NOTE DI STORIA ECONOMICA E POLITICA IN TEMPI DI PANDEMIA. UN NUOVO ASSE FRANCO-ITALIANO? FRA CAPITALISMO TEDESCO IN CRISI E REGIONALI FRANCESI

di GIANRAIMONDO FARINA

Di recente, due fatti potrebbero far riflettere gli analisti politici e gli storici economici in questi ultimi, si spera, tempi di pandemia o, meglio, di uscita dalla fase pandemico-emergenziale.Si tratta della crisi, ormai acclarata, di certo capitalismo tedesco e della possibile creazione di un asse franco-italiano, soprattutto alla luce delle elezioni regionali francesi, giunte al turno di ballottaggio. Quali saranno o potrebbero essere tali scenari? Andiamo con ordine. Innanzittutto, partiamo dalla “vexata quaestio” della crisi del capitalismo teutonico. Perche’? Perche’  bisogna,  da subito, specificare che proprio questa crisi rendera’ sempre piu’ l’alleanza franco-italiana. E si torna a giocare proprio sul Recovery. Gli apparati di rappresentanza dei vari governi europei e dei loro capitalismi si muovono proprio in corrispondenza dell’intermittente vittoria vaccinale sulla pandemia, quando, appunto, questo, consentira’ a tutta la macchina della riproduzione sociale di ripartire.  In un certo qual modo e’, ormai, evidente che, dopo un periodo di “centralizzazione pandemica”, ora le “pedine” nazionali stanno riposizionandosi per dare rilievo ai rispettivi gruppi di comando delle economie nazionali.Una sorta di “ritorno all’ovile” dopo la grande fuga. Un ritorno, pero’, programmato e guidato. La pandemia ha creato proprio questo: da un lato una crisi della circolazione di merci e persone, con dentro l’universo simbolico della paura della morte e del contagio. Dall’ altro, pero’, la continua circolazione dell’euro, moneta simbolica,e del suo mercato, come il tempo ed il costo, sono state un motivo piu’ che plausibile per cui, per esempio, le borse non si siano mai fermate.  Un primo dato di fatto di questa politica di riposizionamento fa emergere come la c.d. globalizzazione non abbia portato alla centralizzazione capitalistica universale. Gli Stati non sono ancora imprese multinazionali e le entita’ giuridiche di stampo hegeliano continuano ad esservi. Il PNRR ha riaperto, quindi, questa questione drammatica. Una questione che, come hanno evidenziato alcuni lucidi osservatori, “ha aperto la partita per ricostruire e ridefinire chi fa parte del capitalismo estrattivo in Europa e chi ad esso e’ sottoposta” . La novita’ e’, pero’, rappresentata ora dalla crisi del capitalismo tedesco e dal fallimento della parte centrale del suo capitalismo finanziario, dilapidando il grande risparmio privato . Una nuova alleanza, quindi, è destinata ad “entrare in campo” tra quello che resta del rinazionalizzato capitalismo italiano e quello che resta di quello francese in fase di “cacciata” dopo l’esito delle regionali d’Oltralpe, che analizzeremo. 

Due sistemi capitalistici che, sebbene differenti, sono chiamati ad allearsi giocoforza. Questo, però, non per precipitare nella crisi del capitalismo germanico, ma neppure in quella delle due, Francia e Italia, le quali, da sole, non reggerebbero all’urto della riconversione strutturale, senza di cui non ci sarebbe ripresa. Ecco che le grandi manovre sono iniziate. Manovre un po’ imbarazzanti, che dovranno ridisegnare il futuro del mondo, e non solo dell’Europa. E’ in questo quadro  generale, pertanto, che va visto il tour fatto dalla von der Leyen, per erogare il c.d. “gigantesco assegno del Recovery”, come una manna piovuta dal cielo, ai vari governanti europei in tenuta da questuanti. Il tutto per garantire che, nonostante la crisi, la pandemia, i morti, “lo spettacolo deve continuare”. E lo spettacolo continua, purtroppo, nonostante il pericolo delle pandemie cicliche, un grande tema di storia economica che non è mai stato per niente affrontato come oggetto d’intervento comune. 

Il tutto in una UE che si allontana sempre più dai problemi della povera gente.  

Le elezioni regionali francesi, con la prossima data del ballottaggio rappresentano un importante appuntamento in tal senso. Al primo turno ha vinto la destra moderata gollista, al cospetto di un astensionismo allarmante, oltre il 66% degli aventi diritto. Con una tenuta di socialisti e verdi. In sostanza si stà per assistere ad una sostanziale battuta d’arresto dell’estrema destra lepenista (solo la Costa Azzurra potrebbe garantire l’unica vittoria), con il resto del Paese diviso fra centrodestra moderato e sinistra. Unica eccezione la Corsica con l’autonomista Simeoni in vantaggio. Da questo quadro, quindi, quali riflessioni potrebbero nascere?  Per molti analisti sembra che il Paese, in questo voto, si stia giocando qualcosa di molto di più delle semplici presidenze di regione. Si tratta, piaccia o no, di un voto europeo, con dei riflessi immediati su due realtà particolari: la Grecia e la citata Germania. Il voto regionale francese è, anzitutto, legato al PEPP, il Piano europeo che ha stabilizzato le condizioni di finanziamento in Grecia. La BCE e l’UE devono essere in grado di risarcire il presunto danno inferto ad Atene dalla Trojka con delle conseguenze che, però, si rischiano di pagare molto care. L’80% del debito ellenico risulta in mano pubblica e non è affatto garantito che la BCE possa proseguire con la sua azione di sostegno strutturale dal 2022 in poi, quando la Grecia dovrà iniziare a restituire tutti gli anticipi percepiti. Atene, in sede di “Recovery” ha ottenuto tanto, 20.5 miliardi,  che rappresentano circa 1/5 del PIL, molto più dell’Italia in proporzione. La Grecia si è appena vista abbuonare altri 750 miliardi dall’Europa come premio per le riforme fiscali intraprese. La BCE , purtroppo, contrariamente a quanto stabilito, ha continuato ad acquistare senza sosta debito greco con la conseguenza che il governo di Atene ha continuato ad incassare il proprio premio di rischio. Oltre la Grecia, la Germania, con le imminenti elezioni legislative di settembre. Un Paese, quest’ultimo, come osservato, in crisi capitalistica e dove si è, di recente, con i dati IFO, assistito ad un taglio dal 37 % al 33 %. Per i tedeschi questo non potrà essere accettabile, soprattutto al cospetto, da parte della BCE, di un continuo sostegno al debito greco. Ecco che potrebbe prendere, da qui, corpo una campagna dura in casa CDU, contro i c.d. “Paesi cicala”. Solo un Paese grande ed autorevole come la Francia, sostenuto dall’Italia, può contrastare ciò, facendo la “voce grossa” in Consiglio, ma occorre un’ “emergenza” sottostante e giustificabile. E l’emergenza, a vedere i dati del primo turno delle regionali transalpine, al ballottaggio, parrebbe già essere stata individuata. 

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4 commenti

  1. Vedendo questa simbolica bella foto mi vien di pensare, chissà se un giorno tra i nostri signori sardi ci sarà una donna alla presidenza regione Sardegna !

  2. L’analisi critica di. Gian. Raimondo è veramente obbiettiva e critica allo stesso tempo. E dico a. Giàn. Raimondo di entrare in politica perché sarebbe capace e ben preparato. E non come tanti nostri rappresentanti dei quali molti non all’altezza della situazione ma

  3. TONINO DETTORI

    Bravo come sempre,Gianraimondo.

    Avanti e Fortza Paris.

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