prodotto il CD "Canti delle donne Sarde", che si pregia della presentazione di Giovanna Marini. Questo primo lavoro discografico della Compagnia ha suscitato nelle riviste specialistiche europee, attenzione e critiche lusinghiere.

 

LA 17ESIMA EDIZIONE DEL PREMIO DI POESIA A VILLANOVA MONTELEONE

DEDICATO A REMUNDU PIRAS

Per il 30° anniversario della scomparsa del Poeta Remundu Piras (1978-2008) l’Amministrazione Comunale di Villanova Monteleone lo ha voluto ricordare organizzando la 17^ Edizione del Premio di Poesia Sarda, che ha come slogan "sempre sa limba tua apas presente" considerato che il tema della Regione Sardegna per Sa die de sa Sardigna è stato quello della lingua. Da qualche giorno è stato pubblicato il bando di concorso rigorosamente scritto in lingua sarda. Il Premio di Poesia "Remundu Piras" comprende quattro sezioni: La prima sezione è riservata a tutti gli alunni che frequentano  la scuola primaria e secondaria, fino alla terza media, di tutta la Sardegna che presenteranno poesie e racconti in lingua sarda. La seconda sezione è riservata a tutti gli alunni che frequentano  la scuola primaria e secondaria, fino alla terza media, di tutta la Sardegna che presenteranno una recita in sardo a piacere, registrata in un mini DVD, con il ragazzo/a che parla davanti alla cinepresa senza leggere. La durata della recita deve essere da un minimo di tre a un massimo di sette minuti. La terza sezione è aperta a poeti sardi e non sardi che presenteranno testi di poesia rimata in sardo. Le poesie rimate debbono essere inedite e non debbono essere state premiate in altri concorsi.  La quarta sezione è aperta ai poeti sardi nati e che sono residenti a Villanova Monteleone, che debbono presentare testi di poesia rimata in sardo. . Le poesie rimate debbono essere inedite e non debbono essere state premiate in altri concorsi. Il tema è libero per tutte le sezioni. Presentazione degli elaborati. I testi della terza e della  quarta sezione debbono pervenire alla segreteria del Comune di Villanova Monteleone entro il 10 luglio 2008 e debbono essere firmate con uno pseudonimo, e chiusi in una busta che all’esterno deve essere scritto lo stesso nome. Dentro la busta grande deve essere messa la busta piccola con i dati relativi alla residenza e al numero telefonico del poeta. I testi della prima e della seconda sezione debbono pervenire  alla segreteria del Comune di Villanova Monteleone entro il 15 ottobre 2008 nella stessa forma delle altre due sezioni. La giuria è composta da Paolo Pillonca, Presidente; Maria Sale, poetessa; Francesco Piras, figlio del poeta; Leonardo Meloni, rappresentante dell’Associazione Culturale Interriors. I testi debbono arrivare alla segreteria del premio in cinque copie, per i mini DVD-VHS basta una sola copia. La Commissione decide, insindacalbilmente, quali sono le poesie e i testi vincitori, quelli menzionati e quelli segnalati. Premi. Il primo, il secondo classificato della prima sezione, il primo e il secondo classificato della seconda sezione saranno premiati con testi sulla cultura sarda  o con prodotti che si realizzano  a Villanova Monteleone. Gli insegnanti che hanno supportato gli alunni nella preparazione dei testi saranno premiati con libri sulla cultura sarda  o con prodotti che si realizzano  a Villanova Monteleone. Il primo e il secondo classificato della terza sezione riceveranno in premio una bisaccia sarda tessuta a mano a Villanova Monteleone e con prodotti che si realizzano  a Villanova Monteleone. Il primo classificato della quarta sezione saranno premiati con testi sulla cultura sarda  o con prodotti che si realizzano  a Villanova Monteleone. Saranno premiati saranno premiati con testi sulla cultura sarda  o con prodotti che si realizzano  a Villanova Monteleone i poeti segnalati o menzionati. La premiazione della terza e della quarta sezione si svolgerà il 24 agosto 2008 alle ore 18,30 nei campetti della parrocchia di San Leonardo. Mentre la premiazione della prima e della seconda sezione, riservata agli alunni delle scuole elementari e medie, si svolgerà il 7 dicembre 2008 alle ore 17,00 nel salone parrocchiale. Ringrazio e saluto. Sebastiano Monti

 

