IL FUNAMBOLO DELLA PAROLA: MARCELLO ATZENI E IL SUO “IL MIGLIO DEVE ANCORA VENIRE 2 – 102 CRUCCI VARI”

Marcello Atzeni

di NICOLO’ MIGHELI

Marcello Atzeni nella vita fa il giornalista. Ha collaborato con L’Unione Sarda e con l’editoria specializzata del Il Sole 24. Scrive di cultura, spettacolo, cronaca, ambiente, agricoltura e sport. Il Miglio deve ancora venire 2- 102 crucci vari, è il suo terzo libro. Un testo ricco di aforismi calembour e nonsense, che solo chi ha grande familiarità con la scrittura e un’ironia vivace può comporre. Si comincia con il titolo quel: “Il miglio deve ancora venire”, quel miglio che nella lettura può diventare “meglio”. Una forma di leggera dislessia comune a tutti. Alcuni teorici della percezione sostengono che tendiamo a leggere le parole e non le lettere separate. Ancor di più quando una frase è molto usata, quasi da diventare luogo comune. Un fenomeno molto conosciuto a chi scrive, che non riesce a vedere i propri refusi che solo i correttori di bozze, educati a leggere le lettere singole possono cogliere. O il lettore attento. Marcello gioca con questi spostamenti inducendo prima l’incredulità, poi il riso. Sarà che a due passi da casa sua: in Setzu, c’è il buen retiro, oggi casa museo di Marcello Marchesi, ma quello spirito evidentemente raggiunge Baradili e si posa su Atzeni. Ad esempio: “Ci sono persone talmente riservate che passerebbero inosservate anche alla Tac”. La costruzione è quella di una affermazione comune e da una conclusione straniante, come in Marchesi: “Chi tardi arriva mal parcheggia”. Oppure: “Va dove ti porta il quorum. Non sentendomi bene, uscii dal seggio e me ne andai a passeggio/Chiesi un passaggio a una persona che mi parve la meno peggio/ Mi offrì un assaggio del suo dileggio. Non sei saggio e neanche regio, tornatene al seggio”. Un gioco di parole dove la musica e il ritmo sono l’essenza come in un calembour di Toti Scialoja: “Due oche di Ostenda/ in guanti e mutande/ pedalano in tandem/ e in meno di un amen/ imboccano un tunnel”.

Marcello Atzeni in questi suoi pensieri racconta dei nostri giorni, della difficoltà del tempo contemporaneo e della vita. Lo fa con leggerezza, disincanto e poesia: “Oso! Sono illuso? Le armi non poso/Disilluso? Coltivo il riposo/ Odio l’abuso, assai più di un refuso/ Comunque non uso/Oso!” Osa, affinché il lettore senta lo spaesamento che solo la composizione, il gioco di parole, possono rendere. Esilaranti come: “Veni, vidi, bici. (f.to n.d.r.) Fausto Coppi” o agre: “Indeciso se amare un patria o adorare una matria, ho sposato una nutria”. Un libro che si legge di corsa e che si rilegge per pensare. Il gioco del comico che altro non è che una riflessione filosofica, artistica, di cronaca, della politica. Una sorta di crocevia che alla fine conduce a strade differenti mettendo in luce in termini espliciti e grotteschi la realtà che è sotto i nostri occhi. Un’opera funambolica, un piccolo tesoro, che racconta chi siamo.  

Marcello Atzeni: Il miglio deve ancora venire 2-102 Crucci vari. Alfa Editrice, 2021, 12€.

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4 commenti

  1. Anna Maria Corda

    Grande Marcello

  2. Anna Maria Corda

    Marcello Atzeni sei unico

  3. Sei già un personaggio… Ciao Marcello, Buon Anno!!!

  4. Si proprio un Funambolo! I racconti di Marcello Atzeni ci lasciano un po’con il fiato in sospeso ….sono uno spettacolo!

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