peppino marotto, cantore e poeta, commemorato a Santa Cristina e Bissone (pv)

di Paolo Pulina

 

 

Nel pomeriggio di domenica 18 maggio, per iniziativa del Circolo culturale sardo "Logudoro" di Pavia e del Museo Contadino della Bassa Pavese,  Peppino Marotto è stato commemorato a Santa Cristina e Bissone, piccolo comune (meno di 2000 abitanti) a 20 chilometri da Pavia, in cui il sindacalista e poeta, vigliaccamente assassinato alla fine di dicembre 2007, aveva lavorato per qualche tempo come mungitore.  Nel 1963, a  38 anni,  Marotto aveva dovuto abbandonare la Barbagia e cercarsi un’occupazione in provincia di Pavia (da Santa Cristina si era trasferito nella frazione Lambrinia di Chignolo Po per lavorare prima in una piccola fonderia artigiana e poi in una grande fattoria, dove era stato raggiunto anche dalla moglie). Dopo due anni in Lombardia, Marotto (la cui vita  di pastore orgolese era stata raccontata nell’inchiesta di Franco Cagnetta su Orgosolo pubblicata nel 1954 sulla rivista "Nuovi Argomenti") non aveva saputo resistere  al richiamo della natìa Orgosolo, che egli volle far diventare il luogo privilegiato del suo impegno politico e della sua passione sociale e civile e l’oggetto del suo amore di sardo barbaricino e di poeta in limba. Dopo i saluti di Gesuino Piga, presidente del Circolo "Logudoro", Giuseppe Francesco Gallotti, sindaco di Santa Cristina, e Osvaldo Galli, presidente del Museo Contadino, hanno espresso il proprio compiacimento per la possibilità loro concessa di rendere onore alla memoria di Marotto, la cui  breve appartenenza alla comunità locale  non ha lasciato tracce a livello di documentazione amministrativa né ricordi tra le persone attualmente  residenti. In particolare Galli, artefice con altri appassionati di una pregevolissima collezione di strumenti e di testimonianze scritte e orali della civiltà contadina della Bassa Pavese (che ha ricevuto il sigillo formale del "riconoscimento" come "raccolta museale" da parte  Regione Lombardia), ha voluto sottolineare il fatto che la manifestazione è stata inserita tra quelle con cui  le strutture culturali del paese hanno inteso partecipare all’iniziativa "Fai il pieno di cultura. Incontri e spettacoli in luoghi straordinari" che nei giorni 16-17 e 18 maggio ha coinvolto la quasi totalità delle  biblioteche e dei musei  lombardi. Personalmente ho ricostruito il percorso attraverso il quale è stato recepito in provincia di Pavia, e in particolare naturalmente a Santa Cristina e a Chignolo, il mio articolo  in ricordo di Marotto uscito in questo e in altri giornali sardi. Si è  manifestato un certo interesse alla "scoperta" del personaggio Marotto e per l’individuazione delle persone che possono averlo conosciuto in terra pavese. Non è escluso che in futuro l’omaggio a Marotto possa avvenire anche con l’esibizione di qualche gruppo di cantori sardi (Coro a tenore di Orgosolo, di cui è stato per molti anni "voce" e portavoce; o i Tenores di Neoneli, che gli hanno dedicato recentemente a Milano un concerto-spettacolo). Per intanto, è da notare che a Santa Cristina era presente anche Francesco Piras, figlio del più grande poeta improvvisatore della Sardegna, Remundu Piras, che a trent’anni dalla scomparsa è stato celebrato il giorno prima a Melzo per impulso del Circolo sardo di Carnate, che a lui è intestato. Paolo Pillonca, che ha avuto una lunga frequentazione amicale con Marotto (un suo  scritto, insieme a quelli di  Pietro Sassu, Tonino Cau e Giuseppe Fiori, compare nel volume che raccoglie le "cantadas  in limba" del poeta orgolese "Su pianeta ‘e Supramonte" – Il pianeta del Supramonte -, pubblicato dalle edizioni Condaghes nel 1996)  ha voluto insistere su un concetto: l’eredità meno caduca di Marotto è affidata non tanto alle sue poesie "cantate" in sardo (alle quali va comunque riconosciuto il merito di aver popolarizzato i temi della battaglia politica e sindacale della sinistra italiana e mondiale) ma alla sua voce, al suo timbro vocale. L’importanza della voce di Peppino Marotto: vogliamo fare nostra questa osservazione concreta di Pillonca anche in un preciso senso culturale: come impegno di ricerca volto al  recupero e alla valorizzazione del maggior numero possibile  di perfomances vocali  di Marotto. E’ questo il modo migliore per restituirgli quella "voce", in senso materiale e in senso metaforico, che gli è stata tolta così brutalmente.

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