L’EDITORIA DEI SARDI IN MOSTRA ALLA FIERA DEL LIBRO DI TORINO

L’ISOLA SI RACCONTA

Ventotto editori, ventiquattro dei quali accomunati da uno stand unico, «L’Isola dei libri», i rimanenti (Aìsara, Carlo Delfino editore, Ilisso e il Maestrale) con una postazione propria. Decine di titoli, e non solo di narrativa, contatti e segni di interesse giunti da parte di case nazionali ed estere. Tutto questo alla Fiera del Libro di Torino dove quest’anno la Sardegna è scesa in forze con l’obiettivo di crescere.  «Quando mesi fa mi trovai tra le mani la pagina culturale del quotidiano «Le Monde&raq
uo; – ha raccontato l’assessore regionale alla cultura Maria Antonietta Mongiu – che parlava della nostra scrittrice Milena Agus ebbi un moto di soddisfazione. Non era un pezzo qualunque, era una pagina intera. E lì si parlava della nostra terra, della nostra cultura, di chi si batte per rendere forte questa identità. Il fatto che per una volta si poteva parlare della Sardegna, della nostra contemporaneità, e non come terra di sottosviluppo mi ha reso orgogliosa».  È questa attenzione, anche fuori dall’Italia, uno degli indicatori più eloquenti di come, un comparto tutto sommato ancora giovane commercialmente come quello dell’editoria sarda, è in buona salute e di recente sta mostrando una forte voglia di crescere. «È stato un percorso lungo e faticoso, quello compiuto sia dagli editori che dagli scrittori, per riuscire ad imporsi anche a livello nazionale» fino a compiere «questo grande salto di qualità, un piccolo miracolo per
la Sardegna» indica ancora la Mongiu additando appunto l’esempio de «L’isola dei libri» sotto la Mole. E che ha visto assieme, librai, editori e distributori uniti – sotto l’egida dello stesso assessorato che ha contribuito di solido ma assumendo stavolta un ruolo di stimolo super partes – uniti nel presentare, con una serie di iniziative il binomio Sardegna-cultura. Che, se stavolta funzionerà, potrà essere adottato per altre simili e prestigiose manifestazioni in Italia e all’Estero. Dalla Buchmesse di Francoforte al Salon du Livre di Parigi. Ma anche altri appuntamenti non meno importanti. Dalla Fiera di Bologna del Libro per ragazzi agli incontri di Londra e Madrid. Sì, perchè «il ruolo delle istituzioni deve essere quello di stare dentro la contemporaneità che vede ormai gli autori sardi rappresentati nell’editoria nazionale ed internazionale», ha ancora specificato l’assessore regionale. Insomma, non più la vecchia assistenziale figura di mamma chioccia ma quella più al passo con i tempi, che punta a mettere l’amministrazione pubblica accanto agli operatori in un ruolo di "levatrice" di progetti, pungolando iniziative che riescano a «fare sistema» diventando momenti di crescita culturale ed economica. Questo è anche – come ha indicato ancora la Mongiu – il senso indicato dalla delibera approvata dalla Giunta Regionale, riguardante le linee di intervento della nostra Regione per sostenere il settore e supportarne la promozione (con un impegno di spesa di 370 mila euro). Una strategia condivisa di lungo respiro quindi, almeno nelle intenzioni, e che vede assieme in un unico cartello. L’Associazione degli editori sardi, Aes, quella dei librai, Ails e dell’agenzia letteraria Kalama. Non solo uniti all’interno di uno stand di novanta metri quadri con uno spazio attrezzato anche per i dibattiti e gli incontri ma anche nel coordinare i contatti e le occasioni di promozione. «Questa iniziativa – ha detto Ivan Botticini, presidente dell’Aes – va nella giusta direzione e segna un momento fondamentale di crescita della nostra editoria». D’accordo anche Aldo Addis, portavoce dei librai («finalmente è stata accolta una nostra richiesta di cinque annifa. È un riconoscimento importante per il libro sardo. Se ci fosse stata prima molte librerie non avrebbero chiuso»). Infine Patrizio Zurru di Kalama annuncia «significative richieste di editori stranieri e italiani interessati a molti nostri titoli. Non solo di narrativa. Nella nostra Regione si producono anche ottimi testi di saggistica, ad esempio». Una collaborazione che tutti quanti auspicano debba proseguire la prossima edizione del Salone del libro di Macomer dove, avvisa l’assessore «saremo chiamati tutti gli anni a fare il punto della situazione. Quello sarà il luogo dove avverrà la sintesi tra i diversi momenti di promozione del libro: dai festival letterari alle biblioteche scolastiche».

