ESSERE STRAORDINARIAMENTE MADRE: ILEANA MARIA FADDA, UN ESEMPIO DI AMORE INFINITO PER LA FAMIGLIA

di STEFANIA CUCCU

Essere mamma è affrontare il dolore più viscerale, intenso e profondo che il corpo umano sia in grado di tollerare, e dimenticare all’istante il dolore per lasciare spazio alla gioia di abbracciare il proprio figlio. Essere mamma è nascondere la fragilità e le lacrime per mostrare ai propri figli la serenità e il miglior sorriso. È conoscere la fatica, mentale e fisica, la malattia, e imparare a conviverci e ad affrontarla.

Essere mamma è non tirarsi mai indietro di fronte a qualunque ostacolo, ma saltarlo con tutta la grinta che spesso dimentichiamo di avere. È insegnare ai figli, oggi, ad essere degli straordinari adulti domani.

Essere mamma è amore assoluto ed è la più grande responsabilità del mondo…

Ileana Maria Fadda nasce a Cagliari nel Settembre del 1935. Si laurea in lettere e inizia presto a lavorare come insegnante nelle scuole medie.

Poco più che adolescente conosce Giovanni, il suo compagno di vita, con il quale corona il sogno di avere dei figli: cinque figli maschi; il primo nasce nel 1961 e l’ultimo, Andrea, nel 1975.

“Andrea nacque quando mia madre aveva 40 anni, in un periodo in cui erano quasi sconosciute le diagnosi prenatali. Il bambino mostrò sin dai primi anni difficoltà motorie; da qui ebbe inizio il percorso medico nel tentativo di capire la natura di queste difficoltà e nella speranza di aiutarlo in tutti i modi. Della sua disabilità non si è capito molto. Oggi sappiamo che è nato con una cicatrice al cervello ed è affetto da una forma di autismo; di fatto è rimasto un bambino in un corpo da adulto.”

La disabilità del figlio stravolge la vita di Ileana e di Nanni. Sono i momenti più difficili nella vita di un genitore. Ora emergono sentimenti di dolore, rabbia e tristezza. Ma anche senso di colpa, sconforto e paura.

“Mia madre che in quel tempo lavorava, lasciò il lavoro per seguire la famiglia e soprattutto per seguire Andrea.

Cercò aiuto nei medici e, soprattutto, nella religione.

Prima della nascita di Andrea aveva girato il mondo, amava viaggiare e spesso le estati si trascorrevano in Valle d’Aosta. Ma dopo la nascita di Andrea, i suoi viaggi seguirono la strada di Lourdes.”

L’accettazione di un figlio disabile non è mai un percorso facile, né una meta che si raggiunge una volta per sempre, ma una sfida possibile.

È quasi un lutto: si tratta di affrontare la perdita del bambino perfetto, pensato e immaginato.

Le domande si susseguono alla ricerca di una risposta:

“Perchè proprio a mio figlio?! Cosa potrà mai fare nella vita?! Come farà quando non ci sarò più?!”

“Lei ha fatto il possibile perché Andrea potesse migliorare fisicamente e psicologicamente, senza per questo far mancare nulla a noi fratelli.

Il suo compito è stato quello di aiutare lui e aiutare gli altri figli a crescere e a diventare autonomi. Al contempo ha creato le condizioni perché, una volta lasciata questa terra, Andrea non pesasse sui fratelli, non fosse lasciato solo, o inserito in comunità.

Ecco che a Gesturi i nonni di Giovanni avevano una bellissima villa con un meraviglioso giardino. Decidono che quella sarebbe stata la casa di Andrea; Ileana convince Nanni ad acquistarla e a rimetterla a nuovo, facendone la dimora di quel figlio così affettuoso che ormai, in quella piccola comunità, era diventato il bambino di tutti.

Si assicura inoltre che Andrea abbia sempre una guida: un ragazzo del paese che, dopo opportuni corsi di formazione all’Anfas, diventerà il suo assistente.

“Alla prima occasione ha acquistato delle tombe per lei, per suo marito e per Andrea. Voleva che Gesturi fosse la culla per suo figlio.  E acquistare le tombe in quel piccolo paese, significava garantirsi di avere un posto sempre accanto ad Andrea.

Andrea ci stava bene, ma in realtà, stavamo bene tutti; era un modo per evadere dalla città e dai problemi.

Aggiungo che mia madre avrebbe potuto delegare quei compiti anche ad altre persone perché c’era una disponibilità economica che lo consentiva, ma lei ha abbandonato tutto per occuparsene in prima persona… perché la vita non si nutre di quel che hai, ma di quel che fai … e lei non si è limitata ad averci, ma ha fatto la madre.”

Nel ‘78, a soli 43 anni, Ileana scopre di avere un tumore al seno, in un periodo in cui le probabilità di sopravvivenza al tumore, o alle conseguenze della chemioterapia, erano molto poche.

“Fu un periodo difficile ma lo superò. Credo avesse messo in campo tutte le sue forze pur di vincere la battaglia e dedicarsi alla famiglia. Andrea era ancora troppo piccolo per lasciarlo da solo e tante cose dovevano ancora essere sistemate.”

