IL MAESTRO DISNEY LUCA USAI: NEL CUORE DELLA BRIANZA, CON UNA MATITA COME COMPAGNA DI VIAGGIO

Luca Usai

di SERGIO PORTAS

Delle ville di Brianza, devo confessarvi, ho un pregiudizio negativo che mi viene tutto da quel capolavoro di retorica ironica condita da una nera visione della vita che Carlo Emilio Gadda squaderna nella sua “Cognizione del dolore”, che giustamente Garzanti sottolinea a “capolavoro del Novecento”: “…altre ville ancora si insignivano di cupolette e pinnacoli vari, di tipo russo o quasi, un po’ come dei rapanelli o cipolle capovolti, a copertura embratica e bene spesso policroma, e cioè squamme  (sic) d’un carnavalesco rettile, metà gialle e metà celesti. Cosicché tenevano della pagoda e della filanda, ed erano anche una via di mezzo fra l’Alhambra e il Kremlino”. Il “gran lombardo” va avanti di questo passo per un par di pagine a descrivere quel territorio adagiato tra i laghi e il Seveso che i signori e nobili di Milano avevano sempre usato ad uso di vacanza estiva, così non stupisce che in quel di Cesano Maderno siano ancora oggi nel loro splendore le ville che gli Arese-Borromeo edificarono, si fa per dire che loro erano solo i committenti che ci mettevano i marenghi d’oro, meglio fecero edificare a architetti e maestranze di più umili origini, agli inizi del seicento (il secolo della peste manzoniana, che chi poteva cercava di scampare “in villa”). Della più magnifica di esse Palazzo Arese Borromeo, all’interno della sala dei fasti Romani, una roba che quando ci entri capisci cosa si intenda per sindrome di Stendhal (disagio e sperdimento psichico), che subito avresti voglia di avere occhi da camaleonte pre poter avere una visione a trecentosessanta gradi su quei dipinti che si intrecciano l’un l’altro, in una policromia esagerata, atta a stupire e dare insieme un senso di vertigine. Ebbene una tavola lunga quasi cinque metri con la trasposizione disegnata della  teoria di personaggi affrescati nel Seicento, campeggia sull’alto della parete d’una delle sale in cui si dipana la mostra di Luca Usai, fumettista guspinese, che intanto l’ha disegnata e poi intende “fumetizzare”, come dire che al posto dei personaggi di altera e classica postura romana, ne farà una in cui i paperi di paperopoli, i vari Qui Quo Qua e Paperino e zio Paperone, si rivolgeranno con fare solenne, penso, a Topolino e Gastone, Minnie e l’immancabile Pluto. Committente dell’opera l’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda (ISAL), la mostra antologica di quello che viene presentato come “Maestro Disney Luca Usai” è sita in un altro palazzo dei Borromeo di Cesano, dove anche l’ISAL ha sede con una biblioteca enorme e una raccolta fotografica altrettanto sterminata (loro dicono 400.000 foto), titolo: “Luca Usai: Il segreto della creatività. Storie a fumetti e illustrazioni”. La creatività di Luca gli viene da mio nonno, che è anche il nonno del babbo di Luca, Pasquale Usai,  e Pasqualino Portas è stato quindi “nostro nonno” e noi siamo cugini, che di creatività ne aveva davvero in abbondanza se in quel di Guspini, a cavallo del novecento, con l’indispensabile collaborazione di nonna Antonicca Orrù, si dette a scopo di vita il formarsi una famiglia di otto figlioli tra maschi e femmine, lui di “incerto mestiere”, senza una casa sua, avrebbe poi esercitato la nobile arte della macelleria, in uno sgabuzzino di macello adiacente via santa Maria. Se non è creatività questa…D’accordo Luca ci ha messo del suo, con quella testardaggine nel non voler deflettere mai su quello che voleva “fare da grande”: disegnare. Da lì l’accademia di disegno a Cagliari sotto l’egida di Bepi Vigna la celebre: “Sardinian school of Comics”, poi la “Disney” che l’avrebbe laureato a cimentarsi con i personaggi mitici di “Topolino”, ma non solo, un altro topo “importante” è uscito dai suoi disegni e dalle sue chine ( a proposito di chine: giusto ricordare il “periodo sardo” con le “Chine Vaganti”): Geronimo Stilton. Questo topo del fumetto italiano, nato da un’idea di Elisabetta Dami, ci può servire da spunto per avere una pur pallida idea di quanto importante sia il mondo del fumetto in senso generale: disegnato in oltre trecento libri, tradotti in cinquanta lingue diverse, che hanno venduto 180 milioni di copie in 150 paesi, lo hanno reso uno dei successi editoriali più grandi di tutti i tempi. E’ di ieri la notizia che sbarcherà a Hollywood affidato alle mani del pluripremiato regista d’animazione David Soren ( quello di Shrek). Cosa sia l’impero della Disney non abbiamo carta a sufficienza per scriverne, per l’ultimo suo acquisto: la mitica 21° Century Fox (che deteneva, tra gli altri, i diritti dei Simpson) ha sborsato 71,3 miliardi di dollari! Oramai sarà passato un ventennio da che Luca opera a MIlano, la sua attività di illustratore delle avventure di Geronimo Stilton risale al 2004, tre anni più tardi è con la Disney per le storie a fumetti redazionali e gadget per il settimanale Topolino. Nel 2011 l’incontro con Lillo da cui la realizzazione dei volumi a fumetti della serie “Normalman”, e sempre con Lillo nel 2022 realizza i personaggi del fantasioso mondo di Posaman popolato da improbabili supereroi. Di Posaman una sagoma in scala reale in legno campeggia all’ingresso della mostra. Nel mezzo collabora con numerose testate editoriali, fa corsi di disegno nelle scuole, lui stesso insegna nella scuola di fumetto milanese. Nel 2021 realizza le illustrazioni del libro per bambini: “Coda di Castoro” scritto da Daniele Mocci e l’anno seguente comincia a collaborare, su incarico ISAL, per la valorizzazione del patrimonio culturale brianteo.

