AL CIRCOLO SARDO DI VIMODRONE SI E' PARLATO DI LINGUISTICA: L'OPPORTUNITA' VOLUTA DAI GIOVANI DEL "LA QUERCIA"


di Armando Contini

L’italiano è la lingua “nazionale” ma in ogni regione poi, si parla, una lingua diversa, che si dice normalmente “dialetto” dimenticando che invece, se esiste in forma scritta, con documenti antichi che ne provano l’uso in quanto tale, è una lingua.  A Vimodrone, organizzato dal gruppo giovani  del Circolo dei Sardi, “La Quercia”, con il suo rappresentante, Carlo Casula, “Quali Prospettive Future perla LinguaSarda” con l’intervento del dottor, Simone Pisano,  laureato con lode, in glottologia a Pisa. Il dottor Pisano, si è occupato di morfologia verbale del sardo moderno e di alcune questioni di sociolinguistica in alcune varietà linguistiche della Sardegna. La lingua sarda appartiene al gruppo neolatino (romanzo) delle lingue indoeuropee. È parlata nell’isola ed è classificata come lingua romanza occidentale, considerata da molti studiosi la più conservativa delle lingue derivanti dal latino, è costituita da un insieme di dialetti. Sebbene i termini di origine latina siano molti, tuttavia, il sardo conserva testimonianza del substrato delle lingue parlate prima dell’arrivo dei romani, tanto che si evidenziano etimi fenici e sardiani in diversi termini. Il sardo propriamente detto viene comunemente distinto in due gruppi (diasistemi o varietà): il logudorese-nuorese (dialetti centro-settentrionali) e il campidanese (dialetti meridionali). Pur accomunati da una morfologia e una sintassi fondamentalmente omogenee, le due varietà presentano rilevanti differenze di pronuncia e talvolta anche lessicali. All’interno di ciascun gruppo il sardo è comunque mutuamente comprensibile (le differenze sono fondamentalmente di tipo fonetico) e relativamente omogeneo. Esistono inoltre numerosi dialetti (es. Arborense, Barbaricino meridionale, Ogliastrino etc.) che presentano delle caratteristiche appartenenti ora all’una, ora all’altra macro-varietà e risulta difficile tracciare un confine netto tra logudorese e campidanese, problematica comune nella distinzione dei dialetti delle lingue romanze. Un discorso a parte va fatto per gli idiomi parlati nell’estremo nord dell’isola, in quanto spesso vengono “geograficamente” considerati dialetti sardi ma hanno caratteristiche linguistiche sintattiche, grammaticali e in buona parte lessicali di tipo còrso/toscano e quindi nettamente differenti. L’incontro è terminato con l’esibizione della cantante paraguayana, Cristina Vera Diaz, che si è esibita in tutta una serie di canzoni folkoristiche della Sardegna con i testi di Antonio Coloru. Al termine, il Presidente del CircoloLa Quercia, Giampiero Fenu, ha ringraziato il numeroso pubblico presente e ha spiegato lo spirito dell’iniziativa, indirizzato alla salvaguardia di un patrimonio che va disperdendosi, visto che le nuove generazioni non usano più la lingua regionale, ma in molti non conoscono bene nemmeno quella nazionale. Come è propria consuetudine il Direttivo “La Quercia” ha offerto a fine serata una degustazione di prodotti tipici della Sardegna.

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Un commento

  1. Mi permetto solamente di rilevare che quanto è scritto nell’articolo non corrisponde precisamente al mio pensiero e a quanto ho cercato di comunicare nell’incontro di Vimodrone.
    Sulla nozione di “dialetto”; e “lingua” mi sono ampiamente dilungato, la mia posizione può essere riassunta brevemente citando il celebre aforisma attribuito al linguista Max Weinreich ‘la lingua è un dialetto con l’ esercito e la marina’; nel senso che non ci sono differenze di tipo strettamente linguistico tra lingua e dialetto, ma solamente di tipo storico, culturale e sociale.
    Quanto all’attribuzione del sardo alle varietà romanze occidentali, mi sono limitato a dire che l’insieme delle varietà sarde in senso stretto condivide, oggi, molte più caratteristiche di tipo occidentale che non orientale. Attribuire il sardo alle varietà romanze occidentali, tuttavia, non è completamente esatto, in quanto le parlate nuoresi contemporanee e il sardo medievale hanno, dal punto di vista fonetico, anche caratteristiche di tipo orientale.
    Non parlo di macro-varietà se non da un punto di vista letterario. Il “logudorese”; e il “campidanese”; non sono varietà parlate, ma sono due codici, di un certo prestigio, che si sono affermati nella produzione letteraria in sardo.
    Ho messo in campo il termine “varietà”; proprio perché non ritengo utile impiegare “dialetto”; per i fraintendimenti che questa parola può provocare.
    Infine una nota biografica che mi riguarda: mi sono laureato ormai molto tempo fa in lettere classiche con una tesi in Glottologia (tesi sulla morfologia verbale del sardo), ma nel frattempo, sempre ormai qualche anno fa, sono anche diventato Dottore di Ricerca in Linguistica Storica discutendo una tesi di dottorato (sono recidivo!) sulla morfologia verbale del sardo moderno.
    Ringrazio ancora gli amici di Vimodrone per la squisita ospitalità e saluto con affetto la redazione di Tottus in Pari ringraziando tutti coloro che si occupano del giornale per il lavoro eccellente che continuano a fare da così tanti anni.
    Simone Pisano

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