Operata a Cagliari, e poi seguita al centro Veronesi di Milano, subì l’asportazione del seno. Si riprese, ma ne pagò le conseguenze per tutta la vita. Il tumore si ripresentò 30 anni più tardi con metastasi al cervello; seppur consapevole delle grandi difficoltà, Ileana non si sottrasse all’intervento.

“All’inizio era terrorizzata e convinta che fosse troppo difficile da fronteggiare. Poi, per forza di cose, per amore, per dovere, ha tirato su la testa, ci ha visto dentro una grande sofferenza, ma allo stesso tempo ha capito di poterlo affrontare. Magari non sconfiggere, ma lo poteva affrontare.

Questa forza che a volte scopriamo di avere dentro non è detto che ce l’abbiamo sempre e per tutto.

Io credo che, semplicemente, debba smuoversi qualcosa, girarsi una chiave. Allinearsi un paio di pianeti, ecco. E nella sua vita è successo esattamente questo, anzi è successo qualcosa di più. Mio padre, i miei fratelli e in particolare Andrea, siamo diventati quei pianeti che, perfettamente allineati giravamo intorno al sole: nostra madre.

Ha fatto seguito un periodo difficile dove, a causa della sua debolezza Ileana cade ed è poi costretta a finire i suoi giorni in sedia a rotelle. Nonostante tutto, mostra sempre la sua forza e la sua grinta.

E questo carattere forte e altruista diventa componente di tutti i suoi figli che oggi hanno il loro lavoro, la loro famiglia, e restano uniti nell’amore di Andrea.

“Non c’è miglior biglietto da visita, per una madre, del sorriso dei suoi figli e mia madre è una di quelle madri che il sorriso l’ha dipinto sul volto dei suoi figli giorno dopo giorno, un gesto d’amore dopo l’altro. E credetemi che non è stato facile, soprattutto quando ti trovi a convivere con una brutta malattia che affronti con tutte le tue forze perché sai di avere ancora tanto da dare alla tua famiglia.”

Ileana si spegne all’età di ottant’anni; Nanni la seguirà sei anni più tardi.

“Mia madre, è stata il nostro esempio più grande in materia di sopravvivenza. Una vera, gigantesca, importantissima, lezione di vita, nel bene e nel male. Ci ha trasmesso l’amore per gli altri e l’altruismo.

Mio padre era un notaio; è sempre stato casa e lavoro. Aveva il suo ufficio nello stesso palazzo in cui viveva. La sua unica passione era il calcio (era un gran tifoso del Cagliari) e la pesca, motivo per cui trascorrevamo le estati a Villasimius. Si è spento nel 2020, in piena pandemia, per vecchiaia… Aveva subito una operazione al cuore, alla valvola mitralica, e pian piano il suo corpo si è spento.

Ha sempre vissuto con e per la famiglia assecondando le decisioni di mia madre, una storia d’amore d’altri tempi di due giovani che dalla adolescenza si amano sino alla fine dei loro giorni…

Oggi, io sono diventato il tutore di Andrea.

Andrea ha capito che mamma e papà non ci sono più. Ha chiesto per alcuni giorni. Ha imparato a dire agli altri, e a se stesso, che quando una persona non c’è più, quella persona è andata in cielo, così si rasserena e accenna un sorriso.”

Sorride. Deve aver capito che questa vita è un po’ come un paio di scarpe che ti hanno regalato ma ti vanno strette. Non saranno mai scarpe comode, ma vuoi mettere la differenza sui sassi?!

Bisogna sempre sfruttare quel che si ha, anche se è palesemente ed ingiustamente poco…

La storia di Ileana è una storia di grande responsabilità e di amore profondo.

Ha combattuto e ha sofferto in silenzio il suo dolore e la sua malattia affidando a Dio le sue preghiere. E ha protetto tutti i suoi figli sino alla fine dei suoi giorni…

perché quando ami davvero, l’istinto ti porta a voler proteggere ciò che ami, altrimenti non è amore, sappiatelo.

E questo vale per qualsiasi situazione.

Ringrazio i figli di Ileana e Nanni, e in particolare Carlo Fadda, per la preziosa testimonianza.

Tratto da “Figli di Sardegna, racconti di vita”

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5 commenti

  1. Grazie a Stefania

    • Sebastiano Chessa

      Una storia meravigliosa, sofferta, esemplare, intrisa di vita .
      Una spinta a non fermarsi, una molla sempre carica , un invito alla speranza , una lezione di vera fede.
      Grazie per averla condivisa.

  2. Donatella Figus

    Una persona speciale ❤️

  3. Bellissima famiglia ♥️

  4. Davvero una grande famiglia!
    E non poteva che essere cosi, considerato che gli artefici della stessa, sono stati Nanni ed Ileana.
    Una coppia formata da due persone uniche, legate da un amore infinito,
    che li ha accompagnati per tutta la vita.
    Una coppia che, a fronte di tante avversità che la vita ha posto liro di fronte, è stata da esempio per tutti i componenti della famuglia che ha, proprio grazie a questo ha saputo dare loro anche tantissime più che divute soddisfazioni

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