TESORI DI SARDEGNA: PAULILATINO E IL PARCO ARCHEOLOGICO DI SANTA CRISTINA

di STEFANIA CUCCU

La Sardegna non è solo belle spiagge e mare cristallino… La Sardegna è un paese ricco di storia, cultura e tradizioni che non sono state seppellite dalla monotonia della modernità.

Un esempio meraviglioso è costituito da Paulilatino e dal Parco Archeologico di Santa Cristina, in provincia di Oristano.

Circondato da sugherete, macchia mediterranea, oliveti e vigneti, irrorati da sorgenti, Paulilatino occupa la parte meridionale dell’altopiano basaltico di Abbasanta.

In epoca romana, il villaggio era Paulis Lactea. Il nome deriva dalla palude vicina al paese, prosciugata nel 1827, che in primavera si copriva di una patina lattiginosa,latina in logudorese. Casette basse in basalto nero, con portali ‘aragonesi’ e balconi di ferro battuto, fanno assumere contorni da fiaba al borgo.

La piazza principale è su Pangulieri, ossia banchi del mercato o luogo in cui erano puniti i fuorilegge, dove si erge su “Cantaru mannu”, grande fontana alimentata dalla sorgente “sa Bubulica”. Al centro sorge la parrocchiale di San Teodoro del XVI secolo. Altri edifici di culto sono le seicentesche chiese delle Anime e di Santa Maria Maddalena, per la quale si celebra la festa più sentita a fine luglio, la cinquecentesca chiesa cimiteriale di san Sebastiano e Nostra Signora d’Itria, festeggiata il martedì dopo Pentecoste con processione di abiti tradizionali e canti sacri detti “is goccius”.

La risorsa principale è costituita dall’allevamento, da cui derivano ottimi prodotti caseari. I saperi antichi sono legati alla tessitura e al ‘fare’ il pane in casa di tutti i giorni (su coccoi de tzicchi) e per le feste (su lazzaru). Il palazzo nobiliare Atzori, inoltre, ospita il museo etnografico: qui la vita agropastorale della comunità è rappresentata da antichi arredi e attrezzi da lavoro.

Paulilatino, popolato da 2300 abitanti, offre scorci incontaminati ed è famoso per le testimonianze preistoriche: domus de Janas, dolmen, menhir e ben 110 siti nuragici, tra cui spicca, a quattro chilometri dal paese, il Santuario di Santa Cristina (XII-VIII secolo a.C.), la più perfetta e affascinante architettura nuragica sacra.

Stiamo parlando di uno dei più importanti luoghi sacri risalenti all’età nuragica.

Il sito archeologico è suddiviso in due parti. La più conosciuta è costituita dal Pozzo Sacro di Santa Cristina e dalle strutture annesse. La seconda parte si trova a circa 200 metri di distanza ed è costituita da un villaggio nuragico e un villaggio cristiano dove si trova la piccola chiesa campestre di Santa Cristina, dalla quale il pozzo prende il nome. Insomma, un sito in cui in pochi passi è possibile ripercorrere una storia di migliaia di anni.

Il percorso inizia dalla biglietteria e porta prima nell’area in cui sorgono il villaggio cristiano e l’antico villaggio nuragico immerso nel bosco, e poi conduce fino all’area dove si trova il Pozzo Sacro di Santa Cristina con tutte le sue strutture circostanti.

Il villaggio nuragico è la parte più antica, risalente al Bronzo Medio tra il 1500 e il 1200 a.C. Il monumento più importante è un nuraghe costruito con pietre basaltiche, attorno al quale sorgono i resti del villaggio. Ha un diametro di circa 13 metri, un’altezza residua di circa 6 metri e l’interno originale com’era all’epoca.

Il villaggio cristiano è la parte più moderna del parco archeologico e risale al 1200, costruito quasi con lo scopo di voler continuare la tradizione religiosa di questo antico luogo. L’edificio principale è la Chiesa Campestre di Santa Cristina, dalla quale prende il nome il vicino pozzo, costruita dai frati camaldolesi attorno al 1200. Quella che vediamo oggi non è la struttura originale in quanto nel corso dei secoli si sono susseguiti diversi lavori e ristrutturazioni. L’unica parte originale della chiesa sono le mura perimetrali, nelle quali sono stati ritrovati resti della civiltà nuragica.

Ancora oggi il villaggio si popola in occasione di due differenti festività: la seconda domenica di Maggio in occasione di Santa Cristina e la quarta domenica di Ottobre in occasione di San Raffaele Arcangelo. Il pellegrinaggio inizia con le novene (nuinas), per poi proseguire nei giorni del vespro e della festività.

Il Pozzo Sacro di Santa Cristina risale al XII secolo a.C., è costruito con conci di basalto finemente lavorato ed è uno dei più belli e meglio conservati in tutta la Sardegna. La sua raffinatezza, le dimensioni e la perfetta precisione delle forme geometriche sorprende, soprattutto al pensiero della sua datazione.

Scendendo all’interno del pozzo, i gradini si restringono man mano che ci si avvicina all’acqua e le architravi, poste specularmente sulle pareti, formano un particolare effetto simile a una scala rovesciata. In fondo al pozzo si trova una vasca scavata nella roccia, dove l’acqua è perennemente presente grazie ad una falda acquifera nel sottosuolo.

Si presume infatti che il tempio servisse per praticare il culto dell’acqua, per la guarigione e la protezione delle persone che vi si immergevano. Al suo interno sono stati ritrovati diversi oggetti votivi, come piccole statue in bronzo che con le loro mani indicavano la parte del corpo per cui era stata chiesta la guarigione.

Nei mesi di settembre (dal 21 al 23 alle ore 12.00) e di marzo (dal 18 al 21 alle ore 11.00), in occasione degli equinozi, il sole illumina perfettamente il fondo del pozzo penetrando attraverso il vano scale e riflettendosi poi sull’acqua. In questa circostanza l’osservatore, mentre guadagna gli ultimi 6 scalini interni, può vedere la propria ombra riflessa sull’acqua e proiettata capovolta sulla parete della camera a tholos di fronte.

Ancora più straordinario e misterioso è il fenomeno che riguarda la luna: ogni 18 anni e 6 mesi, quando la luna raggiunge la sua altezza massima, la sua luce attraversa l’apertura sulla sommità del pozzo, riflettendosi sull’acqua. Inoltre il rapporto tra la base e l’altezza della cupola coincide, con un piccolissimo margine di errore, alla geometria astronomica.

Il pozzo di Santa Cristina era legato ai culti dell’acqua, oggetto di pratiche religiose e pellegrinaggi che riunivano intere comunità. Ancora oggi l’acqua arriva nella vasca, scavata nella roccia, da una falda perenne e il livello è sempre costante. Alcuni studiosi sostengono che il pozzo fosse anche un luogo di osservazione astronomica che permetteva di scrutare e misurare i moti celesti. Una serie di eventi che si verificano in determinati periodi dell’anno sembrano confermare questa teoria, ma non ne abbiamo certezza, rendendo questo monumento ancora più singolare e affascinante!

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