LA STRUGGENTE LETTERA DI MARIBEGNA PILIA PER IL FIGLIO MAI NATO NEL 1907: LA COMMOVENTE STORIA DI UNA RAGAZZA DI SADALI

Maribegna Pilia

Il 17 aprile 1903, morì Venanzia, madre di Maribegna, che allora, doveva ancora compiere 18 anni. Il legame tra le due amiche si rafforzò ancora di più, e ogni estate, si tramutava in giornate indimenticabili. Nel 1907, il padre di Maribegna, decise di far effettuare dei lavori di ristrutturazione e ampliamento della casa di famiglia. Commissionò il lavoro ad un muratore, proveniente da Sassari, che tutti chiamavano: “Su Maistru ‘e Muru”. Era un giovane uomo, sposato a Sadali e senza figli. Quell’estate le due amiche non si incontrarono, perchè Prenda fu ricoverata nuovamente. Così, Maribegna, ormai 22enne, riprese a trascorrere le sue giornate nel giardino di casa. Ogni giorno, incrociava lo sguardo del muratore intento alla ristrutturazione della casa, e tra i due sbocciò l’amore. Un amore segreto, poiché il muratore era sposato. Una relazione, che durò quanto il nascere di un arcobaleno dopo la pioggia. Quando Maribegna, si rese conto di aspettare un figlio da quest’uomo, cadde nella più profonda disperazione. A quei tempi, non era plausibile o giustificabile dalla società, una ragazza madre. Così, forse per paura dello scandalo che ne sarebbe scaturito e che avrebbe coinvolto tutta la famiglia, con un padre allora sindaco, il 23 ottobre 1907, Maribegna si recò in cantina e si tolse la vita, ingerendo un prodotto liquido, altamente velenoso, che allora si utilizzava per disinfettare le abitazioni. Preoccupati per la sua assenza, i familiari e i vicini la cercarono per diverse ore, per poi essere ritrovata, priva di vita, dal fratello Antonio e dalla sorella Vitalia. Questa triste storia, sconvolse tutto il paese per la dinamica dei fatti, e in particolare la cara amica Prenda, che appena riuscì a stare meglio, andò a far visita alla famiglia della sfortunata Maribegna. Visitò la sua stanza, con quella finestra che si affacciava sul giardino, dove le sembrò di avvertire, ancora, la presenza della cara amica. Sull’antica scrivania, un libro…quel libro di poesie che le aveva prestato e che avrebbero dovuto leggere insieme. Prenda, trovò una lettera custodita tra le pagine, e quando la lesse, si sentì mancare per la forte fitta al cuore, che le tolse il respiro e per un istante pensò di morire anche lei, per tanto dolore… come fece la sua cara amica. La lettera… che Maribegna scrisse al figlio mai nato.

Quanto può essere tenace, l’Amore di una madre che cede il passo alla paura di affrontare la realtà?

