L’ORSO COCCOLONE: ANDREA ANDRILLO, LO CHANSONNIER

Andrea Andrillo

di CHRISTINE LAURET

54 anni, cappello fissato in testa, una folta barba pepe e sale e una risata da bambino che ha fatto una sciocchezza ma al quale non si può resistere, Andrea l’uomo e Andrillo lo chansonnier accettano di confidarsi alla nostra rivista. Ci sono due personaggi dietro questo nome, anzi dietro questi due nomi.

Uno che usa nella vita quotidiana con la maschera di Andrea. L’altro, Andrillo, che adotta sul palcoscenico con una maschera che forse riesce a rivelarlo di più. In effetti, se ascoltiamo le parole delle sue canzoni e le storie che ci racconta, possiamo incontrare veramente Andrillo l’artista, ma anche l’uomo.

Sensibile (troppo), empatico (troppo), fragile (troppo), paziente (non abbastanza), è una spugna che soffre come una bestia quando deve aspettare per aver un risultato. ”Ovviamente esiste anche il dark side di me’‘ dice Andrillo… a dire la verità questo è un lato che non sono riuscita a vedere, anzi, ho trovato una persona educatissima, cortese, con una sensibilità che gli permette di evitare tutto ciò che potrebbe ferire le persone.

Andrea definisce la vita come una partita di calcio ”devi seguire le regole” spiega. Si deve giocare in modo schietto però senza perdere mai di vista le regole, non serve a niente ingannare o giudicare, un giorno o l’altro tutto ti torna indietro.

Ho incontrato Andrillo, l’artista, sul palcoscenico. Non canta per esaltarsi, ricevere applausi o sentirsi dire che è bravo, no. Lui canta per condividere, per creare un legame, è alla ricerca della gente, e si presenta di fronte al pubblico per dare, non per ricevere. E’ una grande differenza!

Sul palco ci racconta storie. Ogni storia lo definisce. Sa creare un’atmosfera, un ambiente, un legame con il suo pubblico. Lo scopo di tutto questo è provocare un’emozione che condivide con quelli che lo ascoltano e ricevono le vibrazioni. Andrillo si nutre di questo. Devo dire che è bravissimo a farlo, il messaggio ti arriva quasi alla chetichella. Una cosa l’aiuta molto: il suo modo di suonare. A dire il vero lui non suona la chitarra, la canta. Usa l’effetto acustico nitido della sua Gibson e lascia il suono aperto soprattutto sui bassi. Il suono vibra e il ”brooom”, che fuoriesce, Andrillo lo lascia continuare il suo viaggio fino al cuore del pubblico senza concatenare gli accordi. Dà alla chitarra la libertà di seguire la sua strada. Qualche volta potremmo quasi immaginare sentire piccoli sassi che cadono dentro lo strumento come se camminasse sui sentieri ripidi della Sardegna. La chitarra vive come una persona. Per lui è fondamentale sapere cosa vuole, cosa pensa la sua Gibson, lascia che si esprima e poi… inserisce la sua voce nei vuoti che rimangono. Un bel lavoro di gruppo, una simbiosi. Ed è la cosa più bella da vedere: percepire l’armonia dell’uomo con il suo strumento. Nessuno dei due agisce come una prima donna, c’è rispetto reciproco.

Osservare Andrillo sul palco ci fa scoprire l’uomo, la sua passione per le parole. ‘‘Le parole sono magia, combinate in un modo particolare creano meraviglie, ma possono anche ingannare o ferire” ammette l’artista. Lui si serve soprattutto del suono delle parole, delle loro vibrazioni in modo che ci troviamo sempre tutti avvolti dai suoni. Pensate alle launeddas, ai mantra, oppure ai tenores sardi dentro i nuraghi sempre alla ricerca dell’eternità di un suono continuo; queste vibrazioni ci invadono e lasciano un vuoto dentro di noi appena finiscono, è questo il potere delle parole, sono energia che risuona in noi perché in fondo siamo tutti energia.

Ho capito, Andrillo non è un semplice chansonnier. Lui è al servizio della musica e non il contrario: ”La musica è prepotente” dice parlando di una poesia di Baudelaire che ha musicato. ”Non sono io che ho scelto la poesia, è la musica che ha scelto ‘leee floooreee du maleee’ di Baudelaire” precisa Andrea con un peculiare accento francese.  Accentua le vocali come se fosse a teatro e dà loro un aspetto burlesco.

Se parliamo del tempo che passa, Andrea diventa ancora più loquace. È un ansioso, amante dei chiaroscuri e dei paradossi e ha l’audacia dei timidi. ”Sono quasi morto due volte, dice, adesso voglio vivere pienamente, fiorire, ho l’intima convinzione che non diventerò mai un vecchio mucchio d’ossa”. La prospettiva della morte che si avvicina fa di Andrea un uomo che si sente libero dal suo passato. ”Il passato è un filo al collo” ritiene l’artista.

Ma alla fine è libero o non lo è?… Chi può saperlo esattamente? Dice una cosa poi il suo contrario, non ci sono mai risposte semplici con lui. È capace di parlarmi della coppia amore/libertà e recitare una tirata sull’amore senza vincoli, in cui nessuno possiede l’altro, è un volo d’ali… e il minuto successivo lo senti confessare che l’amore è qualcosa che ti brucia, ti divora e lascia solo cenere, ”l’amore è un fiore con tante spine”…

Andrillo (la parte migliore di lui come dice), può essere l’uomo semplice che ti parla del profumo della spremuta di arance con amore, della frutta che sente come una meraviglia della natura, della poesia della terra… ma è anche l’uomo che può filosofare su ciò che è abbastanza o troppo. All’immagine delle sue sopracciglia che vanno una verso l’alto e l’altra verso il basso contemporaneamente. Andrillo può essere anche Andrea…

Ho incontrato un piacevole compagno di chiacchiere, piuttosto che una persona da intervistare. Un compagno appassionato, divertente, nostalgico, con occhi pieni dalle sofferenze del mondo, dalle differenze, dall’accettazione e di vita! Un compagno che ti viene voglia di coccolare come un orsetto morbido oppure che ascolti attentamente come un filosofo perché senti che ti vuole confessare una cosa importantissima. Un compagno ricco di poesia e di vibrazioni.

Non posso far altro che consigliarvi di ascoltarlo. Non so come ringraziarlo per quello che è, per i suoi testi, per la sua musica, per la sua energia. Ho incontrato un grande personaggio che non sa di esserlo, ed è questo il bello della storia.

https://wordsanddreams.com/

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Un commento

  1. Andrea Andrillo

    Grazie, molto onorato 🙏

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