 

 

LE PAROLE DI FLAVIO SORIGA PER IL SUO ULTIMO LIBRO

SI SCRIVE PER SE STESSI O PER GLI ALTRI?

In questo libro ci sono nobildonne infedeli e ballerine lontane, canzoni rock e discoteche sul mare, trentenni laureati e pastori con la pistola, un testamento, un ospedale di Archway, un parrucchiere di Chelsea, un pollo salvavita, un ex-tossico, uno scrittore mancato, delle trasfusioni, un rambo di provincia, una greca pisciaferro, la regina del Montiferru e alcune altre cose. In una Sardegna che non è la Costa Smeralda delle feste in piscina e dei milionari russi e non è la Barbagia delle faide e dei sequestri, in una terra post-moderna e post-etnica, precaria e poetica, sotto il cielo di un’isola del sud si agita un trio di giovani innamorati del mondo e della vita. Tre alfieri del divertirsi con poco e del tirare avanti comunque, futuri registi di successo e attuali briganti di piccole brighe, tre pirati del campidano amanti di Andy Warhol e dei poeti rock, delle notti in bianco e dei romanzi americani, delle avventure vissute e del bisogno di sognarne sempre di nuove. È soprattutto il ritmo delle loro parole a trascinare il lettore lungo questo romanzo, l’incredibile ritmo delle loro voci sempre ironiche e profonde, concitate e musicali, ritmate e visionarie, tre potenti voci letterarie che attraversano e segnano Sardinia Blues, un romanzo che è come una corsa notturna, una potente, struggente ballata rock, un imprevedibile assolo jazz, un malinconico, sincopato, irresistibile blues elettrico.

Ma si scrive per sé stessi o per gli altri? All’università di Sassari, mi è stato chiesto questo. Anzi, era un protesta. Se si scrive per sé stessi, che senso ha discutere dell’efficacia di un aggettivo, dell’eleganza o meno di una frase, dell’ordine degli eventi in un racconto? Infatti non ha senso. Se davvero si scrive per sé stessi, evviva, non si ha bisogno di nessuno e qualunque forma prenda la scrittura va benissimo. Soltanto che no, non si scrive per sé stessi, quasi mai. Soltanto i diari, e neanche sempre. E anche i diari, a me, se tenessi un diario, farebbe piacere che fosse scritto bene. Perché la scrittura è anche, molto, un piacere, scrivere bene, cercare di scrivere sempre meglio, è una cosa che fa piacere in sé. Però c’è sempre chi traduce questo discorso come: Allora si scrive per il mercato, per assecondare i gusti del pubblico, per vendere molto? Allora è per questo che tutti scrivono allo stesso modo? E invece no. Si scrive per sé stessi, per essere soddisfatti di quel che si è scritto, per esprimersi, come dice qualcuno, cioè per l’urgenza di raccontare una storia, proprio quella e proprio in quel modo, con una certa voce e in un certo ordine. E si scrive anche perch&ea
cute; qualcuno abbia voglia di leggere quella storia. Ho scritto un romanzo nel quale un personaggio, il protagonista, è talassemico. L’ho scritto come volevo, come sentivo che era giusto scriverlo. Però poi ho confrontato le mie opinioni con quelle di una bravissima collaboratrice di un editore, e abbiamo discusso di aggettivi, virgole, punti, frasi ad effetto, debolezze semantiche, tutto. Non per appiattire per il mercato, mai per questo: per cercare di rendere il racconto efficace. Cioè piacevole, vivo, non noioso, forte, per quel che era possibile. Nel limite delle mie, e nostre, capacità. E vorrei che ci fossimo riusciti, vorrei che molti leggessero questa storia. Che ho scritto per me, ma anche per gli altri, come succede sempre, sempre, sempre.

