GIUSEPPE SANNA SANNA A DUECENTO ANNI DALLA NASCITA (ANELA, 15 GENNAIO 1821- GENOVA, 7 SETTEMBRE 1874) : LE GRANDI UTOPIE SULLA SARDEGNA, LETTURA CRITICA STORICO-ECONOMICA

di GIANRAIMONDO FARINA

Un altro momento importante di riflessione in merito alle politiche demografiche sarde nel decennio di preparazione (1852- 1858) ci viene offerto dalla proposta portata avanti dal deputato Vittorio Angius. Sanna Sanna la critica recisamente senza alcuna remora. Basti vedere quanto egli scrive in merito nelle “Grandi Utopie”: “(…) Il deputato Vittorio Angius fin dal 1852 credette di poter fare un gran passo presentando un progetto di legge per la colonizzazione dell’isola. Quanto e come s’avesse costui lambiccato il cervello per concepire un tale progetto, che lasciava al governo tutta la cura ed il peso di porlo in esecuzione, è facile presumerlo ricordando quanto corresse sbrigliata la fantasia di quell’onorevole Padre delle Scuole Pie”. Affermazione dura e sarcastica che, sostanzialmente, ben delinea la personalità e l’indole dell’Angius. Ritornando alla proposta di legge, in ordine di tempo, si tratta della seconda presentata alla Camera sulla questione demografica isolana, dopo circa sei mesi da quella cavouriana di origine governativa. Con il fatto che, rispetto a questa, avente per titolo la cessione in enfiteusi dei beni demaniali sardi, con la questione demografica solo apparentemente in secondo ordine; in questo caso, invece, il riferimento alla tematica popolazionista era esplicito: “Proposta del deputato Angius per la colonizzazione della Sardegna”.  Capire, quindi, i motivi che portarono alla bocciatura di questa proposta, questa volta “sarda” (perché proveniente da un deputato isolano, e per giunta non di secondo piano per il periodo) è utile per conoscere meglio il “climax” e l’ “humus” culturale in cui essa matura. Altresì è interessante capire come nel dibattito parlamentare che ne accompagnerà lo svolgimento, tenutosi nella tornata del 26 novembre 1852, s’incontreranno le altre posizioni non proprio realistiche e pragmatiche di altri deputati isolani del calibro di Asproni e Siotto Pintor. Tutte posizioni cui replicherà, con precisione e dovizia di particolari, lo stesso Cavour, allora presidente del Consiglio e ministro delle finanze. In sostanza il PdL Angius, sebbene criticato anche da Sanna Sanna, aveva avuto il merito di “denudare” e smascherare l’inconsistenza ed evanescenza sul tema demografico delle posizioni politiche di molti deputati sardi, anche fra i più quotati del periodo, al cospetto di una maggiore e più realistica presa di consapevolezza governativa.E Sanna Sanna di questo, nel suo scritto, ne era molto conscio. Prima di giungere all’esame del PdL, occorre, però, conoscere chi era veramente Vittorio Angius e che idee avesse sullo sviluppo della Sardegna. Quando parliamo di Vittorio Angius (Cagliari 1737- Torino 1862), dobbiamo, innanzitutto, capire che si tratta del rampollo di un illustre casato che gli garantì degli ottimi studi. Sacerdote dell’ordine degli scolopi, ne divenne prefetto nel 1829. Nel corso della sua vita si occupò di tante cose: storia, geografia, folclore, statistica ed economia agraria. Fu anche proficuo scrittore di novelle, liriche ed inni. La sua “attendibilità” cadde, però, quando baso’ le sue tesi sulle false carte d’Arborea. Certamente, poi, si ristabilì quando, in collaborazione con Goffredo Casalis, contribuì, per la parte sarda, alla redazione del “Dizionario geografico storico-statistico- commerciale degli Stati Sardi di S.M il Re di Sardegna”. In questo caso percorse tutta l’isola, appuntando e descrivendo la storia, i costumi e le tradizioni di ogni paese. Certamente a Sanna Sanna, nel criticarlo,non dovettero “andare giù” le poche righe scritte su Anela, non proprio positive, che l’ Angius aveva visitato attorno ai primi degli anni trenta del XIX secolo . E qui, molto probabilmente, ci sarebbe da citare un primo, probabile ” incrocio” tra i due o, meglio fra l’allora padre scolopio Vittorio Angius e l’allora adolescente Giuseppe “Peppeddhu” Sanna Sanna. Proprio perché fu l’Angius ad annotare, nella scarna relazione sul comune di Anela, l’esistenza di una scuola primaria, probabilmente tenuta dal parroco, il compianto bonese don Giovanni Maria Tiana, che era frequentata da un solo studente. Chi, dunque, poteva essere nel 1832-33 questo giovane studente dell’unica scuola ad Anela se non il nostro Giuseppe Sanna Sanna, per i paesani “Peppeddhu”? Che di lì a quasi dieci anni (1841) sarebbe