IL POETA GIORGIO CAPRONI E IL SUO VIAGGIO IN SARDEGNA (SETTEMBRE 1955) INSIEME A GIUSEPPE UNGARETTI, CARLO BO, DOMENICO REA E ALTRI FAMOSI LETTERATI

di PAOLO PULINA

Giorgio Caproni, di cui ricorre quest’anno il trentesimo anniversario della scomparsa (nato Livorno il 7 gennaio 1912, è morto a Roma il 22 gennaio 1990), come informa l’accurata cronologia approntata da Adele Dei per il grandioso volume dei Meridiani Mondadori “L’opera in versi” (2016) che raccoglie tutte le sue poesie, a ventitré anni, nel 1935, prende il diploma magistrale. Alla fine dell’anno comincia ad insegnare a Loco di Rovegno (Genova), in Val Trebbia. Ai primi di marzo 1936, poco prima delle nozze, muore di setticemia la fidanzata Olga Franzoni che lo aveva raggiunto con la madre a Rovegno. Nel 1937 a Loco il poeta conosce la figura femminile che lo accompagnerà per tutto il resto della vita: Rosa (Rina) Rettagliata. Nello stesso anno dà tre concorsi per la scuola elementare (a Pavia, a Torino e a Roma), e viene mandato dall’autunno come maestro a Casorate Primo (vicino alla nebbiosa Pavia; a questo proposito lui dichiarerà in un’intervista del 1981: «e questo spiega perché nella mia poesia parlo spesso di nebbia»). Nel novembre 1938 si trasferisce definitivamente a Roma, dove aveva vinto il concorso per un posto di maestro di prima categoria.

Nella capitale, la sua fama di poeta si accresce e naturalmente si allarga così la cerchia delle sue conoscenze e frequentazioni tra i «poeti laureati». Oltre che come poeta si fa notare anche come scrittore, critico, traduttore e collaboratore di trasmissioni radiofoniche. Ed ecco che – come annota Adele Dei – «nel 1955, a settembre è in Sardegna con Giuseppe Ungaretti, Carlo Bo, Giovanni Battista Angioletti e altri scrittori».  Se si consultano le Teche Rai a questo link

http://www.teche.rai.it/1955/10/il-viaggio-in-sardegna-di-ungaretti-caproni-rea-bo-piccioni-ed-altri-intellettuali-nel-1955/  (data 8 ottobre 1955), si può vedere il documentario su questo viaggio nell’isola compiuto da Caproni e dagli altri uomini di cultura citati.   

In effetti, il gruppo di intellettuali che – su richiesta del Centro Democratico di Cultura e Documentazione – prende parte al breve viaggio in Sardegna, è composto da personaggi italiani molto famosi in campo letterario: Giuseppe Ungaretti, Carlo Bo, Domenico Rea, Leone Piccioni, Ornella Sobrero, Giulio Cattaneo, Giacomo Antonini, Piero Bigongiari, Giovanni Battista Angioletti, Marise Ferro, Giorgio Caproni e Gian Antonio Cibotto. Il commento del documentario è firmato dal giovane giornalista sardo Tito Stagno, il quale sottolinea il fatto che vengono registrate «immagini bellissime di una regione italiana allora ancora per molti tratti sconosciuta. Molte le tappe del percorso in pullman, tra cui Alghero, Oristano, Cagliari, le città minerarie, la zona del Flumendosa, Nuoro, Oliena, Orgosolo, durante le quali gli stessi prestigiosi viaggiatori pongono domande alle persone incontrate sulle usanze, sulla vita quotidiana, sulle difficoltà di vivere in una zona ancora depressa».

In un’intervista del 1984, Caproni dichiara di avere un ottimo ricordo di quel viaggio in Sardegna, sul quale aveva pubblicato un suo ampio scritto intitolato “Certezza per la Nurra” e pubblicato nel numero datato marzo 1956 della rivista mensile illustrata “Il Convegno” edita a Cagliari dagli “Amici de Libro”.   