Flavio Soriga

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL LIBRO DI PINO ARLACCHI, PRESENTATO AL CIRCOLO DELLA STAMPA DI MILANO

NELL’ISOLA LA PRESENZA DI DENARO FRUTTO DI ATTIVITA’ MALAVITOSE

Il saggio di Pino Arlacchi, Perché non c’è la mafia in Sardegna – Le radici di una anarchia ordinata, ha il grande merito di riportare all’attenzione dei lettori, e dei sardi in particolare, le più importanti tematiche relative alla specialità del "caso Sardegna", tematiche troppo a lungo trascurate in un contesto sociale e politico particolarmente complesso e travagliato come quello dei giorni nostri. E’ strano certo, che un sociologo d’oltre Tirreno dedichi un’attenzione così intensa alle problematiche sociali e criminologiche di casa nostra. E’ anche vero però che l’interesse per la Sardegna discende direttamente da quello che è stato il tema dominante degli approfondimenti passati di Arlacchi, ovverosia il rapporto tra associazioni mafiose e società in Sicilia e nel resto del meridione d’Italia. In fondo l’analisi dell’autore mira proprio a verificare se in un contesto assolutamente particolare come quello sardo e in un periodo storico come quello attuale, caratterizzato da profondi cambiamenti, possa radicarsi in Sardegna quella forma di criminalità che per convenzione oramai consolidata viene definita mafiosa. Secondo Arlacchi fino ad oggi la mafia non ha messo piede in Sardegna e, se qualche segnale vi è stato, la magistratura isolana e l’intelligence investigativa nazionale non hanno saputo seguirne le tracce. Neppure ipotizzabile, secondo l’autore, è poi che una mentalità criminale come quella tipicamente mafiosa possa trovare spazi in un contesto in cui il solidarismo e il predominare del mondo pastorale su quello agricolo hanno segnato la storia dell’isola. La verità è che Arlacchi non tiene conto di una serie di dati e di eventi che, al contrario, dimostrano come il tema delle infiltrazione criminali in Sardegna sia assolutamente attuale, tanto da essere stato in più circostanze all’attenzione della magistratura. La notizia che un’indagine della Procura della Repubblica di Milano ha accertato come altamente probabile l’ipotesi che i "guadagni sporchi" della ‘ndrangheta siano stati riciclati attraverso l’acquisto di importanti aree edificabili nel nord Sardegna. Certo è che nei primi anni 90 l’arrivo in Sardegna di una vera e propria colonia di sorvegliati speciali, tutti provenienti dal sud della Sicilia e giunti al confino in terra sarda grazie a inopportuni quanto pericolosi provvedimenti giudiziari e di polizia, aveva posto il problema in modo allarmante. In quella difficile contingenza la parte più attenta della società civile contestò quell’iniziativa che cessò di produrre ulteriori effetti negatici solo perché la gran parte di costoro, tutti associati all’organizzazione mafiosa della Stidda, furono tratti in arresto per gravi reati commessi in precedenza in Sicilia e poi anche in Sardegna. Significative furono le dichiarazioni di alcuni esponenti di spicco di quella associazione che, dopo essersi pentiti, raccontarono agli investigatori quali erano stati i più proficui contatti con il mondo della criminalità di Cagliari e del suo hinterland. Già in passato, per la verità, con l’altrettanto inopportuna presenza sul suo territorio di ben due "supercarceri" (Bad’e Carros e L’Asinara) la Sardegna aveva sperimentato il problema di pericolose infiltrazioni criminali. A causa di scelte affrettate della amministrazione della giustizia e di quella penitenziaria, tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80 il trasferimento in Sardegna di detenuti irriducibili appartenenti ad organizzazioni terroristiche consentì l’instaurarsi di rapporti con l’ambiente della più pericolosa criminalità sarda. In conclusione non può certo negarsi che il rischio di infiltrazioni mafiose in Sardegna esista e che sia principalmente legato alla concentrazione di interessi economici forti, soprattutto in quei settori in cui la disponibilità di ingenti capitali di provenienza illecita consente alla criminalità organizzata e alla parte più spregiudicata dell’imprenditoria operazioni che possono compromettere gravemente i precari equilibri esistenti. E poi: i legami tra associazioni locali e sodalizi mafiosi che operano nei settori del narcotraffico e del riciclaggio possa portare ad un ulteriore salto di qualità della criminalità organizzata sarda. Su un punto l’analisi di Arlacchi può comunque essere condivisa: sicuramente la "nuova" criminalità sarda si è già strutturata in network simili a quelli internazionali, in cui sono inseriti suoi esponenti di primo piano e soggetti assolutamente incensurati. Forse proprio a questo fenomeno intend
eva riferirsi il Capo della Procura Nazionale Antimafia Aldo Grasso quando, ha incluso il capoluogo sardo tra quelli ad alto tasso di collusione tra malavita e colletti bianchi. Alla parte più positiva e attenta della società sarda il compito di tenere alta la guardia rifiutando e denunciando senza esitazioni il subdolo ed insidiosissimo sistema del potere mafioso.
Patrizio Rovelli

 

LA TRAGEDIA DEL MOBY PRINCE FRA MISTERI E VERITA’ NASCOSTE

UN’ALTRA USTICA?

