INCONTRO IN SARDEGNA, IMMAGINI DALL’ISOLA 1920-1950: UN LONTANO PASSATO CHE SI FA PRESENTE

di LUCIA BECCHERE

La nostra isola dalla bellezza arcaica e malinconica, ha sempre suscitato l’interesse di antropologi, tecnologi, fotografi ma anche di amatori e grandi professionisti. Fin dalla metà dell’ottocento francesi, inglesi, italiani fotografarono la nostra terra fiera della sua tradizione contadina. Fra i primi anni del novecento ad immortalarla con gli scatti furono i fratelli fiorentini Alinari, i nuoresi nuorese Raffaele Ciceri (1870-1921) farmacista e Antonio Ballero (1864-1932) pittore.  Il più grande fotografo dei primi anni 50 del 900 Sebastiano Guiso (1891-1955), nel 1907 aveva aperto in città il suo studio e oltre 60 delle sue immagini furono acquistate e custodite in Germania dall’etnologo collezionista Julius Konietzko (1886-1952) nel 1931, un anno prima che andassero perse a seguito dell’incendio che Guiso aveva appiccato al suo archivio prima di morire. Quelle foto furono miracolosamente messe in salvo e oggi ci vengono riproposte corredate da didascalie scritte dallo stesso etnologo e dal nuorese Giovanni Masala Dessi raffinato editore, nel testo “Incontro in Sardegna, immagini dall’isola (1920-1950) a cura di Sabine Enders e dello stesso Masala.

Sono foto che Konietsko difficilmente avrebbe potuto scattare durante il suo breve soggiorno in Sardegna, la maggior parte ritraggono donne in costume. I ritratti si presentano molto curati e di qualità superiore a quelle scattate dallo stesso Koniesko, alcuni realizzati all’interno del famoso studio Guiso riconoscibile dal pavimento a mattonelle esagonali e dal balcone che dà sulla piazza antistante, agorà della città, altri ancora ripresi all’esterno in occasione della visita di Vittorio Emanuele III e della regina Elena il 3 maggio 1929 alla presenza di una fiumana di gente in costume tradizionale in onore dei regnanti. Foto destinate in genere alle cartoline postali e alle pubblicazioni del Touring club italiano.

Altre immagini ritraggono contadini in costume al lavoro nei campi. Foto che raccontano di un popolo fiero, poco conosciuto, di grande valore storico e documentale, per gli antichi costumi di diversa fattura realizzati con stoffe e ricami preziosi che contrastano con la povertà di un popolo contadino che viveva in umili case dall’architettura minimale.

Konietzko era venuto in Sardegna varie volte anche con la moglie Lore, fortemente attratta dallo scialle di Oliena, dal fazzoletto bianco di Atzara, dal grembiule multicolore di Orgosolo, dai tessuti, dai ricami di seta di vari colori, che non solo differenziavano uno stato sociale di chi lo indossava ma simboleggiavano le diverse circostanze in cui venivano indossati: festa, matrimonio, lutto, vedovanza e ricorrenza varie. Uno scrigno di informazioni per l’etnologo che ha visitato l’isola da pioniere, quando le zone interne agropastorali povere e isolate, ostacolavano la penetrazione e proprio per questo oggetto di maggiore attrazione da parte degli studiosi come il filologo tedesco Max Leopold Wagner.

Non solo Nuoro, nelle foto acquistate da Konietzko rivive tutta la Barbagia: Lodè, località montane e paesaggi isolati e solitari, esterni dove sostano carri a buoi di antica fattura in attesa del loro prossimo utilizzo, interni di case dove il camino, il telaio e il forno circolare per la cottura del pane carasau testimoniano le fatiche quotidiane di un popolo laborioso. Uno sguardo al passato che documenta costumi, antichi riti e feste religiose, così come ricamatrici e tessitrici, nuraghi, pinnettos (capanne dei pastori ricoperte di frasche), muretti a secco, flora tipica dei luoghi: cardi, rosmarino, querce da sughero, agavi e vegetazione montana. Si può ammirare un bambino col cavalluccio di canna, donne che lavano i panni, interni delle case povere con gli utensili appesi alle pareti simbolo di una dignitosa povertà. Un lontano passato si fa presente per ricordarci chi siamo e da dove veniamo, un viaggio nel tempo attraverso gli sguardi protesi lontano delle persone che sembrano in attesa di mostrarsi all’osservatore di turno. Sono immagini che si fanno storia e poesia.

Nel testo si possono ammirare anche foto di Boris Koniensko figlio di Julius che dal padre aveva ereditato la passione per la fotografia.  

Sebastiano Guiso, le cui foto sono state pubblicate nelle più prestigiose riviste del tempo italiane e straniere, medaglia di bronzo all’Esposizione Internazionale di fotografia-ottica-cinematografia a Torino nel 1923, era amico della Deledda, Ballero, Piero Pirari e altri intellettuali sardi, lascia l’attività perché colpito da sclerosi multipla. Ne attribuirà la causa alla tossicità dei sali di bromuro di potassio contenuto nei bagni di sviluppo.

Sarà il figlio Goffredo a riprendere l’attività dopo la morte del padre avvenuta a Nuoro nel 1955. 

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3 commenti

  1. MARIA OLIANAS
    Mi ricorda mamma che filava la lana delle nostre pecore ❤

  2. Antoni Canu Di Bisarco

    Antoni Canu Di Bisarcio
    Filare il lino …per fare la stoffa che serviva per i sacchi e pro sa beltula …

  3. GIOVANNI MASALA

    GIOVANNI MASALA
    Grazie Lucia e TOTTUS IN PARI! Siete i migliori!

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