Scrive Caproni: «Uscire dall’albergo di Alghero, dov’ero alloggiato, mi dispiaceva. Mi pareva, abituato come sono a un romano appartamento Incis, d’essere all’Albergo del Paradiso, ed è naturale ch’io non avessi la minima voglia di ridiscendere sulla terra, tantomeno per visitare una cosa recente come il “Comprensorio di bonifica” della Nurra, e facente parte d’una sigla (leggermente asfissiante nel pronunciarla: Eftas, anzi Etfas, non l’imparerò mai) che troppo da vicino mi ricordava, appunto, quella della mia modesta condizione d’inquilino Incis». In chiusura Caproni dichiara: «Rientrato al mio albergo del paradiso, confesso che alla grotta di Nettuno non ci pensavo più. Non ci pensavo più non perché non me ne importasse più ma perché il Comprensorio ormai mi importava, nonostante il nome indigeribile, nella stessa misura. Dirò di più: perché ormai stabilivo una strana relazione di necessità anche fra quella grotta e il comprensorio, pensando che, dopo tutto, la grotta che ci sarebbe stata a fare, in quel lembo di terra e di mare, con tutte le sue indicibili bellezze, in una Nurra priva di esseri abbastanza sfamati, e dissetati, e educati, per poter sentire il bisogno di visitarla e di godersela?».

Una curiosità: un avvocato sardo, a sua insaputa, fece scoprire la poesia a Caproni, che prima si era dedicato appassionatamente allo studio della musica e agli esercizi col violino.    In un colloquio del 1960 con Elio Filippo Accrocca – raccolto come tutte le altre interviste da lui rilasciate nel volume “Il mondo ha bisogno dei poeti”, intitolato  “Interviste e autocommenti 1948-1990”, a cura di Melissa Rota, Firenze University Press, 2014 – Caproni ricorda: «Nel 1930, compiuti  i 18 anni, preferii sotterrare i miei sogni paganiniani insieme col piccolo feretro nero che fino allora avevo portato amorosamente sotto il braccio, per impiegarmi a Genova come fattorino nello studio legale dell’Avv. Ambrogio Colli, un illustre penalista che non dimenticherò mai, al n. 42 di Via XX settembre. L’avvocato Colli (un sardo di Nuoro dalla bella faccia maschia e “sofferta”: un poco stile Direttorio) aveva in quello studio una fornitissima biblioteca, e fu proprio lì che un giorno, per puro caso, finita di copiare la mia solita istanza “All’illustrissimo Signor Procuratore del Re”, m’imbattei in un libretto che m’incuriosì, per la ruvidezza della carta e lo strano modo (quasi una parola sotto l’altra) com’era scritto. Titolo: “Allegria di naufragi; autore: Giuseppe Ungaretti; editore: Vallecchi, Firenze 1919». Caproni confessa di non aver più restituito il «libercolo galeotto» che aveva rappresentato per lui «un vero e proprio sillabario» e gli aveva permesso di «entrare di furto nel segreto poetico».

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5 commenti

  1. Giuseppe Porqueddu

    Questa memoria sarda su Giorgio Caproni, sommo poeta da me studiato a fondo anche per fini didattici, mi fa amare ancora di più lui e la mia isola.

  2. Bello, non sapevo che Caproni avesse visitato la Sardegna

  3. …espressione di un pensiero intenso capace di sollecitare riflessioni profonde…grazie Paolo per averci “restituito” questa opportunità.

  4. Grazie di questo articolo su Caproni. Il mio interesse per Caproni nato con le letture dei diversi racconti da lui scritti verso la fine degli anni quaranta sulle pagine dell’Unità, si è approfondito con le sue liriche genovesi e non. Non sapevo del viaggio in Sardegna suo e degli altri intellettuali italiani, ed il filmato Rai testimonia come in quegli anni vi era la necessità di capire perché esisteva un Italia che cresceva nel dopoguerra, ed un Italia ancora immersa nella miseria. Non conosco l’articolo pubblicato da “Il Convegno” nel ’56, so invece delle inchieste realizzate da antropologi, fotografi, musicologi, letterati, fatte in quegli anni per permettere alle due Italie di avvicinarsi.
    Grazie ancora Paolo.

  5. Uno dei miei poeti preferiti…

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