Quello del traghetto Moby Prince, con le sue vittime, è il più grave incidente nella storia della marina mercantile italiana, se si eccettua il lontano precedente del battello a vapore Sirio (4 agosto 1906) sul quale, al largo di Cipro, morirono 350 persone. Come bilancio di vittime, precede anche il naufragio dell’Andrea Doria, affondato il 26 luglio 1956 al largo dell’isola di Nantucket nel Massachusets (52 morti). Una tragedia, quindi, di dimensioni epocali quella del 10 aprile 1991: 140 morti, 140 persone carbonizzate, 140 momenti di strazianti sofferenze. E dietro la tragedia, ancora oggi, il mistero più fitto, nonostante due sentenze della magistratura chiamata, peraltro, a giudicare soltanto i presunti ritardi dei soccorsi, non certamente le cause della tragedia. Le perizie e i documenti ufficiali parlano solo e soltanto di cause tecniche: la nebbia, la distrazione che, forse, regnava a bordo del traghetto. Si è parlato di immondi traffici di armi che, nelle ore del disastro, si stavano svolgendo nel porto di Livorno. Protagoniste altre navi, altre imbarcazioni, che facevano la spola tra la base USA di Camp Derby – vicinissima a Livorno – e le operazioni militari in corso nella ex Jugoslavia. Si è parlato di stranissime bettoline in movimento, quella notte. Ma le indagini non sono approdate a nulla. Davvero un’altra Ustica, questa volta non del cielo, ma del mare? Il "dopo", ossia questi 17 anni in cui i familiari delle vittime hanno chiesto verità, è la parte più inquietante della vicenda: un’inchiesta amministrativa conclusa a tempo di record (11 giorni); manomissioni sul relitto; tracciati radar mai chiesti e altri con un’inspiegabile zona buia proprio sull’area della tragedia; i processi senza colpevoli; le dichiarazioni contraddittorie di alcuni protagonisti. E la contraffazione dell’unico filmato amatoriale girato a bordo, scampato all’incendio: quando giunge nelle mani del magistrato il video «presenta una giunzione effettuata in modo non professionale». Cioè, il nastro è stato tagliato e incollato con una parte di nastro vergine. L’ennesimo mistero d’Italia? Non è fobia da grande complotto. Più semplicemente la volontà di riesumare il Moby Prince. Riaprire un’inchiesta che non ha mai fornito risposte storiche o processuali su molti aspetti come quello relativo al posizionamento delle navi in rada quella sera, alla dinamica della collisione, alle coordinate del luogo dell’incidente. E’ da qui che la Procura di Livorno potrebbe ripartire con un nuovo fascicolo sulla collisione tra il Moby e l’Agip Abruzzo, da dove il processo celebrato nel 1995 si fermò. E in questo lavoro che i magistrati hanno iniziato potrebbe avere un ruolo importante la contro indagine firmata dall’avvocato Carlo Palermo, incaricato da Luchino e Angelo Chessa, i figli del comandante del traghetto. Un «libro nero» dove gli spunti per una nuova indagine (foto satellitari ignorate, documenti scomparsi, testimonianze mai rese) hanno una parziale risposta. Lo scenario di guerra. Il 10 aprile del 1991 in rada a Livorno c’erano almeno sette navi militarizzate che lavoravano per il governo degli Stati Uniti, si legge nell’istanza, e cariche di munizionamenti vari, come scrisse in una nota riservata il tenente colonnello della base di Camp Darby Jan H. Harpole, documento mai allegato agli atti processuali e nel quale parlava solo di due navi Usa. L’incidente del Moby, secondo l’avvocato Palermo, ha acceso un faro sui movimenti militari illegali di armamenti da parte degli Stati Uniti. E’ quello che ho ricostruito in un anno e mezzo di lavoro, conclude Palermo, l’intera movimentazione al porto di Livorno quella sera era gestita dagli Stati Uniti, e anche per questo ci fu un ritardo nei soccorsi: prima le navi dovevano sbarcare e imbarcare gli armamenti che non sappiamo a chi erano destinati e dove. Sicuramente non alla base di Camp Darby, come sarebbe stato naturale, visto che il canale dei Navicelli, unico tratto da cui via mare si può raggiungere la base, rimase chiuso dalle 15.45 del giorno dell’incidente fino alle 9.10 della mattina successiva, come risulta da un documento. Le manovre vennero fatte a Livorno, proprio dal porto in cui il Moby lasciò gli ormeggi con destinazione Olbia. Un dato, dice Palermo, che oltre ad aprire una finestra sulla quale indagare dimostra anche perché il Moby cambiò rotta: aveva davanti uno sbarramento di navi che nessuno aveva comunicato. Massimiliano Perlato

