CUSTODE DI UN ANTICO MESTIERE: IL MUGNAIO ANGELO ANEDDA CON IL SUO MULINO “LE PIETRE E IL GRANO” A NURRI

Angelo Anedda

di ANNALISA ATZENI

Angelo Anedda custode di un antico mestiere “il mugnaio”, dove con il suo mulino “La pietra e il grano” a Nurri, con le sue macine a pietra il grano duro “senatore cappelli” diventa semola!

Il mio ricettario raccoglie storie di vita e di “ingredienti”. Gli ingredienti utilizzati sono tutti stagionali e non trattati con sostanze chimiche: raccontano la nostra Sardegna, combinando gli alimenti con un pizzico di magia e con una componente segreta: le ricette tramandate con loro le storie familiari hanno davvero un gusto indimenticabile!

La semola è per me un ingrediente “speciale”. Sono cresciuta a Sisini, piccolissimo borgo agricolo, con la coltivazione del grano come prima fonte di reddito. Ho seguito fin da bambina la produzione del cereale, il lavoro del contadino (su messaiu) e della massaia (sa meri de domu), con tutti gli attrezzi per raggiungere l’obiettivo “il raccolto”, per poi essere conservato nel granaio e custodito gelosamente. Per i nostri avi il grano era la vita, una garanzia per il domani.

Mestieri e attrezzi per garantire una produzione, anche se oggi il lavoro è facilitato dai mezzi agricoli, esistono “agricultori” che curano il valore di un alimento fondamentale nella nostra cultura. Il cibo racconta la storia di un popolo e il grano, fin dai tempi remoti, in Sardegna riferisce la nostra dedizione per questa coltivazione: dalle paste tradizionali al pane pintau, che con i fili di semola e i ricami di pane è ”arte” che si tramanda.

La campagna è la mia casa, sono sempre a stretto contatto con il mondo rurale. Le tradizioni e la cultura sarda sono il mio nutrimento, i profumi e i sapori antichi mi accompagnano nel meraviglioso viaggio della vita con gli antichi mestieri e i saperi tramandati, che sono la mia passione. Mi piace scrivere testimonianze dei “custodi” sardi, per non perdere la memoria di antichi gesti.

La Sardegna si racconta in diversi modi, con la storia, con il territorio, con i costumi e con la famiglia! La famiglia è il centro della società: dai nonni ai nipoti accanto al fuoco, nelle lunghe serate invernali o sotto le stelle nelle serate estive a raccontare e così a tramandare. Per arrivare ai giorni nostri con testimonianze di grandi opere e grandi attività trasmesse solamente, per tanti secoli, per via orale.

Il 2020 è un anno difficile, la pandemia ha fermato tantissime attività. In questo tempo sospeso, ho deciso di “intervistare” i miei amici e colleghi artigiani, rispettando tutte le direttive covid.

Incontro Angelo Anedda nel suo mulino, le macine maestose sono in funzione, in piena produzione (conosco bene le semole, che utilizzo per la mia produzione di pane pintau e di pasta). Siamo nel Sarcidano sud Sardegna, a Nurri nella zona industriale località Taccu. Mi fa accomodare nel suo ufficio, come sempre gentilissimo. Anche se l’ambiente mi è familiare sono emozionata e anche felice…..così inizia a raccontare la sua storia…..

Il mulino era nel centro storico del paese, vicino alla chiesa di San Michele, dal 1931 al 2000. Il nonno Salvatore faceva l’agricoltore e vendeva le uova (che le massaie raccoglievano dalle diverse famiglie. Anche questo era un antico mestiere ormai scomparso: “i cicadrixisi”. E poi consegnavano, per avere in cambio prodotti, solitamente zucchero e caffè) e con il carretto andava a Cagliari e vendeva tutti i prodotti. Sicuramente lo spirito imprenditoriale non gli mancava!

Nel 1931 a Nurri arrivò la corrente elettrica, l’azienda che faceva gli impianti vendeva anche le macine (una ditta di Seui). Così il nonno di Angelo acquistò due coppie di macine per 32 mila lire. Stava così nascendo un’industria e nelle sue terre coltivava su trigu murru, su trigu arrubiu e su semini biancu. Successivamente anche il grano cappelli. Dopo l’acquisto, diede in gestione il mulino, che ai tempi lavorava a resa integrale, cioè le massaie lavavano il grano, lo portavano al mulino, veniva macinato e poi riconsegnato alle proprietarie, che poi provvedevano a selezionare i diversi prodotti della macinatura.

Nel 1950 il papà di Angelo, Palmerio subentra in azienda e nel 1970, pensò di abbinare alla macina due macchine separatrici (il buratto e la semolatrice).

Il buratto separa la crusca dal fiore, la semolatrice separa la semola grossa da quella fine. Quindi il cruschello lo scarto buono della semola. Il 30/ 40 per cento di semola presente (civrasceddu –seminitegrale), grazie a questo cambiamento, il lavoro aumentò notevolmente e fu un grande successo!

Negli anni 90 il lavoro era discreto e Angelo decise di sviluppare una politica di conservazione e sostenibilità economica del territorio e conservare la varietà del grano cappelli, perché la comunità europea  dava i contributi per coltivare il creso, che aveva rese superiori e con minori problematiche  di coltivazione.

Nel 1995 Angelo presentò un progetto alla regione con la legge 28, per il recupero del grano duro cappelli, con la coltivazione biologica e la macinatura a pietra. Un progetto innovativo e  di grande valore culturale. La tenacia e l’aiuto dell’agenzia Ersat, con la promozione del prodotto, lo hanno aiutato a far conoscere la sua semola.