stato, altresì, il primo laureato civile di Anela? Strane coincidenze, ma anche “corsi e ricorsi della storia”, si direbbe. Angius, quindi, per conto del Casalis, visitò i paesi della Sardegna dal 1832 al 1848. Tutte le voci sarde da lui redatte contribuirono ad “arricchire” il Dizionario storico-statistico, divenendo anche una “pietra miliare” per uno studio ed una conoscenza più approfondita delle realistiche condizioni dell’isola nel XIX secolo. Dopo aver fondato la “Biblioteca Sarda” nel 1838, lasciati i panni sacerdotali nel 1842, divenne deputato nella prima legislatura del Parlamento del Regno di Sardegna (1848) e nella IV (1849- 1853), quella in cui incontrò, posizionato su un fronte assembleare differente, Sanna Sanna. Da sempre su posizioni conservatrici, ottenne qualche risultato in politica, sebbene non apprezzato per i suoi toni polemici.  L’aver contribuito al “Dizionario” del Casalis per tutte le voci sarde, certamente, nel 1852, gli aveva fornito l’autorevolezza per proporre il cosiddetto “Progetto di legge per la colonizzazione della Sardegna”, il primo nel periodo costituzionale del Regno, criticato da Sanna Sanna. Vediamo nel concreto le fasi di presentazione del Progetto che coinvolse anche in prima linea lo stesso Cavour. Andando con ordine, però, come del resto ha fatto Sanna Sanna nelle pagine delle “Grandi Utopie”. Nella tornata della Camera del 26 novembre 1852, presieduta da Urbano Rattazzi, capo della Sinistra storica ed eletto a quella carica in virtù della politica del Connubio, la proposta di legge, dibattuta anche alla presenza del deputato anelese, analizzato dal sottoscritto, dopo un’introduzione storico-antropologico, si presentava strutturato in 22 articoli, suddivisi in due titoli: 1) l’utilità della colonizzazione dell’isola (artt. 1- 20); 2) i diritti dei coloni “recedenti”. Molto interessante, dal lato dell’esame del testo, si presenta la parte introduttiva e motivazionale. Sezione in cui il deputato cagliaritano, dopo aver esaminato i precedenti casi di popolazionismo sabaudo, evidenzia gli aspetti concernenti le negligenze operate dallo Stato verso la Sardegna. Partendo, ovviamente, dal fallimento del processo di “fusione perfetta”, di cui   lo stesso ne fu propugnatore. Un caso di questa negligenza fu il non aver “convogliato”, con l’apporto di sussidi statali, l’emigrazione ligure verso l’isola. Ancor piu’ preciso è il riferimento fatto dall’anziano deputato ad un di poco   precedente altro progetto di legge per la colonizzazione della Sardegna, presentato addirittura con supplica al Re nell’ aprile 1850.  Si tratta della proposta del generale Giuseppe Galletti (1798- 1873). Galletti, generale e uomo militare emiliano, già ministro degli Interni del governo pontificio nel 1848, confermato nella Repubblica Romana del 1849. Alla fine di quest’ultima riparò nel Regno di Sardegna svolgendo ruoli di pressione e cospirativi di stampo massonico che lo porteranno ad aderire a due logge bolognesi: prima la “Concordia” e poi la “Galvani”. Sarà deputato nella IX legislatura del Regno (1865- 1867). La sua adesione alla loggia “Concordia”(di cui ne avevano fatto parte gente come padre Ugo Bassi e Livio Zambeccari) traspare evidentemente proprio dall’introduzione del progetto Angius di colonizzazione della Sardegna, in cui viene citato esplicitamente come la proposta Galletti fosse già stata presentata mediante supplica reale pubblicata sulla rivista “Concordia” (nientemeno) del 12 aprile 1850. Un periodo, questo, in cui Galletti aveva da poco abbandonato lo Stato Pontificio per intraprendere la strada dell’esilio. Ma cosa aveva d’importante questo progetto solo accennato dall’Angius ed ascoltato in aula anche da Sanna Sanna? Sostanzialmente si proponeva, per la prima volta, in maniera informale (non ufficiale attraverso le consuete vie legislative, ma per mezzo di supplica) , una proposta di abitare le terre ademprivili (demaniali) sarde previa un’ anticipazione di un sostegno economico statale.  Aspetto, questo, gia’ criticato dallo stesso Sanna Sanna con riferimento alla proposta Angius, ma, più di tutti, rimasto inascoltato dal governo all’epoca guidato da Massimo D’Azeglio.

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Un commento

  1. Questo aspetto di non essere abbastanza popolata. La Sardegna lo è ancora oggi, per via della poca industrializzazione che la ha sempre avuto, e si sa che se non c’è lavoro la popolazione non cresce ma diminuisce.

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