AL GREMIO DEI SARDI DI ROMA, LA PRESENTAZIONE DELL’ULTIMO LIBRO DI MARIO SEGNI “IL COLPO DI STATO DEL 1964, LA MADRE DI TUTTE LE FAKE NEWS”

da sx: Masia, Meloni, Casu, Pasqualini, Segni, Ugolini

di FRANCESCO CANEPA

Se quest’articolo l’avesse scritto Shakespeare sicuramente l’avrebbe intitolato “Molto rumore per nulla” !

Finalmente son riprese le attività in presenza de “Il Gremio” nella nostra “sala Italia” e l’incontro di oggi è stato veramente un “colpo giornalistico” di grande interesse.

E’ appena uscito un libro scritto da un grande Sardo che riguarda le cronache di una sessantina d’anni fa!

Un gruppo di studenti presenti in sala, ma anche parte del fedele pubblico delle grandi serate al Gremio (oggi purtroppo nel limite del numero massimo imposto dal covid), non erano neanche nati e, probabilmente, non avevano mai neppure sentito parlare di quelle cose.

Il nostro Presidente Masia ha provveduto a risvegliare i ricordi di chi allora c’era e ad inquadrare il tema del libro per chi allora non c’era o non ne ha mai sentito parlare.

Dopo il saluto della “Famija Piemontéisa”, co-organizzatrice dell’incontro, la professoressa Maria Gabriella Pasqualini ha inquadrato la vicenda con l’ottica di chi per anni è stata docente nella “Scuola ufficiali dei Carabinieri” in tema di storia dei servizi segreti.

E ho detto tutto.

Il tema da Lei affrontato è fra i più scabrosi della storia d’Italia, perché noi italiani siamo grandi ammiratori di James Bond, ma quando si tratta dei nostri servizi scattano stranissime reazioni e fantasiose espressioni. I servizi sono deviati per definizione; i servizi collaborano con le peggiori organizzazioni sovversive ed eversive; i servizi hanno come finalità quella dell’instaurazione di un “regime”. Qualsiasi regime!

Compito non facile quello della professoressa Pasqualini, ma pacatamente e serenamente svolto per portarci a capire quale era allora la situazione dei servizi, in un Paese che stava vivendo una delle più complesse crisi politiche e l’inizio di una drammatica crisi economica e sociale. Basta pensare che ci stavamo avviando verso il ’68!

In buona sostanza, tutte le volte che c’è o si prevede turbolenza in uno Stato, i responsabili dell’ordine pubblico aggiornano o apprestano gli opportuni piani di intervento per poter tempestivamente affrontare qualsiasi tipo di emergenza su tutto il territorio nazionale.

Quella volta gli si attribuì il nome in codice di “piano solo”. Non si è mai capito se “solo” con la maiuscola o con la minuscola. E la differenza non è di poco conto!

Per capirci: questi “piani” sono ciò che è mancato proprio nei turbolenti giorni di gennaio, quando i manifestanti fecero la pipì a Capitol Hill, nella capitale degli USA. [nota del redattore]

Tocca poi al Consigliere Capo Servizio della Camera, Antonio Casu, inquadrare il periodo con l’ausilio del materiale bibliotecario riguardante le vicende più propriamente politiche.

La parola chiave del periodo è “centro-sinistra” con Aldo Moro e Pietro Nenni impegnati nella difficile ricerca di un modus vivendi per consentire al Paese di affrontare un periodo che si preannunciava burrascoso sotto il profilo economico, ma soprattutto sociale.

Dal Quirinale un Sardo stava all’erta e, doverosamente e silenziosamente, forte della sua esperienza di deputato all’Assemblea costituente, di parlamentare, di presidente della Comunità europea, di ministro, di presidente del consiglio, seguiva le difficili manovre parlamentari che avrebbero dovuto portare alla risoluzione della pericolosa crisi politica.

Quel Sardo era Antonio Segni.

Per inquadrare la sua figura di uomo politico, basterà ricordare che fu l’autore e l’appassionato promotore di quella legge che consentì ad un’Italia ancora piegata dalla guerra di affrontare e risolvere senza spargimento di sangue il più drammatico dei problemi del dopoguerra: la riforma agraria, con l’esproprio delle terre (compresa parte di quelle sue e della sua famiglia) e l’assegnazione ai contadini.

Con la lettura di uno scritto di Antonio Segni, il dottor Casu, passa la parola all’autore del libro.

E qui il presidente Masia, presenta il libro, che si intitola “Il colpo di stato del 1964 * La madre di tutte le fake news” e l’autore, che si chiama Mario Segni. Rammentare i legami de “Il Gremio” con la famiglia Segni è quasi superfluo, ma è un dovere che Masia assolve con ricchezza di dati e di ricordi: Antonio Segni è stato il primo presidente onorario de “Il Gremio”; ora lo è il figlio Mario, che il 23 gennaio 1964 inaugurò, con la moglie Donna Laura, la prestigiosa sede di palazzo Odescalchi, nella via del Corso in Roma.  

Un ringraziamento ad Agostino Giovagnoli – autore dell’introduzione – avvia il severo parlare di Mario Segni che parte dal 1967, quando un famosissimo colpo giornalistico, di Lino Jannuzzi ed Eugenio Scalfari, denuncia che nel 1964 il Capo dello Stato e l’Arma dei Carabinieri avevano pianificato (?), organizzato (?), tentato (?) un colpo di stato.

La notizia uscita nella prima facciata (le dimensioni del periodico erano tali che il termine mi appare appropriato) del settimanale “L’espresso” era scritta a caratteri cubitali e non poteva passare inosservata. Ed infatti avviò una vera e propria campagna di quasi tutta la stampa (e allora la stampa era appassionatamente seguita da decine di milioni di lettori) per costringere a (far) dimissionare il Presidente Segni ed il suo sodale generale dei Carabinieri Giovanni de Lorenzo!!!

Lo sconquasso fu generale (…anch’esso!) ma il Tribunale e la Commissione parlamentare ripristinarono la verità, che ovviamente non venne accettata dai “guardiani della patria”.

Per anni e anni il “piano solo” (redatto esclusivamente dai Carabinieri) turbò il sonno della stampa più all’avanguardia, tanto che, un po’ stordita dall’insonnia, non si avvide che, nel frattempo, proprio quegli stessi politici (governo Moro due) che, secondo la vulgata, dovevano essere le vittime del golpe avevano promosso il generale de Lorenzo a capo di stato maggiore dell’intero esercito!

Alla fine del 1964 le condizioni di salute avevano portato Antonio Segni a dimettersi.

Un grande e caloroso applauso ha accompagnato la commossa chiusura dell’intervento.

Dalla sala, – ove erano presenti Franco Siddi, già presidente e segretario della federazione nazionale della stampa; il generale in pensione dei Carabinieri Alessandro de Lorenzo (anche lui vittima-figlio di quegli eventi); e tanti altri, purtroppo nascosti dalla mascherina – sono arrivate, in particolare dal gruppo di studenti, parecchie domande che hanno consentito di approfondire ulteriormente alcuni fatti salienti di quegli anni, con qualche malizioso collegamento ai fatti e misfatti d’oggidì.

Consentitemi, a microfoni spenti, di rammentare che Antonio Segni, durante la Presidenza, fu – nei limiti imposti dalla carica – anche l’ispiratore di una proposta di riforma costituzionale che avrebbe dovuto portare alla non rieleggibilità dei Presidenti della Repubblica. Come sappiamo non se ne fece mai nulla.

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