LA BAND SARDA ORIGINARIA DI SENEGHE E I PRIMI TRENT’ANNI DI ATTIVITA’ MUSICALE: I “JANAS” E SETTE ALBUM ALL’ATTIVO

In realtà la band si costituisce nel 1992 ma è dall’anno successivo che debutta con esperienze artistiche importanti, quali il tour con i Tazenda e la partecipazione alla prestigiosa trasmissione televisiva di Red Ronnie Roxy Bar. Nel 2002 I Janas partecipano al TIM-TOUR vincendo la selezione regionale in Sardegna e qualificandosi alla finale nazionale tenutasi a Palermo. Lo stesso anno sono protagonisti della sigla del programma Sardegna Canta con il brano Biskisende. Nel 2007 vincono il Roma Music Festival con la canzone Baiana (in versione sarda e in versione spagnola). Ancora, nel 2013, l’importante collaborazione con la cantante Antonella Ruggiero.

La band attualmente è composta da cinque voci maschili: Sebastiano Cubeddu, Tanino Mancosu, Tore Mancosu, Mondo Trogu e Tore Usai. Per la parte strumentale sono accompagnati da Tancredi Emmi al basso, Marco Coa alle tastiere, Ludovico Sarai alla batteria, Lorenzo Lepori alla chitarra e Giansilvio Pinna alla fisarmonica.

La band si colloca all’interno di quel genere musicale che mette insieme sonorità pop rock di matrice anglosassone con le tradizioni popolari dell’Isola. Inconfondibili per la qualità delle voci maschili, forgiate nella forma del canto a tenore di Seneghe, il loro paese di appartenenza al quale sono legatissimi.

Nella loro discografia si contano ben sette album: Su carru de nonnai, Janas, Billera, Baiana, Genna maia, Janas remix e Impundulu. Ancora, nel 2004 esce una raccolta a cura de L’Unione Sarda e, nel corso degli anni, incidono quattro singoli: il più recente, Ses, è stato pubblicato nel 2020.

A causa delle limitazioni dovute alla pandemia da Covid-19 prendono un anno di pausa dai concerti. Ma non si fermano del tutto e, durante il lockdown, postano un video sui social, riproponendo una versione particolare di uno dei loro brani, Biskisende home version, registrata ognuno nella propria casa, facendo sentire il loro affetto e la loro presenza a tutti quelli che li seguono e raggiungendo quasi 20.000 visualizzazioni.

Tornano sul palco quest’anno, con il tour Janas 30 annos, per festeggiare proprio il loro trentesimo anniversario di emozioni, concerti e musica trascorsi insieme. Durante il periodo di pausa i Janas hanno continuato a lavorare dietro le quinte per confezionare questo nuovo spettacolo con una band composta da bravissimi musicisti, alcuni che collaborano da anni e alcuni nuovi ingressi che hanno sposato subito con entusiasmo il progetto della band. Nel tour che li sta già portando a toccare diversi paesi della Sardegna, durante le feste paesane che ci accompagnano durante i mesi estivi, la scaletta è composta, non a caso, da trenta brani, proprio come i loro trent’anni di storia. Lo spettacolo è un viaggio nel tempo, e i brani sono per loro, e per chi li segue, come la scansione delle loro tappe. I primi brani come Su carru de nonnai sono i pezzi storici, passando per Sa tempesta e Sa danza, che portano gli spettatori a ballare il tradizionale ballo sardo. Ancora, le canzoni della nostra tradizione come Nanneddu meu e No potho reposare. Più di due ore di musica e spensieratezza sulle note e i suoni della nostra terra.

Proprio in occasione dei loro 30 anni di carriera, li abbiamo intervistati. Cinque le domande, come cinque sono le voci dei componenti della band che porta in giro per la Sardegna le sonorità tipiche della nostra Isola.

