L’ITALIA UN PAESE SEMPRE PIU’ VECCHIO: SECONDO I DATI ISTAT, L’ETA’ MEDIA SALE A 45 ANNI

L’Italia è un paese sempre più vecchio: l’età media sale a 45 anni secondo il censimento Istat pubblicato il 15 dicembre 2020. Nel 2019 l’età media degli italiani si è innalzata di due anni rispetto al 2011 (43anni).

Cresce anche l’indice di vecchiaia: il rapporto tra gli over 65 anni e gli under 15 è oltre il 180%. Nel Censimento Istat sul 2019 si legge: “il numero di anziani per bambino passa da meno di uno nel 1951 a cinque nel 2019; e l’indice di vecchiaia è notevolmente aumentato, dal 33,5% del 1951 a quasi il 180% del 2019”. Ma emerge anche che l’età media degli stranieri è di 11,5 anni più bassa di quella degli italiani.

La regione più giovane è la Campania, con un’età media di 42 anni, seguita dal Trentino Alto Adige (43), Sicilia e Calabria (44). La regione più vecchia è invece la Liguria con un’età media di oltre 49 anni.

Nel 2019, in Italia, calano anche i residenti. Secondo il censimento Istat, a fine anno, la popolazione ammonta a 59.641.488 residenti, circa 175mila persone in meno rispetto al 31 dicembre 2018. Ma mentre la popolazione complessiva diminuisce, nel 2019 è aumentata di oltre 5 milioni quella straniera, grazie ad una crescita di 43.480 unità rispetto al 2018.

Per quanto riguarda, poi, i livelli di istruzione, al 31 dicembre 2019, tra la popolazione sopra i 9 anni, la metà degli italiani ha al massimo la licenza media. Precisamente, il 35,6% ha un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, e il 29,5% la licenza di scuola media. Quella di scuola elementare è posseduta dal 16% della popolazione. La restante quota di popolazione si distribuisce tra analfabeti e alfabeti senza titolo di studio, che sono il 4,6%, e dottori di ricerca, che possiedono il grado di istruzione più elevato riconosciuto a livello internazionale, pari soltanto allo 0,4% della popolazione.

Rispetto ai diplomi di istruzione secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, l’indagine ha evidenziato importanti differenze territoriali, con il Trentino-Alto Adige al 43,2%, al di sopra della media nazionale (35,6%) e la Sardegna a chiudere la graduatoria con il 30,3% della popolazione che ha un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale.

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