All’inaugurazione di sabato 16 febbraio Luca si spende in poche parole, come suo costume del resto, per dar conto delle oltre 150 storie che ha disegnato per Disney, un accenno anche ai gadget di varia natura che comunque sono qui esposti, dai dollari ai ciondoli, anzi “i topodollari”: col numero 1 di tutti che non può essere che un sorridente Topolino, Minnie ne vale 5, 100 per Pippo e 200 per un arrembante Gamba di legno. Saranno ancora questi gli eroi dei bimbi d’oggi, come lo furono per me e quelli nati nel primo dopoguerra? Qui di bimbi ce n’è parecchi, Luca dovrà accontentarne un bel numero mettendosi a disegnare per loro “in diretta” alcuni dei suoi tipici personaggi, e non solo per i bimbi ma anche per i loro papà e mamme. E i numerosi colleghi di Luca, presenti alla mostra, lasceranno su di una apposita lavagna i loro disegni di augurio, a mo’ di firma personalizzata. Ci si aggira attraversando mondi fantastici diversamente caratterizzati, qua e là, appese alle pareti, tavole originali in bianco e nero, per lo più storie di Paperino impegnato a disbrigarsi in una di quelle sue tipiche avventure strapiene di guai. Zio Paperone ha l’onore di una tavola tutta per sé: sbucando sorridente da una montagna di monete d’oro e una decina di sacchi che ne contengono altrettante, è firmato LucaUsai ’17. A Topolino una tavola a colori in cui tiene per la coda il personaggio di Macchia Nera con una sovrascritta a caratteri cubitali, tipica del fumetto: “SKRAAASHH”, che sottintende sconquasso! Gruppi di Leprecauni che paiono scappati dalle terre di mezzo di Tolkien, alcuni dalle facce patibolari e dai nomi conseguenti: tipo Cipiglio, Maligno, Sibilo, Mastino. Disegnati da Luca in quello che definirei uno stile oramai consolidato, insomma è come dire che se in mezzo a cento diversi disegni ce ne è uno solo di Luca Usai, a furia di guardare le sue tavole, tu riesci a riconoscerlo. Non c’è bisogno che ci metta la sua firma sotto. Particolarmente ricche di colori sono le tavole che ha realizzato per la sceneggiatura di Davide Barzi (suo anche il libro di filastrocche gotiche: Il teatrino delle bambole morte), con tecnica digitale come oramai sono il grosso delle tavole, per la serie “Jorge Sanchez e Dragon LI”, 2 episodi da 22 tavole cadauno, non poteva essere altrimenti visto che rappresentano gli effetti della “droga del drago”, giustamente denominate “psichedeliche”. Spiccano ancora di più perché è sopra di esse che la tavola di cinque metri dei personaggi del seicento è sobriamente esposta nei suoi diversi toni di grigio. La mostra si sviluppa su due piani, affacciandosi dal piano rialzato la lunga teca nera ripiena di tavole dai colori più smaglianti sembra somigliare a una di quelle in cui Tiffany espone i suoi diamanti più cari e prestigiosi. E di matita e cesello si tratta, insomma di cosa che ha a che fare con l’arte. Ce lo conferma il curatore della mostra, con cui scambiamo qualche impressione, Ferdinando Zanzottera, professore di Storia dell’Architettura presso il Politecnico di Milano, Direttore del dipartimento di valorizzazione dei Beni Culturali e Conservatore degli Archivi della Fototeca ISAL. Nonché curatore scientifico di un centinaio di mostre di arte, architettura e fotografia, in Italia e all’estero:  “Non tutto il fumetto è arte, però io normalmente lo uso nei miei corsi universitari”. E che ci creda veramente lo dimostra tutto un insieme di iniziative pubbliche che si terranno per tutto il mese di marzo a Cesano, sulla cultura fumettistica. A cui presenzierà anche Luca, distribuendo cartoline illustrate di alcune sue opere, e il 9 di marzo come relatore di una serata in cui con Blasco Pisapia, un altro innamorato del disegno, attore di fumetti, illustratore discetteranno di: “Architettura e nuvole: la grande arte del costruire nel fumetto”. Espressione significativa della cultura del nostro tempo il fumetto, e a Luca Usai è riconosciuta quella qualità che contraddistingue chi emerge per personalità e creatività, solo questione di tempo e una mostra come questa, o ancor più ricca, ripasserà il mare, facendo il percorso inverso di quello che toccò al suo protagonista per potersi affermare nell’arte sua, per tornare alla casa dei padri, a Guspini, isola di Sardegna.

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