UN ANTROPOLOGO IN SCOZIA: GIACOMO MELIS, NEL REGNO UNITO E LA BORSA DI STUDIO PER UN PROGETTO DI RICERCA

Giacomo Melis

di LUCIANA PUTZOLU

Giacomo Melis, 44 anni, originario di Isili, ha lasciato la Sardegna per Londra alla fine delle scuole superiori, senza un piano preciso, racconta.

Col senno di poi, quella è stata forse la tappa più importante: il dovermi arrangiare in un paese straniero mi ha fatto prendere consapevolezza delle mie capacità. Dopo varie peripezie, a 24 anni, mi sono trovato a Bologna e, mosso da una generica curiosità verso cosa potesse unire la varietà delle culture umane, ho maturato la decisione di iscrivermi al corso triennale in Scienze Antropologiche. Questa scelta è stata possibile solo grazie al supporto economico di tutta la mia famiglia.

Quali sono state le altre tappe importanti per la sua formazione e quali i maestri ispiratori? Una seconda tappa importante è stata la realizzazione che la mia curiosità di fondo era filosofica, piuttosto che socioculturale. Mi incuriosiva capire se ci fosse una natura umana comune che viene espressa in diversi modi dalle varie culture, piuttosto che individuare i meccanismi socioculturali che sottostanno alle diverse manifestazioni culturali. Ispirato dalle memorabili lezioni di figure come il prof. Walter Cavini e la prof.ssa Eva Picardi, ho lentamente iniziato a focalizzare l’attenzione sulla possibilità che questa natura comune risiedesse nella capacità di pensiero razionale. Secondo la tradizione aristotelica, per esempio, l’uomo è caratterizzato come l’animale razionale. Ho così deciso di fare la transizione, non del tutto indolore, al corso di Scienze Filosofiche per la cosiddetta laurea magistrale. La terza fase importante è consistita nel circoscrivere ulteriormente l’attenzione sullo studio del pensiero razionale in relazione all’acquisizione e perdita della conoscenza. Per approfondire, mi sono spostato all’Università di Aberdeen, in Scozia, dove ho avuto il privilegio di conseguire il dottorato con uno dei massimi filosofi analitici contemporanei: il prof. Crispin Wright.

E ora? Mi considero nella quarta tappa della mia formazione in cui, tentando di unire filosofia e scienze cognitive, sto cercando di capire se è proprio vero che la razionalità sia ciò che distingue gli esseri umani dagli altri animali.

Nel 2020 ha vinto una borsa di studio da un milione di sterline per un progetto di ricerca. Quante e quali tappe ha superato? Il finanziamento è stato erogato da UKRI principale ente di ricerca del Regno Unito. L’acronimo sta per United Kingdom Research and Innovation e quello che ho vinto si chiama Future Leaders Fellowship, dedicato a progetti ambiziosi e innovativi in ogni disciplina. Per il progetto di ricerca ARED (Agency, Rationality and Epistemic Defeat) l’iter è stato lungo e complesso. Dalle prime bozze della proposta al completamento della selezione sono passati quasi due anni. Ho dovuto prima superare una selezione interna per guadagnare il diritto di essere il candidato dell’Università di Stirling, per poi affrontare la selezione vera e propria, articolata in vari livelli di referaggio da parte di esperti e colloquio finale.

Un lavoro solitario o sinergico? La vittoria di un finanziamento di questo tenore non è mai il frutto di lavoro puramente individuale. In varie fasi della stesura del progetto e della selezione ho potuto contare sul supporto e consigli di colleghi, colleghe e mentori. Alcuni si sono prestati addirittura a un lavoro di coaching, fungendo da esaminatori in colloqui simulati di preparazione. Le persone che mi hanno aiutato lungo tutta la strada sono davvero troppe per essere menzionate singolarmente. Da parte mia, ci ho messo le idee, e un paziente lavoro di tessitura di fila per reclutare una squadra con esperti di cognizione animale, psicologia dello sviluppo, e un gruppo di consulenti scientifici e filosofici di alto livello. Il progetto è iniziato poco più di un anno fa, e dovrebbe durarne almeno quattro, per cui possiamo dire di essere ancora agli inizi. Soprattutto considerando che il lavoro interdisciplinare richiede, nelle fasi iniziali, un notevole sforzo comunicativo per permettere a ricercatori di diverse discipline di trovare un linguaggio comune, per così dire. Stiamo comunque seguendo il piano previsto.

Risultati? Alla fine del primo anno abbiamo sviluppato test cognitivi che stiamo eseguendo in fase preliminare su cani, maiali, e bambini intorno ai tre anni di età. Semplificando in modo brutale, lo scopo degli esperimenti è di cercare evidenza di capacità di semplici forme di pensiero riflessivo. Se trovassimo tale evidenza, la congettura che il pensiero razionale sia alla portata anche di animali non umani guadagnerebbe peso. Inoltre, la nostra comprensione della transizione dal pensiero irriflessivo a quello riflessivo negli esseri umani verrebbe accresciuta. Nel caso qualcuno volesse saperne di più, rimando al sito web del progetto: https://ared.stir.ac.uk/. Fra le tante recenti opere divulgative che, pur con qualche elemento speculativo, possono soddisfare alcune curiosità suggerisco: Al di là delle parole di Carl Safina (Adelphi 2018) sulla cognizione animale; Noi, Animali di Melanie Challenger (Sonda 2022) sulla relazione fra esseri umani e altri animali; Fare Filosofia di Timothy Williamson (Il Mulino 2022) sulla natura della ricerca filosofica.

Progetti per il futuro? Ha mai pensato di spendere il suo talento in Sardegna? Mi auguro che ARED (il progetto che sto guidando) si dimostri fertile nel generare ulteriori collaborazioni interdisciplinari e nuove domande da investigare in modo collaborativo. Se ciò accadesse, vorrei continuare a giocare la mia parte e, più in generale, contribuire ad avvicinare la filosofia alle scienze empiriche. A volte penso che se potessi condurre la mia ricerca in Sardegna alle stesse condizioni in cui la porto avanti in Scozia, tornerei anche dopodomani. Dubito fortemente che ciò mai accadrà, ma porto la Sardegna dentro me, e non è da escludersi che un giorno possa decidere di tornare anche solo per motivi personali.

Che cosa le manca di più della nostra isola? La sensazione di sentirsi a casa che solo il posto in cui sei cresciuto può regalare; la compagnia delle amicizie formatesi nell’adolescenza. La genuinità della gente, nel bene e nel male. Il sole, il mare, l’odore della macchia mediterranea. Il sardo, le sue espressioni idiomatiche che si insinuano nell’italiano parlato. La bottarga, le arselle, i pomodori camone, i carciofi. Le pizzette sfoglia, is culurgionis, il torrone. Il cannonau, is tzilleris. Le partite del Cagliari.

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