 

SARDEGNA, NUOVO BOOM DEL TURISMO INTERCONTINENTALE

SIAMO LA TERRA PROMESSA

L’Isola si conferma meta privilegiata del turismo internazionale. Non solo perché si consolida l’interesse di americani e russi: sulle acque cristalline della Sardegna si affacciano per la prima volta gli operatori giapponesi, canadesi, brasiliani, turchi e israeliani. Cresce complessivamente il numero dei "buyer" che hanno aderito al terzo workshop internazionale "TTI Sardegna", promosso dall’assessorato regionale al Turismo per favorire l’incontro tra la domanda e offerta del settore. Insomma, la Sardegna si conferma luogo ideale per le vacanze. E l’iniziativa il tramite naturale per incrementare il volume delle contrattazioni. «La crescita del numero di buyer rispetto all’edizione 2007 in arrivo da 28 paesi», ha sottolineato Luisanna De Pau, assessore regionale al Turismo, «conferma la vivacità dell’offerta turistica isolana a dimostrazione che le azioni intraprese dalla Regione sono corrispondenti all’interesse dei buyer locali». I numeri lo confermano: gli operatori turistici italiani e stranieri che hanno aderito al workshop sono 177 (provenienti da 28 paesi): dodici i
n più rispetto allo scorso anno. Quelli sardi che partecipano all’iniziativa sono 112 fra strutture, catene alberghiere, consorzi, compagnie aeree e di navigazione, società di trasporti, aeroporti. Dal 29 settembre prossimo si ritroveranno a Cagliari, per un simposio di una settimana, 300 operatori statunitensi, mentre entro l’anno sono attesi tour operator indiani e brasiliani. Mercato intercontinentale in crescita, conferme per quello europeo, dove non mancano le new entry: Ucraina, Grecia, Norvegia, Bielorussia, Slovenia e Repubblica di San Marino. Nel corso della inaugurazione sono stati presentati anche i dati emersi dall’indagine condotta dall’Osservatorio economico della Sardegna che nel settembre scorso ha analizzato comportamenti e gradimento dell’esperienza vacanziera nell’isola, dal viaggio alla strutture ricettiva, dalla durata alle preferenze per ambiente, cultura ed enogastronomia. Italiano, di età compresa tra i 25 e i 44 anni, con una spiccata preferenza per soggiorni in seconde case, di proprietà o in affitto, o come ospite di parenti o amici. È questo l’identikit del turista in Sardegna che emerge dall’indagine condotta su 3.350 turisti intervistati, in partenza dai porti e dagli aeroporti sardi. Circa l’80% proviene dalla penisola, mentre la componente straniera, che oscilla tra il 19% e il 21%, è rappresentata da turisti tedeschi (46%), seguiti dagli inglesi (11,8%) e dagli svizzeri (10.9%). Se per entrambi, italiani e stranieri, non vi e’ differenza sulle motivazioni della scelta dell’isola quale meta vacanziera, con il mare saldamente al primo posto del gradimento, le diversità emergono in rapporto alla presenza di amici e parenti per il turista nostrano e per il cibo e la cucina regionale per i vacanzieri d’oltralpe. Il 41,9% del campione predilige soggiornare nelle abitazioni, affittate tramite agenzie o Bed & Breakfast e affittacamere, oppure ospite di parenti e amici. Riguardo, invece, la struttura ricettiva scelta per la permanenza nell’isola, che si aggira in media su undici notti, emerge il sommerso delle seconde case. I vacanzieri, arrivati in nave (65,9%) o in aereo (34,1%, di cui il 66,2% con voli di linea), si fermano in Sardegna almeno una settimana (50,4%) e solo in pochi (17,8% si trattengono per 15 giorni o per una vacanza più lunga (4,5%). Tra questi ultimi vi sono i turisti che optano per le case in affitto (10,4%) o di proprietà (13,3%). Nessun problema in termini di accoglienza: oltre il 40% degli intervistati si dice pienamente soddisfatto delle strutture ricettive e della ristorazione.
Cinzia Isola