Il forte vento della notte ha strappato via i petali dei fiori del giardino dei miei ricordi. Divampano accartocciandosi sfiniti in angoscia, come fiammelle su un fuoco che arde. Danzano sfiorando la mia mente che distingue ciò che mi ferisce da quello che mi diletta, per poi sparire nella solitudine di un’anima persa. Amato figlio, che in grembo cresci, avevo promesso a me stessa, di farti leggere i diari della mia vita che poi sarebbe diventata anche la tua. Pagine che rivelano segreti custodendone infiniti. Una lampada bassa pende dal soffitto della mia camera e sulla scrivania giacciono pagine impregnate di lacrime e sogni. Tutti quei sogni, che tanto avrei voluto donarti, figlio caro. Avverto il loro fluire dalla rigida forma così severamente immobili in vuoti spazi sbiaditi dal tempo. Le pagine…Tranquille stanno nel loro composto silenzio d’inviolata pace e a mia insaputa si sono succedute inavvertite. Pagine, invulnerabili che ci appartengono perché prigioniere del fiume dei ricordi del mio passato e del tuo avvenire. Ho sentito su di me, le vecchie, dolci lacrime consolatrici, i sogni affidati agli oceani sconosciuti dove s’affollano gli echi delle auspicate risate insieme a te. Tutt’attorno ruggisce la doppia coscienza che ha soffiato via l’ultimo mio sorriso per te, mio dolce angelo. Ti scrivo, per sentirti più vicino, ora che le mie forze si stanno indebolendo e con me, anche le tue. Con il pensiero ho viaggiato in lungo e in largo, per accorciare questo senso di disagio, immediatamente dissipato dal calore della tua anima…della tua presenza nel mio grembo di madre. E’ in me la pienezza che è così manifesta nella dura esperienza della vita che a volte ho manifestato con toni alti e con eco sottile e acuto. Una girandola rotea al lieve soffio di vento quando, in questo giorno, la morte ha bussato alla mia porta. Pensieri che trasudano di un’esistenza vulnerabile piena di segni, stordita da quel dolore indagatore dell’amore per te, che mi porto dentro. Perdonami figlio caro, ho pensato di aver perso la mia identità, ho cercato un nuovo significato, una nuova vita. I miei cari, mi hanno lasciata là seduta, ben lontani dall’immaginazione che sarebbero passate solo poche ore prima di ricevere mie notizie. Forse era quello l’ultimo sorriso, sguardo che desideravo lasciar loro, prima di lasciarmi andare e porre fine alla nostra vita con il veleno. Una partenza, la mia, che ha segnato la fine del mio dolore e l’inizio del nostro viaggio per le stupende immaginabili diversioni della vita che inalano un sentore di fiumi, colline e aroma di erbe aromatiche, dove il tempo e lo spazio non esistono.

Figlio mio…Ti scrivo, per sentirti più vicino, ora che ti sento così distante.

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19 commenti

  1. Maria Laura Mocci

    Mah… Mi par strano che una ragazza di quel periodo scrivesse utilizzando un italiano così forbito…

  2. Che storia triste ma bella allo stesso tempo.😢

  3. Rita Coda Deiana

    E’ una struggente storia di vita alla quale sono particolarmente affezionata e che continuo a portare avanti con le mie ricerche. Quando il nipote della sfortunata ragazza mi raccontò la storia, rimasi subito affascinata dalla figura di questa giovane donna e dalle sue dolorose esperienze di vita. Ancora grazie di cuore…sono veramente commossa.

  4. Maria Laura MocciPer me non è strano, in quell’epoca si leggeva, e loro anche poesie!!. Ragazze autodidatte come lo è stata Grazia Deledda in quello stesso periodo, erano poche ma accedevano alla cultura sui libri e di ottimo livello!

  5. Bellissima…Complimenti!!!

  6. Maria Laura Mocci mi scusi se disapprovo il suo commento, se intraprendiamo un viaggio a ritroso nel tempo, quanti autori ritroviamo con la vera passione per la scrittura? Un’infinità. Non è soltanto questione di cultura scolastica, ma è ben altro che va oltre.

  7. Maria Laura Mocci non le sembra un tantino discriminatorio il suo commento? Mi meraviglio di lei.

  8. Maria Laura Mocci

    Manixai Entu , no. Infatti avrei scritto la medesima cosa se l’avesse scritta un uomo.

  9. Maria Laura Mocci forse non ha compreso il mio commento. Intendevo dire che non tutte le persone che hanno studiato sono in grado di scrivere, ma al contrario ci sono tantissime persone, che pur non avendo raggiunto livelli di studi da cattedre universitarie, riescono a scrivere e trasmettere empatia in ciò che fanno.

  10. Fulgida Deiana

    dove si trova per leggere la storia ? di questa ragazza ?

  11. Pietrina Oggianu

    Sempre bellissimo leggere gli articoli di TOTTUS IN PARI

  12. Rita Coda Deiana

    Fulgida Deiana grazie di cuore per la sua considerazione. Una parte della storia di vita della giovane ragazza può trovarla nel mio profilo. Sto eseguendo ulteriori ricerche per realizzare un romanzo sulla famiglia Pilia – Fenu di Sadali. Grazie ancora e felice serata.

