CON IL CIRCOLO “SARDEGNA” DI MONZA, LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI ADRIANA VALENTI SABOURET “MADAME DUPONT” E LA SARDA RIVOLUZIONE

da sinistra: Gianraimondo Farina, Salvatore Carta, Adriana Valenti Sabouret, Ofelia Usai, Carlo Annoni

di ADRIANA VALENTI SABOURET

Si è svolta al circolo “Sardegna” di Monza, la presentazione del libro “Madame Dupont” di Adriana Valenti Sabouret, ricercatrice che vive a Parigi, che ha dedicato la sua opera alla figura di Giovanni Maria Angioy e alla “sarda rivoluzione”. Dopo i convenevoli del Presidente Salvatore Carta, che ha salutato le istituzioni locali presenti e la relazione di Gianraimondo Farina con i progetti per la creazione di un mausoleo a Bono e a Monza, dedicato alla figura di Angioy, riproponiamo l’intervento dell’autrice del libro.

Partecipare alla presentazione del mio romanzo storico «Madame Dupont», è un onore e un piacere. Ho accolto l’invito del presidente Salvatore Carta e del professor Gianraimondo Farina che seguono entrambi con interesse le mie ricerche archivistiche su Giovanni Maria Angioy e la Sarda Rivoluzione.

Per introdurre il romanzo intendo partire proprio dalla sua genesi, ovvero dalle ricerche storiche che svolgo da circa sei anni principalmente a Parigi ma anche a Cagliari e Sassari, presso gli Archivi Nazionali, quelli del Ministero della Difesa (ex Ministère de la Guerre), gli archivi del Ministero degli Affari esteri francesi, gli archivi parrocchiali, l’arcivescovado di Parigi, le biblioteche comunali e gli archivi cimiteriali del Père-Lachaise, di Montmartre e di oltre venti cimiteri parigini.

La moltitudine dei documenti reperiti, alcuni di essi inediti, altri già scoperti dagli storici, sugli anni parigini del principale protagonista della Sarda Rivoluzione, Gio Maria Angioy, mi è servita da canovaccio sul quale imbastire la storia di «Madame Dupont».

Ma partiamo dal titolo. Vi chiederete forse come mai un romanzo che tratta dell’eroe della Sarda Rivoluzione, porti il nome di una donna francese. Ma soprattutto, chi era Catherine Dupont?

Catherine Dupont, detta anche la vedova Dupont, fu la donna che si prese cura di Gio Maria Angioy negli anni dell’esilio parigino, gli ultimi anni dell’esule, forse i più difficili perchè caratterizzati dalla solitudine della sua condizione di esiliato, le sue carenti condizioni di salute che lo condurranno poi alla morte nel 1808 e la povertà.

Angioy, bandito dalla Sardegna dei Savoia con l’accusa di aver animato i moti antifeudali del 1793-1796 e aver quindi tradito il re, giunge esule a Parigi dopo un viaggio rocambolesco che da Porto Torres lo conduce in Corsica, a Livorno, Genova e in altre città dell’Italia settentrionale e a Marsiglia.  

A Parigi, è la vedova Dupont ad accoglierlo nel suo hôtel particulier sito al 3, della rue Froidmanteau dove alloggiava degli ospiti per poter guadagnarsi da vivere. Il suo mestiere era infatti quello di locandiera. 

Nella capitale francese, Angioy diventa il portavoce degli esuli sardi, instaura intensi rapporti con i rappresentanti del Direttorio a cui chiedeva di sostenere «la cause de la liberté» progettando una spedizione militare in Sardegna per liberarla dalla tirannide sabauda.

Angioy giunge in Francia nel Febbraio 1799 e sin dall’inizio lavora alacremente al progetto della spedizione militare francese in Sardegna, progetto sollecitato anche dal console francese a Cagliari Jean François Coffin e dai rifugiati sardi in Corsica. A questo scopo, l’ex Alternos (alter ego del Vicerè) aveva presentato al governo francese i suoi Mémoires (memorie riunite poi sotto un unico MEMORIALE) per la realizzazione di una spedizione armata in Sardegna che Angioy aveva concertato con il generale DUPONT. I preparativi per la spedizione – prevista per l’aprile del 1800 – erano stati affidati in Corsica al deputato SALICETI e al generale CERVONI. La spedizione, purtroppo, fallì per una fuga di notizie (lo sbarco fu annunciato da una gazzetta ligure) e per una situazione di grande instabilità in Corsica che costrinse le truppe francesi a presidiare là.

La delusione di Angioy e degli altri patrioti, per il fallimento dell’impresa, fu profonda ma negli anni successivi e sino alla morte, Angioy continuò a chiedere al Ministero degli esteri francese un energico intervento diplomatico per sottrarre i patrioti rimasti in patria nell’isola alla spietata repressione sabauda. Non dimentichiamo infatti i martiri e le numerosissime impiccagioni che i patrioti del movimento angioiano subirono.

In tale contesto, Madame Dupont è la donna che alloggia, aiuta finanziariamente e cura fisicamente e moralmente Gio Maria Angioy durante tali anni difficili.

Nel romanzo, come molto probabilmente accadde nella vita, Gio Maria e Catherine, unirono le loro solitudini e gl’ideali illuministici di Libertà della Rivoluzione francese in una struggente storia d’amore.