Come sono cambiati i Janas durante questi 30 anni, tra new entry e veterani che hanno fondato il gruppo? Noi veterani e fondatori del gruppo dopo 30 anni, racconta Tore Mancosu, abbiamo ancora lo stesso entusiasmo di quando abbiamo iniziato. Naturalmente ci siamo evoluti pur mantenendo le sonorità che ci contraddistinguono: infatti quest’anno abbiamo inserito nuovamente fisarmonica, launeddas e altro. Le new entry si sono affiatate con noi sin da subito: il pubblico, presente ai nostri concerti, ci dà ancora tanto calore e per questo non possiamo che ringraziare tutti.

Com’è cambiato, secondo voi, il mondo della musica tra suoni, stili, organizzazione ed eventi? In trent’anni i cambiamenti sono stati tanti, spiega Tanino Mancosu. Lo sviluppo della tecnologia ha contribuito al cambiamento delle produzioni musicali e delle sonorità con una maggiore attenzione alla pulizia del suono e alla perfezione, a volte anche esagerata. Basti pensare all’utilizzo dell’autotune estremo da parte dei giovani rappers. Gli stili si sono contaminati; sonorità e ritmiche tradizionali si mescolano all’elettronica in un processo di continua ibridazione musicale, anche geografica. È cambiato poi il modo di fruire la musica: dalle musicassette ai CD, poi gli mp3, internet e social media che hanno rivoluzionato le modalità di ascolto. Noi li abbiamo utilizzati tutti: il nostro primo lavoro discografico Su Carru de Nonnai, è stato realizzato solamente su musicassetta mentre gli ultimi due singoli Magica e lieve e Ses sono stati diffusi su piattaforme digitali come Spotify e YouTube. Anche gli aspetti organizzativi degli eventi sono cambiati, basti pensare alla promozione degli spettacoli e alle diverse modalità di diffusione degli stessi. Non più solo attraverso la radio o la televisione ma su internet e i social media. Se prima era difficilissimo trasmettere in diretta un proprio concerto, perché costoso e complicato da organizzare, oggi, grazie ai social media è tutto molto più facile e accessibile a tutti.

Quali sono le emozioni nel suonare nuovamente a Seneghe, il vostro paese, proprio per la festa di Sant’Antonio, alla quale avete dedicato un brano? A questa domanda risponde, invece, Mondo Trogu: Il rapporto che abbiamo col nostro paese e i suoi abitanti è di amore e di amicizia. Siamo stati tante volte ospiti in occasione di feste e sagre; è sempre un’emozione particolare, unica. I seneghesi sono i nostri primi giudici, ci amano e ci proteggono. Ovviamente è un amore corrisposto. Tornare a esibirci a Seneghe è bellissimo, farlo per il compleanno è ancora più bello. Ci esibiremo per la festa di Sant’Antonio e per l’occasione riproporremo Hana Allumadu Unu Fogu, un brano composto dal maestro Lotta, che parla proprio dei festeggiamenti in onore di Sant’Antonio.

L’emozione di suonare dal vivo supera la soddisfazione dei click sui social? C’è chi ormai preferisce arrivare in tutto il mondo anche con un semplice video piuttosto che fare un concerto live. L’emozione di suonare dal vivo non può essere paragonata alla soddisfazione dei click sui social, racconta Tore Usai. Il contatto diretto con il pubblico, l’energia che si crea durante un concerto e la possibilità di creare un’esperienza condivisa sono elementi che rendono unico il live. Anche se i social media possono aiutarci a raggiungere un pubblico più vasto e ad avere una presenza online, niente può sostituire l’interazione diretta con le persone durante un’esibizione dal vivo. Ogni concerto è un’esperienza unica e irripetibile, e la connessione che si crea con il pubblico in quel momento è qualcosa di speciale.

Qual è il vostro rapporto con il pubblico? Cosa si prova a ritrovare visi conosciuti, amici e famiglie che, crescendo con voi in questi 30 anni, portano avanti la passione per i Janas? Il rapporto con il nostro pubblico è meraviglioso, speciale, unico. Meraviglioso perché ogni concerto ritroviamo gli amici di sempre, che ci sostengono e ci seguono da sempre. Speciale perché si crea una sorta di alchimia tra noi e loro, tra chi sta sul palco e chi in piazza. Ci trasmettono energia, calore e divertimento; è così che lo spettacolo poi diventa unico, conclude Sebastiano Cubeddu.

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