FOTOGRAFIA, CINEMA, MUSICA: TUTTO CIO’ CHE TOCCA, LO TRASFORMA. JO CODA, IL REGISTA MAGO

Giovanni “Jo” Coda

di CHRISTINE LAURET

Fotografia, cinema, musica, tutto quello che Jo tocca, Jo lo trasforma!

Anche la musica? Si, si, ha iniziato cosi’: DJ su radio Uno, dove mischiava dischi, faceva dediche…A suo tempo si esprimeva in questo modo.

Poi la fotografia… Veramente poi?

Ma chi è arrivato prima?… La musica o la fotografia? Chi lo sa?

E’ sempre stato in ammollo nella musica, mentre la fotografia è arrivata come un colpo di fulmine, quando a 13 anni ha ricevuto, in regalo da suo padre, una macchina fotografica.

Allora andava in giro dappertutto con la fotocamera in mano e faceva centinaia e centinaia di fotografie.

Mentre gli altri ragazzi si occupavano di argomenti leggeri, già Jo aveva l’occhio vigile del professionista che diventerà anni dopo.

Giovanni Coda, (Jo), mi ha aperto le porte di casa sua dopo due frasi scambiate su Messenger. Questo vi dice tutto sul personaggio! Generoso e umile…

Non mi sono sbagliata, anzi, posso aggiungere altri aggettivi come carino, caloroso, semplice, appassionato…. la lista è lunga! Una cosa per volta, appena entrata mi mette subito a mio agio. Ci sediamo sul divano che troneggia in mezzo alla sala e sembra, a parte il computer, il posto preferito di Jo.

«È il carattere dei grandi spiriti di fare sentire in poche parole molte cose…»

Lui s’installa comodamente, in una posizione molto rilassata e mi ascolta. Non prende la parola, non si racconta, no… aspetta … risponde in modo conciso, sa fermarsi dopo ogni risposta… non è che non abbia nulla da dire, ma è moderato e concentrato, segue la mia strada così bene che più di una volta anticipa la mia prossima domanda.

Jo è un libro dove ogni capitolo è fantastico, ogni pagina sorprende, ogni riga m’incanta… Indubbiamente ha fatto del suo lavoro il suo migliore amico. Professione e vita privata si intrecciano.

Prima del COVID, i viaggi ritmavano la sua esistenza, da Londra all’Australia passando dal Messico, come la sua arte, Jo non conosce frontiere e via col vento!

La fotografia lo porta piano piano verso il cinema, dove sceglie tematiche coinvolgenti: l’omofobia, la violenza, il nazismo… non si può rimanere di marmo davanti a questi argomenti, però Jo ha un modo particolare di trattarli, più vicino alla pittura, alle gallerie d’arte che alla settima arte ed è questo modo che fa di Jo un regista speciale.

Sarà perché ha una sensibilità più acuta dagli altri? Penso proprio di si. Quando l’occhio di un fotografo viene attirato da un barbone anziché da un modello, l’artista che sonnecchia in lui, ha visto la bellezza nel sordido, nel comune, nella sofferenza, ha visto cio’ che noi mortali non capiamo subito.

Infatti, Jo è un pioniere e tratta ogni cosa con uno sguardo artistico particolare, attira l’attenzione sul diverso, sull’assurdo per far reagire il pubblico e colpire gli animi. Dopo una mostra di Jo o un film fatto da lui, usciamo della sala diversi, qualcosa si è aperto dentro di noi. Per chi lo vive la prima volta è l’inizio di un cambiamento.

Jo, come il suo lavoro, provoca una scossa in tutti. Non fidatevi della sua aria calma, tranquilla e del suo lato un po’ orso! È appassionato e secondo l’argomento, da un minuto all’altro, puo’ cambiare tono o atteggiamento.

La voce si fa più forte, la parola più veloce, le mani si muovono, Jo si anima e gli occhi scintillano come quelli di un bambino di 10 anni che ha ricevuto un regalo. Pensavo che a 57 anni, dopo avere vissuto e visto tanto, Jo sarebbe disincantato… Assolutamente no!

Ho vissuto uno di quei momenti mentre l’intervistavo: si alza, prende una busta e mi fa scoprire i suoi premi. L’ho visto felice, orgoglioso, ma non con quel orgoglio che erige un muro tra due persone, anzi, è uno che condivide, coinvolge. Si puo’ solo essere felici per lui… e per noi! In effetti, avere la fortuna di avvicinarsi ad un uomo non solo talentuoso ma anche umano ! Basta vedere come si anima quando arriva Rufus, lo star del web… voglio parlare del suo gatto caduto dal cielo durante il lockdown.

Carpe Diem. Jo sembra essere capace qualche volta di lasciar andare le cose con fiducia ed è proprio questo il segreto che gli dà libertà emozionale, fonte della sua felicità.

Carpe diem potrebbe essere la sua filosofia. Davvero, non è prigioniero di un passato chiuso, è pioniere di un futuro aperto, liberatore della mente. Il signore Coda prende tutto come viene e si adatta, sa difendere il suo punto di vista o sposare una causa, pero’ sa anche essere diplomatico: non c’è bisogno di alzare la voce quando hai ragione!

Un uomo completo, misurato, realmente equilibrato. Come è riposante essere in compagnia di una persona cosi’, non cerca di provare qualcosa, ma accetta i rapporti semplici senza corsa per il potere.

Ma non ha difetti allora? Diciamo un mezzo. Un debole per il buon cibo…ma per me è una grande qualità!

Passa dei bei momenti in cucina, si affanna ai fornelli per gli amici e per il proprio piacere. Vi raccomando il suo pollo alle mandorle o i suoi pomodori verdi fritti… non ho avuto il piacere di provarli (non ancora!), ma mentre me ne parlava con un sorriso sempre più largo sul volto, mi sembrava di sentirne il profumo e mi leccavo i baffi…

Del resto, quando viaggia, i grandi alberghi e ristoranti non sono posti ambiti da lui. Preferisce la semplicità di un appartamento nel quale puo’ passare un momento in «paradiso» e cucinare un suo piatto.

È il caso di dirlo, la fama non gli ha dato alla testa, ha saputo rimanere un uomo umile, alla portata di tutti, sempre pronto ad aiutare un collega, a pubblicizzare un film o una mostra, che sia uno suo o no, con la stessa motivazione: promuovere l’arte e gli artisti. Non pensa agli altri come ad una concorrenza, ma piuttosto come ad un motore, un’apertura, una curiosità…

Giovanni Coda ha un dono artistico che «lo obbliga» a condividere con noi cio’ che c’è di meglio in lui, di questo ne sono sicura. La sua missione è inventare un linguaggio diverso, sperimentare e aprire nuove porte per le nostre menti.

Pero’ ha anche altri doni, più nascosti, ma importanti. Ha un senso profondo per la giustizia e la fratellanza, per il rispetto e l’empatia.

«Dicono che gli empatici siano esseri speciali. Hanno due cuori: uno sulla pelle, per sentire e l’altro al centro del petto, per dare.»

Jo Coda fa parte di queste creature improbabili con due cuori. Vi auguro d’incrociare un giorno, la sua strada. La vostra giornata si trasformerà!

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