(SU ‘B-HOP.IT’) IL MAGAZINE DELLE ‘DUE SARDEGNE’: DAL 1997 RACCONTA LE STORIE DEGLI EMIGRATI SARDI E DEI RESIDENTI NELL’ISOLA

di MASSIMO LAVENA

Silvia Careddu, la grande flautista cagliaritana, appare all’improvviso sui tetti di Parigi e con il suo flauto intona le prime note dell’inno francese, la Marsigliese.

Sono le prime immagini del video trasmesso durante la cerimonia di chiusura dei Giochi della XXXII Olimpiade di Tokyo 2020: video che, sostenuto dalle note della musica nazionale transalpina ha anticipato il clima, i luoghi, l’attesa per quella che sarà la terza volta per Parigi come città ospitante dei Giochi.

A Silvia Careddu, artista di fama internazionale, è stato dato un ruolo di prestigio che conferma le sue grandi qualità e popolarità. Grande risonanza negli ambienti musicali italiani e grande attenzione da parte del mondo dell’emigrazione sarda nel mondo che ha, nella grande flautista, una sorta di alfiere prestigioso.

E non poteva certamente mancare la notizia sul web magazine “Tottus in Pari – emigrati e residenti: la voce delle due Sardegne”, che dal 1997 “informa con regolarità di uscita e con ampiezza di contenuti sulle attività dei circoli degli emigrati sardi sia dell’Italia continentale sia dei Paesi europei ed extraeuropei”.

Centro propositivo e fondatore di “Tottus in Pari – TIP”, nato da una idea di un gruppo di giovani del circolo AMIS (Alleanza Milanese Immigrati Sardi) di Cinisello Balsamo, in Lombardia, è il giornalista Massimiliano Perlato, con origini sarde ben radicate (la mamma) nella cittadina di Terralba, nell’oristanese.

La Sardegna è per lui un richiamo, uno sprone, ma anche tanta tristezza da digerire per la notoria malmostosa incapacità dei sardi di saper essere veramente “Tottus in Pari – Tutti insieme”.

Sono i personaggi come Silvia Careddu, come l’olimpionico Filippo Tortu (anche lui sardo lombardo come Perlato), o come Andrea Pala, originario di Luras (SS) eletto miglior enologo italiano, a soli 37 anni, a colorare le pagine di “Tottus in Pari” di storie a volte minime, ma sempre legate ad una profonda sardità.

“Tottus in Pari” svolge un servizio molto importante, che tiene legato il territorio natìo con i territori dove gli emigrati sardi hanno trovato ospitalità e lavoro, e dove, oggi vivono le nuove generazioni di figli e nipoti con percentuali di sangue d’origine dell’Isola, sangue di cui vanno fieri.

“Tottus in Pari” è un modo di fare narrazione a più voci, anche quando si deve parlare di cose brutte, degli incendi, della mancanza del lavoro, dei giovani che scappano, dell’abbandono scolastico, della desertificazione o dei trasporti che allontanano l’isola dal continente. “Tottus in Pari” riesce a offrire sempre una valvola di sfogo e di riflessione, di propositività non fine a se stessa.

Massimiliano Perlato, siamo al traguardo di 879 numeri di Tottus in Pari. Dove è giunto questo viaggio e come si è evoluto negli anni? E’ giunto ad essere un punto di riferimento per gli emigrati sardi, in particolar modo per quelli che sono attivi nell’associazionismo dell’emigrazione sarda organizzata. Quella dei circoli, per intenderci. Con la scomparsa del cartaceo del Messaggero Sardo, inviato con il contributo della Regione Sardegna, TIP arriva seppur attraverso internet e la mailing list, in tutti i circoli. Le evoluzioni negli anni hanno avuto una crescita con la sinergia con diverse testate online presenti in Sardegna. Lo scambio di articoli sulle rispettive testate da modo di dare continuità agli inserimenti.

“Tottus in Pari” raggiunge tutti i continenti: là dove ci son sardi ci son storie da raccontare. In che maniera la memoria delle nuove generazioni di emigrati sardi di seconda o anche quarta generazione, testimonia una unità ed un raccordo con la Sardegna? È altresì vero che l’emigrazione storica della Sardegna, non ha nulla a che vedere con quella attuale. Adesso si è semplicemente cittadini del mondo. E la possibilità di rientrare, di comunicare con la terra d’origine è notevolmente migliorata. C’è da dire che da parte di tutti coloro coinvolti nel nostro percorso pubblicistico, emerge quel gran desiderio di far apparire l’isola, in qualsiasi parte del mondo si sia, in cima ai loro pensieri. Paradossalmente per ogni intervistato, la frase “con la Sardegna nel cuore” potrebbe essere inserita in ogni titolo di presentazione. Perché questo è ciò che l’intervistato vorrebbe evidenziare.

“Tottus in Pari” è un giornale aperto alle voci più diverse dell’isola e dei sardi nel mondo: il tuo apporto di direzione e conduzione come vede il ruolo delle comunità sarde là dove sono inserite? Se lasciamo stare quest’anno di pandemia dove l’attività culturale si è praticamente azzerata (se non reinventandosi con eventi online) ed evidenziamo anche la scomparsa di 4 presidenti di circolo causa Covid, si può dire che ogni realtà associazionistica è ben visibile all’interno del contesto ove è collocata. Il dialogo e la sinergia con le istituzioni locali è funzionale e concreta. Ovunque direi.

Raccontare una terra lontana: dai voce a giovani che si sono affermati e che delle loro radici fanno tesoro: in che modo la Sardegna si ricorda di loro? A questa domanda, vivendo comunque fuori (in Lombardia) è difficile rispondere. D’acchito direi che l’isola non si ricorda dei figli lontani. Ma come biasimarla? La situazione in Sardegna non è certo delle migliori sotto ogni profilo: dal sociale all’occupazionale. Quindi diventa difficile che possa prendersi cura delle eccellenze in giro per il mondo. Storicamente esiste il sostegno per i circoli con risorse importanti, seppur sempre più affievolite con lo scorrere del tempo. Risorse che da più parti in Sardegna, si vorrebbe destinare a chi ne necessita nell’isola.

Parli di “Voce delle due Sardegne”: tu in qualche maniera sei espressione d’una voce esterna che ha saputo esprimere anche le istanze interne: cosa vuol dire essere voce di un territorio, voce di un popolo, nel bello e cattivo tempo? Non ho la presunzione di essere una voce che possa far pendere l’ago della bilancia in un verso invece che in un altro a seconda delle tematiche. Siamo più cassa di risonanza riportando fuori dall’isola, il polso della situazione dell’isola. E allo stesso tempo è nostra priorità dar spazio e visibilità a chi fuori dall’isola è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante. In tutti gli ambiti. D’altronde il nostro obiettivo è dar voce a tutti. Ognuno può esprime un pensiero o un’idea. Ma ci interessa di più far emergere i meriti delle singole persone che sono riuscite a trovare un percorso individuale importante e che possa servire da esempio per tutti gli altri. Sia in Sardegna che nel mondo.

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Un commento

  1. Bellissimo articolo. È proprio vero: Silvia, ovunque vada, porta la Sardegna nel cuore e la fa conoscere

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