a trieste, un convegno su Antonio Gramsci

di Angelo Curreli

 

Il gruppo donne del Circolo dei Sardi di Trieste ha organizzato un convegno su sul grande pensatore ed intellettuale Sardo Antonio Gramsci. Ha introdotto il Presidente del Circolo Augusto Seghene che ha salutato i convenuti e illustrato la manifestazione, presentando il gruppo donne del Circolo e passando la parola a Mariella Salis Mattana  e Vanna Chessa che a loro volta hanno presentato la Relatrice del convegno, la docente di Letteratura italiana Prof.ssa Anna Maria Lepore.  La relatrice  ha da subito voluto sottolineare che Antonio Gramsci deve essere motivo di orgoglio per tutti i Sardi, per l’alto profilo morale e culturale del grande pensatore che  parlava e pensava in sardo ma con pensieri rivolti a tutto il mondo.  Infatti egli è da ritenersi universale poiché viene studiato più all’estero che in Italia e su di lui sono stati scritti oltre 15000 libri. La professoressa ha continuato illustrando la vita dello scrittore dalla sua nascita fino agli ultimi giorni della sua vita, mettendo in particolare evidenza alcuni aspetti sentimentali dell’illustre personaggio nei confronti della sua famiglia di origine, della sua nuova famiglia con  i  suoi due figli, dei quali il più piccolo mai conosciuto, ma che  non ha mai trascurato anche negli anni più bui del carcere. Ha poi commentato e letto, alcune commoventi lettere che l’intellettuale sardo ha scritto ai suoi cari, facendo provare forti emozioni ai presenti che hanno percepito dall’intensità dell’illustrazione, quanto affetto e profondo amore Gramsci provava per la sua terra di origine e per i suoi familiari. Ha evidenziato la grande dignità che l’intellettuale ha dimostrato durante la sua esistenza, in particolare con la lettura di un manoscritto inviato dal carcere  alla madre in Sardegna:   « Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione […] vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini ». Ed ancora, metteva in risalto il rispetto di Antonio Gramsci per il genere umano, in quanto egli sosteneva:  che mai provava indifferenza per alcuno, "poiché l’indifferenza è il peso morto della storia e quindi indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita". La relatrice  ha proseguito con gli anni trascorsi da Gramsci al liceo Dettori di Cagliari e la sua partecipazione alle discussioni di carattere culturale e politico per l’affermazione del libero pensiero. Per proseguire con gli anni di Torino, quando lui separatista convinto approda ad un socialismo universale ed inizia a scrivere su alcuni giornali, fino a quando si impone all’attenzione generale, non solo per la qualità della sua scrittura, ma anche per lo spessore della ricerca culturale e politica. Non può essere che così, per un uomo che si definisce pessimista con l’intelligenza e ottimista con la volontà e che termina la sua esistenza con l’integrità morale che lo ha sempre contraddistinto. Su Antonio Gramsci si può concludere con le parole di Eric Hobsbawm " Caro Nino, tu sei stato ben più che un Sardo. Ma senza la Sardegna non saresti potuto essere quel che sei diventato." Poi ancora " Gramsci il più bel dono della campagna alla città."

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