 

L’ISOLA MODELLO PER LA SALVAGUARDIA DELLE COSTE DI TUTTO IL MEDITERRANEO

NASCE LA "SARDINIA DECLARATION"

Ancora l’isola al centro di un meeting internazionale, di nuovo Alghero sede di un incontro dal sapore cosmopolita. Dopo l’accordo con l’Algeria sul gasdotto e prima del G8 del 2009 (a La Maddalena, ma interesserà tutta la Sardegna) la città catalana è teatro del seminario per la «Gestione integrata per lo sviluppo sostenibile delle aree costiere nel Mediterraneo». Mica fine a se stesso: si firma la Sardinia Declaration. È il documento di intenti da parte dei rappresentati delle regioni costiere del Mediterraneo, tutti presenti al forum, per la conservazione dei litorali: a sottoscrivere il protocollo è stato il presidente della Regione Renato Soru, in qualità di ambasciatore delle coste. Sardegna protagonista: per la sua posizione geografica ma anche per i provvedimenti di salvaguardia messi in campo in questi anni. A illustrarli è stato l’assessore all’ambiente Francesco Morittu. La Sardinia Declaration dev’essere un faro illuminante nella politica di gestione e nella tutela costiera. L’obiettivo è quello di arrivare al più presto all’applicazione concreta del protocollo internazionale per la gestione integrata delle coste in tutti i paesi europei: per fare questo «dobbiamo accelerare i processi decisionali, e la Sardegna lo sta facendo anche con provvedimenti forti: da noi, per esempio, non è più possibile edificare nella fascia dei 300 metri dal mare». Si vanno a intaccare interessi forti, sottolinea l’esponente della giunta, ma la strada è quella giusta, praticamente obbligata: «Non è più possibile ormai fare diversamente. Anche qui, come in gran parte dell’Europa, buona parte della popolazione negli ultimi 50 anni si è riversata nelle zone costiere». Situazione nota, la nostra: data dai «grandi insediamenti dell’industria petrolchimica e metallurgica» e dall’aumento dei traffici marittimi di merci e persone, proprio per la posizione centrale nel Mediterraneo. Allora «alla luce di tutto questo la Regione ha dovuto iniziare ad occuparsi seriamente del problema». In più c’è «la preoccupazione per gli scenari prossimi futuri: l’innalzamento del livello del mare va fronteggiato oggi, prima che sia troppo tardi, in quanto farà sparire porzioni di territori e insediamenti urbani». Il passo successivo deve essere quello degli interventi delle istituzioni internazionali e della loro applicazione da parte dei governi: «Occorre la volontà politica che si accompagni alla dovuta sensibilità, anche perchè i cambiamenti climatici stanno diventando un ulteriore elemento di squilibrio sociale tra i paesi: il fenomeno migratorio ne è una prova». Il riconoscimento arriva dal direttore esecutivo del Pap-Rac, il programma di azioni prioritarie del Mediterraneo: «La politica di salvaguardia delle coste messo in campo dalla Sardegna», sottolinea Ivica Trumbic, «è un modello per tutti i paesi che si affacciano su questo mare». D’accordo Mostafa Tolba, già direttore esecutivo dell’Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, e Hama Arba Diallo, segretario esecutivo della commissione Onu per la lotta alla desertificazione. Il primo è anche un altro dei cinque ambasciatori delle coste: «Uno dei primi interventi dell’Unep fu a favore del Mediterraneo», ricorda, «ma le guerre che infiammavano i paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo non aiutarono il dialogo: tardarono ad arrivare i primi provvedimenti di tutela dell’ambiente marino. Oggi arabi e israeliani siedono attorno a questo tavolo, e questo incoraggia a proseguire nelle iniziative comuni». L’attenzione si allarga
anche al possibile intervento dell’Unione europea: una grossa fetta della popolazione vive lungo i 70mila chilometri di coste del vecchio continente. Il sud della Sardegna è perfettamente in linea con questa tendenza: molte attività insistono in queste aree, nonostante gli spazi siano sempre più limitati. «Bisogna aumentare gli interventi», dice Anne Burrill, della Direzione generale Ambiente della Commissione europea: «Occorrono azioni concrete, non bastano soltanto gli intenti. L’idea che vogliamo portare avanti è quella di creare un futuro sostenibile per l’economia e la società, non soltanto per l’ambiente. La comunicazione è fondamentale, dobbiamo parlare anche dei risultati conseguiti perchè costituiscano uno stimolo. E poi, non si devono esaltare soltanto i benefici per l’ambiente, ma anche far sapere alla gente che si possono creare tanti posti di lavoro sostenibili e permanenti. Questo e’ il messaggio corretto». intrecciare idee e azioni, perché «magari qualcuno va più: ma la sinergia è indispensabile».

