NICOLA LECCA, UNO DEGLI SCRITTORI SARDI PIU’ TRADOTTI E PREMIATI ALL’ESTERO, HA PUBBLICATO IL NUOVO LIBRO “SCRITTORI AL VELENO” AMBIENTATO IN SARDEGNA

Nicola Lecca

Il romanzo si intitola “Scrittori al veleno” e si svolge tra Cagliari , Portofino e le Cinque Terre. Dissacrante e ironico come mai prima d’ora Nicola Lecca indaga con sferzante ironia lo strapotere degli influencer. La protagonista del romanzo è la cagliaritana Antonina Pistuddi una vecchia gloria della letteratura con la A maiuscola, accusata di aver sterminato per invidia con un risotto letale (condito con funghi velenosi) i giovani scrittori che, insieme a lei, soggiornavano a Villa Solitudine: un centro internazionale a tutela della letteratura e della poesia costruito in cima alla più alta scogliera di Manarola, a strapiombo sul mare, nelle Cinque terre.

Definito da Alessandro Beretta sul Corriere della sera “Un giallo dal ritmo spedito, dalla scrittura leggera e ironica”, Scrittori al veleno mette a nudo il degrado del mercato editoriale, ormai dispostissimo a chiamare “scrittore” e “poeta” chiunque sia in grado di vendere un gran numero di libri: senza più preoccuparsi troppo della qualità.

Nicola Lecca – le cui opere sono state tradotte in una ventina di Paesi Europei e in Brasile – ha ricevuto il Premio Hemingway per la letteratura e, con la sua opera d’esordio, è stato finalista del Premio Strega nel 1999. Nel 2017 ha ricevuto a Napoli il Premio Elsa Morante.

I suoi romanzi Hotel Borg e La Piramide del caffè sono stati ripubblicati negli Oscar Mondadori. Insieme a Grazia Deledda e a Salvatore Mannuzzu è l’autore sardo più presente nella prestigiosa Svenska Akademiens Nobelbibliotek di Stoccolma.

In una recente intervista all’AGI ha dichiarato: Siamo figli di Goldoni e della Commedia dell’Arte: l’ironia è alla base della nostra letteratura. Ecco perché Scrittori al veleno non è soltanto un giallo, ma anche una spietata fotografia: un referto dei nostri tempi. Il pretesto per tutti noi, gente del libro (lettori, scrittori, editori e librai), di guardarci allo specchio e domandarci se l’abisso di sciatteria verso il quale siamo diretti è veramente la direzione in cui vogliamo andare.

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