LA COMUNITA’ SARDA DI TORINO E L’ELABORAZIONE DELLA STORIA ATTRAVERSO LA SOLIDARIETA’: LA RETE DI AIUTI PORTA DIRITTI AL DOLORE DEGLI EMIGRATI

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di ENZO CUGUSI

È stata la pandemia o forse tutto è cominciato molto prima. Di sicuro bisogna tornare indietro sino al 1° ottobre del 1968 per spiegare cosa è successo da due anni a questa parte tra gli emigrati della nostra Isola. Quel giorno successe che operai e studenti sardi “disterraos”, letteralmente senza più terra, decisero con Angiola Masucco Costa di dare vita all’associazione Gramsci di Torino. Lo scopo, tra gli altri, “era favorire la solidarietà tra i sardi”.  Passato più di mezzo secolo, la pandemia ha reso di nuovo visibile l’attitudine della nostra associazione a spendersi per gli altri. Una solidarietà che mai come in questo frangente (quello dell’emergenza sanitaria e non solo) si è rivelata un valore, ma anche una capacità: la capacità di una comunità di far fronte ai problemi che la minacciano, per esempio la povertà. La comunità sarda di Torino ha elaborato la propria storia migrante, perciò ha antenne sensibili ai bisogni di chi è costretto ad abbandonare la propria casa, è consapevole delle difficoltà del vivere in terra altrui. Non c’è famiglia in Sardegna che non abbia un figlio o un parente emigrato. Nel cuore di Torino, dove noi siamo, si è ricomposta la comunità sarda dell’esilio che si è organizzata e fa parte da tempo della storia di questa città, anzi ne scrive a pieno titolo vari capitoli. Sono nostri soci un consigliere di circoscrizione, uno comunale e un deputato, forse i buoni insegnamenti di chi portiamo il nome, primo fra tutti l’odio per l’indifferenza, a qualcosa è servito. I nostri progetti si sono allargati, solidarietà richiama solidarietà e aiuto. Quindi nascono i corsi di lingue per adulti, lo Sportello legale e quello di Segretariato sociale, i tirocini di inclusione sociale per rifugiati, tutto gratuito. Al popolo della storica povertà si sono aggiunti quelli a cui la pandemia ha portato via il lavoro, spesso gli affetti, e anche la speranza di riprendere il ritmo di un tempo. E con la vita di prima si ricomincia anche a ritrovare la cultura: ogni ultimo sabato del mese, la via davanti alla nostra sede si anima con le lunghissime bancarelle di libri recuperati dal macero e distribuiti gratuitamente, un’occasione per letture ad alta voce, presentazione di volumi nuovi, concerti e laboratori per bambini. L’azione solidale ci unisce agli altri e continueremo a farla perché ci arricchisce e non si esaurisce nella caritatevole consegna del cibo ma vuole essere anche ascolto e condivisione delle esistenze altrui. Questo impegno e disponibilità per noi rappresenta una sfida: oggi come allora, come scritto nel nostro atto costitutivo, ci proponiamo di dare ai nostri soci e non solo «gli strumenti formativi atti alla difesa più efficace dei loro diritti sia come lavoratori che come liberi cittadini». Quattro volte la settimana raccogliamo frutta, verdura, pane, cibo invenduto nei mercati rionali, il giovedì distribuiamo quello proveniente dal mercato all’ingrosso, la fila davanti ai nostri banchi è sempre più lunga. Ogni venerdì, parte di quella verdura, con aggiunti malloreddus e pecorino, è trasformata in pasto caldo a domicilio. Per donne e uomini poveri ma anche per quei molti che hanno visto crollare tutto all’improvviso. Ci sono anche tanti emigrati sardi che si trovano in difficoltà, a volte addirittura a sommarsi alle centocinquanta famiglie servite sono pure gli studenti fuori sede.

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2 commenti

  1. Gianraimondo Farina

    Una grande storia ed un circolo vivo e presente come,nel nostro piccolo, anche il nostro di Monza! Onore al circolo sardo Gramsci di Torino, parte di un associazionismo sardo vivo, presente ed insistente sul territorio.

  2. Maria Grazia Zedda

    Vorrei vivere a Torino solo per fare parte di questa incredibile comunità.

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