IL VESCOVO E IL CAMPIONE: MONSIGNOR MASSIMO CAMISASCA, L’AMICO D’INFANZIA DI GIGI RIVA

Mons. Massimo Camisasca e Gigi Riva

Fra i tanti messaggi di ricordo giunti in onore di “Rombo di Tuono” ve ne è uno speciale, letto alla fine delle esequie a Bonaria. E, purtroppo, passato in sordina. È quello di un amico d’infanzia. Incontrato a Leggiuno. Ora è un uomo affermato di Chiesa, teologo, scrittore e saggista. Per molti di quelli presenti lo scorso mercoledì 24 gennaio a Bonaria il nome doveva apparire sconosciuto. Non per tutti, però. E non per chi studia e conosce le questioni religiose. Si tratta di monsignor Massimo Camisasca di Milano, classe 1946, vescovo emerito di Reggio Emilia – Guastalla. Camisasca, per essere ancora più precisi, è stato amico di don Luigi Giussani ed ispiratore e fondatore, con lui, di Comunione e Liberazione. Un movimento ecclesiale per la Chiesa dei tempi moderni. Non proprio un’ “amicizia qualunque” quella di Gigi. Nata nel campo dell’oratorio e delle scuole di Leggiuno. Laddove la madre Mariangela Tufigno era maestra. Sua e di Gigi Riva. Il vescovo ed il campione. 

Egli, quindi, conosceva Riva fin dalla fanciullezza. A Leggiuno. Il suo messaggio letto a Bonaria è stato, per questo, denso e ricco di significato. E di ricordi. Nel breve comunicato il presule aveva scritto due frasi che “andavano” al profondo dell’animo e della sensibilità di Gigi. E che solo uno come monsignor Camisasca, che lo conosceva dall’ origine, avrebbe potuto scrivere. “Gigi”- ha sottolineato il presule amico- “soffriva per i suoi amatissimi genitori e pochi hanno capito il suo cuore”. E questo monsignor Camisasca da Milano, trasferitosi a Leggiuno per seguire la madre maestra, lo sapeva. Lo stesso vescovo, come racconta in un’altra recente intervista rilasciata alla rivista “La Nuova Bussola Quotidiana”, dichiara di aver conosciuto Riva a scuola. A Leggiuno. Nell’ area comune. In punizione. Entrambi. Con “Rombo di Tuono ” che scaraventava, con potenza stratosferica, un pallone al muro. E lui, Camisasca, mandato fuori dalla madre maestra, a guardare. Da lì nascerà un’antica amicizia che durerà per tutta la vita. E, appunto, monsignor Camisasca a scrivere ed a parlare come se fosse un parente di famiglia. Quello che a Riva è mancato per lungo tempo. Dalla morte prematura dei suoi genitori. Oltre, naturalmente, la storica sorella Fausta, suo vero “pilastro”, venuta a mancare tre anni fa’. Ebbene monsignor Camisasca era stato uno dei pochi “privilegiati” ad aver capito il “segreto del cuore di Riva”. “Ho conosciuto Riva che aveva due anni più di me”- ha scritto nel messaggio inviato a mons. Baturi- “E di lui ne ho conosciuto bene i silenzi, la sua passione per il calcio, la sofferenza per i suoi amatissimi genitori chiamati a lavori pesanti e poco riconosciuti, il legame con le sorelle (una venuta a mancare prematuramente) e con pochi amici che avevano capito il “segreto del suo cuore”. E lui, il futuro vescovo e teologo, aveva avuto il privilegio di essere tra questi. Nell’ intervista concessa alla “Nuova Bussola Quotidiana” rievoca il loro primo incontro “a e la forza smisurata di un ragazzo che parlava con il pallone”. La loro amicizia, poi, si consolidò negli anni. Anche quando Camisasca, liceale a Milano, ritornava a Leggiuno per l’estate e parlava, ormai da giovane collaboratore di don Giussani, del viaggio dei suoi ragazzi in Brasile. Un incontro serale cui aveva presenziato, tra gli altri, un giovane e silente Gigi Riva che, però, aveva lasciato la riunione poco prima che finisse. In silenzio. Personalità segnata fin dall’ infanzia. Con la perdita del padre a nove anni, di una sorella giovanissima e dalla malattia di un’altra. E di una famiglia dalle condizioni di vita molto povere. Forza, silenzio, umiltà e riconoscenza. Il racconto di mons. Camisasca prosegue con il ricordo di alcune visite estive fatte alla sua casa di Leggiuno ed al ricordo dei tempi che furono. Come quando, con i primi compagni di oratorio, aveva dato vita alla squadra che si chiamava “Ala”, la prima di Riva. Prima del Laveno Mombello, del Legnano, del Cagliari e della Nazionale. Senza dimenticare il pensiero ai suoi genitori. Ed il presule milanese è stato uno dei pochi testimoni di questo amore e rapporto. Ogni volta che si recava a Leggiuno andava al cimitero e mandava un messaggio a “Rombo di Tuono”, dicendogli che aveva pregato sulla tomba dei suoi genitori. E Riva rispondeva, ringraziandolo con grande umiltà. Ultimo passaggio dello scritto di monsignor Camisasca il riferimento allo sport che, però, richiama indirettamente anche la fede di Riva. “Riva era un uomo che non aveva separazione tra sport e vita”. Per lui lo sport era vita. E viceversa. E, in un certo senso, nonostante le esperienze negative vissute nei collegi religiosi dopo la morte dei genitori, sembra che vi sia stato un richiamo della spiritualità. Che Camisasca rende ben visibile nel racconto di un particolare segreto di Riva, rivelatogli dall’ allora parroco di Leggiuno. Era una sera ed il sacerdote stava chiudendo la chiesa, invitando gli ultimi fedeli ad uscire. Si avvicinò all’ ultimo banco e scorse un uomo nascosto nella penombra, invitandolo anch’esso ad uscire. L’uomo chiese di poter rimanere ancora un poco dicendo: ” Sono Gigi Riva e come calciatore sono nato in questo oratorio”. Ecco l’unione di fede, sport e vita, in Riva ben radicati. E che, grazie alla splendida testimonianza di monsignor Camisasca, ci aiutano, ancor di più, a disvelare “il segreto del cuore” di un grande campione. Un uomo, prima di tutto. 

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2 commenti

  1. Stefano Tuveri

    Al termine del funerale, era stato letto il messaggio semplice e profondo di Monsignor Camisasca, amico d’infanzia di Gigi Riva, che lo racconta meglio di tanti scritti abbastanza ripetitivi, nella loro narcisistica ricerca dell’originalità, che hanno abbondato negli ultimi giorni

  2. Che ricordo stupendo e struggente!
    Un grande e profondo omaggio all’uomo Gigi Riva, oltre che all’insuperabile calciatore. Che poi, come si legge, erano due facce di una stessa medaglia – di oro puro- che avevano formato la sua persona in modo inscindibile.

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