I prodotti del grano duro sono:

– fiore (scetti) utilizzata per panificare e per i dolci;

-semola fine per la lavorazione del l” pani pintau” e della pasta tradizionale;

-semola grossa per la realizzazione della fregula e per lo spolvero delle forme del pane;

-civraxeddu utilizzata per panificare, per la pasta e per i dolci;

– crusca utilizzata per l’alimentazione degli animali.

Angelo conosce il territorio e la qualità del prodotto, è un esperto conoscitore del chicco di grano, sa come deve essere lavato. Anni e anni di esperienza e la fortuna di essere cresciuto in un territorio altamente vocato per la produzione del cereale (Sarcidano, Trexenta e Marmilla sono storicamente il granaio di Roma). Le immense distese di grano hanno fatto davvero di lui un custode di un antico mestiere, qual è “il Mugnaio”.

Nurri è il paese dei “picca perdas” ovvero gli scalpellini che costruivano le antiche macine, con la pietra vulcanica che veniva estratta dal vicino monte Pitzeogo. Angelo che conosce bene la macina, sa che è lenta e bisogna avere pazienza: ogni due mesi bisogna irruvidire la superficie e con lo scalpello martellare sui palmenti rigati. Ed è anche delicata ma ha però un grande vantaggio: macina a freddo e dopo un solo passaggio il grano diventa farina. Così le proprietà nutritive sono integre! Ecco il grande vantaggio degli infiniti sacrifici e Angelo è orgogliosamente soddisfatto del suo lavoro ed è pienamente integrato nel processo storico del territorio.

Ha creato la filiera con gli agricoltori: compra le sementi direttamente sul campo e lavora solamente il grano certificato biologico. Il lavoro di una vita gli dà enormi soddisfazioni. Negli ultimi anni la semola viene utilizzata per la lavorazione casalinga, con un incremento del 15/ 20 per cento. Nel periodo del lockdown del 70 per cento!

La confezione da 5 kg è venduta in tutta Italia con la Lombardia al primo posto per gli acquisti.

Angelo ha una grande attenzione per la salute e spera che i prodotti biologici siano sempre più apprezzati.  La sua grande soddisfazione è il riconoscimento sociale per il suo lavoro e per la qualità della sua semola, macinata a pietra del mulino “la pietra e il grano”.

Angelo Anedda, un marchio e una garanzia. Una grande storia di vita e di duro lavoro. Questa è la Sardegna da raccontare, infinitamente grazie ad Angelo per la disponibilità e per il suo eccellente prodotto.

Ilse  Atzori poetessa di Isili ci  ha regalato una poesia: “Omaggio al chicco di grano”

Come si può raccontare la storia di un piccolo chicco di grano.

Solo tra tanti? / Quante volte buttato / Inutile / Disprezzato / Trascurato nel tempo / Dimenticato da poeti e mugnai / Troppo scontato / Eppur insieme ad altri chicchi / Produrre potrà / Semola grossa / Semola fine / Farina eccellente / Ancor troppo scontato / Quel piccolo chicco di grano / In una spiga dai neri capelli / Fiero e umile la testa chinar.

La mia bisnonna il primo gennaio regalava su trigu cottu per augurare un anno abbondante e in salute, senza dimenticare il cielo e la terra, gli animali e tutto il creato.

Con un saluto antico voglio augurare a tutti i lettori di “Tottus in pari”, tutti i sardi nel mondo, un anno “cun saludi e trigu e tappu de ottigu” salute e abbondanza per tutti “a manu pigada”, virtualmente dalla Sardegna…..grazie di cuore a tutti.

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11 commenti

  1. Onorata di aver contribuito con parole come piccoli chicchi di grano
    Grazie Ilse Atzori

  2. complimenti veramente bravi

  3. bravissima Annalisa Atzeni👏👏👏👏👏👏👏👏……il tuo raccontare……così semplice, mi ha fatto conoscere un mulino e il suo padrone…..pur, non avendo mai ,avuto modo di conoscerlo personalmente…… grazie

  4. Bravissima Annalisa! Non sapevo che Nurri era il paese delle macine…lo conoscevo come paese dalle pietre nere!Ciao cara amica!

  5. Bellissimo Annalisa Atzeni
    articolo interessantissimo e ricco. Un viaggio emozionante

  6. Preziosità uniche sparse per la #Sardegna…..una fra tante il #mugnaio

  7. virgilio mazzei

    Complimenti ai protagonisti!
    Annalisa Atzeni con il suo bellissimo articolo, e Angelo Anedda con la sua affascinante e precisa descrizione/esperienza di vita vissuta in un mondo che non c’è più, hanno regalato ai lettori di “Tottus in Pari” una pagina bellissima di storia sarda. Grazie.

  8. Una bella storia sembra una favola ma è vita vera ho sentito tante testimonianze che vantano questo imprenditore per verificarne la sincerità ho fatto finta di non conoscerlo COMPLIMENTI

  9. Grazie Annalisa, non sapevo che a Nurri ci fosse un mugnaio così attento a non farci perdere le cose buone di una volta. Grazie al sig. Anedda e a te per il tuo grandissimo contributo😘

  10. Bell’articolo, mi è piaciuto tantissimo.
    Io ho avuto la fortuna di conoscere questa realtà da vicino, lavorandoci per circa 10 anni.
    Conosco bene la storia, i valori, l’obiettivo, il loro credo, il modo di lavorare e tutto ciò che ci gira intorno, comprese le massaie e i produttori di grano.
    Mi piace la poesia dedicata al chicco di grano di Ilse Atzori!

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