il libro "Bachis Frau, l'operaio che aveva due anime"

di Vitale Scanu

 

Le migrazioni di popoli si possono considerare come uno dei media più efficaci mediante i quali persone, mondi estranei e modelli di vita diversi vengono in contatto e, come tra due vasi comunicanti, attivano un travaso con cui vengono condivisi usi, costumi, mentalità; si influenzano e pervadono tra loro e, alla fine di una lunga frequentazione, emergono persone nuove arricchite di un surplus professionale, spirituale, sociale, intellettuale, con un modo diverso di rapportarsi alla realtà. Innega-bilmente, i nostri emigrati alla fine della loro esperienza lavorativa all’estero, si ritrovano un po’ svizzeri, un po’ francesi, un po’ australiani… Un paragone. Se io ho un euro e tu hai un euro e ce lo scambiamo, alla fine restiamo con un euro ciascuno. Ma se io ho un’idea e tu ne hai un’altra, e ce la scambiamo, alla fine restiamo con due idee ciascuno. Come ritrovarsi con due anime, due identità: la prima rappresentata dalle radici della propria identità nativa; la seconda dagli elementi acquisiti nella comunità ospitante. Bachis Frau emigrato è un romanzo di Vitale Scanu, attualmente in stampa, che descrive un viaggio affascinante nel mondo dell’emigrazione, al cuore dell’emigrazione. Parla di un giovane che, da un villaggio sperduto nella Sardegna centrale più profonda, assillato dalla povertà, nel periodo del secondo dopoguerra, mette in valigia i suoi sogni e la sua gioventù e affronta l’av-ventura dell’emigrazione. Per circa quattro decenni svolge il suo lavoro nelle acciaierie della Monteforno-Von Roll nel Ticino. Sposa una ragazza del suo paese e insieme formano la loro famiglia in Svizzera. Raggiunta l’età pensionabile, ritorna al paese d’origine e si fa promotore, assieme al figlio Andrea (laureatosi in paleoantropologia all’università di Ginevra), di un innovativo progetto turistico. Bachis Frau rappresenta uno, dieci, cento emigrati che, mettendo a frutto le buone qualità naturali, oltre che imbottigliare preziose conoscenze professionali riesce nel contempo a salvare ostinatamente la sua identità di Sardo e, intelligentemente, tesaurizza anche le novità e i valori offertigli dall’ambiente per lui sconosciuto dove si è trovato a operare: valori positivi, modelli nuovi di vita, mentalità diverse. Ha conservato quella nativa irrinunciabile sarda e ha acquisito quella validissima del paese che lo ha ospitato e formato. Dopo tanti anni di emigrazione, egli ritorna al suo paese e, quasi in attuazione di quelle parole programmatiche di Gramsci: "Occorre violentemente portare l’attenzione sul presente così com’è, se si vuole trasformarlo. Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà", con la collaborazione del figlio  "svizzero", si dedica anima e corpo a seminare nel territorio la sua multiforme esperienza nell’emigrazione e riesce a innescare un processo di sviluppo sociale che si radica nella zona, diventando un esperimento esemplare. Bachis Frau emigrato è in fondo un canto all’identità sarda, all’emigrazione, al lavoro, alla speranza per un tempo futuro; è come un sogno fatto ad occhi aperti, una pagina scritta domani.

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