“LA MADRE”, IL ROMANZO DI GRAZIA DELEDDA RIVISITATO IN NUORESE ARCAICO: “SA MAMA” IN LIMBA DELLO SCRITTORE GIANNI MANCA

di MICHELE PINTORE

Da esperto e ormai collaudato traduttore in lingua sarda nella arcaica parlata nuorese, lo scrittore e poeta Gianni Manca, dopo la fortunata pubblicazione della traduzione in limba del capolavoro di Grazia Deledda, Canne al vento, “Che-i sa canna in su bentu”, del 2022, si propone nuovamente al suo numeroso pubblico di affezionati lettori con la pubblicazione della traduzione di un altro romanzo della sua illustre concittadina Grazia Deledda: “La madre”, Sa mama, pubblicato da Carlo Delfino editore con prefazione di Maria Elvira Ciusa. Lo scrittore nuorese in questa sua ultima fatica, si rifà al breve ma intenso romanzo dato alle stampe dalla grande scrittrice nel 1920, lavoro, dove l’autrice, perfettamente calata nella realtà e nel ruolo della donna sarda, affronta un’intensa storia, dove sofferenze, lacrime e passioni si intrecciano creando una trama che porta al grande amore di una madre verso il figlio, con nello sfondo il duro e aspro territorio sardo.

Nel suo lavoro, Gianni Manca fa rivivere tutto questo affidandosi all’autentica parlata nuorese ricca di musicalità che fu degli avi (della stessa Deledda e del Manca), per ricostruire la storia di Maria Maddalena, la storia di una madre e del suo sviscerato amore per il giovane figlio Paulo, sua unica ragione di vita, che lei, tra le tante avversità della vita ha allevato con amore e avviato al sacerdozio, quasi come per rispondere con un gesto che sa di orgoglio e riscatto sociale in un territorio che ha per sfondo la dura realtà quotidiana, dove i protagonisti sono anime sole con le loro esistenze. Sarà poi in seguito l’incontro del giovane sacerdote con Agnese, una giovane del villaggio che lo porterà a scoprire l’amore, ma anche a trovarsi davanti ad un bivio tra fede e amore proibito, sconvolgendo le aspettative materne. A questo punto entra in scena Maria Maddalena, la mamma, nel suo drammatico tentativo di sottrarre l’amato figlio dall’amore peccaminoso. Amore, vittima della sua umana fragilità, «fragilità dell’uomo dinnanzi alle forze oscure delle passioni – come scrive Maria Elvira Ciusa nella presentazione del libro – che lo avvicinano con la “rete dell’ombra”». In un crescendo di energia narrativa la Deledda ambienta la scena finale nella chiesa, dove Paulo consuma il suo dramma umano e la madre sigilla per sempre nella morte la segreta oscura pena del suo cuore.

L’impegnativo lavorodi Gianni Manca, si propone come un valore aggiunto al romanzo, e dona maggiore espressività e valorizzazione all’opera della grande scrittrice nuorese, arricchita dalla traduzione nell’arcaica lingua madre originale, di cui si prefigge di recuperarne le radici della lingua sarda. Recupero auspicabile, dal momento che il sardo conserva la struttura morfologica della lingua latina meglio di tutti gli altri idiomi dell’area romanza.

Gianni Manca, nuorese doc, da esperto “distillatore” della sua lingua materna, quella che per intenderci fu dei suoi avi, impreziosisce le sue traduzioni in limba con l’autentica parlata nuorese, recuperando termini, frasi e modi di dire, che il modernismo ha in parte cancellato o trasformato a vantaggio di un linguaggio “italianizzato” da parte di chi fa uso scorretto della lingua sarda. Con il suo nuovo lavoro, Manca in sintesi vuole lanciare un appello, affinché una lingua arcaica come la lingua sarda, schietta, senza fronzoli e orpelli, possa essere tramandata incontaminata alle future generazioni. L’interessante lavoro di traduzione in limba dei romanzi deleddiani realizzato da Gianni Manca, si propone pertanto come un valore aggiunto che arricchisce di maggiore espressività e valorizza le opere della grande scrittrice nuorese, con la traduzione nella lingua che fu dei padri. «Gianni Manca – aggiunge Venturella Frogheri – , è da ritenersi una delle voci più rappresentative nuoresi. Un’ amore forte, assoluto lo lega alla sua città, alle sue figure intellettuali e artistiche che l’hanno resa grande e importante (Grazia Deledda in primis). Poeta fin dall’adolescenza, pubblica le prime raccolte di poesie nel 1973, e a seguire: “Una penna  fra le nuvole” nel 1974, poi nel 2013 “Danza sul pentagramma”, nel 2015 “Viaggio attraverso i pensieri”. E ancora: “Tra le mani e le spine”, “Il canto della crisalide” e “Una strada tra la mente e il cielo”. L’autore collabora con la rivista “La nuova tribuna Letteraria”.

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3 commenti

  1. Caterina Piredda

    Bravissimo

  2. Complimenti Gianni !!!

  3. Giovanni Masala

    A medas annos!

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