AFGHANISTAN, LA GUERRA NASCOSTA DEGLI ITALIANI: IL REPORTER NUORESE GIAMPAOLO CADALANU HA PRESENTATO A NUORO IL SUO ULTIMO LIBRO

Simonetta Selloni e Giampaolo Cadalanu

di LUCIA BECCHERE

“L’autore ha interpretato il concetto giornalistico sulla ricerca della verità – così Simonetta Selloni, penna di “La Nuova Sardegna, nel suo intervento sul libro “La guerra nascosta” di Giampaolo Cadalanu, edizioni Laterza, coautore Massimo de Angelis, presentato il 23 marzo alla biblioteca Sebastiano Satta di Nuoro.

Inviato speciale di “La Repubblica”, Cadalanu racconta la guerra in Afghanistan e la grande bugia mascherata che portò gli italiani a combattere attraverso una mistificazione delle informazioni. “Scopo primario non far capire agli italiani che altri italiani stavano andando in guerra e per non creare imbarazzo alla politica i comandanti dovevano applicarsi nella censura del linguaggio in nome del politicamente corretto per cui un nemico caduto era solo neutralizzato e le uccisioni mirate un depotenziamento della struttura ostile”.

Per l’autore la verità è come l’acqua che viene sempre fuori. “Il modo puro per mentire è tenersi il più possibile vicini alla verità” Convincere i militari a parlare è stato frutto di un lungo e prudente lavoro di due decenni, cementato sulla fiducia e sull’impegno di non tradire i soldati e gli amici.

“Come nasce il bisogno di raccontare la verità”? Chiede Selloni. Il libro vuol essere un inno alle testimonianze dirette dei protagonisti. Restituire dignità ai soldati vuol dire raccontare quello che veramente stavano facendo. Non un intervento umanitario o addirittura un’operazione di peacekeeping (mantenimento della pace), ma operazioni militari, rastrellamenti e omicidi mirati. Una guerra senza dubbio e raccontare che è stata un’operazione militare significa oltraggiare la costituzione, offendere il parlamento, ma ancor di più non rendere omaggio agli italiani che non sono tornati e a chi ha rischiato la vita per il proprio paese”.

Perché andiamo in Afghanistan? L’autore spiega che l’intervento nasce in difesa della Nato dopo l’assalto alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, ancora una bugia perché la Nato intervenne successivamente. La guerra faceva parte della missione americana Enduring Freedom (libertà duratura) non autorizzata dall’ONU, rientrava nella guerra globale al terrorismo e gli italiani partecipavano alle azioni di guerra con modalità ipocrite. I bombardieri italiani non potevano decollare se non per fare ricognizione, inquadravano i bersagli che poi venivano colpiti dagli americani, l’ordine di usare le armi di bordo è pervenuto solo in seguito.

“Una filiera di guerra dove ognuno responsabilmente faceva la sua parte”! Ironizza la giornalista.

Cadalanu sottolinea come i nostri sodati, seppur in uno scenario così complicato, hanno fatto onore al nostro paese anche nel modo di rapportarsi con la popolazione reagendo con raziocinio perfino come mediatori e perché hanno creduto in quello che hanno fatto.

Gli italiani se ne sono andati nel 2021 quando di punto in bianco Biden aveva deciso di lasciare l’Afghanistan portando via i suoi e mollando tutti gli altri. “Qualche risposta andava data – sostiene il giornalista scrittore -. Poca chiarezza nel raccontare una guerra lunga che finisce con un dispendio di uomini e energie”.

Al riguardo l’autore evoca la madre di tutte le fake news: “E’ stato detto che gli afgani erano ormai maturi per potersela cavare da soli, cosa non vera e gli esiti sono evidenti a tutti. Per gli americani l’operazione era prima mirata a sradicare al-Qaeda, poi a civilizzare l’Afghanistan, ma la democrazia non cammina sulle bombe. Insomma una bugia dietro l’altra”.

Chi ha vinto questa guerra? chiede provocatoriamente alla fine del dibattito. Una voce si leva dalla sala: “Le lobby delle armi”.

“Esatto. Le guerre si somigliano tutte – chiosa Cadalanu -, e sono sempre la soluzione sbagliata”.

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