  13. Maria Laura Mocci sembra strano che lei, (leggo dal suo profilo, (si è titola Insegnante), possa scrivere delle considerazioni di “stranezza” sull’intelligenza e capacità intellettuale di giovani vissuti in un certo periodo storico, senza riflettere o forse aver mai letto ciò che scrivevano , la invito a leggere “La narrativa breve femminile nel primo Novecento: Grazia Deledda e Ada Negri”. Oggi molti giovani nonostante una laurea, mostrano un grande analfabetismo funzionale… Trovo azzardato e fuori luogo il suo scrivere e insistere, diffidente.

  14. Maria Laura Mocci

    Maria Laura Mocci
    Lei ha ragione, sono un’insegnante e, in quanto tale, tocco quotidianamente con mano la difficoltà che i ragazzi incontrano nell’acquisizione delle convenzioni ortografiche, grammaticali e sintattiche. Mia madre, classe 1923, aveva un costrutto sintattico impeccabile e un lessico ricchissimo, amava scrivere lettere, poesie, memorie e leggeva qualsiasi cosa le capitava per mani ( aveva letto persino le dispense universitarie di mia sorella che studiava scienze biologiche ) nonostante ciò nei suoi scritti erano presenti numerosi errori ortografici e grammaticali. Se la lettera fosse stata una copia manoscritta non avrei avuto dubbio alcuno ma poiché è stata trascritta il dubbio è lecito. Ciò che non trovo lecito è l’attacco nei confronti di chi, nello specifico la sottoscritta, ha espresso il proprio parere. P.S. le signore citate sono eccezioni che confermano la regola; se così non fosse avremmo decine di Grazia Deledda e di Ada Negri. … In verità, avrei molto piacere di leggere la lettera manoscritta perché non c’è niente che mi affascini e mi coinvolga quanto una lettera scritta a mano con una penna stilografica. I caratteri tipografici, ahimè, non sortiscono in me il medesimo effetto…

  15. Aggiungerei anche Virginia Wolf grande scrittrice moderna che aveva studiato solo nella biblioteca di famiglia…da leggere imperativamente!

  16. Maria Laura Moccicapisco il suo interesse per i manoscritti, penso che non cambierebbe nel contenuto e lei avrebbe avuto comunque il dubbio. Le donne hanno sempre dovuto lottare per essere riconosciute autrici e alcune scrivono con pseudonimi maschili…George Sand per esempio.Molte hanno scritto e non tutte sono diventate scrittrici, per questo non mi meraviglia che una ragazzina agli inizi del 900 che legge poesie e denota interesse per la lettura abbia scritto questa lettera, probabile che lo scritto sia stato corretto ma resta comunque la sensibilità e le intenzioni. Questo si dovrebbe riconoscere!

  17. Maria Laura Mocci

    io nutro qualche dubbio circa l’estrema correttezza formale dello scritto non sul contenuto che trovo essere struggente…

  18. Maria Laura Mocci Sono d’accordo però anche gli scrittori famosi sono riletti e corretti parecchie volte, allora possiamo accettarlo😊

  19. Anche io sono un’insegnante in pensione già da 15 anni e penso che sia oggi che allora ci fossero le eccellenze indipendentemente dalla formazione scolastica. Bisogna però dire che per quanto riguarda il contrario, le motivazioni sono diverse e, quelle di allora giustificabili perché indipendenti dalla volontà di ciascuno. Oggi possiamo dire che molti giovani sono ignoranti perché non hanno voglia di applicarsi e sono distratti da altro. Ci sarebbe tanto da dire in merito, ma questo non mi sembra il luogo adatto. Buona giornata a tutti i lettori. Ah, penso che ciascuno di noi meriti rispetto per il proprio pensiero, anche quando non ci piace.

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