IN UN’INTERVISTA A RADIO MIR DEGLI ITALIANI NEL MONDO ALDO ALEDDA ILLUSTRA IL SUO VOLUME “SARDI IN FUGA IN ITALIA E DALL’ITALIA”. È L’OCCASIONE PER RICORDARE IL SUO LIBRO “I SARDI NEL MONDO”, DI CUI QUESTA SUA ULTIMA OPERA È LA CONTINUAZIONE

di PAOLO PULINA

Per ragioni di salute non ho potuto partecipare a Como alla presentazione, organizzata nel pomeriggio dello scorso 3 dicembre dal locale Circolo sardo, dell’ultimo libro  di Aldo  Aledda  intitolato “Sardi in fuga in Italia e dall’Italia. Politica, amministrazione e società in Sardegna nell’era delle moderne emigrazioni”, Milano, Franco  Angeli, 2022, pp. 263 (https://francoangeli.azureedge.net/fa-contenuti/area_pdfdemo/2000.1579_demo.pdf).

Luca Ruiu ha presentato il programma dell’iniziativa: si veda in questo sito al link:   

http://www.tottusinpari.it/2022/11/29/la-sardegna-e-i-sardi-fuori-dallisola-un-rapporto-finito-convegno-sul-tema-dellemigrazione-a-como-il-3-dicembre-con-il-circolo-sardegna/

Aledda mi ha segnalato una sua intervista sul libro curata da radio Mir degli italiani nel mondo e io mi permetto di riprodurre il link che collega all’intera registrazione reperibile in YouTube (https://youtu.be/7k9W_MUbhGY ), molto utile per chi ha interesse alla storia dell’emigrazione sarda  nel mondo perché  dalla viva voce dell’autore l’ascoltatore conosce in maniera sintetica i  contenuti essenziali del volume.

Aldo Aledda, per oltre trent’anni si è occupato ai massimi livelli di emigrazione sarda e italiana nel mondo, attualmente è coordinatore  del Comitato 11 ottobre, un think  tank che analizza i temi  e i problemi della mobilità italiana nel mondo. Ecco  cosa scrive Aledda nelle prime righe della sua ultima opera: «Questo libro nasce dalla richiesta di alcuni amici più giovani dell’emigrazione sarda che cercavano il mio “I sardi nel mondo” del 1991, con testo esaurito, editore finito e… tanto tempo passato. Da lì l’idea di tornare sull’argomento in altra veste e con altro stile. Il testo, riletto, era effettivamente molto invecchiato. Tante cose sono passate da trent’anni, compreso che dal 2000 l’emigrazione è ripresa… molti dei primi migranti sono rientrati, altri hanno abbandonato definitivamente questa valle di lacrime, poi sono cresciuti i figli… su cui tutti puntiamo maggiormente le attenzioni… Aggiornarlo, come pensavo all’inizio, non bastava più. Su molte cose avevo cambiato opinione, certe analisi mi sembravano superate e perfino stantie. Quindi: si rifà tutto da capo senza buttare tuttavia la grande esperienza e conoscenza che stava alla base del primo libro, che pure un discreto successo aveva avuto, in particolare tra gli emigrati che vi si riconoscevano abbastanza bene e gli studenti che facevano le tesi di laurea sull’argomento cui i professori, che come accademici lo avevano snobbato, però lo suggerivano ai discepoli che volevano capire come stavano veramente le cose in questo campo prima di passare alle dotte e più sofisticate elucubrazioni».

Per chi non può consultare il volume del 1991, riproduco i concetti essenziali espressi nel 1992 su “I sardi del mondo” nella mia relazione di presentazione presso il Circolo “Logudoro” di Pavia.

Pavia, Circolo culturale sardo “Logudoro”, 11 aprile 1992, presentazione del volume di Aldo Aledda “I sardi nel mondo. Chi sono, come vivono, che cosa pensano”, prefazione  di Bachisio Bandinu, Cagliari, Editrice Dattena, pp. 203, con illustrazioni, giugno  1991.

Diaspora – dice il dizionario – è «la dispersione di un popolo che lascia la terra degli avi migrando in varie direzioni». L’esempio più conosciuto è ovviamente quello della diaspora ebraica, anche se avvenimenti recenti di quest’anno 1992 (nello specifico i conflitti interetnici nel Nagorno-Karabakh) hanno attirato l’attenzione sulla diaspora armena, che ha nel cantante Charles Aznavour uno dei rappresentanti più noti e orgogliosi.

Il libro di Aldo Aledda è un importante repertorio della “diaspora sarda” (non a caso essa dà il titolo alla prima sezione) in quanto offre una rassegna dei fatti più significativi che hanno riguardato la storia dell’emigrazione sarda.

Il termine “diaspora” ricorre in maniera insistita nelle pagine di questo volume («diaspora istituzionale» si intitola la seconda parte mentre la terza parte affronta i problemi della «diaspora culturale»).

La diaspora sarda è fatta di date e di dati, di diverse fasi (p. 21), di ragioni (che non sono solo di tipo economico), di diverse direzioni (p. 31). Quello che è certo che i sardi si aggregano ma non per escludere qualcuno (anzi, i loro circoli richiamano rappresentanti di altre etnie).

Tra le ragioni, Aledda indica giustamente la volontà di abbandonare «un modello culturale superato»: non è assente in questo concetto anche una valutazione morale  dei comportamenti dei sardi (p. 42). Anche questo libro, così come ogni “operetta morale” di Leopardi, vuole mostrare nuovi atteggiamenti possibili, anche se il suo intendimento principale è quello di fare proposte concrete per cambiare la situazione a vantaggio di tutti i sardi (residenti ed emigrati).    

Riguardo al modo in cui sono vissute in Sardegna le vicende degli emigrati, Aledda sottolinea la mancanza di fall-out, cioè di assenza di ricadute nell’isola degli insegnamenti degli emigrati.  D’altra parte non è infrequente la  reazione di personalità istituzionali sarde che non degnano di considerazione, quando li ritrovano in Sardegna, nemmeno gli emigrati che magari li hanno ospitati con tutti gli onori nelle  loro case…

Eppure bisognerebbe non dimenticare il fatto che gli emigrati sardi sia nella penisola italiana, sia in Europa, sia nei vari Continenti, quando li si incontra nei luoghi di nuova residenza in Italia o all’estero e si constata che si sono ben inseriti in essi, se hanno raggiunto una buona sistemazione è stato per loro possibile perché – come usa dire un componente del Direttivo del Circolo “Logudoro”, Eliseo Maiorca –  sono riusciti a “mangiare i coccodrilli”.

Aldo Aledda, che ha visitato i circoli degli emigrati sardi di tutto il mondo per poter documentare “chi sono, come vivono, che cosa pensano”, conosce dall’interno il funzionamento delle strutture regionali preposte ai rapporti con l’emigrazione. Per questo non bisogna che resti inascoltato il suo “grido di dolore” rivolto alla società sarda: “badate che state abbandonando i sardi emigrati!”.

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