 

 

UNA FONDAZIONE ACQUISISCE LA PROPRIETA‘: A CAGLIARI LA SEDE DELLA REDAZIONE?

A SORU IL GIORNALE DI GRAMSCI

Da Ales a Sanluri. Da Antonio Gramsci a Renato Soru. Il giornale nato 84 anni fa per volontà del grande pensatore sardo passa a un altro figlio di Sardegna. Gli avvocati del governatore isolano e quelli della Nie (la società editrice del quotidiano) hanno siglato l’accordo preliminare d’acquisto dell’Unità, un giornale definito dallo stesso Renato Soru «un patrimonio di cultura e di democrazia». L’acquisizione da parte di una Fondazione senza scopo di lucro costituita ad hoc. Nulla di ufficiale si sa a proposito dell’ammontare della transazione: fonti accreditate parlano di 8,5 milioni di euro. Ma altre fonti assicurano che l’investimento complessivo potrebbe aggirarsi sui 25 milioni. Nel 2007 il quotidiano – che vende poco più di 50mila copie e ha raccolto 3,5 milioni di pubblicità incassando un contributo pubblico di 6,3 milioni (al quale Soru intenderebbe rinunciare) – ha accusato una perdita di 4 milioni. Felice e orgoglioso è apparso Renato Soru. "Il mio interesse – ha detto – è nato quasi per caso: mi sono soffermato sullo stato di precarietà in cui versava il giornale e ho ritenuto giusto contribuire a farlo uscire da questa precarietà e dalle difficoltà in generale. Non era giusto che il giornale di Gramsci e di Enrico Berlinguer fosse trattato come una merce qualsiasi. Vorrei dare – ha proseguito Renato Soru – un contributo di sicurezza e di stabilità a un organo di informazione che storicamente, per generazioni di italiani, ha dato voce alle istanze di riscatto sociale e vorrei che anche la Sardegna fosse protagonista del rilancio della testata. Il lettore di centrosinistra ha un suo quotidiano a livello nazionale: è La Repubblica, che io stesso acquisto ogni giorni da trent’anni. Ecco, mi piacerebbe che allo stesso modo, con proporzioni diverse, anche l’Unità fosse un organo d’informazione capace di offrire un contributo di discussione, di confronto e di elaborazione al pensiero di un centrosinistra moderno". Redazione a Cagliari? A Soru, sostengono i bene informati, piacerebbe che il settore Cultura della nuova Unità avesse sede a Cagliari. E’ un progetto da mettere a punto, considerando che attualmente al giornale lavorano una settantina di giornalisti (oltre alla redazione centrale, ci sono quelle di Firenze e Bologna), tre dirigenti e 37 tra poligrafici e amministrativi che potrebbero ridursi a 28. Soddisfatto anche il leader del Pd, nonché ex direttore dell’Unità, Walter Veltroni, con il quale Soru ha discusso a lungo sulla possibilità di acquisizione del quotidiano. Si chiude così una lunga fase di incertezza finanziaria segnata anche da momenti difficili e segnali allarmanti, spesso segnalati dalla redazione e dal sindacato dei giornalisti. Per l’Unità si può aprire una nuova fase di sviluppo e di rafforzamento accompagnata da progetti editoriali innovativi all’altezza delle sfide politiche e di mercato da affrontare.

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