ALBERTO SCALAS IN MOSTRA A PIACENZA CON “MASCARAS E SINNOS”: IL CARNEVALE SARDO E I SUOI SIMBOLI ANCESTRALI NELLE SUE OPERE PRESENTATE DAL GREMIO “EFISIO TOLA”

Tonino Mulas, Sonia Mula, Bastianino Mossa

di LUCIANO PIRAS

. A Piacenza la mostra “Mascaras e sinnos” (“Maschere e segni”) del pittore Alberto Scalas. Organizzata dal Gremio sardo “Efisio Tola” di Piacenza e allestita nel Laboratorio aperto nell’ex chiesa del Carmine, nella città dell’Emilia-Romagna, l’esposizione è stata inaugurata lo scorso 13 maggio.

Nato a Milano nel 1947 da madre lombarda e padre sardo, Alberto Scalas si trasferì a Oristano nel 1950. Nelle scuole medie, allievo di Antonio Corriga, maturò la passione per la pittura. A Oristano, a 16 anni, la sua prima mostra nel 1963 con i suoi significativi “Cavalli”, tema ricorrente di tutta la sua pittura, disegnati con una potenza dinamica, vivi e carichi di “significato-significante” animati da un movimento accelerato di matrice futurista che riprende nelle rappresentazioni della natura e del vento, movimento accentuato dall’intreccio nervoso delle linee grafiche a chiave: «Nei quadri di Alberto niente è fermo. Nel figurato avvolto di linee, nella forma che vive insieme all’uomo che lo accoglie, nel gioco tra quello che l’occhio vede e crede di scegliere. E nulla è vuoto, pieno di soffi di vento, di macchie di colori e nuove creature desiderose di nascere». Nelle 1970 si trasferirà a Milano dove prese contatti con le avanguardie della pittura italiana avvicinandosi a esperienze proprie della “Pop Art”. Scalas si inserì in questo movimento collaborando alla realizzazione di murales, manifesti e grafiche. Nel 1980, rientrato in Sardegna, ha modo di rivisitare tutta la sua esperienza nelle sue nuove opere approfondendo temi delle tradizioni popolari e della cultura regionale: il canto a tenore, le launeddas, il ballo sardo e soprattutto i carnevali e le maschere.

«II carnevale barbaricino non è un gioco di trombette e spaventi. È la nascita del teatro, è il filo che ci lega a un’età senza tempo, è l’eterna guerra tra quello che sta dentro e quello che sta fuori. Il racconto di come abbiamo rinunciato alla libertà senza confini della natura, una libertà bestiale in tutto e per tutto, per ammettere il patto sociale» scrive Roberto Mura sulla rivista “Lacanas”. Altro tema di ricerca sono i miti, proposti nel “Bestiario” che, rappresentati in modo drammatico, simboleggiano le paure interiori.

All’inaugurazione di “Mascaras e sinnos” sono intervenuti Katia Tarasconi (sindaco di Piacenza), Sonia Mula (presidente Gremio sardo “Efisio Tola”), Tonino Mulas (presidente onorario Fasi, Federazione delle associazioni sarde in Italia) e Bastianino Mossa (presidente Fasi).

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