Catherine starà al suo fianco sino alla fine, gli anticiperà il denaro per le costose cure e si occuperà del funerale e della sepoltura del nostro eroe.

Attorno a loro ruota una moltitudine di personaggi sardi e francesi che Angioy conobbe e con i quali condivise il suo sogno di Libertà per la Sardegna.

Angioy muore a Parigi il 23 febbraio 1808 e con lui anche il sogno di creare una Repubblica sarda sotto il protettorato francese.  

Il romanzo – avendo Madame Dupont come protagonista – va oltre la morte di Angioy e seguirà Catherine nelle sue avventure in Sardegna per ottenere il risarcimento pecuniario che Gio Maria le aveva lasciato con regolare testamento rogato a Parigi dal notaio Légé.

Anche per Catherine sarà un percorso difficile a causa dell’ostilità delle tre figlie di Gio Maria che – ormai adulte e due delle quali sposate con dei centurioni sardi, inserite in un tessuto sociale conservatore e monarchico – rinnegheranno il padre rifiutando d’incontrare Catherine Dupont.

Il resto ve lo lascio scoprire leggendo il romanzo che spero gradirete.

Per quanto concerne le sepolture, sono da anni sulle tracce delle tombe dei rifugiati sardi a Parigi con, a mio attivo, il piacere immenso di aver ritrovato la tomba di don Michele OBINO, un sacerdote lussurgese Professore regio di Decretali nella Regia Università di Sassarie amico caro di Gio Maria Angioy che, esiliato a Parigi, si affermò non solo come sacerdote, celebrando all’Église Saint Roch di Parigi, ma anche come avvocato e notaio. 

Michele Obino infatti, rilevò lo studio notarile di monsieur Target, uno fra i più influenti notai della Parigi napoleonica dove Angioy, l’avvocato sassarese Gioachino Mundula, l’avvocato algherese Luigi Matteo Simon, il dottor Pietro Leo di Cagliari, e altri patrioti sardi vissero.  

Don Michele Obino, più giovane di Angioy di 15 anni, ricevette un’amnistia per rientrare in Sardegna ma quando rientrò gli amici patrioti erano morti, le sorelle si occupavano dei nipoti. Santu Lussurgiu rifiutò la sua proposta di fondare un convitto per l’educazione di giovani da lui finanziato e recante il suo nome. Politicamente, le mentalità non erano mutate.  Sicchè, triste e amareggiato, scelse di ritornare a Parigi dove morì l’8 gennaio 1839 nel suo appartamento di rue St Honoré 342, all’età di 76 anni.

Lo storico Cherchi Paba affermava che fosse stato sepolto al cimitero di Montmartre. Ho ritrovato invece la sua sepoltura al cimitero del Père-Lachaise, non dopo molte vicissitudini.

La tomba, pur essendo una concessione perpetua che egli stesso acquistò in vita, negli anni ’80 è stata rilevata dalla municipalità di Parigi, per causa abbandono. Ovviamente, poichè nessun familiare l’ha reclamata, la sepoltura appartiene oggi a Parigi. Se finora non è stata riutilizzata è solo grazie a un albero che vi è cresciuto sopra rendendola inviolabile. Gli alberi dei cimiteri sono infatti repertoriati e intoccabili.

Quanto ad Angioy, il ritrovamento della tomba è ben più complesso perchè Gio Maria morì povero. Si pensa quindi che Catherine Dupont riuscì a pagargli dei degni funerali nella chiesa di Saint-Germain -l’Auxerrois , come lo testimonia un documento in moi possesso, e probabilmente una concessione di cinque anni che non riuscì a rinnovare, forse al cimitero di Montmartre che era quello di appartenenza rispetto al proprio indirizzo.

Di Gioachino Mundula, patriota sardo  esiliato a Parigi ancora prima di Angioy, ho trovato un documento comprovante l’indirizzo a Parigi, il nome del suo albergatore e amico, e la data di morte finora ignota agli storici (Maggio 1799).

Mundula abitava al 17, rue Gît-le-Cœur nell’antico 11° arrondissement di Parigi, oggi 6° arrondissement, ed ebbe i funerali a Saint-Sulpice, come il dottor Pietro Leo di Cagliari, morto anch’egli a Parigi.

In conclusione, sarebbe auspicabile che la tomba parigina di Michele OBINO assurgesse a simbolo dei rifugiati sardi a Parigi e fosse ristrutturata e onorata come merita.

Quanto ai patrioti martirizzati nell’isola, ai civili uccisi dalle truppe regie – penso in particolare a quel che accadde a Bono che in quanto paese natale di Angioy fu messo a sacco e a fuoco con il martirio di una donna portatrice di handicap – Ambrogia Soddu – rimasta in paese per l’impossibilità a fuggire.

Per tutti i martiri della Sarda Rivoluzione a cui ho dedicato il mio romanzo, sarebbe auspicabile l’intestazione di strade sarde e magari un mausoleo alla memoria di questi patrioti che hanno dato la vita per la Libertà dell’isola.

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2 commenti

  1. Grazie ancora a voi tutti per la splendida organizzazione!
    Grazie mille a TOTTUS IN PARI

  2. La presentazione del bel libro ” Madame du Pont”
    di Adriana Valenti Sabouret e’ stato molto interessante.
    Per cui si può dire complimenti al Circolo Culturale Sardegna Monza e Brianza che lo ha presentato.
    Ma molti complimenti alla bravissima autore del libro, Adriana!

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